Ora: se pensate di aver capito tutto dell’EDM (senza conoscerla davvero), dovreste prendere in considerazione EDMMARO. Il dj/producer misterioso (che poi misterioso non è, per chi è un minimo addentro alle cose) che si nasconde dietro alla maschera di Hardwell ha un paio di caratteristiche piuttosto importanti. Una è banale: mixa bene e ha delle idee notevoli nella disciplina del mash up, con un piglio che potrebbe rimandare – per fare un esempio “nostro” – ai 2 Many Dj’s. Una è più particolare: mixa bene, fa i mash up bene, ma soprattutto ha un grande uso dell’ironia e dell’autoironia. Girare con una maschera dozzinale in cartone di Hardwell in faccia ne è una prima lampante dimostrazione. Più in generale, in lui c’è una capacità quasi chirurgica di saper identificare, parodiare e “stravolgere” le attitudini e i tic del dj medio e del fan medio dell’EDM in Italia, il tutto con una competenza tecnica ai massimi. Insomma: uno dei personaggi più particolari e interessanti in circolazione (…uno di cui ci sarebbe bisogno anche in campo techno e house, perché pure lì ogni tanto una botta di autoironia non sarebbe proprio un male). In vista della sua partecipazione a Nameless (festival in cui si è rivelato, diventando poi una presenza fissa in line up, con risultati super), abbiamo voluto fare un po’ di chiacchiere con lui.
Chi è EDMMARO?
EDMMARO è il killer italiano dell’EDM, che fonde i sound più attuali della musica bass ed elettronica con fenomeni trash, meme e classici della musica internazionale e italiana, senza distinzione di generi. Quando tolgo la maschera, invece, sono un ventenne disoccupato e timido – il contrario di EDMMARO, insomma. Musicalmente però i miei gusti non cambiano: guardando i miei brani salvati su Spotify, potrei tranquillamente concepire uno dei miei dj set, considerata la varietà di generi e mood. Quello che propongo con EDMMARO è ciò che rappresenta me stesso e che mi viene in modo più spontaneo e diretto.
Quindi è sempre esistito in te un EDMMARO…
Sì esatto, e la mia storia lo spiega bene. Ho iniziato ad avvicinarmi al mondo della musica elettronica già qualche anno fa: è stato il primo tipo di musica che mi ha preso veramente, sia come produzione musicale che come deejaying. Ho iniziato a fare il dj nel 2011/2012 e mi è sempre piaciuto il contatto con il pubblico, più che produrre. Poi nel 2016 ho partecipato al contest di Nameless Music Festival, che a mio avviso è uno dei festival EDM più rilevanti in Italia. Ho proposto un dj set non proprio conforme alla musica elettronica in sé, che credo negli ultimi anni sia scesa parecchio dal livello commerciale e sia diventata sempre più monotona. Ho cercato di fare un misto tra musica trash, meme e revival di musica italiana con sonorità elettroniche che mi piacevano al momento, perché era una cosa che veniva proprio da me stesso. Questo mixato ha riscosso tantissimo successo tra il pubblico: in un solo giorno di upload è arrivato in prima posizione, in maniera del tutto inaspettata. Da lì è nato il personaggio EDMMARO. Ho voluto costruire il personaggio dopo la vittoria di questo contest: quindi è nato tutto per caso, ma in me è sempre esistito.
Quindi quale credi sia stata la tua fortuna?
In realtà non saprei risponderti… è stata proprio una fortuna sfacciata, dato che l’ho fatto solo per me stesso e i miei amici, solo per ridere. Forse, senza saperlo, ho intuito che una cosa divertente e più coinvolgente era ciò che serviva al panorama elettronico in quel momento.
Stai cavalcando l’onda o EDMMARO è destinato a durare a lungo?
Soprattutto all’inizio sentivo che sarebbe stato un prodotto di passaggio, quindi ho cercato sin da subito di stare al passo con ciò che la gente voleva. Però, visto che ogni anno vedo una crescita, cerco in un certo senso di cavalcare l’onda per rendere tutto ciò il più duraturo possibile. Mi adatto sempre ai trend del momento.
Tanti ci provano, ma pochi ci arrivano. Come si fa un trash di qualità?
É difficile per me risponderti. Facendo trash si può anche cadere molto nel banale. Si vedono tantissimi meme sui social ogni giorno, ormai fanno parte di tutte le notizie. Come hai visto, anche al Coachella si è esibito Walmart Yodelling Kid, il ragazzino che è diventato un meme . Credo che non si debba mai essere scontati nella selezione, bisogna trovare qualcosa che stupisca anche te stesso, ecco: io cerco di fare così, anche nel lavoro di preparazione di un dj set. Preparo tutto sempre all’ultimo proprio per questo: se non stupisce me stesso, non può stupire nemmeno gli altri. Infatti le tracce che scelgo di suonare vengono un po’ “a sentimento”, magari ne ascolto una e mi faccio ispirare…ad esempio un mio mash up fra Tiziano Ferro e Marshmello è nato mentre stavo tornando a casa in macchina, dove stavo ascoltando “Sere Nere” di Tiziano Ferro. Entrato in doccia, ci ho ripensato e ho notato che questa assomigliava ad “Alone” di Marshmello e ho pensato che sarebbero state bene insieme. Ho provato a fare un mash up, ed è riuscito.
Ci vuole tantissima cultura musicale per essere EDMMARO…
Sì, serve tanta cultura, gusto ampio e passione, con migliaia di ore passate ad ascoltare musica di ogni genere. Al contrario, invece, non credo ci voglia assolutamente troppo studio e tecnica musicale. Le prime di queste qualità che citavo credo siano indispensabili per un dj, le altre invece sono necessarie per un produttore, categoria della quale non ritengo fare parte, pur essendo in grado di produrre. Mi aiuta senza dubbio anche il mio background da ragazzino dj/pr, che si è fatto le ossa portando venti persone per ritagliarsi mezz’ora di slot nel locale dietro casa ogni sabato.
In virtù di ciò che mi hai detto finora e di ciò che ho ascoltato, credo che un tuo primo obiettivo sia proprio quello di attraversare trasversalmente tutti i generi. Mi sbaglio?
È verissimo. Io provo a spaziare in qualsiasi genere, che sia pop, rock, hip hop o EDM. Non c’è genere che non mi piaccia suonare, perché forse il trash è proprio questo: suonare cose che non ti piacciono, ma che però possono piacere ed essere divertenti per questo – perché non ti piacciono. Il reggaeton ad esempio lo suono non perché mi piace, ma perché mi diverte farlo.
Praticamente lavori per contrasti: ciò che non piace piace, e ciò che piace non piace…
Esattamente. Non dev’essere per forza sentimento positivo. Ogni cosa che mi emoziona particolarmente in qualche modo, che sia anche disgusto, mi piace suonarla e proporla.
Chissà quante critiche ti avranno mosso i “puristi del suono”…
Devo dire che la maggior parte degli ascoltatori in realtà apprezza sin da subito il mio modo di comunicare e il mio personaggio, ma agli inizi sono stati immancabili i “puristi” che mi consideravano eretico e di scarsa qualità. Guarda, effettivamente avevano ragione sotto molti punti di vista, ma penso che il mercato EDM sia ormai così saturo che l’unico modo per distinguersi sia quello di essere creativi ed originali, anche se ciò comporta andare oltre i limiti delle regole musicali e anche del buon gusto. Ci sono infiniti modi di apprezzare la musica, e credo che chi non mi capisca sia in un certo senso limitato.
Quindi sei un provocatore?
In realtà, ad oggi, il senso di fondo è ancora quello di provocazione e contestazione alla monotonia della musica elettronica, così come lo era due anni fa. Cerco sempre di essere coerente con ciò che faccio; magari cerco di essere meno trash rispetto agli inizi, soprattutto nella qualità del mixaggio e dei mash up che faccio. L’idea di fondo comunque è sempre la stessa: cerco di mescolare ciò che più a caso mi viene in mente.
A mio parere sei estremamente provocatore anche solo usando la maschera di Hardwell…
Questo è forse il lato più provocatorio di EDMMARO. Io mi esibisco con la maschera di Hardwell: un dj EDM che ha visto un’ascesa trionfante trascinato dall’ascesa della scena nel suo complesso, che ora però sta scendendo più che mai. Quindi è un po’ una parodia del dj medio EDM. E’ una provocazione alla monotonia.
Come si inserirebbe un EDMMARO in un contesto internazionale e, di conseguenza, di respiro più ampio?
Questo è difficile, ma è comunque quello che vorrei provare a fare. Sicuramente una produzione mi aiuterebbe: sto cercando di capire come fare. Credo che in qualsiasi nazione possa esistere un EDMMARO, non solo quindi seguendo la cultura trash italiana, ma anche quella internazionale. Mi piacerebbe molto.
Quindi una delle tue ambizioni è esportare EDMMARO?
La grande ambizione sarebbe uscire dall’Italia, sì. In realtà comunque penso sempre al presente e alla prossima serata. Per ora la mia ambizione è quella di preparare un bel set per Nameless con tante sorprese e cercare di fare qualcosa di davvero stupefacente per quello.
Cosa ci vuoi comunicare con EDMMARO?
Bella domanda…cosa voglio comunicare? Tornando a quello che dicevo all’inizio, voglio comunicare che l’EDM è morta e che non basta più fare una normale selezione musicale: bisogna mettere nei propri set qualcosa che veramente ti differenzi dal resto della scena.
Credi quindi che sarà il trash a salvare l’EDM?
Sì, assolutamente. Potrebbe avvicinarla ad altri generi, e renderla popolare come cinque anni fa. Sono dell’idea che i generi non esistano più. Può essere giusto, e divertente, trarne le conseguenze.