Questa volta spendere parole sull’artista in questione sarebbe veramente superfluo… in quest’intervista non ci siamo soffermati solo su un disco, su un evento o su un unico periodo, bensì abbiamo rivissuto con Ellen tutto il suo percorso, un viaggio che parte dagli albori e arriva al presente; un viaggio che ci ha permesso di conoscere nel profondo il lato artistico, la follia, gli episodi e le emozioni che negli anni la hanno accompagnata e segnata.
Come introduzione preferisco lasciarvi la mail inviata ad Ellen per presentarle questa nostra idea:
“Ciao Ellen! Prima di cominciare mi piacerebbe spendere 2 righe al fine di spiegarti l’idea di fondo di questa intervista e quindi le ragioni della sua lunghezza: informandomi sui vari aspetti della tua evoluzione artistica, mi sono reso conto di come questa possa essere assimilata ad una delle più intriganti forme geometriche esistenti nelle scienze matematiche: l’ipercubo! L’ipercubo di fatto è un cubo inserito nelle 4 dimensioni. La quarta dimensione è il tempo. Al variare del tempo questa figura muta costantemente aspetto, presentandosi in varie forme, nuove e vecchie. Ho pensato di seguire la tua evoluzione dagli albori proprio come fosse un ipercubo! Ti lascio un video che chiarifica in modo grafico l’idea di fondo! Spero ti possa interessare.”
Ciao Ellen, benvenuta su Soundwall!
Sei pronta? Sarà un lungo viaggio!
Ciao! Sono carica e prontissima: oggi é una bellissima giornata qui a Berlino. Il sole splende e devo farne scorta visto che l’inverno qui a Berlino come sempre sarà lungo, anzi lunghissimo. Che paura!
Ok, iniziamo questo viaggio dagli albori… Il nostro ipercubo non è ancora sviluppato, per ora siamo in zero dimensioni: un punto pronto ad evolversi. Sei nata e cresciuta a Berlino, la Berlino del Muro; hai vissuto un periodo storico di tensioni, disagi, idee, sogni… Poi tutto è esploso e si è concretizzato nella molteplicità. E lì che si è andata a creare la tua città. Raccontaci un po’ di questo primissimo periodo di sintesi della nuova Berlino…
Dopo la caduta del muro i creativi si sono mossi tutti verso l’ex est, qui c’era spazio a sufficienza e tutto era nuovo e selvaggio. Da un giorno all’altro non c’era più confine tra est e ovest, i giovani erano in cerca di comunicazione in senso ampio, fatto che ha contribuito a riempire i club che si stavano formando in quel momento. La città iniziò lentamente a capitalizzare l’est aprendo sempre più negozi, ristoranti e altre attività commerciali. Molti abitanti dell’est persero il lavoro: non era facile per loro adeguarsi al repentino cambio e inventarsi un nuovo inizio, una nuova vita.
Facciamo al volo un piccolo salto al presente per vedere a freddo i cambiamenti: come si respira oggi a Berlino?
Berlino é tuttora una città molto creativa. Molta gente divertente ed intraprendente si trasferisce qui. Finché la “classe creativa” si trasferirà qui la città continuerà ad evolversi come ha fatto dalla caduta del muro. Berlino si é sviluppata in modo relativamente lento: alcune parti hanno assunto un carattere molto commerciale, mentre (per fortuna) altre hanno assunto un carattere più artistico vedendo inaugurare gallerie d’arte, musei, bar, negozi di libri e via di scorrendo. Mi piace il cambiamento che ha investito la città. I bar e i club sono pieni di personaggi fantastici! Effettivamente incontro molta gente nuova ed interessante ogni volta che esco. L’atmosfera é rilassata e allo stesso tempo selvaggia.
Molti dei miei amici, come anche parte del team BPitch Control, non sono berlinesi, la mia booker ad esempio é di Barcellona. Questa miscela di persone provenienti da posti diversi ha reso tutto più colorato e multiculturale, ben venga! A livello musicale gli orizzonti si sono ampliati, la scena non é più incentrata su un paio di poli. All’inizio due club e un negozio di dischi avevano in mano l’intera scena; grazie alla concorrenza ora tutto è ancor più vivace di prima. Nuovi gruppi di persone si formano, gruppi attivi che aprono club, ristoranti, che producono musica interessante… Di conseguenza gli affitti aumentano andando purtroppo a vincolare gli artisti. In compenso però c’é da dire che a Berlino lo spazio di certo non manca e ancora esistono dei quartieri nei quali si possono affittare appartamenti, studi e uffici a prezzi accettabili.
Ed andando ancora più a fondo, penso che dopo la caduta del muro e con il passare del tempo ci siano stati moltissimi cambiamenti anche dal punto di vista sociale, politico e organizzativo oltre che artistico..
Sì certo, il comunismo oramai quasi non si sente più. Parte dell’architettura invece é riuscita a sopravvivere nonostante siano stati abbattuti molti edifici, cosa che mi fa sanguinare il cuore perché abbattere significa cancellare il passato. Al momento Berlino é un crogiolo di culture, soprattutto giovanili, di arte e musica. Il sistema lascia spazio ai club, sicché l’immagine della città e delle Germania in generale é migliorata molto… Il sistema lascia libero sfogo ai club e ai giovani racer dato che é “preferibile”, o perlomeno più facile, gestire delle masse di giovani che vanno a ballare piuttosto che gente che va a manifestare in piazza. L’unione di entrambi i fattori, divertimento e politica, sarebbe l’ideale: la gente che scende anche in piazza crea movimento e nuove idee.
Si legge praticamente ovunque che i tuoi primi contatti imponenti con la musica elettronica sono avvenuti durante il tuo soggiorno a Londra dopo il 1989, non so poi se è veramente così. Forse in realtà è stato proprio a Londra che il nostro punto inizia a conquistare le prime dimensioni. Quali sono state le realtà in cui sei stata catapultata nella Londra di quegli anni? Musicalmente parlando cosa ti ha lasciato Londra?
Londra mi ha entusiasmato dal primo momento, la scena musicale era estremamente varia e multiculturale… Bianchi, neri, feste a dir poco intense frequentate da megastar della scena. Acid House, Acid Jazz… I Deee-Light dominavano il dance floor. Tutta la scena era semplicemente “flashante”, ovunque si andasse si sentiva della musica, nel taxi, dal dentista, ovunque. Londra é semplicemente La Città della Musica, il Pop di qualità viene da Londra… E poi la Warp, che di certo mi ha notevolmente influenzato.
Ed eccoci alla svolta a cui avevamo accennato: l’inizio di una nuova Berlino. Qui finalmente il tuo ipercubo è pronto, pronto a muoversi ed a mutare in maniera totalmente inaspettata. Proprio qualche tempo fa i Modeselektor ci raccontavano di come la città avesse accumulato rabbia, emozioni ed energia durante gli anni del muro e di come poi con la sua caduta tutto è esploso in una pluralità di forme, prima fra tutte il caos. Ad esempio, immagino soprattutto nella Berlino Est, era possibile montare casse praticamente ovunque e suonare! Come è stato per te il ritorno a Berlino, come è stato inoltrarsi e conoscere la Berlino Est? Qual era la musica che iniziava a unificare nuovamente la città?
Dopo la caduta del muro andava soprattutto l’Acid House. Sempre più persone si aggregavano in gruppi che frequentavano e/o organizzavano delle feste Acid House; il Tresor, il Planet e più tardi l’E Werk aprirono le loro porte. “Teknozid” (Technocidio) e altri motti simili regnavano sulla scena. Andavamo tutti da Hard Wax (il mitico negozio di vinili a Kreuzberg) a comprare i dischi. Quel negozio smerciava elettronica americana di prima qualità. Infatti quasi tutte le mie casse di dischi hanno uno sticker di Hard Wax. Oggi invece non compro più vinili ma soltanto musica in formato digitale.
L’ex est era colmo di nuove location (soprattutto molti palazzi industriali in disuso) che man mano venivano sfruttate e adibite a club, bar etc. Il mio giro di amici cambiò e iniziammo a frequentare soprattutto posti nell’ex est. In un certo senso i club si convertirono in meeting point sia per l’est che per l’ovest. Vigeva un’atmosfera da ribaltone, di grande cambiamento, di grande emotività. Nei club si formavano nuovi stili di vita, sorsero nuove etichette, collettivi di grafici, VJ, designer, light designer e nuovi media. Ancora sento una sensazione del tipo “do it by yourself” di quei tempi. Nell’ex est era tutto molto selvaggio sicché si formarono anche loschi gruppi mafiosi che minavano la “pacifica” vita dei club… Di certo ho anche visto cose non proprio belle. Oggi la situazione é migliorata, si può dire che in generale i club sono in buone mani. Anche nelle città vicino a Berlino ci sono degli ottimi club come il Distillery a Lipsia, lo Showboxx di Dresda; sono club molto attivi che fanno un’ottima ricerca artistica e nei quali ancora oggi suono molto spesso e volentieri. Anche il Tresor esiste ancora, giusto ieri ho scaricato (nel senso che ho comprato) una traccia della loro etichetta. Ero resident sia al Tresor che all’E Werk, mentre oggi suono soprattutto al Watergate e una volta all’anno facciamo una serata BPitch Control al Berghain e al Panorama Bar.
Il sound di Berlino é sempre stato molto minimale e allo stesso tempo un po’ house e agli albori si sentiva dell’ottima musica influenzata dallo stile americano: Jeff Mills, Robert Hood, Blake Baxter suonavano regolarmente al Tresor. La musica trance invece a Berlino non ha mai preso piede, semmai un po’ più a Francoforte. Berlino ha da sempre scelto dei posti industriali per i suoi club grazie all’immenso spazio fisico, soprattutto all’aria aperta. Anche le location estive si sono moltiplicate negli ultimi anni. I dancefloor nei club invece sono spesso più piccoli con un carattere da bar, la musica é meno dura e più groovy. Gli afterhour di Berlino sono il top! Infatti è qui che più mi piace festeggiare, qui nessuno mi chiede di fare una foto: i club sono pieni di artisti e comunque é proibito fare foto.
E per quanto riguarda la tua crescita musicale tutto ciò ha contribuito molto alla stabilizzazione del tuo sound. Cos’è la tua musica? Facci un breve sunto della tua crescita…
La mia musica si muove tra Techno, House, Break ed Emo il tutto condito con vocals. Canto canzoni che parlano di Berlino, di me, della mia evoluzione, dei miei viaggi… Ho iniziato a suonare nel 1992, il mio primo disco é uscito nel 1994, poi mano a mano, da una trasmissione alla radio, ho iniziato ad organizzare eventi. Poi è arrivata l’etichetta BPitch Control, poi la mia agenzia di booking e la mia fashion line… Tutto converge. Il DJing é Rock ‘n’ Roll per me, la mia passione, la mia dipendenza; fare musica per me é come guardarmi allo specchio.
La BPitch Control é sempre aperta a nuovi talenti musicali dell’elettronica e musica indie… Perfetti esempi sono Dillon, Aérea Negrot, Thoams Muller come anche We Love (italiani).
Con il passare del tempo infatti sei entrata in maniera sempre più attiva nella scena berlinese, diventando resident in club storici, gestendo appunto il tuo programma radiofonico, creando nuovi party. Raccontaci un po’ del format “Braincandy” e poi della nascita dei partys “B-Pitch”… Perché hai scelto il nome “B-Pitch”?
Il nome BPitch Control é un gioco di parole che si potrebbe tradurre così: il DJ é la “bitch” che “pitch” la gente sotto controllo; in altre parole l’artista, usando il pitch control, controlla le folle. Decisi di aprire questo canale perché non c’erano molte alternative. Ho iniziato con qualche release sotto il nome di Braincandy, etichetta che però ho chiuso poco dopo. Successivamente ho organizzato delle feste di grande successo sotto il nome “BPitch Control” assieme a Bastian Krondorfer. Poi ho deciso di fondare l’omonima etichetta per mantenere quel tipo di sound. Dagli inizi l’etichetta si muoveva tra elettronica, indie e musica da club come house, techno e breaks. Dopo poco sono uscite alcune hit e artisti come TokTok, Paul Kalkbrenner, Sascha Funke, Modeselektor, Kiki… Nel 2001 uscí Stadtkind il mio primo album. Anche adesso abbiamo una seria di giovani talenti come Dillon, Skinnerbox, Dance Disorder, Aérea Negrot, Thomas Muller. L’etichetta é in continuo movimento, la varietà musicale mi rende felice. Movimento e modernità sono il motto della BPitch Control. L’etichetta ha una grande forza, perché dietro le quinte c’é solamente gente capace.
E da quali necessità e obbiettivi nasce questa etichetta?
Come ho accennato prima, a Berlino non c’erano delle etichette o perlomeno ce ne erano poche. Quindi il motto era “do it by yourself”. Sono posseduta dalla musica e amo il processo che porta al risultato; la musica, la grafica, l’estetica. E poi é semplicemente divertente lavorare con artisti capaci. I miei punti forti sono soprattutto quello di avere la capacità di ampliare la rete di conoscenze, di scoprire dei talenti e di essere flessibile – fare tutto questo é l’unico modo per soddisfare la mia dipendenza musicale. Certo, a volte il mio lavoro può essere molto “selvaggio”, fatto che però mi sprona piuttosto che frenarmi. Quando ho aperto il canale “BPitch Control” ancora non esistevano delle etichette che producevano dei generi di musica diversa, le etichette si concentravano su un tipo di suono molto preciso. Feci un disco su MFS, l’etichetta home-base di Paul van Dyk. La MFS fece un lavoro grandioso, purtroppo però non amavo quel tipo di sound, non riuscivo a trovare la mia home-base a Berlino; a livello musicale non c’entravo con nessuna delle esistenti etichette e quindi decisi di fondare la mia: un’etichetta aperta ad ogni genere elettronico.
Immagino che con il passare del tempo hai dovuto necessariamente assecondare le evoluzioni del mercato, certo, magari sempre rispettando la politica di base della label. Se guardi prima al passato e poi al presente, quali sono le differenze fondamentali che noti nella musica elettronica e quindi nella tua etichetta?
Il mercato si muove costantemente, caratteristica che lo rende affascinante. Abbiamo vissuto dei momento di grandi vendite che ci hanno motivato, ma anche momenti meno ottimali. Da tempo oramai non vendiamo soltanto musica ma anche magliette (la mia fashion line), shows, eventi… I network sono avvincenti e mutevoli, cambiano di giorno in giorno. L’importante é essere flessibili e mantenere lo sguardo attento, strumenti che servono a rendere il moto ondoso del mercato e gli ostacoli uno stimolo più che un elemento di paura. Ora vendiamo soprattutto mp3, ragione per la quale abbiamo inaugurato il nostro mp3 shop, nel quale si possono acquistare anche magliette, item di ogni tipo, fashion, borse, artisti per un festival o per un club…
Vorrei approfittare di questo salto al presente e di questo accenno alle novità per farti 2 domande sul Time Warp e sull’ultima edizione tenutasi per la prima volta in Italia: che cos’è per te il Time Warp? Per quali motivi differisce dalle altre immense feste di musica elettronica?
Il Time Warp per me é un evento techno che rappresenta la Germania. Time Warp Italy é stato semplicemente perfetto: la location, le luci, il sound system, i visuals. La gente era entusiasta come anche i DJ ospiti, una bomba! (Grazie a Stefan Charles e all’Italia). Durante il mio set il pubblico mi ha reso molto felice, mi sono divertita a ballare con loro, a festeggiare la musica insieme. In Germania esistono molti festival che mischiano musica indie e techno, mentre il Time Warp é esclusivamente techno-house. Anche la scelta delle location é sempre speciale, la sensazione non é mai quella di stare ad un megarave, al contrario, é sempre tutto molto compatto e il sound system é costantemente impeccabile.
Sono state fatte moltissime speculazioni negative su quest’ultima edizione del Time Warp, speculazioni, a mio avviso, per buona parte non condivisibili. Come è andato secondo te? In questa edizione quali sono state le differenze che hai notato, nel bene e nel male, rispetto a quelle tedesche e olandesi?
Tutti i grandi eventi sono difficili da gestire. Purtroppo i politici e il sistema molto spesso si oppongono al nostro movimento, ma è impossibile fermarci: siamo troppi e troppo forti! Non capisco perché preferiscano tarpare le ali al nostro movimento invece di appoggiarlo e camminare con noi. Fatto sta che alla fine sono gli organizzatori ad avere l’ultima parola. In ogni caso io vivo in Germania, a Berlino, qui é tutto molto diverso e quindi non posso sapere fino in fondo come funziona in altri paesi. Quando suono in Italia e vado a mangiare con gli organizzatori faccio spesso domande sulla situazione e ricevo informazioni a dire poco singolari… Essere costretti a chiudere un club alle 4 del mattino per me é voler tarpare le ali, é discriminazione!!! Alla fin fine per me, come artista, é il feedback del pubblico che conta e la mia sensazione al Time Warp Italy é stata quella di un dancefloor felice. Come dicevo il suond system era perfetto, ho fatto un buon set, il feedback di artisti e pubblico é stato positivo e questo per me é tutto ciò che conta: il dancefloor decide!
Ok torniamo alle evoluzioni del nostro ipercubo. Nel 2001 esce il tuo primo album: “Stadtkind”, un omaggio alla tua Berlino. E’ un album particolare, che unisce tappeti di voci e suoni che inondano gli ambienti a suoni acidi, ruvidi a volte sporchi. Inoltre spesso siamo sopra i 130 bpm. Quel era la visione di Berlino che volevi dare? Dal punto di vista musicale in che senso l’album è un omaggio a Berlino?
In Stadtkind ho raccontato storie, ho raccontato di come, nonostante fossi una DJ-vampiro, mi sentissi parte di questa città; è in questa città che ho accettato la mia vita come DJ. Le tracce di Stadtkind sono molto emozionali, sono emozioni che vengono “minimalizzate”… “Du brennst auf meiner haut” (tu bruci sulla mia pelle)… Tutto il vissuto di quegli anni dopo la caduta del muro si é accumulato e tradotto musicalmente in Stadtkind.
Continuando a parlare di perenni evoluzioni, il tuo terzo album (Thrills) può essere visto come un pausa dalla techno, una pausa in cui hai approfondito il tuo lato electro, quella tua venatura che ti caratterizza da sempre. Quali sono le “motivazioni” di quell’album?
In Thrills abbiamo usato l’Arp 2600, un sintetizzatore fantastico. Questo mostro analogico ha dettato il sound. A quel tempo anche i miei DJ set erano molto più breaky di ora. A quei tempi trovavo dei dischi meravigliosi, dopodiché non ne ho più trovati di così, o meglio, non abbastanza da poter fare un DJ set serio, così il mio sound é diventato più techy, house e acid… Stadtkind, Thrills, Berlinette sono stati prodotti da Holger Zilske, un produttore geniale che é stato capace di capire me e la mia musica.
Un altro aspetto che caratterizza spesso le tue produzioni è l’uso della voce di Ellen Allien. Che funzione dai alla tua voce e secondo te che valori aggiunge ai tuoi brani?
La mia voce é uno strumento per raccontare storie, il più delle volte in modo molto minimale usando una o poche semplici frasi al fine di concedere più spazio all’ascoltatore… Voglio solo bussare alla sua porta, non sfondarla!
Nel 2006 arriva quel fiore chiamato “Orchestra of Bubbles” in collaborazione con Apparat. Sascha ci ha raccontato che pur vivendo nella stessa città non riuscivate ad incontrarvi quasi mai per qualcosa di più di un “Ciao, come stai?”. Ci ha anche detto che l’album è stato, fra le altre cose, anche una scusa per passare del tempo insieme. Com’è stato lavorare finalmente con Apparat? Cos’è che vi lega nella musica e quindi nella vita?
Vivevamo entrambi nello stesso quartiere di Berlino. L’album e le nostre live performance ci hanno portato a passare più tempo insieme… Sì, Sascha é un produttore fantastico. Dovevo cantare e ricantare i pezzi infinite volte prima che lui fosse soddisfatto del risultato. E’ molto pignolo, fatto positivo. L’album é stato prodotto in inverno, fuori la città era ricoperta da un manto bianco noi stavamo chiusi nello studio… In Orchestra of Bubbles Apparat usò per la prima volta la sua voce. Lui mi ha insegnato a suonare live… Un progetto geniale. Oggi siamo ancora grandi amici, andiamo insieme a yoga e in vacanza. Saremo grandi amici per sempre! Lo amo molto, Sascha é un vero amico.
Nello stesso anno di Orchestra of Bubbles è uscita anche la tua prima collezione (fantastiche le foto a Sascha per la collezione “summer 2008”). I’ipercubo si dilata sempre più nello spazio esplorando nuove forme: si legge sul tuo sito che con questo tuo nuovo progetto sei andata ad unificare fashion, music, art, travelling… Immagino sia stato un nuovo modo di codificare le tue emozioni, quello che ti circonda, la vita! Da dove proviene questa tua passione? Cosa rappresenta per te questo tuo lato?
Tanti anni fa volevo studiare fashion design e quindi frequentai una scuola di sartoria per preparami. Presto però la moda ha cominciato ad annoiarmi: la passione per la musica era più forte; quindi dedicai a quest’ultima la mia vita. Dopo anni spesi ad investire le mie energie nella musica, nel costruire l’etichetta, l’amore per la moda tornò e quindi decisi di dedicarmici di nuovo. Inoltre era un momento nel quale il team BPitch era migliorato molto a livello professionale, non ero più costretta a seguire il business giorno per giorno, potevo delegare di più e quindi avere anche più tempo. Uno dei miei migliori amici, Markus Stich, é un designer che da anni ha la sua linea di moda (sotto l’omonimo nome “Markus Stich”, fa soprattutto completi da uomo), così ho deciso di creare la mia linea ellen allien fashion con il suo aiuto.
Della moda amo soprattutto la ricerca delle stoffe e dei tagli. Non é facile produrre qui a Berlino perché spesso manca l’expertise e quindi il più delle volte mi concentro sulla produzione di magliette. Mi diverte molto a creare la mia linea… In effetti porto le mie creazioni giornalmente perché esprimono la gioia di vivere che voglio condividere con le persone, e lo stesso discorso vale per la mia musica… Anzi, vale in modo particolare per la musica, con la moda, poi, posso vivere e condividere sensualità e passione.
Con il passare del tempo sei passata sempre più dall’uso di una tavolozza di colori eterogenei a quello esclusivo del bianco e del nero, da esplosioni di linee delicate a linee nette e decise. Tutto rientra nelle regole dell’evoluzione, della tua dinamicità. Cosa ne pensi?
Mi piace lasciare al prossimo il proprio spazio. Il bianco e il nero lasciano spazio, non dettano nulla di specifico. Il fuoco per me viene da dentro! Amo l’abbigliamento non convenzionale ma allo stesso tempo discreto in modo tale da dare più spazio al volto e alla personalità. Amo i materiali morbidi che svelano il corpo delle persone soltanto nel momento in cui questa si muove: questo per me é sexy! Non mi piace la moda che cerca di stringere e costringere le donne in una certa forma. Trovo molto più affascinante dovere osservare una persona 10 secondi in più affinché l’occhio percepisca il corpo.
L’ipercubo continua a mutare: arriva “Sool”! Un album profondamente elettronico, un album in cui c’è ricerca, in cui la commistione dei suoni fa da padrone. In che fase della tua vita ci troviamo? Che software e hardware hai usato per la composizione? E la copertina?
Sool é stato prodotto assieme a AGF, la mia produttrice preferita in Germania. Dopo Orchestra of Bubbles avevo voglia di fare un album minimale. In Sool canto una traccia per una mia nonna scomparsa, Frieda, una figura molto importate nella mia vita. La sento accanto a me ogni giorno, in un certo senso é come se stesse volando vicino a me: dio, quante storie mi ha raccontato! La seconda guerra mondiale ad esempio, che lei ha vissuto e sofferto in prima persona; me l’ha raccontata con molta premura e con qualche reticenza. La copertina di Sool rappresenta un pianeta così come me lo immagino, senza odio, né ego, né distruzione: purtroppo una visione utopica. Perlomeno però, nel mio piccolo, cerco di vivere così. In Sool ho utilizzato molti field recordings registrati per le strade di Berlino o nel tram. Un amico e collaboratore di De:Bug, Andreas Ernst, ha suonato il clarinetto, AGF ed io abbiamo lavorato soprattutto con Logic ed altri buoni sintetizzatori. Mentre producevamo, sua figlia giocava accanto a noi, in un certo senso anche lei é parte dell’album hahaha… Da allora per lei sono la Techno-Ellen, quella con il tatuaggio.
Si può dire che siamo finalmente arrivati al presente e l’ipercubo inizia a conoscere le ultime forme che fin’ora ha potuto esplorare: “Dust”! Il tuo ultimo album prosegue la ricerca, trova nuovi sbocchi e contemporaneamente ricalca il passato. Qual è il nesso fra l’album ed il suo titolo, può esser considerato veramente come polvere? Perché?
Dust… Polvere… Molte cose sono successe negli anni precedenti all’uscita del mio ultimo album. Mi sento come se stessi in universo pieno di polvere, un universo nel quale però, noncurante della polvere, mi sento forte e ben radicata, esattamente come un albero con enormi e forti radici avvolto da una nuvola di polvere che semplicemente gli passa accanto senza disturbarlo. Dust é stato prodotto assieme a Tobias Freund, é un album che parla del potere dell’amore, della polvere che mi circonda quotidianamente e della leggerezza con la quale ho imparato a trattarla. Ho registrato tutti i vocals da me, a casa mia, Tobias poi gli ha ha dato la limata finale.
Il lavoro è colmo di tracce interessanti, da “Our Utopie” a “My Tree” (il clarinetto di Andres Ernst è prefetto) a “Schlumi”… Ti vorrei chiedere però di una traccia che, inserita nel tuo viaggio, mi ha colpito particolarmente: “Sun The Rain”. Insieme a “You”, rappresenta veramente un novità. Come nasce “Sun the Rain”? Cosa rappresenta?
“Sun the Rain” parla d’amore, di cosa suscita in me l’amore. Un amore positivo dà molta forza, questa é l’anima della traccia. Ti parlò un po’ di tutte le tracce: “Our Utopia” invece parla di ciò che noi uomini stiamo facendo alla terra. “My Tree” rispecchia la felice sensazione di una giornata di sole estiva: quando stai sdraiato sotto un albero e cerchi di guardare la sua corona mentre i raggi del sole scintillano attraverso le foglie e ti abbagliando. “Schlumi” invece é la traccia che Tobias ed io abbiamo cambiato ben 5 volte perché non era mai sufficientemente buona, una traccia per l’appunto un po’ “Schlumi”. “You” invece tratta del dancefloor, della notte nei club e di come io mi senta dopo. Quando canto “I see you and youuuu…” mi riferisco alla gente che balla e al come cerco di percepire e registrare tutto quello che vedo… Molte volte porto con me i volti che ho visto durante una serata. Spesso mi sveglio il giorno dopo con quei volti ancora in mente, molto volte addirittura dopo anni…
Dopo questo excursus sulla tua vita è d’obbligo cercar di trarre delle conclusioni: spesso quando parli di arte usi parole come “glamour”, “sexy”, parli dell’importanza della vitalità, dell’energia… Sul tuo sito hai scritto “It’s the unknown that attracts my attention, and I want to know it”. Ti vorrei quindi chiedere qual è il legame che intercorre fra la conoscenza e l’arte? Qual è la tua concezione di “arte”?
Passione, emozione ed energia, energia positiva. Ciò che cerco di fare é tradurre le mie idee in realtà e ho trovato il mio modo di farlo. Nella musica rielaboro cose che ho vissuto. Quando mi presento come DJ invece la cosa è più rock ‘n’ roll, ha a che vedere con la folla e con la musica che uso come strumento per portare il dancefloor all’ebollizione, per creare atmosfere. Credo che ciò che deve avere un DJ, un buon DJ, é la capacità di suonare musica nuova, di collegarla con il passato, il futuro ed il presente. Fare musica é il mio hobby e la mia passione, il DJing é la mia dipendenza e allo stesso tempo uno strumento per sperimentare in maniera viva… Gli album che produco hanno tutti un concetto sottostante. Il timbro, gli strumenti, il tipo di suono, il produttore sono tutti elementi che decido prima di iniziare a produrre. I testi infine sono il risultato di ciò che ho vissuto in tutto il mio percorso, sono il più delle volte molto personali.
Per concludere aiutaci invece a capire come vivi tu la struttura finale di questo ipercubo: che sensazioni ti dà la tua musica, cos’è che ti dà vita?
In generale la musica mi rende sia felice che triste. Ciò che mi piace é che mi fa sognare e sperare, o anche semplicemente volar via dalla realtà. Questo é il motivo per il quale sono diventata DJ, per fare volare le persone, farle uscire dalla quotidianeità, per farli arrivare al dancefloor al fine di celebrare assieme la buona musica. Quando scrivo i miei brani vado in profondità, quando scrivo i testi accenno a storie usando solo poche parole, ma ciò che sta dietro in realtà é molto più grande. Cerco di fare sognare la gente con la mia musica, dando però soltanto degli appigli, senza raccontare l’intera trama. Vorrei che il pubblico la trasferisse nella sua vita. Non amo la musica troppo dura, scura e con energia dark, la musica per me deve essere felice e ipnotica.
Grazie mille per la pazienza e la disponibilità Ellen. E’ stato veramente interessante ripercorrere con te il tuo viaggio. Siamo curiosi di vedere cosa accadrà ora…
La prossima? Qualche cosa te la posso già dire: ho appena fatto un remix di “The Birds” per i Telefon Tel Aviv. Anche Matthew Dear ha fatto un remix della stessa traccia ed entrambi i remix usciranno a breve. Inoltre sto lavorando al mio nuovo singolo e alla nuova collezione della Ellen Allien Fashion Line chiamata “The Storm”…
Grazie a te e a tutti gli amanti della musica,
Ellen Allien.
English Version:
This time wasting words about the artist would really superfluous: in this interview we focused not only on a disk, on a single event or a single period, we rather relived with Ellen all her history, a journey that starts from the beginning and goes to the present; a journey that has allowed us to know in depth the artistic side, the folly, the events and emotions that accompanied and marked her over the years. Maybe, instead of wasting words, I could leave you the mail we sent to Ellen to present our idea:
“Hi Ellen! I’d like to spend 2 lines to explain the basic idea of this interview and the reasons of its length: informing myself on various aspects of your artistic development, I realized how this evolution can be treated as one of the most intriguing geometric figure existing in mathematic sciences: the hypercube! The hypercube is a cube placed in 4 dimensions. The fourth dimension is time. With the changing of time, this figure constantly changes unexpectedly its shape, it appears in various forms, new and old. I thought to follow your evolution from the beginning, as if it was a hypercube! I leave you a video that clarifies this idea in a graphical way!
Thank you very much, I hope you find our idea interesting.
Hi Ellen, welcome on Soundwall!
Are you ready? It will be a long journey!
Ciao! I am more than ready: today is a beautiful day here in Berlin. The sun is shining and I have to stock up, because as always the winter in Berlin will be long, very long indeed. Brrr
Ok let’s start this journey from the beginning… Our hypercube is not yet developed, we are in zero dimension now: a point ready to evolve. You were born and raised in Berlin, the Berlin of the Wall, you’ve lived a historical period of tensions, uneasiness, ideas, dreams… Then everything exploded and was reflected in the multiplicity. Tell us of this early period of synthesis of a new Berlin!
After the wall, creative people all moved to the ex-east, there was plenty of space and everything was new and wild. Suddenly there was no border between East and West anymore, young people were looking for communication in a broad sense, and this helped to fill clubs that were rising at that time. The city slowly began to capitalize on the east by opening more stores, restaurants and other commercial activities. Many people lost their jobs in the East: it was not easy for them to adapt to the sudden change and invent a new beginning, a new life.
Ok, let’s jump to the present to see changes: how is Berlin today?
Berlin is still a very creative city. Many enterprising and funny people moved here. Until the “creative class” will move here the city will continue to grow as it has done since the fall of the wall. The city has developed: some areas have taken on a very commercial aspect, but (thankfully) some have taken on a more artistic looking: open art galleries, museums, bars, bookstores and so on. I like the change that has affected the city. Bars and clubs are full of fantastic people! I usually meet many new and interesting people every time I go out. The city’s atmosphere is relaxed but at the same time wild. Many of my friends, as well as the team BPitch Control, are not Berliner, my booker for example, comes from Barcelona. This mixture of people coming from different places has made all more colorful and multicultural, and this is great! On the musical level, the horizons have broadened, the scene is no longer centered on a pair of things. At first two clubs and a record store had in hand the whole scene, now, on the contrary, the scene is even more lively thanks to the competition. New groups are forming, active groups that open clubs, restaurants, groups that produce interesting music… As a result, unfortunately, rents increase to bind artists.
However, the space certainly in Berlin is not lacking and there are still areas where you can rent apartments, studios and offices at affordable prices.
And going deeper and deeper, I think after the Wall came down and with the passage of time there have been many changes also from a social and political point of view…
Yes, of course, there is almost no more a communism feeling. Instead, the architecture was able to survive despite many buildings were destroyed, and this makes my heart bleed because destroy means erase the past. At the moment Berlin is a melting pot of cultures, especially young culture, art and music. The system gives space to the clubs, so the image of the City and of the Germany in general is much improved… The system gives free rein to the clubing and to the young racer because is “better”, or at least easier, to manage the masses of young people go to dance rather than people go down in the streets to demonstrate. The combination of both factors, entertainment and politics, would be ideal: demonstrating in the square, thinking… these things also create movement and new ideas.
We can read almost anywhere that your first imposing contacts with electronic music happened during your stay in London after 1989, then I do not know if it’s the truth. Perhaps, it is in London where our “point” starts to capture the first dimensions.What were the realities you met in that London? Musically speaking, what has it left to you?
London impressed me from the first moment, the music scene was extremely various and multicultural… Whites, blacks, intense (the least “intense”) partys attended by megastars of the scene. Acid House, Acid Jazz… The Deee-Light dominated the dance floor. The whole scene was simply creazy, wherever you went you heard music: into the taxi,at the dentist, anywhere. London is simply The City of Music! Good Pop is from London… And then the Warp, which certainly influenced me greatly.
And here we are at the turning point: the beginning of a new Berlin. Here, you finally created your hypercube, a hypercube ready to evolve in unexpected ways. Just little time ago, the Modeselektor told us of how the city had accumulated anger, emotions and energy during the years of the wall and of how, after the wall came down, all those emotions exploded into a variety of ways, first of all the chaos. For example, I imagine especially in East Berlin, you could put up speakers almost anywhere and play! What was it like for you to return to Berlin, how was it like to go into the East Berlin? What was the music that started to unify again the city?
After the Wall, there was lot of Acid House. More and more people were forming into groups attending Acid House partys; Tresor, Planet, and later E Werk opened their doors. “Teknozid” (Technocide) and other similar slogans ruled the scene. We went all to Hardwax (the legendary vinyl shop in Kreuzberg) to buy discs. That store had great electronic music coming from the USA. In fact, almost all my boxes of records have a sticker of Hardwax. Today, however, I don’t buy vinyls anymore but only digital music.
In the ex-east there were lots of new venues (especially many disused industrial buildings), that were exploited and used as clubs, bars etc.. My circle of friends changed and we started to attend particular places in the ex-east. In a way the club was converted into a meeting point for both, the east and the west. It prevailed an atmosphere of great changes and emotions. In Clubs new lifestyles were formed, new labels sprang up,graphics group, VJ, designers, lighting designers and new media. Until now I was influenced by the “do it by yourself” sentiment of at the time. In the ex-east all was so wild that mafia groups undermined the “peaceful” life of the clubs… I also saw something not quite nice. Today the situation has improved, in general we can say that the clubs are in good hands. Even in the cities near Berlin there are some great clubs such as the Distillery in Leipzig, the Showboxx in Dresden; they are clubs very active in making a good artistic research, clubs in wich I still sound very often because I really love those clubs. The Tresor still exists, just yesterday I downloaded (in the sense that I bought) a track of their label. I was resident at the Tresor and at the E Werk, while today play especially at the Watergate and once a year we organize BPitch Control night at Berghain and Panorama Bar.
The sound of Berlin has always been very minimal and at the same time a little housy… At the beginning the music was influenced by American style: Jeff Mills, Robert Hood, Blake Baxter, they all regularly played at Tresor. The trance music in Berlin has never caught on, maybe a little more in Frankfurt. Berlin has always chosen the industrial places for its clubs. Thanks to the immense physical space, especially outdoors. Summer locations have multiplied in recent years. Afterhours in Berlin are the top! In fact is here where I like to celebrate, here no one asks me to take a picture: the clubs are full of artists and is still forbidden to take pictures.
And about your musical growth, I think all this has contributed greatly to the stabilization of your sound. Give us a short explanation of your music and a short summary of your growth…
My music moves between Techno, House, Breaks and Emo and it’s topped with vocals. I sing songs about Berlin, about myself, my evolution, my travels… I started playing in 1992, my first record came out in 1994, then gradually, after the job at the radio, I started to organize events, then the label BPitch Control arrived, and then my booking agency and my fashion line… Everything converges. DJing is Rock ‘n’ Roll for me, it’s my passion, my addiction, making music for me is like looking myself in the mirror. The BPitch Control is always open to new talents of electronics and indie music… Perfect examples are Dillon, Negrot Aérea, Muller Thoams or We Love (Italian).
With the passage of time you stepped into an increasingly active way in the Berlin scene, becoming resident in history clubs, managing your own radio program, creating new partys. Tell us a little of the format “Braincandy” and then of the birth of the partys “B-Pitch”… How did this change happen and why did you chose the name “B-Pitch”?
BPitch Control it a words game which could be explained in this way: the DJ is the “bitch” that “pitch” people under control; in other words, the artist, using the pitch, control the crowds. I decided to open this platform because there were not many alternatives. I started with few releases under the name of Braincandy, label that I closed shortly after. Then, along with Bastian KrondorferI, I organized highly successful partys under the name of “BPitch Control” . Then I decided to found the eponymous label to keep that kind of sound. From the beginning the label moved between electro, indie and club music like house, techno and breaks. After that, some artists and great hits came out, artisti like TokTok, Paul Kalkbrenner, Sascha Funke, Modeselektor, Kiki… In 2001 my first album, Stadtkind, was released. Even now we have lots of young talents such as Dillon, Skinnerbox, Dance Disorder, Negrot Aérea, Thomas Muller. The label is in continuous movement, the variety makes me happy. Movement and modernity are the motto of BPitch Control. The label has great strength, because behind the scenes there are only capable people.
After this last format, the “B-Pitch Control” was born. From what kind of needs and goals was this label born?
As I mentioned before, in Berlin there were no labels or at least they were few. So the motto was “do it by yourself.” I’m owned by the music and I love the process that leads to the result: music, graphics, aesthetics. And then, it is simply fun to work with artists capable. My strengths are mainly to have the ability to expand the network of knowledge, to discover talents and to be flexible, doing all of this is the only way to satisfy my music addiction. Sure, sometimes my work can be very “wild”, but this spurs me on more.
When I opened the channel “BPitch Control” there were no labels that produced different music genres yet… Labels were concentrated on a very specific type of sound. I made a record on MFS, the home-based label of Paul van Dyk. MFS did a great job, but unfortunately I did not like that kind of sound, I could not find my home-base in Berlin. Musically speaking I had nothing to do with any of the existing labels so I decided to found my own: a label opened to all kinds of electronic.
I guess with the passage of time you’ve necessarily had to adapt to the changing market conditions, always respecting the basic abel policy, maybe. If you look back to the past and then to the present, what are the key differences you notice in electronic music and then in your label?
The market is constantly moving, and this makes it fascinating. We lived periods of large sales that motivated us, but also less than optimal moments. Now we don’t sell only music anymore, but also T-shirts (my fashion line), shows, events… Networks are exciting and changing, they change from day to day. The important thing is to be flexible and keep a watchful eye, these are the tools needed to surf market waves. Now we sell mostly mp3, reason why we opened our mp3 shop, where you can buy also T-shirts, items of all kinds, fashion, handbags, artists for a festival or a club…
I would like to take advantage of this jump to the present and to its news in order to ask you 2 things about the Time Warp and its last edition, held for the first time in Italy: what is Time Warp for you? In which way differs from the others huge electronic music partys?
The Time Warp is a techno event representing Germany. Time Warp Italy was just perfect: the location, lighting, sound system, the visuals.. All was perfect. The people were happy as well as guest DJ, a bomb! (Thanks to Stefan Charles and to Italy). During my set the audience made me very happy, I had fun dancing with them and celebrating the Music together. In Germany there are many festivals that mix indie and techno, while Time Warp is only techno-house. The choice of location is always special, the feeling is never the one of being in a megarave, on the contrary everything is always very compact and the sound system is always impeccable.
There has been a lot of negative speculation on this last Time Warp edition, wrong speculation in my opinion. What is your opinion of this edition? What are the differences you’ve noticed, for better or for worse, in this edition compared to German and Dutch ones?
All major events are difficult to manage. Unfortunately, the politicians and the system often are opposed to our movement, which is impossible because we are too many and too strong! I do not understand why they prefer clip the wings of our movement instead of supporting it and walk with us. But at the the organizers have the final word! In any case, I live in Germany, in Berlin, here is all very different and therefore I can not know how it works elsewhere. When I play in Italy and I go to eat with the organizers I often ask about the situation and I receve unusual answers… Being forced to close a club at 4 am for me is wanting to clip the wings, is discrimination! Ultimately for me, as an artist, it is the feedback from the public that matters and my feeling at the Time Warp Italy has been that of a happy dance floor. As I said, the sound system was perfect, I played a good set, the artists and audience feedback was positive for me and this is all matters: the dancefloor decides!
Ok let’s back to the evolution of our hypercube. In 2011 your first album was released: “Stadtkind”, a tribute to Berlin. It’s a particular album, that joins sounds atmospheres that flood the rooms with acids, rough and sometimes dirty sounds. In addition, the bpm are often above 130. What kind of Berlin conception did you want to give, what kind of vision of this “child-city”? From a musical point of view in what sense the album is a tribute to Berlin?
In Stadtkind I’ve told stories, I described how I feel part of this city (although I’m a DJ-vampire); in this town I have accepted my life as a DJ. Stadtkind tracks are very emotional, emotions that are “minimalizated” … “Du haut meiner brennst auf” (you burn on my skin)… All the experience of those years after the fall of the Wall are musically translated into Stadtkind.
Continuing the discussion of continuous evolutions, your third album (Thrills) can be seen as a break from techno, a pause in which you detail your electro side, the trace of electro that always characterized you. What are the reasons of this album?
In Thrills we used the Arp 2600, a great synthesizer. This analog monster has dictated the sound. At that time in my DJ sets were generally much more breaky than now. At that time I found wonderful disks, then I no longer found it, or rather, not enough to play a serious DJset, so my sound become more techy and acid house… Stadtkind, Thrills, Berlinette were produced by Holger Zilske, a genius producer, who has been able to understand me and my music.
Another aspect that often characterizes your productions is the use of Ellen Allien’s voice. When did you discover your voice?
My voice is the instrument I use to tell stories, most often in a very minimal way, using few simple sentences in order to give more space to the listener… I just want to knock on his door, not break it down!
In 2006 it comes a flower called “Orchestra of Bubbles”, in collaboration with Apparat. Sacsha told us that while you lived both in the same city you could not meet almost never for something more than a “Hello, how are you?”. He also said the album was, among other things, an excuse to spend time together. How was it working finally with Apparat? What ties you into the music and consequently in life?
We both lived in the same district of Berlin. The album and our live performances have led us to spend more time together… Yes, Sascha is a great producer! I had to sing the same things countless times before he was satisfied with the result. He is very fussy, good thing. The album was produced in winter, outside the city was covered with a white blanket of snow and we were locked in the studio… In Orchestra of Bubbles Apparat used his voice for the first time. He taught me to play live… A brilliant project. Today we are still great friends, we do yoga and we go on holiday together!. We’ll be best friends forever! I love him, Sascha is a true friend.
In the same year of “Orchestra of Bubbles” you also released your first collection (Sascha pictures for the collection “Summer 2008” are fantastic!). Ipercubo is expanding itself more and more in the space, exploring new forms: we read on your web-site that with these collections you join fashion, music, art, traveling… I guess it was a new way to encode your emotions, what surrounds you, a new way to encode life! Where does this passion came from? What does this side of Ellen represent?
Many years ago I wanted to study fashion design, so I attended a tailoring school to prepare me. But after a while, I got bored with fashion, the music was stronger, so I devoted my life to it. After years spent to invest my energy in music, in building labels, the love of fashion came back and so I decided to devote myself again. It happened when the team BPitch was much improved at the professional level, so I wasn’t forced anymore to follow the business day by day, but I could delegate more and therefore I had more time for me. One of my best friends, Markus Stich, is a designer who has its own fashion line (under the same name, “Markus Stich,”he is particularly skilled at doing men’s suits), so I decided to create my own Ellen Allien Fashion Line with his help. I love fashion, especially the search of the fabrics and cuts. It is not easy to produce here in Berlin so I focus more on T-shirts. I enjoy creating my own line… In fact I wear my creations each day because they express the joy of life that I want to share with people, exactly as with my music: first through music, then with fashion I can live and share sensuality and passion.
Over time, you skipped from the use of an increasingly diverse palette of colors to the exclusive use of black and white, from bursts of delicate lines to clear and hard lines. Everything under the rules of evolution, of your dynamism. What do you think about it?
I like to leave your own space. The black and white leave space, they do not dictate anything specific. Passion comes from the inside in my opinion, I like the unvonventional clothing, but at the same time discreet, in order to give more space to the face and personality. I love soft materials that reveal the body of the people only when it moves: this is sexy for me! I do not like fashion that seeks to tighten and force women into a certain shape. I find it much more interesting to have to look a body 10 seconds more in order to perceive its shape.
The hypercube continues to change, to conquer new spaces and new forms: “Sool” arrives! A deeply electronic album, an album in which there is research, where the mix of sounds is the King. Here, in what stage of your life are we? What softwares and hardwares did you use for composing? And the cover of the album?
Sool was produced together with AGF, my favorite producer in Germany. After Orchestra of Bubbles I wanted to do a minimal album. In Sool I sing a track for my defunct grandmother, Frieda, a very important figure in my life. I feel close to Frieda every day, it’s like she flys next to me: God, she told me so many stories! The Second World War for example, she lived and suffered it, she told me with great care and with some reticence about it. The cover of Sool represent a planet as I imagine it, without hatred, or ego, or destruction… Unfortunately it’s an utopian vision. At least, however, in my little, I try to live like that. In Sool I used many field recordings recorded on the streets of Berlin or on the tram. A friend of mine and collaborator of De:Bug, Andreas Ernst, played the clarinet, AGF and I worked mainly with Logic and other good synthesizers. While we were producing, her daughter was playing beside us, she is part of the album too ahahaha… Since then for her I’m the “Techno-Ellen”, the one with the tattoo.
We can say that we finally got to the present. The hypercube gets to know the latest forms that until now has been able to explore: “Dust”! Your latest album continues the research, find new outlets and it simultaneously outlines the past. What is the connection between the album and its title, can it be truly considered like dust? Why?
Dust… Pulverized substance… So much has happened in the years previous to my last album… I feel like I’m in a universe full of dust, a universe in which, nonchalant about dust, I feel strong and well rooted, just like a tree with huge and strong roots, wrapped in a cloud of dust that simply passes around without disturbing it. Dust was produced together with Tobias Freund, it is an album that speaks of the power of love, of the dust that surrounds me every day and the levity with which I have learned to treat it. I recorded all the vocals on my own, at my house, then Tobias gave the final smoothed.
The work is full of interesting tracks, from “Our Utopia” to “My Tree” (the Andres Ernst clarinet is simply prefect), to “Schlumi”… But I would ask you something about a track I was particularly touched from: “Sun the Rain.” Along with “You,” is really a novelty. How does “Sun the Rain” was born? What does ti represent?
“Sun The Rain” is about love, about what love awakens in me. Lots of love gives positive strength, this is the soul of the track. Well, I can tell you something about all tracks: “Our Utopia” instead speaks of what we humans are doing to the earth. “My Tree” reflects on happy feelings of a summer sunny day: when you’re lying under a tree and you try to look at his crown while the sun rays shine through the leaves and they dazzle you. “Schlumi” is the track that Tobias and I have changed 5 times, because it was never good enough. “You” instead is about dancefloor, it’s about nights in clubs and about how I feel after. When I sing “I see you and youuuu…” I am referring to dancing people: I try to perceive and record everything I see… Many times I carry at home faces of people I saw during an evening, I often wake up the next day with their faces still in mind, sometimes also after years…
After this huge excursus into your life, trying to draw some conclusions is a must: when you talk about art you often uses words such as “glamorous”, “sexy”, you speak of the importance of the vitality, of the energy… On your website you wrote: “It’s the unknow that attracts my attention, and I want to know it.” I would like to ask you: what is the bond that exists between knowledge and art? What is your conception of “art”?
Passion, emotion and energy, positive energy. What I do is trying to translate my ideas into reality, I found my way to do it. In music I rework things I experienced. On the other hand when I present myself as a DJ all is more rock ‘n’ roll, the thing is about the crowd and bout the music that I use as a tool to bring the dancefloor to the boil, to create atmospheres. I think what a DJ should have, a good DJ, is the ability to play new music, connect it with the past, the future and the present. Making music is my hobby and my passion, while DJing is my addiction, it is a tool for experimenting in an active way… The albums I produce all have an underlying concept. The timbre of the instruments, the type of sound, musical instruments, the producer, they are all things that I decide before starting producing. The lyrics are about what I felt and what I still feel in my life, are most often very personal.
Finally, help us to understand how do you feel the final structure of this hypercube: what feelings does your music give to you? What aspect of it does give you vitality?
In general music makes me happy but sad too. What I like is the music that makes me dream and hope, or simply fly away from reality. This is why I became a DJ, to make people flying, to get them out from everyday life, to bring them to the dance floor to celebrate with good music. When I write music and lyrics I go deeper and deeper in my soul, I mention few stories with few words, but what lies behind it is actually bigger. I try to make people dream with my music, giving them only some points of the story not the whole version, I want to transfer my music in their lives. I do not like the music too hard with dark energy, the music for me sould be happy and hypnotic.
We really want to say thank you for your patience and willingness Ellen. It was really interesting to retrace with you your trip. We are very curious to see what happens next…
What happens next!? I can already tell you something: I just did a remix of “The Birds” for Telefon Tel Aviv. Also Matthew Dear did his remix of the track, and both the remixes will be released shortly. I’m also working on my new single and on the new Ellen Allien Fashion collection called “The Storm”…
Thanks to you and to all music lovers,
Ellen Allien.