Premessa: le righe che leggete qua sotto sono state scritte qualche giorno fa. Nel tempo tecnico che è intercorso fra la loro scrittura e la loro pubblicazione, forse gli eventi ci hanno superato, anzi, dato ragione più del previsto: corre voce che l’evento di cui si parla sia stato annullato. Siamo in attesa di comunicazioni ufficiali da parte degli organizzatori, ma a questo punto i nostri ragionamenti rischiano di diventare ancora più validi, circostanziati e suffragati da fatti. Appunto: sarebbe una ulteriore riprova che non era una questione di noi-contro-qualcuno, c’erano piuttosto dei problemi reali in ballo. Sia come sia, ci piace l’idea di lanciare questo spunto di secca riflessione.
Certo: i soliti dietrologi, gruppo socioculturale che in Italia pare quasi non conoscere crisi, diranno adesso che ce l’abbiamo con loro, che chissà quali ruggini ci sono fra Soundwall e Soundrome, che è un regolamento di conti nostro, eccetera eccetera… Ma questi, sono dietrologi di parte. Sono dietrologi che cercano di difendere, o di alleggerire, la posizione sempre più bizzarra ed indifendibile di un team di persone (non sappiamo nemmeno quante sono rimaste rispetto all’esperienza dell’anno scorso e quante invece si sono sfilate, ma non è questo il punto) che fa prima di tutto un danno a se stesso, sì, ma un pò lo sta facendo anche a tutti noi. Di nuovo.
I fatti. L’anno scorso scrivevamo questo. Rileggetelo. Fu scritto prima dello svolgimento dell’evento stesso, evento che peraltro andò oggettivamente molto male. Le sbandierate e pretese 25.000 persone non si presentarono, furono decisamente molte di meno; chi c’era rimase più o meno insoddisfatto. Per carità: capita, di bucare un evento. Capita anche ai migliori, eccome. Chi lavora nel campo dell’organizzazione eventi sa che il flop è dietro l’angolo, sempre. L’importante è imparare dagli errori commessi. No?
Lo dicevano anche i latini, col citatissimo ed abusatissimo detto errare humanum est. Il problema è che il detto in questione si compone di due parti, e la seconda spiega che, ecco, perseverare è diabolico. Andando al punto: non stiamo dicendo che sia per principio sbagliato provare a portare la musica elettronica dance in uno stadio; ma se il primo anno l’affluenza di paganti è stata – a esser buoni – un terzo rispetto al break even, vuol dire che devi ripensare qualcosa nella formula. Oppure, se la vuoi riproporre perché ci credi (e ci sta), devi stavolta curare maniacalmente ogni singolo particolare. Maniacalmente.
Che dire allora di questa seconda edizione di Soundrome, stavolta spostata dall’Olimpico di Roma a San Siro? Già il fatto che molti di voi lettori ne scopriranno l’esistenza solo da questo articolo è, insomma, significativo: la promozione è stata curata male. Abbiamo testato il tutto via Facebook, un pò andando sulla pagina dell’evento (non frequentatissima, nonostante l’alto numero di “mi piace”) un pò parlandone noi in uno status: di altri eventi grossi, anche andati male, tutti sapevano almeno per sentito dire, mentre invece Soundrome a San Siro per molti è stato letteralmente una sorpresa (c’è ancora chi ci accusa di essere stati noi a fare uno scherzone, a dirla tutta).
Altra cosa: non puoi ritrovarti ad annunciare e disannunciare uno degli headliner. Magari nello specifico non è colpa tua (teniamo fede al comunicato ufficiale dell’organizzazione), ma di sicuro non ci fai una bella figura se poi si scopre che l’headliner in questione suona non in un altro continente o in un’altra nazione, ma a 160 chilometri dai cancelli di San Siro, metro più metro meno. Poniamo anche che il management dell’artista abbia fatto la porcata (chissà, magari è successo): se tu pretendi di essere “Europe’s Leading EDM Festival” (parole di Soundrome nelle comunicazioni ufficiali) semplicemente non puoi permettere che qualcuno, non solo in Europa ma addirittura nella tua nazione e nella tua area geografica, si prenda un headliner che tu avevi già annunciato (ripetiamo: annunciato, inserito nella comunicazione, messo lì come attore principale per convincere la gente a comprare ingressi). E’ algebrico: l’hai annunciato con troppa leggerezza. O non sei “leading”; o non avevi l’artista in mano con tanto di esclusiva firmata (…e peggio ancora se pensavi di splittare le spese accettando di essere parte di una “doppia” dell’artista in questione: ‘ste robe lasciamole alle discoteche di provincia… ma nel 2013 ormai manco a quelle).
Si potrebbe parlare della scelta artistica. Si potrebbe sputare contro l’EDM che è la morte della musica elettronica, bla bla bla. E invece no. Non è questo il punto. L’EDM ha un suo pubblico, è giusto che se lo coltivi; esattamente come il pubblico in questione ha tutti i diritti di ascoltarsi che diavolo gli pare, non è che se ascolti Guetta invece di Drexciya sono per forza un essere umano e tu un subumano – lasciamolo ai poveri di spirito, ai rancorosi e agli insicuri questo modo di ragionare (ma ci torneremo sopra per bene prossimamente, a dirla tutta). Quindi che a Soundrome tentino di puntare all’EDM, beh, questo non ci dà minimamente fastidio. Che la line up non incontri i nostri gusti, non è un problema. C’è spazio per tutti.
Ma non c’è spazio per chi lavora in modo approssimativo, per chi fa il passo più lungo della gamba, per chi vuole lavorare negli stadi ma lo fa con una accuratezza e una professionalità che andrebbe bene forse per qualche discoteca minore di provincia, per chi si appropria di titoli e di meriti che non ha. Lo scrivevamo l’anno scorso, ci ritroviamo a scriverlo adesso. Errare è umano. Ma perseverare? Beh, diabolico.