Personaggio singolare, lo spagnolo Victor Martinez. Label owner di Psychoskunk, sperimentatore, amante dei suoni profondi, cupi. Ne è passato di tempo dal 2003, dall’inizio dell’avventura; sono passate release ed è arrivata l’affermazione nella scena internazionale per lui e per la sua label con il beneplacito di nomi illustri, primo fra tutti Surgeon. Perché a conti fatti, signori miei, quello che rende un prodotto vincente in un mondo variegato e sostanzialmente infinito come quello della musica elettronica 2.0 è la qualità, l’originalità, la solidità del progetto: sarete d’accordo con me che non è così semplice coniugare tutto questo, che si parli di una label o di un progetto artistico-musicale.
Ma veniamo al dunque, o ai dunque: Victor Martinez, con il moniker di Error Etica, che rilascia un EP-Remixes di tre tracce sulla sua etichetta? Oppure l’album uscito sulla sua label qualche tempo fa? Oppure gli illustri remix di due capisaldi del genere dark techno come i suoi conterranei NX1 e il “nostro” Claudio PRC? Beh, mettendola giù così: l’anonimato è dietro l’angolo. Uno pensa – ovviamente io – all’ennesimo inciucio in salsa club come se ne vedono tanti ogni giorno, ma poi apro i file, clicco, cuffie, audio “ON” e…quanto mi sbagliavo!
La prima traccia “Quasar”, pur essendo una semplice short version della più lunga “Original Mix” uscita all’interno dell’album, oltre ad essere un fenomeno raro di “pragmatismo musicale” (funge infatti da fil rouge per i due remix), certifica, eludendo ogni dubbio, le atmosfere scure, quasi angosciose, nelle quali il progetto in se galleggia, fermando il tempo in un intreccio di suoni degno di un film horror. Gli undici minuti (undici!) del remix di Claudio PRC sono la degna prosecuzione e rielaborazione del concept orginale: in un crescendo continuo di tensione, il mood oscuro dei suoni si fonde in una danza macabra col beat marcatamente Detroit, incalzante. Non c’è altro da aggiungere, basta il silenzio. Da contraltare, invece, l’interpretazione degli spagnoli NX1 spinge, eccome se spinge: la parte ritmica ossessiva, preponderante, claustrofobica diventa protagonista, garantendo l’ennesimo dancefloor killer ai quali questo progetto ci ha ormai da un pò di tempo abituati.
Tutto coincide; tutto è solido, chiaro, lineare, insomma. Piccola gemma del genere e assoluto esempio di coerenza progettuale. Altro da aggiungere? Avanti così!