Metto le mani avanti: mi dichiaro di parte quando si parla di Ben Ufo. Lo considero uno dei DJ più creativi, originali e influenti dell’attuale panorama dance. Dopo averlo ascoltato nel programma di grandi festival internazionali, dentro nightclub londinesi di culto, e in blasonate discoteche italiane, ho definitivamente compreso la sua grandezza qualche anno fa, quando ho avuto modo di ballare accanto a lui in un piccolo club, da poco più di cento persone, il Kode_1 di Putignano. Benjamin Thomson, label manager di Hessle Audio assieme ai prodi sodali Pearson Sound e Pangaea, si era sentito nelle corde di liberarsi su un’intricata e sensualissima trama di house, techno e bass music culminata, alle prime luci dell’alba, con un vortice Jungle che ha stremato i fortunati ballerini sul dancefloor.
Molti dei set di culto che lo hanno reso famoso hanno durate lunghissime e sono la concretizzazione più efficace del concetto di djing come viaggio filologico, come esplorazione dei collegamenti possibili tra generi, discografie, epoche musicali. La prima intervista italiana firmata da Giulio Montanaro nel 2011 mi aveva aperto gli occhi verso i mantra percussivi e i viraggi mistici che nei suoi dj set fondono insieme timbri oscuri e luminose progressioni, tra rare gemme disco-funk che ti conducono in zone chill e poi impennano verso mistiche ritmiche afro-house.
L’ho riletta qualche giorno fa, quando ho capito che avrei potuto approfittare del fatto che l’extraterrestre benevolo atterrerà, il prossimo 28 settembre, ad inaugurare (‘From Start to End’ come si dice quando si vuol far capire che suona dall’apertura alla chiusura) la quindicesima stagione del napoletano Duel (WOO!, Dj Hell, Job Jobse, Curses, Deependence, tINI, Pangaea, Richie Hawtin presents Plus 8 Club Tour e molti altri) per estorcere una playlist esclusiva in salsa nostrana. Troppe volte l’avevamo sognata appuntandoci titoli e crediti delle mine italiane mentre ballavamo nei suoi onirici DJ set. La specifica predilezione per certe produzioni romane, che ascoltavamo nei primi rave degli anni 90, è ben nota ma Benjamin non distoglie l’attenzione dalle uscite nazionali, come dimostra la presenza in scaletta di certe stampe recentissime di giovani talenti o affermati producer di casa nostra. È una playlist costruito attorno a tracce frequentemente presenti nei suoi set recenti. La maggior parte sono produzioni italiane. Altre suonano profondamente ispirate al suono nostrano. Prendiamo nota che ci sono varie cose sorprendenti da scoprire nei poleverosi archivi tricolore.
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Si parte con la techno onirica, cupa e destrutturata di Chevel, al secolo Dario Tronchin da Treviso. La traccia in questione si intitola ‘Mercurial’ ed è estratta dall’EP ‘In a Rush and Mercurial’, uscito nel 2018 su Enklav, qualche anno dopo l’esordio sulla label italiana Stroboscopic Artefacts.
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Sappiamo che una delle passioni di Ben Ufo, da vero digger, è quella di andare a scavare in polverosi archivi per scovare gemme del passato con dentro i semi del futuro di un certo suono. È il caso della seconda traccia che ci propone, ‘Isis’, una eterea e progressiva produzione datata 1991 e firmata da Quazar sullo ‘Spring’ EP marchiato Go Bang! Records. Ora: sappiamo che Quazar era un progetto basato tra Utrecht e Amsterdam, nel quale militavano Gert Van Veen AKA MG ed Erik van Putten AKA Eric Cycle. Suona molto italo anche se non lo è.
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La terza traccia è una produzione assai recente, uscita lo scorso agosto su un’etichetta di nicchia ma molto acclamata ad Amsterdam, distribuita da Clone, la Tape Records. La label in questione è fondata dallo stesso artista, Deniro, ovvero Reynier Hooft van Huijsduijnen, uno dei più promettenti Dj della techno olandese di oggi, residente a The Hague. A renderla preziosa l’ottimo contrasto tra linee melodiche fluttuanti e struttura techno rigorosa. Anche qui la cifra nazionale resta misteriosa. A voi scoprirla.
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In quanto ad origine controllata, invece, andiamo sul sicuro con ‘Spinners Of Faith’, una produzione del progetto Open Space, uscita nel 1991 su Interactive Test, etichetta nostrana che fluttuava, con futuribile grazia, tra release techno e variazioni house di gran classe. Open Space era il trio elettronico formato dal veterano Franco Falsini insieme al fratello Riccardo e Giacomo Brunetti, per suonare live, mentre la Interactive Test era proprio la label fondata dallo stesso Falsini per focalizzarsi su uscite di artisti come Francesco Farfa, Miki Zamboni, Gabry Fasano e Stefano Noferini che, in quegli anni, stavano definendo il “Toscana Sound”.
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Se conosci le fameliche passioni di Ben Ufo allora non ti suona nuova la sua idolatria per la scuola romana dei primi anni 90, quella che si fa sentire benissimo in ‘Tubes’ di The Experiences, progetto techno-house nel quale erano coinvolti Andrea Benedetti, Eugenio Vatta e, in questo caso, Mr G come produttore, uscito per la gloriosa Mystic Records.
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La Morphine Records, è stata un’etichetta per molto tempo basata in Italia e ora diretta da Rabih Beaini a Berlino, costantemente al lavoro per scovare nuove forme sperimentali di elettronica. Dal suo catalogo il nostro Benjamin va a pescare una piccola perla electro-tribale del 2009, intitolata ‘Spacepos’ e realizzata con l’alias Ra.H dallo stesso Rabih Beaini, del quale il buon Damir Ivic ha scritto qui di recente.
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Gli appassionati lo classificano come Italian Deep House classic questo pezzone chiamato ‘Holy Dance’ che ascoltiamo nella versione Large Sound Mix. Uscita con la firma di Agua Re originariamente sulla Oversky Records nel 1992 è stato recentemente ristampato dalla Flash Forward. Dietro quel nome collettivo si celava l’estro creativo di Alex Neri, Adriano Dodici, Marco Baroni e di Pietro Pieretti. Questa traccia è stata anche inserita nella compilation ‘Welcome To Paradise: Italian Dream House 1989-93’ messa insieme da Young Marco sulla sua Safe Trip.
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È del 1990 ’Sweet Ambience’, club mix di Lovechild, in quegli anni pseudonimo di Todd Gibson, con l’imprinting della storica etichetta Strictly Rhythm. Deep house sognante e solare che diventa dub sinuoso inseguendo casse rotolanti Made in Roland e anticipando un certo suono Rave che avrebbe imperversato di lì a poco. Forse il merito della sua (ri)scoperta va a Tiefschwarz che, nel 2011 l’aveva inserita in una compilation curata per la label di New York City.
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Ancora dello stesso anno (evidentemente un anno di elezione per i suoni che piacciono all’Harry Potter del danceflor mondiale) è questa mina proto-house con virate technoidi dal Middlesex, accreditata a Darren Smith e prodotta dalla coppia Smooth & Simmons, fondatori della Warehouse Factory, sotto il titolo ’Sub Hurts’. Tracce di orgoglio nazionale non riscontrare.
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È certo orgoglio nazionale, invece, l’accoppiata Donato Dozzy & Anna Caragnano che in ‘Parola’ sfodera uno stile originalissimo nella fusione tra i suoni acidi del prode Donato e i loop di voce dell’ottima cantautrice tarantina e giornalista nella redazione de Il Fatto Quotidiano. Pura trance progressiva sulla quale girerebbero bene anche i Dervisci Rotanti. A farla uscire, a luglio di quest’anno, è stata la romana Spazio Disponibile, voluta da Dozzi assieme a Neel, che in scuderia ha anche altri talenti nostrani come Marco Shuttle e Valentino Mora. Piccola curiosità: sull’altro lato del vinile c’è ’12H.5’, rework preso dal nuovo album di Donato Dozzy sulla Presto!? Records di Lorenzo Senni.
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Manuel Fogliata è un DJ e produttore italiano cui spetta di chiudere questa playlist esclusiva. Lo fa nel 2016 su Further Records, etichetta cult di Seattle, a nome Nuel con una traccia intitolata ‘The rest is noise’, mistica cavalcata trance fra spettrali spazi ambient.
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Se vi è venuta voglia di andare a sentire Ben Ufo a Napoli le prevendite le potete trovare qui.
Foto di Will Bankhead