Uno dei rischi più grandi che si corrono di questi tempi è quello dell’assuefazione. Aver visto così tante cose che non vanno da aver sviluppato una specie di callo, per il quale smetti di indignarti. O peggio ancora, non sai più distinguere quando si passa davvero il segno, facendo spallucce in maniera automatica a ogni nuovo segno degenerativo che ci si presenta di fronte. Come quel che è accaduto di recente con le riprese del concerto dei Disclosure, che un po’ tutti han trovato semplicemente di cattivo gusto e solo pochi han visto come un contesto angosciante contro cui servirebbe una reazione netta. O come quel che sta accadendo in questi giorni nelle vostre bacheche, circa uno spezzone del recente b2b di Steve Aoki, Doom e Laidback Luke al Mixmash di Miami che molti, forse troppi, stan semplicemente trovando “divertente”.
Il video originale lo trovate qui: 90 secondi di svogliatissimo set visto da una cam posta direttamente sopra la consolle. I commenti taglienti riportati sopra il video fanno risaltare la totale assenza di sforzo con cui puoi riuscire a mettere in piedi un dj-set quando di fronte hai una platea per nulla esigente: muovi le mani, fai presenza, fingi di girare qualche manopola, lasci andare la musica che ti eri programmato e bon, incassi il cachet alla fine. Una scena che a qualcuno strapperà un sorriso, magari un commento a latere sul fatto che “cose così ne abbiam già viste tante”, ma che a noi sta sembrando una piccola scena dell’orrore. Di quelle che vuoi razionalizzare, esorcizzare in qualche modo, cercando di capire come siamo arrivati fin qui.
Dove sta l’orrore? Sta in quel che scopri quando ti chiedi come una scena così possa verificarsi in tutta naturalezza, senza che nulla accada. Quando ti chiedi dove sia finito il pubblico esigente, capace di abbandonare la pista se il dj non risponde alle proprie aspettative. L’angoscia arriva quando capisci che la risposta è una sola: la gente non è lì per la musica, o per il dj. La gente è lì per il semplice fine di essere lì. Il set, la location, la gente che ti sta intorno non conta nulla. L’unica cosa che conta è esserci. Per poi poter dire che sì, tu c’eri e cacchiotiseidivertitopropriouncasino, bella. È solo una tappa necessaria del tuo essere mondano. Sei partito da casa già divertito e l’unica cosa che ti serve è oltrepassare la soglia, poi non avrai bisogno più di nulla. Qualsiasi cosa succeda (o non succeda), tu c’eri.
Come quei dodicenni di oggi ossessionati dal dover perdere la verginità per poter poi vantarsene con gli amici. L’esperienza si svuota di ogni significato perché l’unica cosa che conta è averla vissuta. Parametri come qualità e benessere, o nel nostro caso specifico tecnica e talento, semplicemente non sono richiesti. Una disorientante commistione di ignoranza media e stupidità tipica di chi è lì perché “fa figo” o “fa moda”, l’effetto che tipicamente ottieni quando le grandi masse irrompono nella fruizione di qualsiasi cosa. Basta solo che questa consapevolezza arrivi al dj sul palco, poi il livello medio degli “spettacoli dance” potrà scendere tranquillamente fino allo zero assoluto. Se nessuno lì ha alcuna pretesa verso la tua performance, anche tu puoi passare il pomeriggio tranquillamente con le mani in aria, a far finta di divertirti, no? Nessun organizzatore verrà mai a protestare con te, nessuno ti dirà “non hai fatto bene il tuo mestiere”. Non c’è più alcun mestiere che ti viene richiesto di fare. Eppure alla fine ti pagano, e pure tanto.
Qui siamo un passo oltre ai motivi per cui ci indignavamo fino a l’altroieri. L’anno scorso parlavamo di come l’esperienza dance stia spostando l’ago della bilancia più sul lato dell’intrattenimento che su quello musicale e di come questo stia trasformando il fenomeno in una faccenda di natura diversa, materia per scenografi prima che per gli artisti sul palco. Ma almeno in quei casi c’è ancora lo sforzo di offrire al pubblico qualcosa che lui sta chiedendo, per quanto riduttivo esso possa essere per l’esperienza in sé. Stavolta è completamente diverso, e c’è qualcosa di terribilmente sbagliato in tutto ciò. Lo sappiamo, non è un’esclusiva della scena EDM, e sappiamo anche che di fronte a questo tipo di degenerazioni è difficile mettersi di traverso, che quando hai a che fare con la massa tutto si trasforma e che le cose non possono che peggiorare. Ma stavolta fare spallucce è troppo difficile. Fate qualcosa, vi prego, qualsiasi cosa. Riportate indietro il tempo, riavvolgete il nastro e diteci che è tutto uno scherzo. Il dj-manichino no, è troppo.