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[tab title=”Italiano”]Del gruppo di musicisti venuti fuori dal calderone glo-fi qualche anno fa, Toro y Moi si è rivelato alla fine il più flessibile. Forse per quel suo stile sempre disconnesso dal resto del gruppo, sottoposto a direzioni mosse solo dalla propria individualità. O forse per quel suo modo di vedere le cose fuori dal mucchio, cosa che gli ha impedito di restare legato a trend o settori di pubblico ben precisi. Quest’anno sta per tornare su album (“What For?”, in uscita il 7 Aprile su Carpark Records), i primi ascolti ve li abbiam già segnalati e l’intervista che segue aiuta a capire cosa muove l’istinto del musicista statunitense. Nella musica, nel relazionarsi col mondo moderno e nel modo di vedere il suo pubblico. Con tanto di istantanea su cosa significhi essere hipster oggi.
Nel presentare il tuo nuovo album “What For?”, hai detto: “tutto viene dalle stesse ispirazioni di sempre, ho solo provato a prendere quello che avevo e portarlo avanti chiedendomi ‘che posso fare ora? Cosa non ho ancora provato?’“. Qual è stato dunque il passo avanti di “What For?” rispetto agli altri album di Toro y Moi?
Per “What For?” mi sono focalizzato più nello scrivere canzoni su chitarra, al contrario degli altri album per i quali ho scritto su piano. Sento come se recentemente ci fosse stato un vuoto nella musica basata su chitarre e mi fa piacere provare a ridargli rilevanza, visto che è stata piuttosto importante nella mia crescita.
Il sound di Toro y Moi è sempre fortemente orientato alla classicità pop. Sembra voler un po’ scappare dalle sonorità contemporanee, ripristinare le buone condotte della scrittura pop. È questo il messaggio?
Più che dare un messaggio o affermare qualcosa, l’uso delle chitarre ha dato un approccio differente alla scrittura. Però è vero, la musica per chitarre non è più popolare come una volta, è già questa è una ragione per ritornarci. Cerco sempre di andare contro ciò che è popolare e tentare qualcosa che non avevo provato prima.
Scommettere su un sound classico è sempre una cosa rischiosa, c’è un’alta possibilità che la musica prodotta risulti sempre la stessa. Non hai paura che accada? Come cerchi di evitarlo?
Ci penso spesso e sento che finché fai comunque una buona canzone, essa riuscirà a trovarsi il proprio pubblico. E cerco anche di ricordarmi costantemente che faccio musica per il mio personale piacere, non per diventare famoso o aumentare i miei fan. Penso anche che avere un progetto parallelo è un modo ottimo di tirare fuori altre idee, ecco perché ho iniziato a fare musica elettronica come Les Sins.
L’ultimo tuo album è stato quello a nome Les Sins, che ha offerto un sound diverso, più dance oriented. Pitchfork ne diede un giudizio tiepido dicendo che “alla fine i pezzi migliori son quelli più vicini al sound Toro y Moi“. Per me è l’esatto opposto, la cosa più intrigante di quel disco è proprio l’apertura ad una nuova dimensione da parte tua, e sempre in modo efficace. Dicci come è nato quel progetto e se pensi di dargli un seguito.
Grazie. È molto difficile separare il volto dal nome quando sai che è la stessa persona, ma l’intenzione principale era far musica che non rientrava necessariamente nello stesso schema di Toro. Ho semplicemente iniziato a sperimentare su suoni differenti per vedere come andava. E alla fine mi son sentito più a mio agio pubblicando tracce dance come Les Sins invece che Toro y Moi.
Da uno a dieci, quanto ti senti un artista da pubblico hipster? È un accostamento che ti infastidisce?
Mi pare che si possa avere la sensazione che io abbia solo un pubblico hipster perché è quello il look che vedi più spesso. Come tutti dovremmo sapere, gli hipster non pensano di essere hipster. Come artista mi rivolgo solo a me stesso e nel mio target ho solo persone aperte ai più diversi tipi di musica possibile. Ai nostri show vengono persone di diverse razze ed estrazioni sociali, non sarebbe giusto assumere che siano tutti di un solo tipo se non li conosci. Di fatto non guardo più alla gente come hipster o no, perché internet ha cambiato completamente il nostro modo di consumare cultura. O sei uno influenzato dai trend o sei uno che ci sfugge e in qualche modo appare unico. Ormai cos’è che rende davvero hipster un hipster? Prima l’ironia era l’elemento principale dell’essere hipster, andavi a comprarti una giacca funky al mercatino delle pulci perché nessun altro a scuola o al lavoro ne aveva una. Ora siamo al punto che l’ironia è la norma e siam pieni di bianchi a cui piace il rap.[/tab]
[tab title=”English”]From the group of musicians came out of the glo-fi affair of some year ago, Toro y Moi proved to be the most flexible. Maybe because of that style, always disconnected from the rest of the group, moved by directions that only belong to his individuality. Or maybe because of his way to see things out of the box, that prevented him from being stuck to specific trends or audience types. Now he’s coming back on album (“What For?”, out on 7th April on Carpark Records), we already talked about first previews and the following interview helps to understand what leads the instincts of this musician. On music, on the interactions with the world, on the way to deal with his audience. Including a meaningful representation of what being hipster means today.
Introducing your new album “What For?” you said: “It’s all coming from the same mindset and point of creativity. It’s just me trying to take what I already have, then taking it further asking, “OK, what can I do now?” or “What haven’t I tried yet?“. What is the step further done by “What For?”, compared with previous Toro y Moi’s albums?
For What For? I focused more on writing songs on and for guitar, as opposed to previous albums where I wrote on piano. I feel like theres been a recent void in guitar based music and it’d be nice to keep it relevant, since it was so important to me while growing up.
Toro y Moi’s sound is always very oriented to pop classicism. It looks like running away from contemporary sounds, recovering the good old practice of pop songwriting. Is this the message?
Using guitars was more of a different approach to song writing rather than trying to have a message or make a statement. Though I do think that guitar based music isn’t as popular anymore which all the reason to go back to it. I always try to go against whats popular if not doing something I haven’t tried before.
Work on classic sounds is always very risky, there is an high possibility that at some point your music sounds all the same. Aren’t you afraid of this? How do you avoid it?
I think about this often and I feel like as long as you write a good song, it’ll find it’s own audience. I also try to remind myself constantly that I make music for my enjoyment first and not to become more successful or to “grow” a fan base. Also, I think having side projects is a great way to get other ideas out which is why I started making electronic music under Les Sins.
Your last album as Les Sins , that returned a quite different mood, more dance-oriented. Pitchfork wrote that in the end “the best moments of the album are the ones that hew closest to Toro y Moi’s work“. For me it’s just the opposite, the most intriguing part of that album was this opening to a new dimension from you, always in an effective way. Tell us how that project came up and if you plan to follow again that direction.
Thanks, it’s really hard to separate the face from the name once you know it’s the same person, but the main intention was to make music that doesn’t necessarily fit into the same box as Toro. I pretty much just wanted to start experimenting with different sounds and see where it goes. I felt more comfortable releasing dance tracks as Les Sins than Toro y Moi.
From one to ten, how do you feel an artist for an hipster audience? Is this a statement that bothers you?
I feel like it only appears to look like I only have a hipster audience because those are the type of outlets one may see the most. As we may all know, hipsters don’t think they’re hipsters. I’m not an artist for anyone but me, I have no agenda but to open people’s minds to as much different types of music possible. At our shows there’s a range of different races and social groups, it’s not fair to assume someone is a type of way unless you know them. I don’t really view people as hipsters or not anymore, because the internet really changed the way we consume culture. You’re either someone who’s effected by trends or you’re someone who looks past the trends and is someone who’s unique. What makes a hipster a hipster anymore? Before irony was a major part in being hip, you go buy a funky jacket from the thrift store because no one at work or school has one. Now, its to the point where irony is the norm and we’re used to white people liking rap.[/tab]
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