L’estate, quella malinconica e quella sfrenata. Quella trascorsa sottocassa e quella con le cuffiette perennemente infilate nelle orecchie. Ognuno ha la sua colonna sonora, noi della redazione di Soundwall ci siamo divertiti a mettere in fila i dischi che hanno accompagnato, accompagnano e accompagneranno la bella stagione. La nostra bella stagione.
Prima di scegliere bene cosa portare con me in vacanza ho dovuto lottare con me stesso. Alla fine in scaletta è finito qualcosa che non avevo proprio preso in considerazione, quel Kaytranada che ultimamente ha fatto ancora meglio del solito (“Girl” prodotto per i The Internet meriterebbe di stare qui) si è piazzato prepotente in cima alle mie preferenze. Forse meglio così, un classico è sempre un classico e Janet Jackson, manipolata a dovere, batte tutti a tavolino. – Antonio Fatini
Se c’è da ballare con questa balli! Ok, non sai ballare l’hip-hop? Allora la gamba inizia a saltellare da sola e non riesci più a controllarla. Ok, la gamba non saltella? Vedi Kendrick che balla con la sua gang, le amiche e i “fratelli” e allora due passetti li fai anche tu, sicuramente. Ti vedo! Fregatene di chi hai intorno, balla! E poi i cappelli, le Timberland, i pantaloni calati, le Reebok, i tatuaggi, i gesti, la macchina old-school, le tute, il parcheggio dove si ritrovano e dove tutti ballano, proprio tutti. Che stai aspettando? E’ il 15 Agosto, dimenticati del caldo, indossa una canotta, un pantaloncino corto, un calzino di spugna tirato su, un cappelletto, alza il volume e balla. Per riposarti rimedia un trono, come quello di Kendrick, e non farci sedere nessun altro. Il giacchetto e la felpa per stavolta te li sconsiglio. Ma solo per questa volta. We want the funk! – Marco Ricci
Il veliero va e ti porta via. E’ successo più o meno così: è inizio estate, l’aria condizionata della macchina non funziona. Tre finestrini su quattro sono abbassati. L’odore dello smog dell’Autostrada del Sole. Loro sono in silenzio. Lui guarda la strada scorrergli davanti, lei digita sul cellulare e non alza gli occhi. L’autoradio accesa. Il volume a sei. Lei è persa. Lui l’ha perduta molti mesi prima. Entrambi lo sanno, ma stanno al gioco di un matrimonio che deve andare, un figlio che deve arrivare. Sono giovani, i due ragazzi in macchina. Non si parlano e non si pensano. Non si desiderano più. hanno smesso di sperare che l’estate possa salvare. Ma guidano verso il mare, mentre Battisti canta la poesia di Mogol. Ed è tutto così perfetto.
Il veliero va. Tutti quanti su. – Mattia Grigolo
In estate non si ha tempo né voglia per intellettualismi eccessivi: bastano un vocal azzeccato e un giro di piano e siamo a posto. Non pensate però che si tratti di accontentarsi e che valga tutto: catturare un mood come quello estivo non è affatto facile, ma Toyboy e Robin portano a casa il risultato in maniera eccellente, con un hook di quelli che ti rimangono in testa per un bel po’ e un’atmosfera rilassata ma non per questo cheesy. – Mattia Tommasone
La sentite? La pressione di un anno di lavoro, di incazzature, di nervi a fior di pelle preme sulle vostre spalle come uno zaino troppo pieno e vi sta seppellendo in questa cocente estate. Volete solo caricare d’aria i polmoni ed urlare chiaro e tondo che è tempo di vacanze. E quale miglior modo per sfogare la vostra voglia di evadere dalla routine di questo missile terra aria marchiato Primal Scream? – Federico Raconi
L’estate è lo stereotipo della felicità, sentimento associato naturalmente alla nostrana cultura delle ferie che si concentrano in questi mesi, musicalmente infatti escono sax, synth e tappeti sonori caldi che vogliono trasmettere spensieratezza e leggerezza. Tutto ciò è bello ma effimero per definizione, la malinconia è il vero sentimento sotto traccia di questa stagione, così bella ma così dannatamente breve, ben rappresentata da questo disco synth pop del 1986 che, nonostante il titolo possa ingannare, è italianissimo, a firma Italian Records. In un attimo è settembre, gli ombrelloni si chiuderanno un’altra volta, ma non disperate, l’estate tornerà come ogni anno. – Dimitri Quintini
Ok l’estate, ok lo svago, ok disconnettere il cervello e seguire il ritmo delle vacanze – più o meno festaiole che siano. Qua il ritmo c’è, eccome: siamo in quella terra, popolarissima a metà anni ’80, in cui si incontrano synth-pop e funk e insomma, vi sfidiamo a dire che questo pezzo non abbia un tiro splendido. Una gemma dimenticata, di un gruppo che avrebbe meritato molta più fortuna. L’avrebbe meritata anche per i testi, e qua torniamo a bomba: ascoltatevelo o leggetevelo il testo di ‘sto capolavoro che è “The Politics Of Dancing”. Godetevi l’ironia sottile ma velenosa che lo attraversa. Godetevela, e rendetevi conto quanto è attuale (pensate ai fatti di cronaca, anche, ma non solo quelli). Perché sì estate, svago, disconnettere, eccetera; ma mai del tutto. Forse perché non ce lo possiamo (più) permettere. Perché stare lì a ballare non basta più. – Damir Ivic
Perfetto sia per accompagnare i vostri tramonti in spiaggia che il sorgere del sole, durante le albe bagnate dal sudore della danza, “Face It” più che un disco è vero e proprio concentrato di erotismo. Uscito nel 1987 sull’americana State Street Records, il lavoro di Master C & J è un’eccitante analogico che, per la natura della sua costruzione e per la sinuosità del campione vocale, parla senza mezzi termini ai culi delle ragazze. Semplice e infallibile, il disco della band di Chicago è stato recentemente ripescato e suonato da autorevoli interpreti in alcuni dei club più importanti del pianta. È proprio vero: l’house music ben fatta non tradisce mai…voi non vorrete mica mandarla in pensione proprio questa estate? – Matteo Cavicchia
Le compilation disco music sono come le bottigliette di Tè freddo. Non fai in tempo a stapparne una che subito ti viene voglia di berne anche un’altra. Così, senza sosta. Fino a stare male. Ultimamente mi sono appassionato alla serie Disco Discharge, della Harmless. Una collana in sedici volumi, tutti doppi CD, che dal 2009 cerca di approfondire anche i lati più oscuri dell’universo disco. Non solo nomi notissimi, quindi, ma un sacco di perle nascoste e tracce che a modo loro hanno fatto la storia – una storia sotterranea e profondamente legata alla contro cultura – della club culture. Quello tra la disco music e l’estate è un legame indissolubile: nessun genere musicale è mai riuscito a riprodurre alla perfezione il mix di tragicità e divertimento che è tipico della stagione estiva. Nessun genere, tranne la disco. Appunto. Fern Kinney era una corista il cui nome è presente in molti dischi soul della prima metà degli anni settanta. La classica tizia che ha suonato con tutti ma che non si ricorda nessuno. Nel 1979, dopo essersi ritirata dalle scene, smise di fare la casalinga e pubblicò un singolo, il primo, a suo nome. Quel pezzo – Groove Me, in realtà una cover di King Floyd – ebbe un successo enorme, soprattutto in Inghilterra. Roba da primo posto in classifica. Non riuscì mai a ripetere quell’exploit, ma tra i vari singoli pubblicati in quel periodo c’è anche questa Baby Let Me Kiss You. 8 minuti e 18 secondi a cui è davvero impossibile resistere. Chiedetelo a Lindstrøm che l’ha anche inclusa in un suo “Late Night tales”. – Emiliano Colasanti
L’avete presente quello spirito prossimo al paradiso che la house riesce a raggiungere quando si passa il flirt estivo con la sua fiamma funky? Non capita mica spesso eh, per questo il pezzone estratto dal nuovo nome Ninja Tune risalta così tanto, soprattutto se paragonato al mood catchy che la house sfodera ogni giorno in radio. Movimentato, acuto e traboccante d’entusiasmo. Bet you never had a love like this before. – Carlo Affatigato
https://www.youtube.com/watch?v=G3VG3lBXelg
L’eco della chitarra di questa traccia ricorda il suono delle onde che si spaccano contro gli scogli, il basso sono echi di brezze al sale. La batteria è la spettinata ombra delle palme che si agita e la voce sembra arrivare dalla radio accesa del baretto che vende solo Beck’s, ghiaccioli e meloni. Un libro giallo, una birra, e Rhythm and Sound. – Lorenzo Cibrario
C’è chi d’estate si dilettava con castelli di sabbia, giri in bici e bagni al mare; ma anche chi sfruttava il tempo libero per passarlo davanti ad un video game. Il duo italiano The Analogue Cops evidentemente facevano parte della seconda categoria, nerd da consolle, che negli anni sono passati da un joystick ad una drum machine. “Vampire Killer” è proprio questo, la rivisitazione in chiave Chicago House della soundtrack di Vampire Killer/Akuma jō Dracula gioco cult degli anni ’80. Questo non può essere che uno dei dischi dell’estate, un ponte ideale tra l’adolescenza e la maturità. – Carlo Biagioli
C’era un tempo nel quale Kelis e Outkast andavano per la maggiore: era ottobre 2004 quando questa canzone iniziò a passare freneticamente sulle più importanti emittenti radiofoniche e non, ma nonostante la release in autunno, il beat semplice e allegro di Millionaire può essere la colonna sonora perfetta per ogni partenza, soprattutto quelle estive. In questa canzone c’è tutto il sole di cui si necessita, non c’è bisogno di impegnarsi in un ascolto profondo: è il modo ideale per staccare la spina lasciandosi pervadere dalla felicità di ognuno dei suoni presenti nella base sulla quale cantano Kelis e Andre 3000 e se vi scappa un acuto ben venga, cantare fa bene! – Costanza Antoniella
È vero, estate è sinonimo spensieratezza all’insegna di un piacevole abbinamento sole-mare-spiaggia. Qualcuno preferisce invece rimanere in quegli spazi più nascosti dove il sole non è ancora arrivato, esattamente dove collocherei l’ultimo EP di Aïsha Devi uscito per Houndstooth, l’etichetta nata da una costola del Fabric. Un’esperienza rituale, per come la concepisce l’enigmatica producer, rituale come era il significato originario della musica e del ballare. L’idea alla base in realtà va ancora oltre, dando una forma sonora alla figura e al ruolo della donna in determinati contesti culturali, ma se vogliamo anche solo assaporarne la superficie, non sarà male lasciarsi trasportare da un tappeto sonoro così denso, ricco di echi industrial, atmosfere ipnotiche e continui cambi di colore, accompagnati da voci lontane, come se fosse la voce della coscienza a renderci consapevoli della nostra dimensione. Forse più che per l’estate in generale, lo consiglierei nei momenti senza sole della giornata, massimo fino alle prime luci dell’alba. – Mattia Laurella
Per quelli che l’estate è movimento, guardare fuori dal finestrino di un treno in corsa verso una località scelta a caso o battere il tempo ondeggiando la testa mentre si guida con tutti i finestrini dell’auto abbassati; parola d’ordine leggerezza d’animo, vi sfido a rimanere fermi con questo brano che sa di libertà e vento tra i capelli. – Maurizio Narciso
Capita spesso di arrovellarsi il cervello in cerca di una risposta che, il più delle volte, è proprio lì sotto i tuoi occhi, a portata di mano, esattamente nell’ultimo posto in cui andresti a cercarla. Alla domanda “qual è il tuo disco dell’estate 2015?”, me ne sono venuti in mente talmente tanti che stavo per entrare in crisi: “Bonsai“, “Rakuten“, “Back On Black“, “Counting Down The Days“, “Daybreak“, “Stardust” e mille altri, tutti bellissimi, tutti, per un motivo o per l’altro, i miei dischi dell’estate. Ma c’è spazio solo per uno, quindi via alla scelta banale, scontata, vincente, l’unica possibile in questi casi. Esiste qualcosa di più estivo di “Opus”? Signore e signori, Eric Prydz. – Jacopo Rossi
La granita di gelsi e i chilometri macinati sotto il sole, e sotto la pioggia. Gli aghi bagnati, i gin tonic alle sei del pomeriggio, il muro a secco e l’odore di concime che cade su tutta la pianura ragusana. Osservare i granchi, mangiare con le mani, rubare il wi-fi e alzarsi dal tavolo senza pagare il conto. Questo e molto altro l’ho fatto con l’ultimo mirabile lavoro di Henry Wu per la Rhythm Section in testa, “Good Morning Peckam”. Tra le sei tracce dell’EP il mio chiodo in testa è certamente “Dubplate Special”, il funk del duemila e quindici con lime, menta e cannuccia. Il mojito perfetto per le mie orecchie. Il mojito perfetto della mia estate. – Ludovico Vassallo
Una scelta facile, magari poco originale ma quando senti quella voce che comincia ad ingrossarsi mentre l’altro pezzo deve ancora scemare, è come se avessi l’acquolina nelle orecchie e cantare al cielo d’estate, sorridere agli amici e ballare, è l’unica cosa che conta. – Alessandro Montanaro