Dopo un paio di raccolte non propriamente entusiasmanti, sto facendo riferimento a “Cavo Paradiso 10” (di cui cura il secondo cd, mentre il primo è stato affidato a Satoshi Tomiiee) e “Circoloco @ DC10 – The Next Level (redatto e missato al fianco dell’amico Davide Squillace), se fossi stato nei panni del responsabile che cura la collana di compilation del club più famoso di Londra non so quanto avrei puntato su Matthias Tanzmann. Provo a completare il mio pensiero: esistono artisti che, secondo il mio modo di vedere, proprio non si addicono alla stesura di una compilation – vedi i vari Loco Dice e Luciano, che recentemente ha provato ancora una volta (senza riuscirci) a racchiudere l’energia di Vagabundos in ottanta minuti di musica selezionata ad hoc – e ce ne sono altri che, indipendentemente dal contesto in cui sono chiamati ad operare, riescono a veicolare senza il minimo tentennamento il loro sound e la loro sensibilità verso il pubblico (sia in pista che a casa, di fronte allo stereo). E’ il caso, ad esempio, di Seth Troxler (il cui “Boogybytes Vol. 5” supera di gran lunga per emotività e sensibilità tutti i dj set in cui l’ho visto all’opera) e di Dixon, che con il suo “Live At Robert Johnson Vol. 8” ha reso i miei viaggi in macchina delle vere e proprie esperienze mistiche.
“E allora dove collocheresti Matthias Tanzmann? Perché non avresti puntato su di lui?”, immagino vogliate chiedermi. Beh, Tanzmann è un dj che da il meglio di se quando è di fronte al dancefloor, è un artista che sa leggere la pista e che sa comunicare con essa e che, senza troppi giri di parole, sa farla divertire. Non è uno “scienziato della consolle”, questo no, non è uno di quelli che, dopo un lavoro di ricerca lungo giorni, tira fuori il disco che ti fa esclamare “guarda cosa cazzo si è inventato questa volta”. Effettivamente è un grande dj, ma se penso a quello che è diventanto il mio metro di giudizio, non riesco a considerarlo un grandissimo, un fuoriclasse. Proprio no, e per questo non so quanto dopo Levon Vincent e Guy Gerber (e prima di Ben Klock e Ben UFO, autori delle prossimi due numeri) avrei puntato sul set “operaio” del buon Matthias.
Ad onor del vero, se divido (quasi) a metà questo Fabric 65 mi trovo di fronte a due giudizi distinti. La prima parte, dalla traccia numero uno alla traccia numero sette, è decisamente troppo piatta per finire in un cd missato. Minimono, Clockwork, Avatism, Maya Jane Coles, Monkey Maffia e lo stesso Tanzmann sono dei grossi, grossissimi produttori e tutto si può dire tranne che i dischi scelti, se presi uno ad uno, non siano validi. Ma per la musica e i dj set, e questo è un discorso che ho imparato col passare del tempo, non vale la proprietà additiva; non sempre un dj che suona solo dischi validi riesce a regalare emozioni indimenticabili, certo ha maggiori probabilità ma il risultato non è garantito. Non basta fare il compitino, ecco tutto, e per i primi trentotto minuti della compilation vale esattamente questo discorso.
Poi però, fortunatamente, le cose cambiano nonostante ciò che resta della compilation rimanga circoscritto a quello che è il sound che ha reso Tanzmann uno dei dj più richiesti dell’ultimo biennio. Jeff Moore & Jamie Lie A Kwie (la loro “Butt” è stato un piacevole sorpresa), il bel remix dell’intramontabile “Right On, Right On” firmato da Tanzmann, Guido Schneider & Florian Schirmacher, Alexis Cabrera, MFD e Just Be chiudono una compilation che non passerà certo alla storia tra le più belle della collana ma che, nonostante le premesse, riesce a dare il meglio di sè proprio in extremis finendo per meritarsi un posto sugli scaffali non solo dei collezionisti.