Che il nuovo “Fabric 70” non fosse una di quelle raccolte da “cellophanare” con cura e riporre nell’angoletto delle compilation più belle della nostra collezione s’era capito già quando, qualche settimana fa, è stata pubblicata la tracklist scelta dai tre moschettieri Oliver, Dan e Dyed. Eppure Apollonia è uno di quei marchi – un po’ per l’effettiva bravura e l’indiscusso talento dei suoi protagonisti, un po’ per quelle dinamiche di mercato che ciclicamente eleggono a “sound del momento” questa o quella crew di produttori – che sta veramente dicendo la sua in giro per i club del pianeta. Tutto questo però non basta (non può bastare) per imbastire un percorso credibile, vero e profondo in una quindicina di tracce. La storia recente, tra l’altro, è piena di esempi di questo tipo, casi di dj bravissimi live ma meno “efficienti” quando si tratta di concepire una compilation.
A conti fatti, la sensazione che si ha mentre si ascolta il lavoro di Oliver, Dan e Dyed è che i tre, nel cercare di proiettare se stessi all’interno di quest’ora abbondante di musica, si siano limitati a svolgere il compitino disattendendo le aspettative di chi da loro si aspetta quel tocco capace di trasformare i loro set in qualcosa di unico – in questo Dan Ghenacia è un docente universitario. Non c’è sorpresa, nel “Fabric 70” nessuno osa, ecco.
“We don’t play like a usual back to back – where you can recognize who is playing what – we have a unity, much like that of a band… There is a point when we have played together after three or four hours and we no longer feel the time… it’s almost meditation”.
Meditazione? Certamente no. Si può parlare di coerenza e fedeltà al loro background e al suono che sta facendo dei loro set lo show di punta del DC10, ma non di meditazione. Qui si sculetta, ok, ma la testa (come i piedi) resta ben ancorata a terra. E non provateci, vi prego, non dite che la colpa va ricondotta ai limiti temporali di una selezione missata perché una manciata di mesi fa lo stesso tridente ci regalava un sontuosissimo podcast per Resident Advisor (da riprendere, consigliatissimo!), un lavoro in cui è possibile toccare con mano le ragioni che hanno reso Apollonia un progetto di successo. Non provate nemmeno a dire che l’house music non riesce a “valorizzarsi” in circostanze come questa, perché se davvero lo pensate allora vuol dire che non avete ancora ascoltato “Live At Robert Johnson Vol. 8” di Dixon, e questa è una cosa gravissima.