Fat Fat Fat Festival è un piccolo miracolo. Ma di quelli belli belli. Già Harmonized, la “casa madre” che ha dato vita al festival, in realtà lo era: portare il clubbing di qualità, quello ricercato e di spessore, in zone in cui di solito ad attecchire erano altre cose, un po’ più attente al soldo e al già consolidato. Indice di difficoltà: mille. Indice di riuscita: mille. Quando poi si sono messi in testa di creare un festival vero e proprio, facendolo per giunta a modo loro, ovvero con una line up sfiziosissima per palati fini ma senza quei nomi “a colpo sicuro”, per un attimo abbiamo temuto si stesse facendo il passo più lungo della gamba. Invece no: chi l’anno scorso c’era alla prima edizione di Fat Fat Fat, ha visto un posto molto bello, un’atmosfera ancora più bella, un’affluenza per cui difficilmente in Italia a un Theo Parrish è capitato di suonare davanti a così tanta gente, tanto per farci capire (…e Theo era sicuramente l’headliner assoluto).
Rieccoci quest’anno. Con un cartellone ancora una volta dall’indirizzo ben preciso: niente tech-house facile, crucca e trionfale, molta blackness, molta eleganza, molto soul, stavolta ancora più jazz e molto più live dell’anno scorso (Yussef Kamaal, Fatima con la sua band, Mark De Clive-Lowe…). Insomma: ricercatezza. Ma non certo noia. Non certo cose buone per i super-intenditori ma, insomma, un po’ noiose ed incomprensibili per tutti gli altri. Del resto questa è una via importante per il clubbing. Tant’è che ci siamo divertiti, per festeggiare la messa on line della timetable ufficiale, a stilare un piccolo elenco di Boiler Room con protagonisti un po’ degli artisti in line up: se in Italia la Boiler Room è diventato un marchio molto popolare anche fra chi vuole il clubbing Ibiza, grandi numeri, grandi nomi e via andare, allora sappiate che pure nella ricercatezza di un Fat Fat Fat la Boiler Room ci sguazza, ci sta a pennello.
YUSSEF KAMAAL
Yussef Kamaal sono fra gli headliner di Fat Fat Fat: non solo sono una delle cose più belle possiate vedere live oggi, col loro jazz scarno ma “cosmico”, intriso anche di funk, ma quello che non tutti sanno è che si tratta di un progetto nato prima di tutto grazie alla Boiler Room. Che aveva chiesto a Henry Wu di farne una da protagonista, lui ha risposto “Sai che c’è? Chiamo il mio amico batterista Yussef Dayes, forse qualcun altro, e ci inventiamo qualcosa live per l’occasione”.
NU GUINEA
In realtà in quanti sanno che Nu Guinea sono italiani? In quanti sanno che Nu Guinea sono Lucio Aquilina e Massimo Di Lena? In quanti sanno che Lucio e Massimo hanno volontariamente gettato alle ortiche una carriera lanciatissima nel remunerativo giro tech-house (all’epoca davvero imperante) per fare la musica che loro amavano e non essere obbligati a fare quella che gli faceva guadagnare soldi, serate e successo nel modo più semplice?
MARK DE CLIVE-LOWE
Mark De Clive-Lowe è semplicemente un genio. Un genio molto sottovalutato. Un musicista dalla sensibilità sopraffina, con una abilità tecnica enorme – da navigato professionista del jazz – ma una curiosità insaziabile, unita alla voglia di sperimentare, di unire mondi, di far combaciare accademia e clubbing, invenzione e capacità di coinvolgere.
STUMP VALLEY
Berlino tropicale… Che poi in realtà gli aficionados della città tedesca avranno anche riconosciuto questo luogo sabbioso e apparentemente caraibico in cui è stata piazzata l’esibizione degli Stump Valley. Che di stanza stanno proprio a Berlino, però c’è un sacco di italianità, ecco, in loro. Anche se si divertono a non divulgare particolari biografici. Ma chi se ne importa: la musica bella è senza confini. E la loro bella lo è davvero.
FUNKINEVEN
Ok, Kyle Hall a Fat Fat Fat non c’è, ci sarà solo Funkineven dei due protagonisti in questa BR, però ecco, basta e avanza. Di loro apparizioni in back to back sotto il marchio Boiler Room ce ne sono più d’una, questa probabilmente è la migliore: un excursus per tutte le traiettorie più nobili dei dancefloor negli ultimi due, tre decenni.