E’ stata una delle più belle sorprese dell’anno scorso. Oddio, sorpresa fino ad un certo punto: perché sulla bontà della crew di Harmonized ci sono sempre stati pochi dubbi, chi ci legge con attenzione lo sa. Una crew che è riuscita, in pochi anni, a mettere in piedi una delle serate migliori d’Italia per qualità musicale – e a farlo in un contesto di sicuro non metropolitano, dove tra l’altro un certo tipo di proposte avevano sempre avuto poca (o nulla cittadinanza). Chiaro: quando fai una serata settimanale o giù di lì devi variare lo spettro un minimo, il range va dalla techno dura&pura a Theo Parrish, ma quello che è certo è che non si è mai derogato alla qualità. Anzi di più: si è resa la qualità musicale, nel clubbing, qualcosa di popolare, senza snobismi calati dall’alto. Moltissime persone del marchigiano si sono avvicinate a, per dire, Ben UFO o Floating Points, ed è una “alfabetizzazione” alla club culture di livello supremo che è potuta avvenire anche perché ad Harmonized non hanno mai fatto gli elitisti, hanno sempre cercato di essere inclusivi.
Inclusivi, ma al tempo stesso orgogliosi e consapevoli delle proprie scelte. Così orgogliosi e consapevoli da aver tentato l’azzardo di dare vita ad un festival estivo vero e proprio, Fat Fat Fat appunto, dove cercare come indirizzo sonoro quello che sentono più loro da un po’ di tempo a questa parte (vedi anche i set dell’Harmonized Soundsystem). Se Harmonized come club night è più varia, Fat Fat Fat come festival è uno statement musicale molto chiaro. E’ l’incrocio tra blackness e dancefloor. E infatti, se uno guarda agli headliner, vede Moodymann ed Omar S: non servono molte presentazioni, nemmeno troppe spiegazioni. L’”anima” è chiara. Lo stesso incrocio si può giocare comunque su traiettorie più dub “speziate”, e allora c’è Nightmares On Wax, o più essenziali e stilizzate, e da questo punto di vista abbiamo aspettative enormi sul back to back tra Tama Sumo e Volcov, due fuoriclasse.
La line up però dovreste spulciarvela tutta. Perché è una lunga serie di scelte “belle”, e prendete questo aggettivo a trecentosessanta gradi: c’è la giusta attenzione ad act italiani di qualità (Nu Guinea, Stump Valley, Raffaele Costantino, Dj Hendrix), a stranieri con poco hype ma mille meriti (Alexander Nut & K15, Funkineven, il geniale Mark De Clive-Lowe, Awesome Tapes From Africa, Jayda G), ad eroi milanesi (Abstract), umbri (Franco B) o bolognesi (Iommi), perché già dall’anno scorso Fat Fat Fat aveva stupito per come era riuscito a fare network, in modo entusiasta e naturale, con tutte le realtà “likeminded” sparse per l’Italia (oltre a fare centro, in generale, già al primo colpo). Insomma, un festival “avvolgente”, zero snob, con un grosso senso di famiglia e di comunità, che non deve sparare grandi nomi attira-folle per farti stare bene e per scatenare la gioia.
Quest’anno poi c’è qualcosa di più. Qualcosa di molto significativo. E siamo contenti di poter giocare noi, come Soundwall, in collaborazione con Molinari e coi suoi viaggi alla ricerca di #ExtraContent, un piccolo ruolo. Fat Fat Fat si concede una terza giornata, una preview nell’incantevole borgo di Morrovalle, venerdì 4 agosto. Una preview all’insegna di live dalla enorme, enorme, enorme qualità: legati fra loro dai dj set di Raffaele Costantino, ci saranno infatti Yussef Kamaal (il live jazz più esplosivo in circolazione, da un annetto a questa parte) e Fatima con la Eglo Live Band, la “protetta” di Floating Points ed Alexander Nut (e, dall’anno scorso, artista Blue Note), una delle voci soul europee più belle, raffinate e calde possiate immaginare. Proprio con Fatima, che è una persona deliziosa, faremo una lecture, un incontro “aperto” prima che lei salga sul palco: le faremo raccontare la sua storia, le sue idee, le sue speranze, le sue paure, le sue felicità. L’appuntamento per questo #ExtraContent presentato da Molinari è per le 19, al Loggiato di Piazza Vittorio Emanuele II di Morrovalle, ovviamente il 4 agosto.