“E il senso di onestà e di entusiasmo “orizzontale” e comunitario che abbiamo respirato in tutta la giornata del 14 agosto 2017 a Fuck Normality Festival, beh, già lo sappiamo, sarà uno dei migliori ricordi di un 2017 in cui abbiamo già visto tante cose notevoli e altre ne vedremo. Quindi ecco: certe volte le cose, ad andarsele a cercare, ti premiano tantissimo”: finiva così, poco meno di un anno fa, il nostro racconto su come eravamo entrati nel “mondo” di Fuck Normality, su cosa ci eravamo portati dietro dopo una lunga giornata tra circolo Arci Rubik – per una bella chiacchierata con Myss Keta e Populous, tra l’altro una Myss Keta ancora pre-esplosione mediatica attuale ma già affilatissima e lucida nelle sue analisi – e Sudestudio, la sede storica del Fuck Normality.
Ci aveva davvero lasciato un sapore bellissimo, il festival. Non propriamente un “boutique festival”, come lo possono essere Fat Fat Fat, Siren, Frac, Dancity, tanto per citare alcune delle perle che hanno percorso e stanno percorrendo la nostra estate, utilizzando quel format che davvero può fare la differenza e rendere l’Italia un posto prezioso anche agli occhi degli artisti e magari pure dei loro cinici management, al momento più rivolti a dragar soldi e fama ad Ibiza o ad attingere a capitali britannici in Croazia. Fuck Normality non è forse un boutique festival “all’italiana” nel senso che non è incastonato in un luoghi storici, in cittadine medievali; il Sudestudio è altro, è una roccoforte della musica di qualità in Salento (una roccaforte di respiro europeo), uno studio di registrazione con un sacco di spazio verde attorno dove poter dare vita ad un’adunata.
Ecco: Fuck Normality è più una festa. Una festa tra amici. Una festa tra persone che sanno sfuggire al Salento più commerciale. Una festa tra persone che si fidano delle scelte artistiche ma anche e soprattutto etiche dell’organizzatore della festa. Che poi, occhio: a dire “una festa” sembra quasi un voler sminuire il tutto, ma in realtà l’anno scorso l’affluenza è stata alta e il livello musicale, nonostante il pacco di Lone, molto molto alto. Qui il racconto di come è andata.
(visuale sul Sudestudio dalla console; continua sotto)
Livello musicale molto molto alto anche quest’anno (e pure quest’anno, stesso giorno: 14 agosto). Il primo da nominare, permettetecelo, è Not Waving: non solo è “uno dei nostri” (aka, un italiano che ha sempre combattuto per la musica di qualità e contro i luoghi comuni sonori), ma va detto che il suo live è diventato qualcosa di strepitoso: l’abbiamo visto di recente a MusicalZoo a Brescia – altro bellissimo festival, per inciso – e ci ha letteralmente spettinato, per impatto, qualità, inventiva. Techno-electro-pop-mutante fra le cose migliori possiate sentire in giro oggi, punto. Assolutamente imperdibile. Alessio Natalizia è in totale stato di grazia artistica, e in questo momento è semplicemente uno dei migliori producer di elettronica a livello mondiale, non solo nel contesto della sua residenza attuale, Londra.
Giornalisticamente, l’headliner vero e proprio di Fuck Normality dovrebbe essere Andy Stott. Che, insomma, butta via. L’intensità emotiva che riesce a raggiungere, quando azzecca il set, è qualcosa di raro: siamo convinti che l’atmosfera particolare che si respira al festival – un’atmosfera fatta di calore, di senso di famiglia, ma anche di nessuna deroga sulla qualità – lo porterà sulle coordinate giuste, quando insomma sa bilanciare perfettamente lo spleen “all’inglese” un po’ robboso con le sciabolate acid più mefistofeliche, arricchite da intarsi electro o di techno destrutturata. Insomma, non esattamente l’artista da grande-serata-dance-in-discoteca-commerciale: se piazzi lui come headliner, marchi ancora di più la tua differenza rispetto ad altri eventi estivi in regione. E fai bene.
Terzo headliner, Nickodemus: uno che sa farti prendere bene anche se la tua squadra è allenata da Pecchia – chi tifa Verona, ha capito cosa intendiamo. Per chi non tifa Verona e/o non gliene frega nulla di calcio, Nickodemus è uno di quegli animali da console che sa portare stile e buonumore in uguale misura, uno il cui diggin’ ricercato è sempre e comunque finalizzato a far prendere bene le persone. Le traiettorie stilistiche sono quelle della musica black, ma nell’accezione più vasta, raffinata e visionaria del termine.
A completare la line up – ma non è un mero “completamento”: poi se arrivi a Fuck Normality ti rendi conto che, alla prova dei fatti, sono tutti headliner allo stesso modo, sia per chi organizza che per il pubblico – artisti italiani selezionati con grande gusto ed attenzione: gli splendidi “eroi locali” Lucia Manca ed Okee Ru (quest’ultimo in back to back con l’ottimo Filippo Zenna), i raffinatissimi Yombe, la grazia di Joan Thiele (una il cui cuore sta in contesti di questo tipo, più ancora che nelle copertine patinate in cui finisce guidata da logiche promozionali).
Ci saranno poi ovviamente le usuali trovate scenografiche tanto low budget quanto inventive ed efficaci a cura di Odd Arts, lo spazio riservato all’arte (un’arte che vuol-dire-qualcosa, sempre con un preciso messaggio etico e politico) con più di una ventina di artisti coinvolti; ci sarà soprattutto, non abbiamo il minimo dubbio, quell’atmosfera magica e speciale che rende Fuck Normality davvero unico e, credeteci, uno di quei festival che se attorno a Ferragosto siete in Puglia sareste pazzi a non visitare. Vi perdereste una cosa bella: per i vostri sensi, per le vostre emozioni, per quello che la musica deve essere e deve fare nelle nostre vite.