Una decina di giorni fa, segnalavamo la bella “forma di resistenza” emiliana nei confronti di cultura, festival, eventi: due eventi (Outer, roBOt), da un lato diversi fra di loro per storia e dimensione dall’altro simili nel voler andare avanti, e nel volerlo fare valorizzando i talenti di casa nostra con gusto e competenza (e non per semplice “quota tricolore” di stampo sovranista). Era ed è davvero apprezzare la voglia di non fermarsi in momenti in cui fare qualsiasi cosa è il doppio, il triplo più difficile; era ed è davvero apprezzare la cocciutaggine, l’amore per la cultura, la voglia di rendere realizzabile un progetto che si basi su contenuti, stimoli, suggestioni e visioni.
Da un lato, siamo contenti di mettere qui sotto il post celebrativo di Outer. E’ andato tutto bene. Del resto, parliamo di un festival che era andato sold out fin da subito – un segnale importantissimo – con decine e decine di persone in lista d’attesa. E con una line up per nulla “paracula” (ma, nel suo piccolo, molto ben studiata).
Vogliamo ringraziare tutte le persone che hanno partecipato e ci hanno aiutato a portare a termine quella che fin da…
Pubblicato da Outer Festival su Lunedì 12 ottobre 2020
roBOt aveva un progetto ancora più ambizioso, molto strutturato e ramificato, pieno di tantissimi nomi. Noi in realtà ne avevamo annunciato solo tre – gli headliner, praticamente – ma poi tutta la line up del festival è stata svelata. Purtroppo, è stata svelata per dire che il festival non c’è più. Ed era una line up della madonna. Ecco qui la comunicazione su Facebook:
Abbiamo fatto tutto il possibile, messo a punto l'intero programma ed eravamo già pronti ad attivare la vendita dei…
Pubblicato da roBOt Festival su Sabato 10 ottobre 2020
In realtà, questi due post – anche se sembrano opposti fra di loro – sono due facce della stessa medaglia. Outer è riuscito a portare tutto a compimento per la sua struttura agile; roBOt, che per storia ed importanza si sentiva giustamente in dovere di mirare più in alto come sforzo produttivo, ha deciso con lucidità che alla luce degli ultimi dati, degli ultimi sviluppi epidemogiologici e degli ultimi spifferi sulle bozze dei DPCM (sì, purtroppo siamo costretti a fare scelte impegnative e drastiche basandoci su bozze e anticipazioni giornalistiche non verificabili…), era il caso di bloccare tutta la macchina.
Questo è lo stato che stiamo vivendo: dover decidere di giorno in giorno, di passo in passo, quale sia la cosa migliore da fare. Quella più opportuna. Quella più sicura. Quella dove amore per le cose, l’arte e l’impresa non diventi un cieco suicidio tra negazionismo irresponsabile e superficialità inaccettabile. La lotta non deve essere contro (o a favore di) chi fa le cose o di chi non le fa, ma a favore di chi le fa bene, ragionando su ogni passo, valutando pro e contro.