Ti può venire in mente di fare un festival, certo; anzi, è una delle cose che sentiamo più dire in giro fra gli addetti al settore meno esperti e più ingenui – come se fare un festival non fosse in fondo così difficile. Sentiamo anche molti (qualche volta gli stessi, qualche volta il pubblico in generale) lamentarsi che nei festival di sono “…sempre gli stessi nomi”. Il problema è che la tendenza a fare, ehm, gli allegri col lato B degli altri è come al solito dura a morire. Forse si fanno “sempre gli stessi nomi” perché sono gli unici che ti garantiscono un minimo di sostenibilità economica dell’intero progetto (che poi, manco è esattamente vero che sono “sempre gli stessi”, ma non divaghiamo). Mentre a fare i cosiddetti nomi “fighi”, quelli che “Se capissi un minimo di musica, faresti il live di X o il dj set di Y, ma si sa, non capisci un cazzo”, poi succede che ci si ritrova in pochi, ognuno col proprio snobismo, ma il conto lo paga chi si è sobbarcato l’organizzazione dell’evento. Non l’artista X o l’artista Z, non il pubblico che si lamenta che ci sono “sempre gli stessi” ma poi quando arrivano non “gli stessi” o non si fa vedere – c’aveva judo – o chiede l’accredito.
E’ una questione di equilibri. Perché d’altro canto è anche vero che se uno sceglie di percorrere sempre la via sicura non solo dopo un po’ non porta nessun avanzamento culturale e sociale, ma progressivamente ha anche un pubblico che molto facilmente si annoierà e ti abbandonerà piano piano. Quindi ecco, non è facile.
E’ per questo motivo che salutiamo con molto interessi i primi annunci relativi al neonato Radar Festival. Prima edizione, sì, anche se non arriva dal nulla: dietro c’è Radar Concerti, un’agenzia con ormai esperienza consolidata e che tra l’altro aveva giocato un ruolo fondamentale l’anno scorso in Festival Moderno, per certi versi il papà di Radar Festival: stessa location (il Circolo Magnolia), una partnership di peso (Club To Club), linea artistica simile (indagare le novità del pop più alieno, o dell’hip hop più irregolare e decontestualizzato, o del soul più digitale). Insomma, si parte da un’esperienza pregressa. Che aveva dato frutti non perfetti, ma promettenti.
Quest’anno si torna, si cambia nome, si irrobustisce tutto: due giornate, un uso dell’intera area outdoor del Circolo Magnolia in vestione estiva, una venticinquina di nomi in cartellone. I primi promettono decisamente molto bene: prima di tutto SOPHIE, più volte citata nei nostri Carousel e in vari articoli; poi la scommessa Yung Lean, sempre aleggiante con artisti di questo tipo (ovvero: molto figo, ma renderà dal vivo?); uno dei nomi più promettenti della piazza per il pop dell’iper-futuro, Kelly Lee Owens; una delle band più “fragranti” emerse negli ultimi mesi, Superorganism; una scommessa, Abra; infine, quella che per noialtri di Soundwall non può che essere una garanzia assoluta, The Black Madonna.
Come primo annuncio è veramente notevole. 8 e 9 giugno le date da segnare in calendario. Ci torneremo sopra, molto facilmente. Si possono fare festival, in Italia; e si possono anche fare senza ricorrere sempre all’”usato sicuro”, riuscendo invece ad intercettare gli artisti emergenti più ganzi un attimo prima che diventino dei colossi; per farli, bisogna avere esperienza, spalle larghe, conoscenza musicale, un po’ di fortuna. Radar Festival è uno dei primi indiziati quest’anno per poterci riuscire. Ottimo così, tenetelo bene d’occhio.