Abbiamo incontrato Fink a Roma, prima del concerto a Villa Ada. Una chiacchierata infinita, con un personaggio squisito, disponibile e davvero in gamba. Se volete un consiglio, mettete su Perfect Darkness e iniziate a leggere.
Cosa ne pensi di Perfect Darkness a un anno dall’uscita? Sei ancora soddisfatto o cambieresti qualcosa?
Dopo un anno di vita e di tour, stiamo ancora scoprendo dei particolari, piccole cose. L’essenza dei brani e come eseguirli dal vivo. Per un anno siamo stati in giro ed è ancora un bellissimo viaggio. Continuiamo a migliorare a ogni concerto. Anche se lo stiamo suonando ormai da Marzo 2011, troviamo sempre qualcosa di nuovo da fare ogni sera, qualche nuova vibrazione da trasmettere. Penso che un buon album si possa testare in base a come rende dal vivo, e Perfect Darkness è davvero semplice da suonare dal vivo. Non nel senso che è semplice a livello tecnico, ma che viene naturale da suonare. Penso che l’atmosfera dell’album sia ancora viva. Se qualche brano inizia ad annoiarci lo tagliamo dalla scaletta. È successo per un brano di Perfect Darkness, ma abbiamo tagliato anche brani degli album precedenti. Non ripetiamo mai la stessa scaletta: guardiamo l’ambiente, il pubblico – quando c’è (ride) – e decidiamo in base a quello. Il tempo, il palco: ogni cosa ha la sua influenza.
Ed è stato recepito dai fan come ti aspettavi?
…molto meglio di quanto ci aspettassimo. Pensavamo che ai nostri fan sarebbe piaciuto e che ne avrebbero parlato ai loro amici, come è successo per gli altri dischi, saremmo andati in tour e così via. Invece questo album si è rivelato molto più grande dei precedenti e ha reso più grande tutto il resto. È l’unica parola con cui posso rendere l’idea. La pressione, il divertimento, la musica, tutto è più grande. Perfect Darkness è stato un lungo viaggio per noi e pensiamo che abbia raggiunto molte più persone rispetto ai precedenti. Beh, forse il nostro primo album, Biscuits for Breakfast, nel 2006 aveva raggiunto un pubblico abbastanza ampio, ma gli altri due no. Però ci hanno dato la possibilità di migliorare, soprattutto dal vivo. Ora Perfect Darkness ci ha riportato di fronte a tanta gente che ci aveva persi di vista, e per noi è stato fantastico.
Parlando di altri album… Distance And Time nel 2007, Sort Of Revolution nel 2009 e proprio Perfect Darkness nel 2011: cosa dobbiamo aspettarci per il 2013? State già lavorando a un nuovo album?
Abbiamo vissuto un ciclo in cui abbiamo prodotto album il più velocemente possible. Quattro album in cinque anni: non si può essere più veloci di così. Ma Perfect Darkness è più grande degli altri, e il tour durerà più di un anno, da Marzo 2011 a Dicembre 2012. Per scrivere un nuovo disco ci vorranno almeno sei mesi, quindi possiamo dire che nel 2013 Fink sarà decisamente poco attivo, almeno verso il pubblico. Ma per noi niente si fermerà: torneremo in studio, viaggeremo, impareremo cose nuove, trarremo ispirazione per la musica. E poi ho bisogno di un po’ di tempo per spendere tutti i soldi che ho guadagnato (ride). Nel 2013 scriverò un nuovo disco, ma avrò bisogno di tornare ad assaporare un po’ di vita reale prima di trascorrere altri due anni tra studio e tour, anche se adoro farlo. Penso che ci vorranno circa sei mesi per scrivere l’album, due mesi per registrarlo e poi la macchina si rimetterà in modo e l’album sarà pronto nel 2014. E’ il Massimo che si possa fare. E c’è più pressione adesso perchè vogliamo realizzare un disco ancora più grande di Perfect Darkness.
Penso che ai nostri fan piacciamo perchè non ci svendiamo e non facciamo cose ovvie. C’è sempre la tentazione di svenderti quando qualcuno ti offer una certa quantità di soldi, ma se lo facessimo perderemmo tutto. Ti prendi un assegno e finisce li. Ma abbiamo imparato che per mantenere il nostro pubblico e proseguire il progetto non dobbiamo svenderci e alla fine guadagneremo la stessa quantità di denaro nel lungo periodo invece di guadagnarlo tutto insieme. E’ difficile convincere il managmente e l’etichetta che stai facendo la cosa giusta, perchè loro vorrebbero dei successi immediati. E’ rischioso e potrebbero volerci 6 mesi per raggiungere il giusto equilibrio tra tutte le parti in causa.
Quindi state scrivendo del nuovo materiale mentre siete in tour.
Assolutamente! E’ quello che facciamo in continuazione. Quando abbiamo del tempo libero andiamo a qualche concerto e cerchiamo di imparare qualcosa di nuovo da altre band. Quando partecipiamo a dei festival guardiamo gli altri gruppi e scopriamo qualcosa di nuovo che ci fa riflettere.
La cosa più difficile è non scrivere canzoni legate al viaggio. Abbiamo già scritto le nostre canzoni “on the road”: Distance And Time parla del viaggio, See It All di New York, Berlin Sunrise ovviamente di Berlino. Ed è difficile perché se la tua vita è tutta un viaggio si rifletterà sulle tue canzoni, quindi a volte devi pensare al tuo passato per trovare l’isiprazione per un brano, o altre volte, devi creare una situazione ed immaginare di viverla. Spesso scriviamo un pezzo che per molta gente parla di amore mentre in realtà è dedicato a un sandwich. Appena pubblichi una canzone diventa del pubblico e la loro interpretazione è giusta quanto la nostra. Una canzone come Perfect Darkness significa qualcosa per me, qualcos’altro per Guy e qualcos’altro ancora per Tim e ancora qualcosa di diverso per il pubblico. Quindi è strano quando qualcuno mi chiede il significato di una canzone, perché il significato è quello che tu gli attribuisci. E’ lo stesso discorso che vale per un quadro: puoi guardare un Picasso e pensare che sia semplicemente un ritratto di una donna, mentre in realtà è molto più profondo, o forse no, dipende. Il miliardario russo che l’ha comprato probabilmente ha apprezzato solo il colore, oppure la cornice (ride).
Tornando a noi ci vorranno sei mesi per vivere qualche avventura e trovare l’ispirazione per i nuovi brani. Quindi quando finiremo il tour prenoteremo qualche volo e andremo a viverci un’avventura. Penso che andrò in Messico a La Reunion e forse anche in Asia. Abbiamo fatto un tour della Cina l’anno scorso. E’ stato davvero interessante e vorrei conoscerla meglio. E’ interessante perché credo che gli occidentali siano molto avidi. E dentro di noi. Non è necessariamente giusto o sbagliato, ma c’è. E ora la Cina rappresenta il massimo dell’avidità, perché i numeri sono così estremi che se produci spazzolini da denti e sfondi in Cina venderai 2 milioni di spazzolini. Se produci musica e diventi un big in Cina, che al momento è impossibile ma forse non lo sarà tra dieci anni, venderai una mare a di dischi. Quindi voglio andare in Cina adesso prima di diventare vittima della mia stessa avidità. Non puoi vendere dischi, non c’è iTunes, non c’è Amazon, non ci sono negozi di dischi, ci sono pochissimi concerti. E poi non bevono, quindi se vai ad un concerto non c’è il bar. E’ così strano. Ho viaggiato in Europa negli anni 80, quando era molto diversa da adesso, ogni paese europeo era veramente unico. Ora invece trovi gli stessi negozi a Vienna, Roma o Stoccolma ma venti anni fa era diverso. Non era così. Quindi voglio vedere l’Est prima che diventi come l’Ovest. Vorrei anche viaggiare nel Nord America, forse on the road. Nonostante il lungo tour sento ancora il bisogno di viaggiare, anche se in maniera diversa. Un giorno sarà troppo vecchio per farlo e mi resteranno soltanto i ricordi di quelli che ho affrontato. Il mondo è un posto enorme e va visto adesso. Un sacco di gente mette delle radici e quindi non è più in grado di viaggiare, perché vuole guardare la tv, andare a letto presto e stare nella propria casetta. E’ molto difficile sradicare una pianta quando ha messo radici. Quindi penso che il mio consiglio sia “non mettere radici”. Penso che quando entri in una routine diventi come chiunque altro, uno dei tanti. Quando la mia ragazza si è trasferita in Inghilterra, non riusciva a credere che alle dieci di sera non ci fosse nessuno per le strade e che in tutte le case fossero illuminate dalla tv. Il 99% della gente in questo momento sta guardando la tv, e per me è veramente triste. Quando arrivi a Roma e vedi tutti questi monumenti è bellissimo e ti rendi conto che non sono stati costruiti da gente che passava le giornate davanti alla tv, ma da persone che viaggiavano, commerciavano ed imparavano nuove cose. Nel momento in cui ti fermi non puoi creare più nulla. Viaggiare fa bene all’anima. Ti rendi conto di quanto siamo ricchi quando viaggi. Il fatto che potresti andare più o meno ovunque nel mondo ed in qualsiasi momento pagando con la carta di credito e poi buttarla nell’oceano e ricominciare tutto da capo. Non fatelo (sorride). Gli hippie ad esempio sono grandi viaggiatori, perché viaggiano per la vita stessa, non per business. Quindi assaggia tutto il cibo e conosci più persone che puoi. Tra l’altro la musica è un ottimo modo per viaggiare. Ad esempio è bellissimo vedere il concerto del tuo gruppo preferito a Praga o a Berlino o dove vuoi. Prendi i biglietti e vai, sarà stupendo. Non vederlo a casa, è troppo facile. Segui i gruppi metal in Norvegia o una folk band in California. Se rinunci alla tv o all’iPad, o all’Xbox potrai benissimo permettertelo. In realtà anche io ho una Playstation e un po’ mi manca… (ride).
Ultima domanda riguardo al tour: dopo la grande esperienza con 59 productions, cosa hai in mente?
Ecco questo è difficile, sinceramente non lo so. Lavorare con 59 productions, che ha disegnato il palco, le luci e le proiezioni, è stata un’esperienza grandiosa per noi perché avevamo la possibilità di salire sul palco e trasformarlo nel nostro palco ogni notte. Quando arriveremo alla fine del tour, a dicembre, smantelleremo il set e lo venderemo. Tutte le luci verranno vendute ai nostri fan quindi non le useremo più. Quel che è stato è stato. Per il prossimo disco lo rifaremo sicuramente. Lo stage disegnato da 59 production entrava perfettamente in tre box. La prossima sfida probabilmente sarà quella di farli entrare in cinque. Forse no ci saranno le proiezioni, perché a volte non entrano sul palco o nei club che sono toppo piccoli, ma le luci sono fantastiche. Lo stage di 59 production è flessibile, quindi può essere enorme o piccolo, alto o basso in base alla location. Quando inizieremo il prossimo tour, vogliamo fare qualcosa di simile in termini di flessibilità. Ho visto certe band fare delle cose incredibili con le luci, quindi prenderò sicuramente qualche spunto (ride). Ho visto gli Horrors – li amo – e quando suonano live credo che abbiano una piccola luce puntata addosso, quindi quando il cantante viene verso il pubblico preme un bottone e la luce cambia. Vorrei provare una cosa del genere. E forse proiettare su di noi invece che su degli schermi. Alcune band usano il palco in un modo fantastico. Alcuni portano cose direttamente da casa. E la cosa mi piace molto. Divani, mobili, piante. Mi piace l’idea che quando guardi il palco ti sembra di guardare lo schermo di una tv e puoi cambiare atmosfera velocemente semplicemente accendendo o spegnendo le luci.
Cantante, autore, chitarrista, producer e dj. A quanto pare la musica è la cosa più importate della tua vita. Cosa ascolti quando sei da solo?
Ovviamente la musica è la cosa più importante della mia vita. C’è musica tutto intorno a noi e visto che io produco, scrivo e suono musica, conosco la parte tecnica delle cose, e la musica che ascolto a casa è quella da cui non posso imparare. Per esempio ascolto molto i CAAN. Roba molto psichedelica sperimentale, ascolto molta musica classica perchè non la posso scrivere e perché non c’è niente di cantato. Ascolto anche molto hard metal, perché non sono mai stato in una band metal e non ne farò mai parte. Ma allo stesso modo mi piace davvero la gente che non suona ma ascolta musica. Loro non pensano a come è fatta, gli piace e se la godono. Recentemente mi sono riavvicinato alla musica elettronica, perché è semplice e pura. Sai, una mela è meglio per te di uno snack bar, ma a volte hai voglia di uno snack bar. Quindi sto cercando la roba che mi piace nell’eettronica. Tutto quello che non riesco a trovare, lo faccio.
Solitamente suoni una chitarra classica invece di una acustica che è praticamente un’eccezione nella musica influenzata dal folk, puoi dirci qualcosa su questa scelta?
Penso che si possa essere più passionali con una chitarra che ha le corde di nylon. Ultimamente ho suonato il 50% con una spagnola e il 50% con un’acustica. L’acustica ha qualcosa in più, ma ho scritto i miei primi tre dischi con una corda di nylon, e l’ho fatto perché potevo essere più passionale e ritmico. Puoi essere meno tecnico. Le note non durano molto, muoiono velocemente, quindi puoi essere più aggressivo e prenderti più rischi con una chitarra spagnola. Credo che Perfect Darkness ha avuto un successo più grande perché dentro c’è più chitarra acustica. Probabilmente la chitarra acustica avrà ancora più spazio nel prossimo disco, anzi quasi in tutto.
Quanto ti influenza la chitarra quando scrivi le tue canzoni?
Non molto. Perché utilizzo la chitarra come se fosse un sampler. Per esempio Sort Of Revolution si è trasformata in una traccia dub, ma inizialmente, quando l’ho scritta con la chitarra, cercavo di copiare la batteria e il basso di una traccia indie. Poi ci ho aggiunto i filtri, e il sound originale è praticamente scomparso, diventando una traccia dub a tutti gli effetti. Quindi utilizzo la chitarra solo quando scrivo i pezzi, come un sampler, per buttare giù il ritmo e gli accordi. Il tempo che passo in studio mi piace molto. E’ eccitante. Puoi buttare giù le basi e poi cambiare, cambiare, cambiare. Poi tornare a casa, ritornare e modificare, modificare, modificare finché non rimani con qualcosa che suona bene e che è totalmente diverso da quello da cui eri partito.
Come inizia il tuo processo creativo? Inizi da solo, crei una jam session con i tuoi compagni o l’ispirazione è una cosa che accade da sola nei momenti più strani?
Beh, ogni canzone è differente e allo stesso modo il processo creativo dietro ogni canzone è diverso. Ogni album ha avuto il suo. Proprio perché vogliamo che ogni album abbia il suo sound. E per noi suonano tutti in modo diverso. Forse agli altri sembra sempre la stessa band che propone le sue cose, ma per noi i nostri album hanno tutti prospettive diverse.
Per Perfect Darkness volevamo partire da una prospettiva musicale e non emozionale. Quindi abbiamo improvvisato, ci siamo registrati e abbiamo scelto i pezzi migliori. Poi come produttore creo i loop, li trasformo in una traccia con la chitarra, poi forse cancello la chitarra, ci canto sopra e poi torniamo tutti insieme e andiamo a Los Angeles per registrare. Quindi questa volta il processo è iniziato con una jam session senza nessuna parte cantata, con qualche parte melodica ma senza nulla di pesante. L’ispirazione per i testi poi viene dalla vita stessa. E i migliori autori hanno sempre detto che i testi vengono in modo naturale grazie alla vita che li circonda. Quindi tengo sempre le orecchia aperte per ascoltare e recepire i piccoli dettagli. E’ come scrivere un libro. La prima riga è la più difficile. Quindi sei sempre alla ricerca della riga che ti permetta di andare avanti. Spesso mi ritrovo a scrivere quello che penso sia un verso e invece è un ritornello e viceversa. Ma la prima riga è sempre la più difficile e potrebbe arrivare da qualsiasi cosa. Un programma in TV o un film per esempio. I testi di Perfect Darkness ad esempio vengono da un programma TV. L’ho visto ed ho pensato fosse brillante, quindi l’ho trasformato in qualsiasi cosa volesse dire per me. Ogni canzone è differente e penso che un buon scrittore non pensa mai a quello che viene dopo. Pensi solo a quello che stai facendo in quel momento. Perché se pensi alle radio, alle label, al pubblico, finirai sempre per scrivere roba di merda. Una buona canzone è scritta con il cuore, per te stesso. E se scrivi le canzoni per qualun’altro, credo che il pubblico lo recepisca. Se scrivi una canzone per le radio, perché vuoi andare in tour o perché credi che suoni bene quando sei sul palco, il pubblico lo sentirà che non è reale, anche se non sa nulla di musica. Ad esempio, Adele. Si può dire che quelle canzoni siano state scritte per essere qualcosa di grande, una hit. E poi ti ritrovi con “Rolling In The Deep”. Molto classica, nessun problema. Ma credo che al pubblico non interessi fino a quando la prossima è “Someone Like You”, una ballata che ha davvero un significato, e lo senti con il cuore. Le rock band lo fanno sempre. Le band metal, per esempio, fanno dei gran primi album. Perché sono per loro, per i loro amici. E ci fanno dei soldi. Il secondo album è come il primo, ma hanno fatto dei soldi e le loro date in giro diventano grandi, i festival enormi. Poi arriva il terzo album, con le tracce fatte per il pubblico, e fa schifo. Scrivono dieci album del genere e perdono tutti i loro fan. Io credo che il primo album sia sempre il più difficile, ma il secondo è quello che ti fa capire chi sono veramente. Perché per fare il primo album ci puoi mettere anche 20 anni, ma il secondo arriva sempre un anno dopo il primo. Quindi il secondo album rappresenta sempre un momento preciso, quello in cui si trovano, rispetto a quello che hanno passato in tutta la loro vita fino a che non hanno scritto il primo. Per me il secondo album di una band è sempre affascinante. Una delle mie band preferite sono i System Of A Down. Il primo album era Hardcore! Il secondo era geniale! Il terzo album così così, il quarto orribile, il quinto uguale. E’ come se diventando ricchi diventassero sempre peggio. E invece di scrivere canzoni sul genocidio armeno scrivessero canzoni su Los Angeles. Sono ancora la mia band preferita, ma è una lezione da tenere in mente. Seguila se vuoi diventare un milionario, ma se vuoi il rispetto più dei soldi allora stai alla larga da quel percorso. I soldi rovinano tutto. I soldi rovinano l’arte. Ecco perché gli artisti più bravi, soprattutto quelli “visivi” vivono come se fossero poveri. Potrebbero essere milionari, ma preferiscono vivere in una stanza ricoperta di vernice, non si cambiano e hanno i capelli sporchi. Perché l’unica cosa che vogliono è dipingere e sono quelli che hanno più successo. Non gli interessa se riescono a fare delle mostre. Se riesci a fare abbastanza soldi da cambiare vita, allora la tua vita cambia e la tua vita cambia irrimediabilmente. Anche le grandi band hanno passato brutti momenti. Come gli Stones negli anni ottanta: erano orribili. I Beatles, invece, hanno fatto il contrario. Quando hanno fatto i soldi, hanno smesso di fare tour e hanno scritto Sgt. Pepper e il White Album. Ed è stato brillante. Non gli interessava dell’industria ed hanno utilizzato tutti i loro soldi per produrre ottima roba. Così come i Beach Boys, non mi sono mai piaciuti i Beatles. Li vedo come una boy band primitiva. Love me do e tutta quella merda, la tiravano fuori dai poveri artisti neri come facevano tutti quanti nel rock a quei tempi. Ma poi si sono fatti perdonare creando le cose migliori della loro vita. Gli Stones hanno fatto il percorso inverso. Hanno iniziato con il meglio e poi sono finiti male. Credo che gli Stones si debbano preoccupare di come riempire lo stadio a Rio De Janeiro.
Abbiamo imparato molto dai Radiohead. Amiamo la band e abbiamo lo stesso management quindi vediamo da dentro come le cose funzionano. Amiamo la loro musica e adoriamo come fanno le cose. Il modo di fare tour solo quando vogliono, le date sono quelle che vogliono, il merchandise, le canzoni sono come vogliono loro. Rilasciano da soli i loro album. Dimostrano come, con un po’ di soldi, puoi fare tutto senza fare cazzate. E la cosa ci piace molto. Se riuscissimo a pubblicare il nostro nono album come i Radiohead, saremmo molto fieri di noi stessi. E credo che una band come i Radiohead ami fare musica, perché la fanno ancora e non ne hanno bisogno. E’ un po’ come i giocatori di tennis. Roger Federer non ha bisogno di giocare più a tennis. Ha una bellissima moglie, una bella barca e probabilmente più soldi di chiunque io abbia mai conosciuto. Ma ha comunque vinto Wimbledon per la settima volta. Credo sia semplicemente perché ama giocare a tennis. Credo che noi siamo come lui, tranne per i soldi (ride).
Per rimanere in tema di grandi artisti, hai avuto la possibiltà di lavorare con Amy Winehouse. Cosa pensi della sua perdità, sia come persona che come artista…
Si, sono stato abbastanza fortunato da averci lavorato insieme. Era una persona molto alla mano. Le bastava aprire la bocca per sembrare una grande. E credo che quello che successo è stata una tragedia, perché credo sia stato un incidente. Probabilmente era solo depressa, ha bevuto una bottiglia di whiskey o vodka, ma nessuno di noi si sarebbe mai aspettato di morire per questo. Non poteva immaginare che sarebbe stata la fine. Quando l’ho scoperto ero a Los Angeles e sui giornali e in TV tutti quanti cercavano di dare la colpa a qualcuno ma è come dare la colpa a qualcuno per un incidente aereo. E’ una tragedia, tutto li. Ma la tragedia vera è che ci sono rimasti solo due album di Amy. Il terzo sarebbe stato fantastico, e probabilmente non uscirà mai. Io ho una traccia sull’ultimo, Lioness, e mi fa sentire abbastanza strano. Non sono stato consultato, non mi hanno chiesto il permesso, l’hanno semplicemente fatto. E mi fa sentire strano che dopo quello che è successo ci sia un album pronto per essere venduto a natale. So che la famiglia e la label avevano le giuste intenzioni, ma è strano sentire un pezzo che abbiamo scritto quando lei aveva solo 17 anni su quella compilation. Era davvero figa, molto brava in quello che faceva. Il primo take di ogni canzone era brillante, da subito. Era davvero brava a scrivere e cantare le sue cose. E mi ricordo che quando lavoravamo insieme stava imparando a suonare la chitarra e due mesi dopo l’ho vista sul palco del suo primo tour con una chitarra in mano. Dico sempre ai giovani che non suonano uno strumento di suonarne uno. Non c’è bisogno di lezioni. Forse ne hai bisogno se vuoi suonare Bach o Mozart, ma dammi un cello e in 24h riuscirò a mettere insieme due note e a scrivere un pezzo. Lo stesso con un piano, o qualsiasi altra cosa. E’ facile usare uno strumento, poi inizi con il blues e non ti fermi più.
Comunque tutta questa storia di Amy è stata una tragedia, molti hanno provato a dare la colpa a qualcuno per i suoi eccessi. Ma credo non ci sia qualcuno in particolare a cui dare la colpa. Lo stesso con Janis Joplin, non voleva morire. Anche Hendrix. Nessuno si è buttato da un palazzo. Sono andati a dormire e non si sono più svegliati, ed è un peccato. Comunque, io amo Hendrix. Sia come chitarrista che come scrittore. Come chitarrista, non c’è bisogno che dica niente: uno dei migliori di sempre. E come scrittore, le sue canzoni sono pazzesche. Le conosciamo tutte. Purple Haze, Foxy Lady, le consociamo tutti, quindi devono essere per forza ottime. E lui on poteva neanche cantare come Dylan. Ma non è importante ovviamente. Perché anche se non poteva cantare in un certo modo è stata una delle voci più famose del pianeta.
Un paio di mesi fa abbiamo parlato con Mafredi Romano di Life&Death, probabilemnte una delle figure più importanti nella scena musicale italiana. Abbiamo parlato molto di te, puoi dirci qualcosa in più sul progetto “Make It Good”?
Manfredi ci ha contattato dicendoci che aveva fatto un remix di un nostro pezzo e che voleva pubblicarlo. Conosco Manfredi da una vita. Non ricordo come è iniziata o come ci siamo conosciuti, ma per qualche motivo lo conosco da anni. Mi ha mandato il pezzo e ho pensato che fosse tutto apposto. Avevo un giorno libero in studio e ho ricantato il brano per lui, gli ho detto che poteva farci quello che voleva. Ed è stato bello. E come vecchio dj, amo l’idea di far suonare un mio brano in un club. Alcuni ragazzi hanno fatto un remix di “Move on me” dal mio terzo album, ed è stata una gran hit a Berlino. Era un bootleg illegale, ma amavo il fatto che la mia voce si sentisse nei club berlinesi più trendy, perché non è mai successo quando facevo il dj. Quindi ho detto a Manfredi di andare avanti, senza problemi. E poi ha rimediato un remix di Larry Heard, una vera legenda dell’house music. Ed ho capito che è diventata una specie di hit quest’anno. Non ho voluto nessun tipo di compenso, ne il mio nome sul disco perché volevo che Manfredi si prendesse tutti i meriti. Credo che abbia fatto un ottimo lavoro ed è stato un piacere lavorare con lui. Anche perché non vendiamo molti dischi in Italia. Quindi se le persone che non ci ascoltano abitualmente hanno la possibilità di farlo noi cerchiamo di dargli una mano. Capiamo che essere un musicista in Italia è difficile, soprattutto se non parli l’inglese e così via… quindi se c’è qualcosa che possiamo fare lo facciamo volentieri.
Ti piace ancora la musica elettronica? Che è successo al progetto Sideshow?
Sotto lo pseudonimo Sideshow producevamo delle tracce dub/techno che nessuno ha mai comprato. Le amiamo, ma nessun’altro le ama. Quindi lo devi fare per amore. Perché quando il tuo profitto da quell’album è in centinaia e non in migliaia, allora capisci che lo stai facendo per amore. E’ tutta roba dal vivo, però non c’è nessun cantato. Nel progetto praticamente sono solo un producer. Ci piacerebbe fare qualcos’altro, ma fondamentalmente è un progetto no-profit quindi dobbiamo trovare prima un po’ di tempo libero da dedicargli. Forse dopo Natale.
Sappiamo che collezioni cappelli e che ami andare in giro sullo skate, anche se gira voce che ti sei fermato per evitare incidenti sgradevoli alle tue preziose braccia. Cosa ha sostituito il tuo skate?
Non colleziono veramente cappelli. Ne indosso molti ma li perdo spesso, quindi credo che la mia collezione attualmente sia composta da tre pezzi o qualcosa del genere… (ride).
Mentre per lo skate, l’ho davvero abbandonato, ma nulla lo rimpiazzerà. Tutti i luoghi che io vedrò nella mia vita li vederò sempre come un posto per fare skate! Ogni pavimento su cui camminerò continuerò sempre a tracciare una rotta. Tutti i percorsi che faccio ogni giorno a piedi potrebbero essere fatti in modo molto più veloce e figo con uno skate. Penso ancora come uno skateboarder. Perché ho fatto parte della rivoluzione agli albori, quando è iniziato tutto con Powell Peralta, Hosoi, Tony Hawks e tutti gli altri. Credo sia semplicemente in me. La cultura dello skateboarding è come la cultura hip hop: il rap è solo una piccola parte. Anche i trick che fai con lo skate dovrebbero essere fotografati. Se fai un trick e lo fai bene quella foto sarebbe fantastica! Non c’è nessun’altra ragione se non lo stile. Ho dovuto abbandonare perché una volta, cadendo, mi sono rotto un braccio. E come chitarrista non è proprio il massimo. Mi sono rotto il gomito prima dell’uscita di Perfect Darkness e ci sono stati molti problemi, quindi ho smesso. L’anno scorso ho collezionato moltissimi infortuni. Probabilmente non ero un ottimo skater. Ero bravo, ma non bravo abbastanza, quindi mi sono rotto un sacco di ossa… ma ora non lo posso più sostenere. Quindi ho abbandonato tutti gli sport estremi che praticavo: skate, sci, surf. Giusto per stare tranquilli. Quando avrò smesso con la musica probabilmente ritornerò a fare sci e surf. A dire il vero ho sciato in Italia una volta, è stato fantastico!
Come vecchio skater, per me è un orgoglio che quel mondo sia diventato così grande. E’ diventata una vera e propria cultura. Mi ricordo quando facevo il dj che una delle cose che mi voleva far smettere di farlo era vedere la Coca Cola usare un dj in uno spot, le Spice Girl fare finta di farlo in un video… avevo capito che stava diventando tutto un “David Guetta”. Giusto o sbagliato, in qualsiasi modo in cui tu lo veda. Comunque ho smesso, e per lo skate in un certo senso per un periodo mi sono sentito allo stesso modo. Vedi sempre Coca Cola che sfrutta l’immagine di uno skater cazzuto, ma indossa elmetto e tutte le altre cazzate… poi gioco a “Skate 3” con Tony Hawk
E rimango stupefatto. Quando ero un ragazzino, un teenager, alle ragazzine facevano schifo gli skater. Puzzavamo ed eravamo sempre sporchi e ci chiedevano sempre “perché lo fate?”. Le ragazze odiavano gli skater. Allo skatepark che frequentavo non avreste mai incrociato una ragazza. Ma ora per le ragazze fare skate è diventata una cosa bella. Quindi sono contento e orgoglioso che lo skateboarding stia continuando a crescere e migliorare. La vecchia generazione faceva skate per l’altezza e la velocità. Adesso invece si tratta tutto di quanto in alto vai, quanto veloce vai ma soprattutto di come lo fai sembrare. Ed è per questo che uno come Tony Hawk ha segnalato la fine della vecchia era e l’inizio della nuova. Credo che Hasoi è stato la fine della vecchia. Sembrava figo. I suoi capelli erano bellissimi, era bello da vedere. Aveva giusto un paio tricks ed era differente da Tony Hawk, che non sembra così figo. E’ sicuramente il migliore di sempre. Ma non sembra un figo, e in passato l’importante era sembrare un figo.
English Version:
What do you think of Perfect Darkness after one year of it’s release? Does it still satisfy you or would you change something?
After one year of living with the Perfect Darkness album and touring it, we are still discovering bits and pieces of it, little things. What the tracks are and how they perform live. For a year we’ve been on the road and it’s still a really good journey, we still get better at playing the tracks at every concert. Although we’ve been playing Perfect Darkness tracks since March 2011 we still find something new to do every night, some new vibe to get a hold of. I think that a good album can be tested by how it plays live and Perfect Darkness is really easy to play live. Not technically easy, I mean it just comes natural to play live. I think the album’s mood is still alive. If we get bored of a track, we cut it from the set. This happened to one track in Perfect Darkness but we also cut some tracks from our old albums. We never play the same set every night when we play festivals: we see the environment, we see the crowd – if there is one (smiling) – and work it out from there. The weather, the stage: everything is part of it.
Did the album reach your fans as you expected?
The reach of Perfect Darkness as an album was more than we thought. We thought that the fans that we already have would like it and they would tell their friends, like it happened with the previous albums, and that we would tour it and that’s it. But this one is bigger and different from the other records. It’s made everything bigger. This is the only way I can really describe it. The pressure is bigger, the fun is bigger, the music is bigger. Perfect Darkness has been a much bigger journey for us, so we think it reached more people than the last albums did before. Well, maybe our first album, Biscuits for Breakfast, in 2006 reached a lot of people, while then the next two kind of didn’t, but they gave us the chance to learn how to perform and play right. Then Perfect Darkness reintroduced us to a lot of people that didn’t know what we had done, so it’s been awesome for us.
Distance And Time in 2007, Sort Of Revolution in 2009 and Perfect Darkness in 2011: what’s coming in 2013? Are you already working on a new album?
Well, we had a cycle of releasing albums as fast as possible. That’s like four albums in five years, and it can’t be done any quicker than that, because you’ve gat to tour them. But Perfect Darkness is much bigger than the others, so we’ve been touring it for more than a year, from March 2011 up to December 2012. So then we have to write a new record and it will take about six months. So 2013 for Fink is going to be very quiet to the public. To us nothing stops: we will be back in the studio, travelling, learning new things, getting inspiration for the music. And of course I need a bit of time to spend the money I’ve made (smiling). I need 2013 to write a new record and also feel a bit of life before I sign to another two years of recording and touring, although I love doing it. So I think that it will take six months to write the album, two months to record it and then the machine will do its thing and the album will be ready by 2014. That’s as fast as it can be done. And there is more pressure now because we want to make a bigger record than Perfect Darkness. I think that people who like Fink like us because we don’t sell out and do obvious stuff. It’s tempting to sell out when someone offers you a large amount of money, but if we do we lose everything. You only get one check and that’s it. But we have learnt that to keep our fans and to keep ourselves going, we do not need to sell out and we will make the same amount of money in the long run instead of making it just one time and then it’s over. To make a big record without selling out, it’s quite hard to persuade the label and the management that you’re doing the right thing, because they want a big record, a big hit for us. It’s tricky and it might take six months to get the right balance.
Are you writing new material while being on tour?
Absolutely. That’s what we constantly do. When we have a day off from the tour, we go to a gig and see some one else and learn some new lessons. When we are into festivals we see the other bands and discover something new and think about it.
The difficult thing is not to write songs about travelling. We’ve already written our road songs: Distance and Time is about travelling, See it All is about New York, Berlin Sunrise is obviously about Berlin. And it’s hard because if your life is just travelling, your songs will reflect that, so sometimes you have to think back into your past to get the thing for the song, or sometimes you have to imagine a scenario and put yourself in it. A lot of times we write a song that other people will think is about love but actually is about a sandwich, or whatever. As soon as you release a song, it’s theirs now. And their interpretation of it is just as correct as ours. A song like Perfect Darkness means a thing to me and another to Guy and another to Tim and another to the public. So it’s weird when people ask me what a song is about, because it’s about what you think it’s about. It’s just like a piece of art: you could look at a Picasso piece and think that’s it a picture of a woman, when actually it’s a lot deeper than that. Or it isn’t. It depends. The Russian billionaire who bought it probably just liked the color. Or the frame (smiling). Back to us, it would take us six months to have adventures and get inspiration for the new songs. So, when we finish touring we will book some flights to somewhere else and go have an adventure. I think I will go to Mexico, and La Reunion and then maybe go to Asia. We did a China tour last year. It was inspiring and I would like to learn more. It’s inspiring because I think western people are very greedy. It’s in us. It’s not necessarily wrong or right, but it’s there. And China represents the ultimate in greed. Because the numbers are so extreme that if you make toothbrushes and you break China you will sell two million toothbrushes. If you make music and you get big in China, which is impossible now but maybe not in ten or twenty years, you will sell a billion records. So I want to go to China now, before I can do anything about my greed. You can’t sell records. There’s no I-Tunes, there’s no Amazon, there’s no record shops, there’s no venues, no gigs. They don’t drink, so you go to a concert and there’s no bar. It’s so weird. I travelled Europe in the eighties, when it was very different from now. Every European country was really unique. Now, instead, you can find the same shops in Vienna, Rome or Stockholm. Twenty years ago it wasn’t like that at all. So I want to see the East before it becomes just like the West. I also want to travel a bit around North America, maybe in a movie-like road trip. Despite all the touring I still feel the need to travel again, but in a different way. One day I will be too old to travel and then all I will be able to do is remember my travels. The world is an enormous place and you’ve got to see it now. Many people lay down roots and so they can’t travel, because they like watching TV, going to bed early, they like their apartment or whatever. It’s very hard to pull the plant up once the roots are down. So I guess my advice is “don’t put roots down”. Or just little ones, so you can pack up and move really quickly. I think when you get into a routine at home, you are just like everybody else. When my girlfriend moved to the UK, she just couldn’t believe that at 10 PM there was nobody on the streets and in all the houses you could see these blue lights flickering away. 99% of people are just watching TV now. And that’s quite sad, I think. When you come to Rome and you see all these ancient stuff, it’s amazing. You realize that these big houses and temples and monuments weren’t built by people watching TV. They were built by people travelling, trading, learning new things and ideas. The minute you stop is when you can’t create any more. Travelling is good for the soul. You realize how rich we are when you travel. The fact that you could pretty much go anywhere in the world tomorrow on your credit card and then throw your credit card in the sea and that’s the end of that. Don’t do that (smiling). Hippies for example are great travelers. They travel for life itself, not for business. Just eat all the food you can eat, meet all the people you can meet. Also, music is a great way of travelling. A good thing to do is when you see your favorite band play in Prague or Berlin or whatever. Get some tickets and go, it’s going to be awesome. Don’t see them at home, it’s too easy. See metal bands in Norway, or a folk band in California. If you don’t buy a TV or an I-Pad or an X-Box you will totally be able to afford that. Actually I own a PS3 and I miss it (laughing).
Last question about touring: after the great experience with 59 productions, what are you into?
That’s difficult. I don’t know. Working with 59 productions, who designed the stage, the lights and the projections, was an awesome experience for us, because we were able to get to the stages ant turn them into our stage every night. When we come to the end of this tour, in December, we will dismantle the set and sell it. All the lights will be sold to our fans so that we will not use them again. That moment in time was that moment, and that’s it. And for the next record we are definitely going to do it again. The 59 productions stage fitted into three boxes. Next time maybe the challenge will be to have everything fit into five boxes. Maybe there won’t be projections, because sometimes they don’t fit into stages or the clubs are too small, but lights are great. The 59 productions set is flexible, so it can be enormous or small, or tall or short for every venue. When we will go to the next tour, we want to do something similar in terms of flexibility. I’ve seen some bands do great things with lights so I’m definitely going to steal some ideas (smiling). I’ve seen The Horrors – I love them – and when he plays live I think he has a little light in the front of the stage, so when he’s leaning forward and singing to the crowd he can hit a button and the light will change. I might try something like that. And maybe project onto us instead of screens. Some bands use the stage in a great way. They bring stuff from home onstage. I really like that. Couches, furniture, plants. I like the idea that when you look at the stage it will look a bit like a TV screen and you can change the atmosphere really quickly just by turning the lights on or off.
Singer, songwriter, guitarist, producer and DJ. It seems music is the most important thing in your life. What things do you listen at when you’re alone?
Obviously music is the most important thing in my life. There’s music all around us and because I produce, write and play music, so I know the technical side of things, the music that I listen to at home is music where none of that education works. So for example I listen to a loto of CAAN. Very psychedelic, experimental stuff. I listen to a lot of classical music, because I can’t write it and there’s no singing. I also listen to a lot of very hard metal, because I’ve never been in a metal band nor I will ever be. So I really like it in the same way people who don’t paly music listen to music. They don’t think about how it’s done, they just like it and enjoy it. Recently I’ve been getting into electronic music again, because it’s clean and pure, and disposable. You know, an apple is better for you than a snack bar, but sometimes you just want a snack bar. So I’m searching for the stuff that I like in electronic music. Anything I can’t find, I make it, basically.
You usually play a classical guitar instead of an acoustic one, which is quite an exception in folk-influenced music. Could you tell us something more about this peculiar choice?
I think you can be more passionate with nylon-string guitar. Recently I’ve been playing about 50% spanish and 50% acoustic guitar. The acoustic guitar has got something more to it, but I wrote the first three records on nylon guitar, and it was because I could be more percussive and passionate. And you can be less skillful, because you’ don’t get as much sustain. Notes don’t last very much, they die off very quickly, so you can be much more aggressive and you can take more risks with Spanish guitar. But you don’t get big chords as you can get on acoustic guitar. I think Perfect Darkness is a bigger success because there’s more acoustic guitar in it. I really do. Probably acoustic guitar will have even more space on the next record, probably in all of it. Maybe with one or two tracks on Spanish guitar. Nylon string guitarists, the Spanish ones or the Latin-American ones, who play like a eight-string, have incredible skills and percussion. Steel-string guitar is not as much about skill and percussion, it’s more about flow of music. I don’t know, I might be playing electric guitar in the next record, if I find a good one (laughing).
How much does guitar influence your songwriting?
Not much. Because I use the guitar like a kind of sampler. For example Sort of Revolution, ended up being a dub track, but initially, when I wrote it on guitar, I was trying to copy the drums and the bass of an indie track with notes. Then it went through filters, and the original sound was removed and it turned out to be a dub track, very different from the beginning. So I just use guitar when I’m writing as a ki9nd of sampler to work out rythms and a few chords. Studio time is great. That’s really exciting. You can take your basic stuff and layer and layer and layer. Then go home, come back and remove, remove, remove until you’re left with something that sounds great and that’s never what you’ve started with.
How does your songwriting process usually begin? Do you play alone, jam with your bandmates or inspiration is just something that occurs at the strangest times?
Well, every song is different and the creation process of all the songs changes. Also, each album has had a different process. Because we really want each album to sound different form the others. And to us they sound radically different. Maybe to other people they sound like the same band doing its thing, but to us they are far apart from each other. For Perfect Darkness we wanted to start from a musical perspective, not an emotional perspective. So we jammed, recorded the jams, picked the best bits. Then as a producer I would produce them into loops, then turn a loop into a guitar track, then maybe erase the guitar and sing along the jam, and then we would all come back together, tweak the jam and then go to Los Angeles to record it. So the process started with just a musical jam with no lyrics, maybe with a few melodies but nothing heavy. The inspiration for the lyrical content just comes from life itself. And all the best songwriters have said in the past that the best lyrics are the ones that happen naturally in life. So you keep your ears open for little things. It’s like writing an book. The first line is the hardest. So you’re always looking for that one line that allows you to go. Also, often I write what I think is a chorus and it’s a verse at the end of the day, or vice versa. But the first line is always the hardest and could come from anything. A TV program, or a movie for example. The lyrics for the Perfect Darkness song came from a TV program. I saw it and thought it was brilliant, so I just turned it in my own version of whatever that meant. But every song is different and I think that a good songwriter never thinks about what comes next. You only think about that moment. Because if you think about radio addicts, record labels, the public, you’ll end up writing shitty songs forever. A good song is written from the heart, for yourself.
And if you write songs for other people, I think the public can sense it. When you’ve written a song because you want radio, or you want to tour, or because it will sound good on stage, I think that the public will sense it when something isn’t real, even if they don’t know music at all. Sometimes you don’t mind. For example, Adele. You can tell that that song was written in order to be enormous, a massive hit. And then you get “Rolling in the Deep”. Very classic, no problem. But I think the public doesn’t mind as long as the next one is “Someone like You”, a ballad that really means something, and you can feel it from the heart. Rock bands do this all the time. Metal bands, for example. The first album is amazing, because it’s just for them and their friends. And they make some money. The second album is the same thing, but now they’ve got some money and the gigs become big, the festivals become huge. Then the third album will have all those massive stadium “come on everybody” tracks, and it sucks. They write ten of those and they lose all their fans. I think the first album is always the most difficult record, but the second is where you know who they are. Because the first album can take twenty years, but the second album is you next year. So the second album represents that period of time, so it’s what they’re into right now, instead of what they’ve been into their whole life up to that moment. So the second album from other bands to me is always fascinating. One of our favorite bands is System of a Down. The first album was hardcore! The second album was genius! The third album was so so, the fourth was horrible and so was the fifth.
It’s just as if getting richer and richer they got worse and worse. And instead of writing songs about the Armenian genocide, they started writing songs about LA. They’re still one of my favorite bands of all times, but it’s a lesson to learn. Follow it if you want to be a millionaire, but if what you want is respect more than money then stay away from that path. Money ruins everything. Money definitely ruins art. That’s why the best artists, especially visual artists, live like they’re poor. They might be millionaire, but they live in one room covered with paint, and they don’t change clothes and their hair is awful. Because all they want to do is paint and they are the successful ones. They don’t care if they have exhibitions or not. If you make that kind of money that changes your life then your life is going to change and your music is going to change as well, inevitably. And even the great bands have gone through tough times. Like the Stones in the eighties: they were horrible. Beatles, on the other hand, did the opposite. When they got money, they stopped touring, and they made Sgt. Pepper and the white album, and that was brilliant. They didn’t care about the industry anymore, so they used all the money they had made to make just really cool and seminal records. Same as the Beach Boys actually. I never really liked Beatles, I see them as a boy band in the early days. Love me do and all that shit, they just nicked all these ideas off poor, starving black artists, like everyone was doing in the rock and roll days. But then they redeemed themselves by doing the best stuff they ever did. And I think that for the Stones it was the opposite journey. Their early stuff is fucking amazing, but then the later stuff is… I think the Stones have to worry about how to get a million people fill their concerts in Rio de Janeiro. Whereas the Beatles suddenly decided the hated gigging and just wanted to make good music.
We learn a lot of lessons from Radiohead. We love that band and we have the same management so we get to see how things work from the inside. We love their music and we love how they do things. The way that they tour when they want, the gigs ar what they want, the merchandising is what they want, the singles, whenever they do singles, are what they want. They self-release their own records. They are showing how, with a bit of cash, you can do anything without the bullshit. We really like that. If we could get to our ninth album the way Radiohead have done, we would be really proud of ourselves. And I think that a band like Radiohead love making music, cause they still do it, even though they really don’t need to. It’s a bit like tennis players. Roger Federer doesn’t need to play tennis anymore. He’s got a beautiful wife, a big boat and probably more money than anyone I’ve ever met. But still he’s winning Wimbledon for the seventh time. I think it’s because he just loves playing tennis. I think we are like him, minus the millions (laughs).
You had the chance to work together with Amy Winehouse. What are your feelings about her loss, both as a person and as a musician?
I was lucky enough to work with her. She was fiery, very confident. She just opened her mouth and sounded great. And I think what happened was really tragic, because I’m convinced it was genuinely an accident. She was probably just depressed and drank a bottle of whiskey or vodka, but none of us would expect to die for that. She couldn’t imagine that it would be the end. When I found out I was in LA and on TV and on the newspapers everyone was trying to blame someone else, but it’s like trying to blame someone for an airplane crash. It’s just tragic, that’s it. And the tragedy is that we only get two Amy Winehouse albums. The third one was going to be amazing, and hopefully it will never come out. I’ve got a track on the latest one, Lioness, and that feels really weird. I wasn’t consulted, I wasn’t asked; they just did without my permission. It does feel weird that so soon afterwards there’s a record you can buy for Christmas. And I know the family and the label are into it, with all the right intentions, but still it feels a bit weird to hear a song that we wrote together when she was about seventeen on that record. She was awesomely cool, very good at what she did. The first take for each song was absolutely brilliant, immediately. She was so good at singing and writing her own stuff too. And I remember that when we worked together she was learning to play guitar, and like two months later I saw her on stage playing guitar, on the first album. I always tell young artists that don’t play an instrument: “play an instrument, man, it’s easy. Anyone can do it”. I taught myself how to play guitar. It’s easy, and you don’t need lessons. Maybe you need them if you want to play Bach or Mozart, but give me a cello and in 24 hours I’ll get a couple of notes out of it and write a song on it. It’s really that easy. The same with piano, or table, or anything.
It’s so easy to learn three chords on a guitar and then you can play the blues and there you go.
The whole Amy thing was really tragic, and I know a lot of people to blame for her excesses in the past but I think there’s no one to blame for her tragic death. Just like with Janis Joplin; she didn’t mean to die either. And Hendrix. None of them jumped off a building. They just went to sleep and never woke up again, and that’s a shame. By the way, I love Hendrix. Both as a guitarist and a songwriter. As a guitarist, it goes without saying: one of the greatest guitarist ever. And as a songwriter, his songs are awesome. We know them all. Purple Haze, Foxy Lady, we all know them, so they must be good. And he couldn’t even sing, like Dylan. But that’s not important, obviously. The thing is this other thing, whatever it is. He couldn’t sing but yet he’s one of the most famous voices on the planet. And Dylan can’t sing for shit, but he wrote songs like “Blowing in the wind” or “Route 66”, and that’s awesome. And actually I can sing (laughing) so I guess I’m always going to be searching for that other thing, that’s not about the singing, it’s about something else.
A few months ago we had a speech with Manfredi Romano from Life & Death, probably one of the most important figures in the italian music scene. We talked a lot of you, can you tell us something more about the “Make It Good” project?
Manfredi reached out to us and said he had done a remix of one of our songs and asked if he could put It out. I’ve known Manfredi on e-mail and stuff for ages. I don’t remember how it began or how we met, but for some reason I’ve known him for ages. So he sent me the song, and I thought it was all right. I had a day off in the studio, so I decided to sing it again for him and gave it back to him telling him to do whatever he wanted with it. That was really cool. And as an old DJ, I love the idea of one of my songs being played in clubs. Some guys did a remix of “Move on me” from my third album, and it was a big hit in Berlin. It was an illegal bootleg, but I loved the fact that my voice was being heard in the trendy Berlin night clubs at sunrise, cause it never happened when I was a DJ. So I told Manfredi to go on, no problem. And then he got a remix by Larry Heard, who is a real legend of house music. And I understand it’s some kind of dance hit this year. Idid’nt want any money nor my name on it because I wanted Manfredi to get all the credit for the track. I think he’s done great and he’s been a pleasure to work with. Also, we don’t sell so many records in Italy. So when people from territories where we don’t sell so much reach out we just want to help. We undertand that being a musician in Italy is hard, especially if you don’t speak English and so on, so if there is something we can do to help, not in a patronizing way, we have no problem at all in being part of something.
Are you still into electronic music? What about the Sideshow project?
With Sideshow we make dubby hat-techno which nobody buys. We love it, but nobody else really loves it. So you have to do it for love. When you get your profit from an album and it’s in the hundreds and not in the thousands, you know that you’re doing it for love. It’s all live stuff: we take it, cut it and fit it and make it all perfect like dance music. No singing, I’m much more of a producer in that project. We would like to make another one but the difficult thing is that being basically a non-profit project, we have to wait until we have a moment to do it. Maybe after Christmas.
We know you collect hats and you love skating, even if you stopped riding to prevent some injuries to your precious arms. What replaced your skateboard?
I don’t really collect hats. I wear hats a lot but I lose them so I think my collection of hats at the moment is made of three or so (laughing).
As for skating, I had to give up and nothing will ever replace it. Every piece of terrain I’ll ever see in my life I will always see it as terrain to skate. Every pavement I walk down I’ll see the route. Every journey I do on foot can be done faster and cooler on a skateboard. I still think like a skateboarder. Because I was part of the revolution in the early days, when it was all about Powell Peralta, Hosoi, Tony Hawks and all the early guys. I think it’s just in me. Skate culture is like hip-hop culture: it’s not just the skateboard, it’s also the art, the photography, the music. Just like for the hip-hop culture: rap music is just one part of it. Even the tricks that you do with your skateboard are supposed to be kind of photographed. If you pull a trick and you tweak it in a really cool way that photo is going to look amazing. There’s no reason to it other than the style. I had to give up because I broke my arm and as a guitarist that’s not good. I broke my elbow before the Perfect Darkness album was out and it caused a lot of problems so I had to quit. Last year I picked up a lot of injuries. I wasn’t a really good skater probably. I was good enough, but not really good, so I broke a lot of bones and now I can’t afford to. So I had to give up all my extreme sports: snowboarding, skating, skiing, surfing. Everything, just in case. After music, I’ll probably go back to surfing and skiing. Actually, I skied in Italy once and it was really great.
As an old skater I feel really proud that skateboarding is now so enormous. It’s just part of culture now. I remember when I was a DJ one of the things that made me want to stop being a DJ was seeing Coca Cola using a DJ in an ad and Spice Girls mocking DJs in a video and I thought being a DJ had just gone “David Guetta”. Wrong or right depending on which way you look at it. I’m not into it anymore. And for skating, for a while I felt the same way. You see Coca Cola with a young, cool, hardcore skateboarder and this kind of stuff. But he would be wearing a helmet, and elbow pads and all this shit. Put now when I play “Skate 3” with Tony Hawk I’m really amazed. When I was a kid, a teen-ager, girls didn’t fancy skaters at all. We were smelly and dirty, and we were constantly asked “why do you do this?”. Girls hated skaters. At the skateboard park I used to skate you would never see any girl. But now for girls skating has become cool as well. So, I’m really proud that skating is still around, getting more extreme and technical all the time. The older generation was into skate for the speed and for the height. How fast you can go, how high you can go and how good you can make it look. Which is why Tony Hawk marked the end of the old and the beginning of the new. I think Hosoi was the end of the old. He just looked awesome. His hair was beautiful, he was ripped and really good looking. He only had a number of tricks and was different from Tony Hawk, who looks a bit shit. He is the greatest skater of all times, no questions. But he doesn’t look really cool and in the old age it was all about cool.
Interview: Antonio Fatini e Gabriele di Pofi
Pics: Fausto Franceschini