Per chi non lo sapesse, e dovreste essere veramente in pochi, venerdì scorso è uscito “Elaenia”, il primo e tanto atteso album di Sam Shepherd, in arte Floating Points, il nuovo ragazzo prodigio dell’elettronica made in UK (e volendo anche della ricerca scientifica, dato che ha appena concluso un dottorato in neuroscienza del dolore, ossia in quale modo il dolore influisca sul funzionamento dei processi cerebrali). Uscito sulla sua nuova label, Pluto, il nome della raccolta viene da un uccello ampiamente diffuso nel continente americano, apparso tra l’altro in sogno a Floating Points durante la lavorazione della title-track dell’album.
Il produttore britannico ha compiuto un lavoro costante e scientifico, lontano dal classico – e lasciatecelo dire, prevedibile e noioso – album con tre/quattro singoli e un mucchio di riempitivi. “Elaenia” è infatti il risultato di un percorso studiato in ogni prospettiva e sfumatura: la delicatezza dei suoni, la maturità degli arrangiamenti e l’eleganza delle composizioni mettono Floating Points su un altro gradino, addirittura sopra quei produttori di musica elettronica colta ed avanzata oggi sulla bocca di tutti come Four Tet e Caribou (amici strettissimi, tra l’altro, dello stesso Sheperd). In quanto appassionato da un lato e meticoloso perfezionista dall’altro, si è migliorato nell’arco della sua intensa carriera in tutti i meccanismi legati alla produzione: dal mixaggio, alla composizione e agli arrangiamenti. Come un vero direttore d’orchestra ha lavorato per anni alla propria musica in maniera scientifica e adesso gira tutto per il verso giusto. Il suo.
Quando annunciammo l’uscita dell’album, avevamo predetto che sarebbe stato il suono/manifesto di Floating Points. E non ci siamo sbagliati: “Elaenia” affonda le radici negli anni formativi di Sam Sheperd ma al tempo stesso concretizza tutte le sue sperimentazioni in studio, EP dopo EP, e nei club, dj set dopo dj set – le serate “You’re A Melody”, al compianto Plastic People, sono state un ottimo banco di prova dove poter saziare la sua mania di conoscenza compulsiva di trentatré giri rarissimi di qualsiasi genere musicale, suonando di tutto per cinque/sei ore filate. “Elaenia” è stato concepito inizialmente per essere ascoltato tutto in un’unica soluzione da quarantatré minuti, come una vera e propria suite per orchestra, o come un set. Successivamente sono nate le sette tracce dell’album che riescono a unire le due passioni del compositore inglese. Una miscela magistralmente dosata di jazz, sospensioni eteree e accenni di soluzioni da musica da ballo. Sam Sheperd ha lavorato, da qui il paragone precedente col ruolo di direttore d’orchestra, con un ensemble di undici elementi tra fiati, archi, basso, chitarra e batteria: lui ha guidato l’ensemble dal suo Fender Rhodes in maniera metodica ed orchestrale, sempre al confine tra la ricerca di una quadratura musicale a trecentosessanta gradi e l’emancipazione assoluta dalla prevedibilità di alcune costruzioni stilistiche odierne.
Dentro “Elaenia” c’è tutta la sua arte, c’è il Floating Points che ha iniziato a farsi conoscere con i suoi primissimi passi nei territori della two step e dell’house con momenti musicali splendidi come “J&W Beat” e “Vacuum Boogie”; c’è l’EP del 2011 “Shadows”, cinque tracce che esplorano il bilanciamento dinamico e melodico del suono che Floating Points ha sempre cercato e voluto conoscere… l’intensità, la distanza, il riverbero, la spazialità del suono: tutti elementi fondamentali per essere più cosciente come produttore; c’è l’incredibile EP “King Bromeliad / Montparnasse” e la sua stupefacente capacità di ricreare in studio scenari urbani e paesaggi cittadini con una delicatezza e precisione sbalorditiva superiore al migliore artigiano sulla faccia della terra; c’è l’esperienza del 2014 a Marrakech, invitato dalla Boiler Room insieme a James Holden, Biosphere e Vessel per lavorare con due leggende locali della musica spirituale marocchina come Maâlem Mahmoud Guinia e Maalem Mahmoud Kouyou. C’è tutto questo insomma, ed è sintetizzato ed organizzato in maniera molto equilibrata, “leggera” ed inventiva. In un’epoca dove la continua ed estenuante ricerca del “suono del momento” porta, ed ha portato, molti produttori a fallire lui ha continuato ostinatamente a mantenere la sua linea psichedelica, visionaria, libera, viva.
“Elaenia” rispecchia lo stato di grazia che Sam Sheperd sta vivendo: la sua musica è studiata per essere diretta, affascinante e lontana dai noiosi e rigidi schemi della cassa in quattro, e per aprire nuove finestre di fronte all’ascoltatore. Un album sorprendente quindi, che rende pienamente omaggio all’idea di ricerca e che tiene testa in modo incredibile alle attese (altissime) che ormai accompagnano sempre sia i suoi EP che le sue performance dal vivo.