Abbiamo parlato decine e decine di volte del “miracolo Foligno“, e non ritrattiamo nemmeno una singola sillaba di quanto scritto in questi anni: grazie al nucleo che è ruotato e ruota attorno a Dancity Festival e poi anche al Serendipity Club (ora SRNDPT CLUB), con quest’ultimo che era una emanazione diretta, ovvero una bellissima avventura di festival che si fa non più solo appuntamento annuale ma “casa” settimanale, ciò che è successo nel paese “a lu centru de lu munnu” ma in realtà a lungo sonnacchiosa zona senza pretese è da mettere davvero ad esempio per tutti. Anno dopo anno abbiamo visto la città fiorire, e non stiamo parlando solo di musica: una rinnovata energia, una voglia di abbracciare nuove suggestioni sociali ed estetiche, nuove aperture di negozi, una vita serale sempre più intensa – e fatta con stile, non con “movida” dozzinale e selvaggia. Nell’arco di un decennio abbiamo visto Foligno cambiare così, ed il merito se non tutto è almeno in parte di sicuro di chi ha iniziato a portare in questo paese di provincia musiche nuove (ai vertici mondiali nella propria nicchia), pubblici nuovi (quelli più sofisticati e dalla visione larga), appuntamenti di valore nazionale, degni di una metropoli come Milano o Roma (…e qualche volta pure meglio).
I miracoli non durano in eterno, si dice, ma intanto Dancity c’è ancora (anche con interessantissimi progetti collaterali come Synthonia, l’ultimo in ordine di apparizione) e c’è ancora pure SRNDPT. Quello che però è successo è che il gruppo originario si è spaccato. E si è spaccato male. La semina è stata talmente profonda e intelligente da parte di chiunque – e sottolineiamo chiunque – ci abbia messo lavoro, tempo ed attenzione nel “miracolo Foligno” che anche una città di soli 55.000 abitanti riesce in qualche modo a portare avanti entrambi gli spezzoni con successo (giusto lo scorso weekend il SRNDPT ha inaugurato con un gran bel sold out).
Resta però un peccato. Resta un controsenso. Si crea qualcosa di incredibile, lo si fa dal nulla con uno sforzo titanico e per certi visionario, e in qualche maniera lo si “rompe” e percuote – anche solo dividendolo in due. Ora: non vogliamo entrare nei particolari del perché sia nata questa spaccatura. Si entrerebbe nelle solite dinamiche in cui ciascuna parte rivendica ragione integrale, e accusa delle peggio nefandezze ed insensibilità la parte altra (…come ad esempio visto a Bologna col Link, ed è ancora da capire come andrà davvero a finire). Per chi si fosse l’oggetto del contendere, pochi giorni fa sul profilo Instagram del Serendipity Club, profilo che non è più legato in alcun modo al SRNDPT attuale anche se parliamo dello stesso club e delle stesse mura, è uscito questo post:
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Persone in prima linea nella gestione attuale del club hanno risposto via social per le rime, parlando ad esempio che tutto nasce da un’attitudine “amara e vendicativa” della vecchia direzione artistica (quella che ha lanciato il club), licenziata all’improvviso dalla proprietà del locale. Direzione che è anche accusata di aver agito in maniera inefficace creando molte mancanze, accumulatesi nel tempo, mancanze che il nuovo corso del club ha risolto. Ma quel che conta, si sostiene, è che c’è tutto uno staff compatto nel voler portare avanti le cose – ed effettivamente è così. Il “filo rosso” col “miracolo Foligno” c’è, basta ad esempio vedere la line up della riapertura, nello scorso weekend (quella appunta del sold out in prevendita, per quanto a capienza ovviamente ridotta).
E’ come un amore che si spezza per un tradimento, in cui entrambi gli amanti ritengono di essere stati loro a subirlo, il tradimento: una situazione spesso inestricabile, feroce, velenosa, piena di rancori e di accuse rinfacciate. E pieno anche di dispetti, sì. Che arrivano da entrambe le parti. Arrivano sempre da entrambe le parti, sempre. E infatti, questo sta succedendo a Foligno.
Apparentemente la questione si dovrebbe risolvere cercando di capire “chi ha cominciato“: chi ha commesso il primo torto, chi per primo ha tradito, chi per primo ha anteposto l’interesse personale all’amore di coppia, eccetera eccetera. Lo diciamo subito: è inutile. Provarci, è inutile. Se non ci si è riusciti finora, è semplicemente inutile. Vuol dire che proprio non è cosa. Ognuno dà agli eventi una chiave di lettura, e non è disposto a modificarla. Punto. Zero illusioni.
Non ci schieriamo, tra i due contendenti. No. Non ci interessa farlo. Non ci interessa sentire le rispettive ragioni, zero, perché sinceramente siamo arrivati ad un punto in cui non è nemmeno più importante chi abbia ragione e chi no
Ci sarebbe un unico modo per sbloccare la situazione: che ciascuna delle parti in causa rinunciasse ad aver ragione, che ciascuna delle parti in causa accettasse di aver subito un torto – anzi, di averne subiti diversi dal momento della rottura se non anche prima, perché diversi sono stati – e prendesse la cosa con fatalismo. Perché è semplicemente ridicolo che a Foligno ci si spezzi in due fazioni, per quanto riguarda il clubbing e la musica di qualità. Ridicolo. E’ ridicolo nei confronti delle dimensioni della cittadina e del suo bacino d’utenza, è ridicolo nei confronti della qualità della sua storia recente, che è immensa, più unica che rara. Storia che è stata fatta da tutti, tutti!, chi più, chi meno: chi da direttore artistico, chi da direttore di produzione; chi da sognatore, chi da pragmatico; chi da dj resident, chi da architetto; ma è stata fatta anche – sarebbe il caso di ricordarlo – e soprattutto da ogni singola persona che ha comprato un biglietto, che è venuta ad un evento, che ha reso rilevante e tangibile con la sua presenza e la sua partecipazione questa piccola “rivoluzione socio-culturale” che tanto ha cambiato e tanto ha migliorato una delle città meno “vistose” dell’Umbria.
Lo diciamo alle due parti in causa: finché pensate che una prevarrà sull’altra, che si dimostrerà che una ha ragione e l’altra ha torto, consumerete solo inutili energie – perché una soluzione e un verdetto unanimemente accettato non ci sarà mai. Ma mai. Ormai è chiaro. Inutile girarci attorno. Potete continuare all’infinito a farvi i dispetti e a rispondere ai dispetti (…o a dire che ai dispetti non rispondete più, da quanto vi sentite superiori): beh, ci sarà sempre una zoppìa che renderà imperfetto, più fragile e meno “bello” ciò che starete facendo, anche quando sarà di per sé bellissimo. La “nuova” Foligno musicale dell’ultimo decennio è nata come comunità, è cresciuta come comunità, è diventata una gemma europea come comunità. Questo è un fatto, niente o nulla lo può cancellare. Ok, le comunità si spezzano. Ma: ne vale la pena? C’è più da guadagnarci a fare la guerra intransigente per dimostrare di essere quelli nel giusto, o nel dissotterrare l’ascia e decidere di tirare una riga e ripartire da zero, azzerando torti e pure meriti passati, accettando di essere quello che magari è stato penalizzato e che però è in grado di passarci sopra?
Questo è l’interrogativo che lasciamo al “miracolo Foligno“. Non ci schieriamo, tra i due contendenti. No. Non ci interessa farlo. Non ci interessa sentire le rispettive ragioni, zero, perché sinceramente siamo arrivati ad un punto in cui non è nemmeno più importante chi abbia ragione e chi no. Perché chiunque vincesse nell’eventuale disputa, si porterebbe comunque a casa una vittoria mutilata. Una vittoria giocata con lo scalpo del nemico.
Che una delle più belle “storie di provincia” che il clubbing mondiale abbia mai avuto finisca così è un insulto al passato, così come uno sfregio al futuro. E allora, semplicemente: non importa (più) chi ha ragione, no, importa smettere di essere in guerra. Per fare la pace e riprendere a collborare c’è eventualmente tempo, chiaro, non deve avvenire subito, non siamo così idioti e così ingenui; ma almeno smettere di fare la guerra, quello sì. Dicendolo apertamente: “Abbiamo capito. Al di là del fatto di chi abbia ragione o meno, ora la smettiamo“. Dicendolo apertamente e dicendolo anche insieme, pubblicamente: non deve essere un atto unilaterale. Per dimostrare che i rancori di parte non sono per forza la componente che vince sempre quando c’è di mezzo, come radici, una storia collettiva. Non devono esserlo.
Accettate di perdere. Vincerete entrambi.