L’avventura DJ Food comincia con i Coldcut nel 1990 e la leggendaria serie “Jazz brakes”. Il progetto diventa collettivo e in squadra entrano anche Patrick Carpenter e Strictly Kev. L’esordio “Recipe For Disaster” è un immediato successo internazionale. I Coldcut lasciano il timone del progetto al solo Strictly Kev che si guadagna anche la direzione grafica della Ninja Tune e da quel momento diventa il solo detentore del marchio Dj Food. La sua “Solid Steel” diventa una delle trasmissioni radio più ascoltate al mondo e punto di riferimento obbligato per la dj culture. Con ‘The Search Engine’ conferma l’impronta caleidoscopico e geniale della sua musica. Mentre porta in giro per gallerie e musei le sue installazioni multimediali, arriva in Italia con la sua ultima live performance nella quale (in compagnia di Dj Cheeba e Dj Moneyshot) rende omaggio allo storico album ‘Paul’s Boutique’ dei Beastie Boys. I tre saranno al Sonar Club di Colle Vald’Elsa (Siena) venerdì 4 aprile e, il giorno successivo, alla Galleria 19 di Napoli. Ne approfittiamo per una chiacchierata telefonica con Dj Food che potete ascoltare in audio originale (sul mix specifico di Mixology) oppure leggere di seguito.
Prima di cominciare a parlare dei tuoi progetti più recenti mi piacerebbe cominciare chiedendoti un bilancio dell’avventura ‘The Search Engine’. Quello uscito nel 2011 era un album complesso, pieno di riferimenti colti, accompagnato da un progetto visivo articolato… insomma non proprio una cosa semplice da dare in pasto al pubblico.
Sento di essermi lasciato quel lavoro alle spalle. Quando è uscito ne ero davvero orgoglioso e credo sia stato accolto molto bene anche in considerazione del fatto che non producevo un disco intero da almeno dieci anni. In questo lasso di tempo il panorama dell’industria musicale è cambiato radicalmente per cui anche i termini di paragone per confrontare questo lavoro con i miei precedenti lasciano un po’ il tempo che trovano. Ad esser mutati drasticamente sono i paradigmi stessi della produzione, della distribuzione, della vendita e della presentazione live. Per quanto riguarda il mio percorso specifico ho cominciato a fare molte performance multimediali perché erano il modo più organico e coerente di riflettere l’intero processo di lavorazione dell’album. Quella al SAT Planetarium di Montreal nel luglio 2012, in modo particolare, credo siano stati l’apice della mia carriera artistica. Poter controllare tridimensionalmente il suono mentre il pubblico era immerso nella gigantesca proiezione video a trecentosessanta gradi delle mie grafiche mixate alle immagini che ci aveva concesso la NASA è stata un’esperienza unica, la meta agognata e definitiva di un ventennio speso a produrre, mixare e illustrare musica. Come poi questo si sia tradotto in numeri e vendite di quel disco davvero non saprei dirvelo. Credo di aver fatto in piccolo quello che Amon Tobin ha fatto in grande per ISAM e penso che la vocazione naturale di ‘The Search Engine’ sia fuori dai club e dai circuiti commerciali della scena elettronica. Alla fine posso dire sia stato un passo decisivo nel mio percorso artistico.
Ci racconti la genealogia e la metodologia produttiva dietro ‘Caught In The Middle of A 3-Way Mix’ il vostro omaggio a ‘Paul’s Boutique’ dei Beastie Boys?
Tutto è cominciato quattro anni fa, quando Dj Moneyshot ha registrato un bellissimo mix dedicato a ‘Check Your Head’, nel quale cuciva insieme tutti i campioni originali contenuti nel terzo disco della band. Il concept era davvero bello, il lavoro di ricerca sui sample meticoloso e il risultato assolutamente godibile. Ho ascoltato quel mix a ripetizione per tutta la mia vacanza, quell’estate. Parlandone abbiamo cominciato a scherzare dicendo che qualcuno avrebbe dovuto fare lo stesso con ‘Paul’s Boutique’ dato che quel disco conteneva qualcosa come 150 diversi pezzi campionati che avrebbero richiesto un enciclopedico lavoro di ricerca. Conosco Moneyshoot e Cheeba da più di dieci anni per il loro incredibile lavoro a Solid Steel e sapevo che solo con loro mi sarei potuto imbarcare in un’impresa titanica del genere ma io vivo a Londra e loro sono a Bristol. Nel 2011 abbiamo deciso di cominciare a lavorare seriamente al progetto dividendo il tutto in tre diverse sessioni che poi avremmo ricongiunto in un unico set. La cosa stava andando davvero per le lunghe e probabilmente ci avremmo impiegato anni ma nel 2012, alla morte di MCA, abbiamo sentito di doverci dare una scadenza molto più serrata, quasi a voler sublimare la sua dolorosa mancanza con il mix che fosse un tributo a lui e ai suoi due soci e amici di sempre. Il risultato è stato che quell’estate il mix caricato su Soundcloud ha totalizzato oltre centomila ascolti e download e un impressionante traffico on line. A quel punto a Cheeba è venuto in mente di portare il progetto dal vivo provando a studiarne una versione pensata per i club. Questo ha implicato dover ristrutturare tutte le sessioni e immaginare una forma collaborativa per noi tre sul palco. Alla fine ce l’abbiamo fatta. A novembre scorso ci siamo esibiti per la prima volta a Parigi e a dicembre abbiamo replicato a Londra. Ora stiamo girando in tour e non vediamo l’ora di arrivare in Italia con due tappe nel prossimo weekend.
Questo progetto mi pare non solo la celebrazione di un album fondamentale ma anche una solidissima concretizzazione dell’estetica ‘Solid Steel’, con la sua prospettiva culturale sul campionamento e l’arte del mix.
Cheeba e Moneyshot sono due storici dj resident della trasmissione. Sono in grado di mixare di tutto in qualsiasi condizione. Non c’era modo, per me, di immaginare questo progetto fuori dalla cornice di ‘Solid Steel’. C’era solo da immaginare come fondere tre dj in uno.
Cosa fa di ‘Paul’s Boutique’ un album storico secondo te?
Si tratta dell’ultimo album completamente basato sul campionamento, uscito in un anno cruciale, il 1989, che è lo stesso di ‘3 Feet High and Rising’ dei De La Soul. Dopo questi due dischi le leggi sul copyright sarebbero cambiate rendendo praticamente impossibile continuare a lavorare in quel modo sul sampling. Per noi tre quel disco costituisce una pietra miliare irripetibile che continuiamo ad amare follemente e come noi un sacco di gente, anche più giovane, continua a scoprirlo. Nesssun dubbio sul fatto che sia un album cult.
È stata lunga la gestazione? Che tipo di lavoro ha richiesto e quale sono state le complicazioni che avete dovuto risolvere?
La ricerca dei campioni è stata la cosa più complicata. Ci sono delle risorse on line che possono fungere da aiuto per rintracciare le informazioni ma poi bisogna trovare i dischi o i file. Una volta trovati vanno editati e mixati insieme. Alla fine posso dire che è stato come lavorare ad un vero album, magari alla maniera dei Dust Brothers (coppia di produttori statunitensi i cui lavori di sampling costituiscono l’ossatura portante di ‘Paul’s Boutique’, ndt) ma sperimentando una formula potenzialmente originale. Non potendo riarrangiare il disco dei Beastie Boys e non volendo semplicemente costruire uno showcase con i campioni alla base dei pezzi, quindi abbiamo deciso di lavorare pezzo per pezzo, in sequenza. ‘Shake Your Rump’, per esempio, conteneva venti campionamenti. Li abbiamo lavorati singolarmente e poi ricuciti secondo una nuova trama. Abbiamo aggiunto frammenti vocali dei Beastie Boys che, in un documentario, introducevano i vari pezzi dell’album e altre voci prelevate a fonti differenti. È stato un lavoro intenso e molto lungo.
Vi aspettavate un simile successo del progetto in termini di ascolti e feedback sul web?
A quei tempi la media degli ascolti per una puntata di ‘Solid Steel’ era di dieci o ventimila ascolti. Con quel mix, invece, in pochissimi giorni avevamo già superato i cinquantamila e la sua diffusione è diventata virale ben presto. Ancora oggi fa quindicimila ascolti a settimana e per noi è ancora impressionante.
Come funziona il live?
Sul palco ci sono quattro piatti, due mixer e tre dj. Quello che sta nel mezzo controlla il mix mentre i due che si trovano ai lati coadiuvano con un piatto a testa. Ruotiamo continuamente per le varie parti dello show. Dall’inizio abbiamo scartato l’ipotesi di lavorare con sei piatti perché ci pareva la maniera sbagliata per parcellizzare troppo il suono e la performance, che invece desideravamo fosse compatta. Non usiamo cuffie e lavoriamo con Serato dando priorità ai cue e alle forme d’onda. Gestiamo anche una versione basica di un video-mix collegato al nostro lavoro audio che vogliamo implementare. È basata sul materiale video di due artisti italiani, riuniti sotto il nome SM&A Production, che stanno lavorando ad un progetto intitolato ‘Paul’s Boutique A visual Companion’: un omaggio audiovisivo lungo cinquantatre minuti, pensato come la realizzazione del sogno dei Beatsie Boys che avrebbero voluto realizzare un videoclip per ogni brano dell’album ma furono costretti a fermarsi a quattro visto il non grande successo commerciale dello stesso.
A cosa stai lavorando in questo momento?
Sono al lavoro su diversi progetti non tutti collegati a Dj Food ma più incentrati sul mio lavoro da graphic designer e sulla ristampa di materiale storico. Ho appena terminato il remix per un pezzo molto psichedelico di Amorphous Androgynous (uno degli alias di Future Sound of London, ndt) che uscirà per il Record Store Day. Per la stessa occasione sarà pubblicato dalla Sony anche un altro vinile con un mio remix di ‘Giants’ dei The The e l’originale sull’altro lato per il quale curerò anche la grafica. Devo ancora ultimare invece un remix per il nuovo album dei Red Snapper. Ci sono poi un paio di cose sulle quali sto lavorando e che devo ancora tenere segrete. Posso solo dirvi che sto collaborando ad un box set per una storica formazione degli anni Ottanta in procinto di celebrare un importante anniversario, occupandomi della realizzazione di un design book. Per me è la realizzazione di un sogno per il fatto che si tratta di una delle mia band preferite. Immaginate il fan ragazzino che è in me esplodere dalla gioia per questa opportunità.