[tabgroup layout=”horizontal”]
[tab title=”Italiano”]Sin dal rilascio di “Kingdoms”, mini-LP di debutto via 100% Silk, le intenzioni di Mike Greene aka Fort Romeau, erano chiare: definire un percorso autentico, personale e club-oriented con solide radici nel movimento house ma con una freschezza d’ascolto tale da non risultare mai troppo invasivo per le tue orecchie. A poche settimane dal rilascio del suo secondo album “Insides”, pubblicato per Ghostly International, Fort Romeau ci racconta delle motivazioni, del concetto dello “slow listening” e di come internet, la rete, il numero di play streaming siano quanto di più lontano dalla realtà.
Il tuo secondo album “Insides” è fuori da poco tempo e i feedback sembrano essere davvero positivi. Come ti senti tu al momento e soprattutto riguardo l’album?
Si ho avuto alcuni feedback positivi e questo è davvero piacevole. Ma di solito quando un progetto è terminato, sono già predisposto ed entusiasta nell’iniziare a pensare ad altro.
Tra “Insides” e “Kingdoms” sono passati tre anni e ascoltandoli in successione ho trovato una grande vicinanza nei temi delle atmosfere e nella musica in sé. Non abusi mai di un basso o di un drop e tutto sembra essere perfettamente omogeneo. Cosa hai cercato di tirare fuori in “Insides” che non abbiamo trovato nei tuoi lavori passati? Su quale red line lo stai facendo viaggiare?
Rappresenta giusto uno sviluppo delle idee del primo album con maggiori influenze date dal djing, dal digging e dal lavoro su 12”s che ho fatto negli ultimi tempi. Insides proviene da un posto simile dal quale proviene Kingdoms ma con uno scopo più ampio e si spera anche più organico e sofisticato.
Parliamo del tuo approccio alla musica. Potresti allargare il concetto di “slow listening”? E’ applicabile anche alla tua maniera di vivere?
Credo che lo sia in quanto è quello che sono. Compro il 99% della mia musica su vinile, difficilmente rovisto tra blog o scarico promo per cercare roba nuova. Mi piace scoprire la musica in maniera organica e tendo a spendere un po’ di tempo con pochi album che ascoltare un sacco di roba per due volte. La cosa più importante che ascolto su SoundCloud o iTunes sono mix e podcast perché sono sempre curioso di capire come altri dj si approcciano nella stesura di un mix.
Leggendo l’articolo scritto di tuo pugno su FACT Magazine, ho trovato diverse ispirazioni. Primo: concordo con te nel dire che come nell’ascolto della musica, nel lavoro, il concetto di focalizzarsi su un qualcosa sta andando in modalità underrated. Questo sta influenzando la nostra maniera d’approcciarci alla musica? E poi: il progresso tecnologico sta portando ad una democratizzazione nell’ascolto e nell’approccio alla musica, riducendo sempre di più il tempo di un ascolto. Come si fa a dare effettivo valore al successo? Conta il numero di play su Spotify o altre piattaforme?
Credo che valutare o giudicare la tua musica attraverso le metriche del web è chiaramente non salutare, ma credo che la gente adesso ci si sia abituata. Dobbiamo ricordare che i like di Facebook o il contatore di SoundCloud non danno alcun feedback sulla qualità della musica che stai producendo, e credo che sia meglio concentrarsi sulle proprie facoltà critiche e su quelle dei tuoi contemporanei. Per quanto riguarda quelli che considerano il “successo” qualcosa di legato a queste cose c’è da dire che internet non è la vita vera, e non c’è miglior cosa che andare fuori nel mondo, incontrare gente e suonare, creare vere relazioni. Questa a lungo termine è la cosa più importante.
Per “Insides”, hai detto che gli extended dj-set e il frequentare i club ti hanno aiutato a creare il mood dell’album. Personalmente credo che l’arte del djing rappresenti la miglior via per creare una stretta connessione con gli altri e lo dico dal basso rispetto alla consolle. Cosa puoi dirci a riguardo?
Strutturare lunghi set e scoprire nuova musica da suonare in quei set è stato un sentimento integrale a quello che ha partorito l’album. Con questo non voglio dire che ogni traccia è stata fatta per essere suonata in un club, ma fa tutto parte di un unico processo costituto dall’ascoltare, suonare e produrre musica.
Parafrasando un collega di Soundwall: chi produce musica può suonare le tracce altrui? In quest’epoca, un dj deve essere necessariamente anche un produttore? Hai preferenza per una delle due facce della medaglia?
Fanno tutti parte dello stesso processo per me: ascoltare, djing, comprare e produrre, tutte facce della stessa cosa a mio avviso. Non vorrei mai approcciarmi a solo una di queste cose, farle tutte mi permette di sentire che sto effettivamente esplorando ogni via per essere davvero coinvolto nella musica.
Hai mai pensato alla creazione di una Fort Romeau Band, date le tue skills strumentali?
Non credo sarebbe appropriato al momento. Se dovessi scrivere un pezzo che sento debba essere traslato in una live performance, lo farei, ma la momento non a parte di quello che sto facendo.
Hai 5 tracce o album che hanno influenzato la tua maniera di produrre o ascoltare musica?
Più di cinque, ma quelle che mi vengono in testa senza particolare ordine sono:
Suzanne Ciani – 7th Wave
Roberto Cacciapaglia – Sonanze
Dj Sprinkles – Midtown 120 Blues
Micheal Bundt – Just Landed Cosmic Kid
Mr. Fingers – Amnesia[/tab]
[tab title=”English”]Since the release of “Kingdoms”, debut mini – LP via 100% Silk, Mike Greene aka Fort Romeau intentions were clear: define a genuine, personal and club – oriented path with strong roots in house genre without being too invasive for your ears. Few weeks after the release of his second album “Insides”, published by Ghostly International, Fort Romeau tells us about the reasons, the concept of “slow listening” and as the internet, the network, the streaming counter-play are as far as possible from reality.
Your sophomore LP “Insides” is out since few days and the feedbacks about it seem to be good. What are your feelings about it? How do you feel at the moment?
Yeah, I’ve had some positive feedback on it which is nice. Im usually keen to just start thinking about the next project once one is finished.
Between “Insides” and “Kingdoms” passed three years and listening them in succession I found out a great nearness in the themes of atmospheres and in the music itself. You never abuse about a bass or a drop, but everything seems to be perfectly homogeneous. What have you tried to let out from “Insides” that we have not found in your past works? What is the redline of the album?
Its really just a development of the ideas of that first record mixed in with more influences from DJing, digging and working on 12”s in between. Insides comes from a similar place to kingdoms but is just much wider in scope and hopefully a little more developed and sophisticated.
Talking about your approach to music. Would you broaden the concept of “slow listening”? It could be a concept applicable also in the way you live?
I think it is applicable to the way i live, and who i am. I buy 99% of my music on vinyl, I’m not constantly scouring blogs or downloading promos looking for the next thing. I like to discover music organically and tend to spend quite along time with a few albums every year than listening to loads a couple of times. the main thing i listen to on SoundCloud and iTunes is mixes and podcasts, I’m always curious too see how other DJs approach a mix.
Reading your article on FACT Magazine, I found out different sparks. For first: I agree with you, like in the music listening that in the work we underrated the concept of focusing. Do you think that this way of feeding is gonna infecting irreversibly our way to live the life and the music in itself? Second: the technological progress is definitely democratizing the way to listen and to approach to the music but then every listening is going to be shorter than ever. How do you give value to your success in this era? Plays number on Spotify or any other platform?
I think the idea of valuing or judging your music by metrics on websites is definitely not a healthy one, but i suppose its one that people are now accustomed to. You have to remember however that Facebook likes or SoundCloud plays aren’t actually giving you a lot of feedback about the actual quality of the music your making, i find its better just to concentrate on your own critical faculties and those of your contemporaries. With regards to judging ones “success” by these figures, the internet isn’t real life, and theres no substitute for getting out into the world, meeting people and playing shows, building up real relationships, thats the most important thing in the long term.
For “Insides”, you said that the extended dj-set and the club frequentations helped you to create the mood of the album. I think that dj-ing is the best way to create a deep connection with other souls and I say this watching it down from a dj-booth. What is your opinion about this?
Playing long sets and also discovering more music digging for things to play in those sets was integral to the feel of the record. i don’t necessarily mean that each track was made just to play out in a club, but that its all part of one process of listening to, playing and making music.
Who produces tracks could play the other tracks? In this era, a dj must be also a producer? Do you have a preference between these two faces of the same coin?
They are part of the same process for me, listening, DJing, buying, making are all facets of the same thing as far as I’m concerned. I wouldn’t want to do just one, id have to do them all to feel like i was fully exploring every avenue of being involved with music.
Thanks to your instrumentalist skills, have you ever thought to set a Fort Romeau band?
I don’t think it would be appropriate at the moment. if i ever wrote a record that felt it needed a live performance i would do it, but its just not part of the process for me at the moment.
Have you a Top 5 of tracks or album that have infected your way to produce or listening music?
More than five, but some that come to mind, in no particular order:
Suzanne Ciani – 7th Wave
Roberto Cacciapaglia – Sonanze
Dj Sprinkles – Midtown 120 Blues
Michael Bundt – Just Landed Cosmic Kid
Mr Fingers – Amnesia[/tab]
[/tabgroup]