Quando si tratta di artisti come Four Tet, ogni nuova release fa rumore, e non ho scelto a caso questa espressione. Soprattutto, poi, se l’etichetta che produce il 12” è la Text Records, fondata proprio da Kieran Hebden, il 36enne inglese che si nasconde dietro lo pseudonimo di Four Tet: tiratura super limitata, selezione esemplare degli artisti, release che in pochi giorni significano morsi violenti alle mani, se non si è stati veloci nell’acquisto.
Il quindicesimo Text contiene due track che viaggiano sui 125 bpm. Sto parlando di “Jupiter” e di “Ocoras”.
“Jupiter”, nell’A-side, ha un intro splendido, che ti porta fin da subito in un ambiente accogliente, costruito su due linee di synth freschi, trascinati da effetti echo che rendono l’atmosfera molto “fantasy”. Poi arriva una progressione di percussioni, di vocals dal gusto orientale e campanelli soft perfettamente inseriti in una cassa techno davvero coinvolgente. Una cassa che non oscura, bensì carica di qualche kilowatt la luce creata dalla meravigliosa costruzione melodica del pezzo.
Capovolgi il disco e siamo su “Ocoras”, che ha un passo dritto fin dall’inizio. Four Tet farcisce la track in 4/4 con balbuzie ed interferenze, con suoni metallici che ricordano molto i giocattoli analogici come lo Stylophone Beatbox, con un groove fatto di scale intrecciate e intricate che ti tengono la schiena dritta. “Ocoras” finisce la sua corsa tra bassi bombati, in un tripudio di scosse che neanche Mercalli aveva avuto l’opportunità di analizzare.
Quanto è stato facile premere sul tasto “acquista” dopo il primo ascolto. Gli inglesi oserebbero dire “dope”.