Si sa, quando si parla di dj e di musica elettronica in generale, il più delle volte è difficile che vengano in mente nomi e luoghi legati all’Italia: nell’immaginario collettivo, il bel paese è più rinomato per altro più che per le “chiassose e rumorose stanze” dei club nei quali gli ospiti illustri fanno ballare. Il clima bucolico e sereno mal si addice ai ritmi serrati e forsennati ma, se vogliamo dirla tutta questo è solo un pretesto. E’ da molto tempo che si discute sul fatto che lo spazio realmente lasciato ai musicisti che vogliono farsi strada nel variegato mondo dell’elettronica è poco e di cattiva qualità nel nostro bel paese. In più, il clima chiuso e miope dei big della pubblicità e della night-life, per i quali il suonare è legato solo a gli incassi, non fa che peggiorare le cose. Ovviamente non si può far di tutta l’erba un fascio, ma nel più delle volte tant’è! L’estero è visto forse troppe volte coma l’unica e vera possibilità per esprimersi al meglio e dar sfogo alla propria passione: Berlino, Parigi, Londra sono solo alcune delle mete più gettonate. Francesca Lombardo è un chiaro esempio di fuga di cervelli all’italiana. Proveniente dagli studi classici del piano, riscopre nell’emozionalità e nella intuitività dell’elettronica, una seconda vita musicale. Da lì il passo verso la carriera professionale è breve: dalla Londra di cui si è perdutamente innamorata già all’età di 6 anni, inizia la carriera di produttrice distinguendosi per le sonorità ricercate dai ritmi houseggianti. Richiestissima nei più grandi club e festival del mondo, a breve la vedremo impegnata all’Hideout Festival e all’Unknown Festival (entrambi in Croazia) nonché nel tour di celebrazione dei 10 anni del Rebel Rave Global Tour 2013, organizzata dalla famosa Crosstown (in cui suoneranno teste di serie del calibro di Carl Craig, Jamie Jones, tINI e molti altri).
Francesca sei “emigrata”, come tanti connazionali, all’estero in cerca di un futuro nella musica elettronica. Tu ci è riuscita. Cosa ti ha spinto a lasciare l’Italia per l’estero e cosa pensi non abbia l’Italia rispetto agli altri paesi nel tema della musica?
Fin dall’età di 6 anni volevo andare a Londra. Ho sempre avuto un interesse particolare per questa città. Penso Londra sia tutto un altro stile di vita rispetto l’Italia, e’ una metropoli molto avanzata sia culturalmente che musicalmente. L’Italia al momento ha artisti molto validi ma non avrà mai la “scene” di Londra che secondo me rimane unica.
Hai scelto Londra, la città inglese per eccellenza. Cosa ti ha spinto a scegliere questa città piuttosto di un’altra?
Spostarmi a Londra era una cosa che volevo fare sin da piccola…cantavo in inglese anche se le parole che dicevo non avevano senso. E’ sempre stato un mio sogno.
Il tuo percorso nella musica è iniziato già quand’eri piccola: le lezioni di piano ti hanno avvicinato all’elettronica (lo stesso tuo insegnante aveva uno studio). Cosa ti ha affascinato dell’elettronica tanto da farti abbandonare le sonorità classiche?
Premetto che non ho mai abbandonato le sonorità classiche, tutt’oggi ascolto quella musica in momenti di relax, ricerco artisti nuovi e non… l’elettronica era un suono che rifletteva me, avevo carta bianca, potevo creare musica più liberamente…la classica era solo studio per me.
Credi che gli studi di piano ti abbiano influenzato o ti influenzino ancora oggi nel modo di produrre e concepire la musica?
Sicuramente, uso tante melodie nelle mie tracce e spesso uso una tastiera per crearle.
Sei uscita su etichette importanti, come Crosstown Rebels, nonché molti big hanno apprezzato le tue produzioni (Marco Carola e Loco Dice ne sono un esempio). Quali sono secondo te gli ingredienti per arrivare al successo e quali consigli ti senti di suggerire ad un giovane musicista che vorrebbe intraprendere la strada in questo campo?
Persistenza e passione…
Hai suonato molto in giro, toccando i più famosi club della club culture mondiale. Quale è il tuo locale preferito in cui hai suonato e in quale, invece, ti piacerebbe suonare?
Electric Pickle è un classico, un posto storico, mi è piaciuto molto suonarci al Get Lost l’anno scorso, da ripetere quest’anno sicuramente. Altre feste che mi hanno colpito sono state Circoloco al DC10, Rashomon a Roma, Manchester Warehouse Project dove non vedo l’ora di suonare di nuovo e Romania Arenile…
Se parliamo di musica elettronica come fenomeno culturale, secondo te è vero dire che i clubbers nostrani non si recano ad una serata particolare perchè suona un tal dj ma piuttosto perchè è organizzata o perchè l’ospite è un volto noto? Ritieni che siamo ancora un pò indietro rispetto agli altri paesi europei sotto questo punto di vista?
Forse questo si può dire per “alcuni clubbers”, non sono molto partecipe della scene italiana fino al punto di sapere il perchè la gente si sposta a vedere degli artisti. Sicuramente c’e una mancanza di ricerca musicale sconosciuta da parte di molta gente e ciò non fa che bene all’underground scene ma male alla cultura musicale elettronica italiana.
Per finire, ti faccio la classica domanda di chiusura: cosa avresti fatto se non avessi seguito la strada della musica elettronica? Quali altri sogni avresti coltivato (o che ti piacerebbe coltivare nel futuro)?
La cosmologa. Amo le stelle, le galassie la cosmologia e astrologia.