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[tab title=”Italiano”]A distanza di tre anni dall’ultima, sfortunata edizione, torna finalmente il Bloc., uno dei festival elettronici più importanti degli ultimi anni. Per quella che deve essere a tutti gli effetti l’edizione del rilancio, oltre al ritorno alla location originale del Butlins Resort di Minehead, gli organizzatori hanno scelto di fare le cose davvero in grande così, oltre a presentare una line-up impressionante, ci hanno regalato l’opportunità di fare qualche domanda a due dei loro protagonisti più attesi: Dave Sumner, meglio conosciuto come Function, e Ed Davenport, che al fianco del “fratello maggiore” statunitense ha scelto di vestire i panni di Inland, il suo alias berlinese.
Berlino appunto, il Berghain, Infrastructure New York e la loro crescita artistica, sia individuale che come duo: questi sono i temi caldi di una chiacchierata che non immaginavamo potesse risultare tanto interessante.
[Photo by Seze Devres]
[title subtitle=”DAVE’S QUESTIONS”][/title]
Dopo anni di silenzio, Infrastructure è tornata a essere una delle protagoniste della scena techno. Dave, perché hai scelto proprio Ed per riprendere un capitolo tanto importante della tua storia?
Beh, innanzitutto Ed è un talento enorme. Siamo amici e lavoriamo assieme da cinque anni, quindi il coinvolgerlo in Infrastructure ha una sua logica. Musicalmente ed “esteticamente”, poi, siamo sempre stati sintonizzati sulle stesse frequenze.
Per quale ragione scegliesti di bloccare il suo catalogo nel 2006?
Quando mi sono trasferito da New York a Berlino ho scelto di focalizzarmi sul progetto Sandwell District, così ho messo in stand-by Infrastructure per alcuni anni. Ho sempre pensato, però, che sarei tornato prima o poi sui miei passi. Il rilancio, tra l’altro, è stato in cantiere per un paio d’anni prima che accadesse davvero.
Presentando “Odeon EP”, la vostra prima release insieme, avete parlato apertamente di “ideali classici reinterpretati secondo un punto di vista moderno”: in cosa si traduce effettivamente questa missione?
Ho realizzato di essere una persona molto nostalgica, l’ho capito negli ultimi sette o otto anni sulla base di quanto ho fatto, ovvero aggiornare in chiave moderna un sacco delle influenze che hanno caratterizzato la mia giovinezza. Sì, sto cercando di produrre musica che suoni “classica”.
Non trovi che la riproposizione e lo studio di canoni musicali “vintage” siano stati la vera costante degli ultimi anni di musica elettronica? In cosa pensi che Infrastructure New York si differenzi (o si possa differenziare) rispetto alle altre label di riferimento?
Penso che si tratti esclusivamente del processo, ancora in atto, di ricerca del “beat perfetto”. Ci sarà sempre un filo conduttore che attraversa la mia musica, la musica che suono, produco e per cui ho un debole perché sono sempre alla ricerca di quella sensazione che mi riporti lì dove tutto è iniziato. È qualcosa che non potrò davvero mai perdere di vista.
Sembra quasi che la label rappresenti per voi una sorta di raccordo tra passato e futuro. Dove immagini stia andando la techno? Cosa balleremo (e ascolteremo) tra dieci anni?
Devi solo lasciare che evolva e non pensarci, non ha bisogno di troppa enfasi. È in questo modo che siamo arrivati dove siamo, a partire dagli anni ’70.
Dave, l’accantonamento del progetto Sandwell District, la residenza al Berghain e la resurrezione di Infrastructure New York sono stati gli highlights degli ultimi anni della tua carriera. Cosa lascia e cosa trova Function, aprendo e chiudendo storie tanto affascinanti?
Credo che la fase di apprendimento stia procedendo a compartimenti stagni. Nell’ultimo anno mi sono concentrato molto in quello che possiamo chiamare djing “convenzionale” (dopo otto anni di lavoro attraverso un setup ibrido dj/live). In questa fase ho realizzato quanto è dura riuscire a creare musica nuova ed essere al tempo stesso un dj, così mi sono impegnano nel cercare di crescere sotto quest’ultimo punto vi vista. Buona parte della responsabilità risiede, chiaramente, nella residenza al Berghain, ma la causa di questa scelta risiede anche in un progetto alle porte. Dopo tornerò alla creatività e alla produzione con un nuovo album.
“Feed Forward”, “Incubation”, “Games Have Rules” e “The Supreme Negative”: i quattro album che hai fin qui prodotto rivelano “anime artistiche” altrettanto diverse. Quale lavoro, considerati anche gli EP, pensi rappresenti meglio il tuo credo musicale?
Beh, “Incubation” è l’unico album solista dei quattro, quindi la risposta mi sembra piuttosto ovvia. Devo dire, però, che mi è piaciuto molto lavorare a “Games Have Rules” con Vatican Shadow. È stato il lavoro più semplice a cui abbia mai lavorato, abbiamo registrato tutto in cinque giorni e praticamente il lavoro era finito lì. Noi, per questo, non abbiamo alcun ricordo della sua registrazione.
[Photo by Riccardo Lancia]
[title subtitle=”ED’S QUESTIONS”][/title]
Ed, possiamo dire che con Infrastructure New York tu abbia definitivamente voltato pagina rispetto a quanto ha caratterizzato la prima parte della tua carriera?
Forse sì, anche se Infrastructure ha “fermentato” a lungo prima di risorgere. Produco musica elettronica da oltre dieci anni e sono veramente soddisfatto del livello che io (e anche Dave, credo) ho raggiunto, sia dal punto della creatività che della produttività.
Non è passato molto tempo dall’uscita di “Counterchange”, eppure quell’album sembra prodotto da un altro artista. Scurendo e indurendo il tuo suono immaginavi di suscitare l’interesse di Dave?
In realtà un sacco di materiale è stato scritto mentre vivevo nell’appartamento di Dave. Abbiamo sempre condiviso un sacco di musica e lui mi ha permesso di conoscere un sacco di dischi più vecchi che non conoscevo, principalmente materiale proveniente dagli Stati Uniti. La cosa bella di quel periodo è che, sebbene fossi ovviamente ispirato dai suoi lavori come Sandwell District, Dave mi ha sempre incoraggiato a seguire il mio istinto quando si trattava di scrivere musica più “profonda”, vicina all’house e alla dub. In quel momento sembrava comunque naturale; ora invece ho intrapreso una fase diversa.
Quale dei suoi dischi vorresti aver prodotto al suo posto?
“Montage” (Infrastructure 08).
Ti sei spostato a Berlino giovanissimo, forte di una discografia già interessante. Quanto e come ti ha cambiato la città? È qui che è nato Inland?
Inland è nato in Inghilterra, ma è cresciuto a Berlino – in particolare al Berghain, dapprima attraverso l’ascolto in mezzo alla pista, poi suonando lì. Berlino mi ha sfidato e mi ha nutrito come artista in un sacco di modi e la storia sembra non essere ancora finita!
Dopo aver dato ritmo al catalogo di Infrastructure quali altre tappe, sia insieme che individualmente, vi attendono?
Ci sono diversi nuovi dischi in lavorazione per “Counterchange” del quale sono davvero entusiasta. A breve uscirà anche del nuovo materiale come Inland, così come ci saranno degli sviluppi molto significativi per quanto ci riguarda…dei quali vi daremo notizia a breve.
Ciò che vi accomuna, oltre all’aver scelto Berlino come ultima tappa del vostro percorso, è l’esser sempre più spesso tra i protagonisti del Berghain. Parlateci del vostro rapporto con la città e, in particolare, il club.
Dave: Eccola la domanda sul Berghain! Si tratta di un posto magico, cos’altro c’è da dire? Ho suonato per dieci ore durante un closing-set giusto un paio di settimane fa e questo mi ha ricordato qual è l’essenza dell’essere un dj. Essere completamente persi nella musica. Non esiste nessun altro club al mondo, per quanto riguarda questo tipo di musica, che propone quasi quarantotto ore di musica continuative ogni weekend. Ad essere completamente onesti, mi piacerebbe avere a disposizione dieci ore ogni weekend per esprimermi, anziché girare per diversi club. Avere una residenza nello stesso club è la ragione per cui questa musica è stata inventata.
Ed: Ad essere sinceri, senza vivere a Berlino e senza essere dei frequentatori del Berghain, forse io e Dave non saremmo mai diventati amici. Trovo che questa sia l’essenza della musica e di ciò che la riguarda: costruire amicizie e arricchirci di esperienze. A parte tutte le cose ovvie che si possono dire sul club, poi, non c’è nessun altro posto al mondo in grado di diventare un riferimento sociale come il Berghain in questo momento.
Il prossimo evento che vi vedrà protagonisti è il Bloc. Quali sono le vostre aspettativi su questo festival che è, a tutti gli effetti, uno dei più attesi in Gran Bretagna?
È il Bloc, sarà pazzesco.[/tab]
[tab title=”English”]After three years from the last, unlucky edition, Bloc is finally back. One of the most important electronic festival of our time. And for the one that needs to be his re-born dition, in addition to the return to Minehead’s Butlins Resort home base, the organizers have chosen to do things really big, presenting an impressive line-up at first, and secondarily giving us the opportunity to discuss a couple of things with two of their most awaited headliners: Dave Sumner, better known as Function, and Ed Davenport, who alongside his american “big brother” has chosen to assume the role of Inland, his Berliner alias.
And Berlin, Berghain, Infrastructure New York and their artistic growth (both individually and as a duo) will be the hot topics of a conversation we couldn’t ever imagine to be so much interesting.
[Photo by Seze Devres]
[title subtitle=”DAVE’S QUESTIONS”][/title]
After years of silence, Infrastructure has come back as one of the main protagonists of the techno scene. Dave, why did you choose Ed to get back to such an important chapter of your story?
Well, first and foremost, Ed is a huge talent. We’ve been friends and working together for the last 5 years, so it made perfect sense. Musically and aesthetically we’ve always been on the same page.
What was the reason for you to choose to block its catalogue in 2006?
When I moved from New York to Berlin I put my focus into Sandwell, so I put it on hold for a few years. I always planned on going back to it though. The relaunch was in the works for a couple of years before it actually happened.
Presenting the “Odeon/Rhyl EP”, your first release together, you spoke about “reinterpreting classic ideals through a modern point of view”: what does this mission involve?
I guess I’m very nostalgic, I’ve noticed in the last 7 or 8 years that’s what I’ve been doing – taking a lot of influences from my youth and updating them from a modern viewpoint. I’m just always looking to make things sound classic.
Don’t you think that the revival, and the study, of “vintage” music canons were, in the last couple of years, the very constant factor in electronic music? And in what ways do you think that Infrastructure New York stands out (or could stand out) compared to the other labels?
I think it’s just the ongoing process of – “looking for the perfect beat”. There will always be a fundamental thread running through my music, the music I play, release and what I’m into because I’m always searching for that feeling that got me into this in the first place. It’s something I’ll never lose sight of.
It almost looks like that for you the label represents a sort of link between the past and the future. Where do you think techno is going? What will we be dancing to (and listening to) in ten years?
You just have to let it evolve and not think about it. It doesn’t need so much emphasis. This is how we arrived to where we are now since the 70s.
Dave, the apparent setting aside of the Sandwell District project, your residence at Berghain and the resurrection of Infrastructure New York have been the most evident highlights of your career over the past years. What does Function take on, and leave behind, opening and closing such fascinating stories?
I guess I’m learning to compartmentalize things a bit more. In the last year I’ve put a lot of my focus back into conventional DJing (after 8 years of working with a DJ/Live hybrid setup). In the process I came to realize how hard it is to keep focused on creating music and being a DJ at the same time. So I’ve dedicated myself to being a DJ for this period. Mainly because I’ve really settled into my residency at Berghain, but also because of an upcoming project. And after that I will return to the creative, production side of things with a new album.
“Feed Forward”, “Incubation”, “Games Have Rules” and “The Supreme Negative”: the four albums that you have been involved in producing until now, reveal quite different “artistic souls”. Which one of them, also taking into account the EPs, do you think best represent your musical doctrine?
Well, “Incubation” is the only solo album of the four, so it’s the obvious pick. But I have to say, I really enjoyed the process of making “Games Have Rules” with Vatican Shadow. It was the most effortless project I’ve ever worked on. We recorded it in 5 days, it virtually made itself. We actually have no recollection of recording it.
[Photo by Riccardo Lancia]
[title subtitle=”ED’S QUESTIONS”][/title]
Ed, is it possible to say that with Infrastructure New York you’ve definitively turned a page to what has been known to characterize the first part of your career?
Perhaps, yes. Although this has all been brewing for a long time now. I’ve been making electronic music and DJing for over 10 years now, and I’m happy to have reached a point where I (and Dave too I think) feel more creative and productive than ever.
Not much time has passed since the release of “Counterchange”, however that album seems to have been produced by another artist. Did you ever imagine that by darkening and stiffening your sound you would be able to attract Dave’s interest?
Actually a lot of that material was written while I was living at Dave’s apartment. We always shared a lot of music, and he put me onto a lot of older records that I didn’t know – mainly stuff from the US. What was so cool about that time was that although I was obviously inspired a lot by Sandwell District, Dave always encouraged me to follow my gut feeling when it came to writing those kind of deeper, more House and Dub inspired tracks. It felt natural at that time, and now I have progressed onto a different phase.
Which one of his 12s would you have liked to have produced instead of him?
“Montage” (Infrastructure 08).
You moved to Berlin when you were incredibly young, with an already interesting discography. How much, and in what ways, has the city changed you? Is this where Inland was born?
Inland was born in England but grew up in Berlin. More specifically, at Berghain, first by listening in the crowd, and then by playing there. Berlin has challenged me and nurtured me as an artist in a lot of ways, and the story doesn’t seem to be over yet!
After giving a constant path to the Infrastructure releases catalogue, which other crucial tasks, both together and alone, are waiting for you?
There are some new records on “Counterchange” in production that I’m really excited about. Aside from that there will be some new Inland material surfacing soon. There will also be some very significant developments within our sphere of operations in the coming months…. news of that coming soon.
What makes you similar, other than having chosen Berlin as a stop-over in your paths, is that both of you have increasingly been protagonists at Berghain. Talk to us about your relationship with the city and, specifically, the club.
Dave: Ahaha, the Berghain question! What else is there to say other than the place is magic. I just did a 10 hour closing set there a couple of weeks ago and it reminded me of what the essence of being a DJ is about. Getting completely lost in music. There’s no other place in the world at the moment, when it comes to this style of music, that has nearly 48 hours of continuous music every weekend. To be completely honest, I would pick playing there 10 hours every week over touring. Having a weekly residency at the same club is what this music was built on.
Ed: To be honest, without living in Berlin and going to Berghain, Dave and I might not have become friends. And that’s the thing – for me this whole music world and lifestyle is also about building friendships, and personal experiences. Aside from the obvious statements that the club makes, there is no other place in the world that such a social landmark could exist right now.
The next event that will be hosting you is the Bloc. What are your expectations about this festival – as it is, all in all, one of the most awaited events in the United Kingdom?
It’s Bloc. It’s gonna be killer![/tab]
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