Gadi Sassoon è uno di quei ‘segreti’ italiani ben custoditi e assai più noti fuori che dentro lo stivale. Ha prodotto musica sotto una pletora di nomi e alias, per molti ambiti differenti, ma il suo progetto più noto continua ad essere quello sotto il moniker Memory9, con il quale è stato più volte ospite della mitica trasmissione Solid Steel della Ninja Tune, resident di prestigiosi club come il Koko e il Cargo di Londra, ospite in serate e festival di culto da Los Angeles a Hong Kong (passando per Berlino e Istanbul), oltre che fondatore e direttore artistico dell’etichetta Mnemonic Dojo, sulla quale ha pubblicato tre acclamati EP. Compositore di base tra Milano e Londra, specializzato in colonne sonore, Gadi combina lavori orchestrali, musica elettronica e sound design, muovendosi, con agilità, tra composizioni orchestrali epiche e produzioni fantascientifiche, brani acustici e industrial rock, beat di matrice hip hop e musica da camera, sonate per pianoforte e drum and bass, colonne sonore horror e ambient, e molto altro ancora. Le sue produzioni finiscono regolarmente in pubblicità, trailer, campagne virali, documentari, programmi televisivi e videogame in tutto il mondo. La sua recente trasferta negli Stati Uniti e la data di sabato 5 marzo al Kode_1 di Putignano sono stati l’occasione per una informale chiacchierata via mail, attraverso la quale abbiamo scoperto un sacco di novità interessanti.
Sappiamo che sei in giro tra Boston e Los Angeles. Ti stai dividendo tra incontri importanti e residenze in prestigiose accademie musicali. Dicci tutto quello che puoi su questo tour americano.
Sono state due settimane intense! Non posso sbilanciarmi su progetti futuri, ma ero a Los Angeles per incontrare varie case di produzione, registi e music supervisor in veste di compositore di colonne sonore, da un paio di anni a questa parte è la mia attività principale. Ho avuto anche modo di scambiare idee con alcuni degli artisti con cui condivido il roster Just Isn’t Music, in particolare Eskmo e Amon Tobin, entrambi personaggi di calibro eccezionale sia sul piano umano che su quello artistico, e di chiacchierare un po’ con Mileece, una cara amica e grande artista sonora che lavora molto con piante e SuperCollider. Consiglio a tutti quelli che ancora non lo conoscono di scoprire il suo lavoro. E ancora tanti colleghi nel giro post e scoring, che fanno chi sound design per l’horror, chi la musica dei cartoni della Disney. Quasi per caso sono finito a fare la parte di synth per la riedizione del tema di uno dei cartoni della mia infanzia. Potrei raccontare che mi sono imbattuto in vari personaggi che stimo molto in giro per la città, ma dovete tenere presente che a L.A. magari incroci Spielberg dal benzinaio. A Boston sono attualmente ‘artist in residence’ al dipartimento di Electronic Production and Design del Berklee College of Music. È un piacere sia perché si tratta della mia alma mater, sia perché ho notato che nonostante le generazioni cambino, la materia grezza delle persone che seguono certi percorsi rimane la stessa. Ho tenuto vari workshop su composizione e sintesi, e gli studenti di questa generazione sono già molto competenti, sono davvero curioso di vedere cosa creeranno. Tra l’altro proprio ora mi hanno dato un Buchla con cui giocare prima di portarmi in aeroporto quindi scusa se fremo.
Qualcosa ci dice che sei pienamente nel trip da synth modulari. A Los Angeles ci sono alcuni delle principali aziende che li producono e un’ottima scena musicale che li usa: Si vocifera di un recente live con Richard Devine e Daniel Miller…
Un antico detto dice: “insegnate ai vostri figli l’amore per i sintetizzatori, ed essi non avranno soldi per la droga”. La sintesi sonora è una delle grandi passioni della mia vita e l’esplosione del formato Eurorack è una piccola rivoluzione per molti motivi. C’è aria di grande creatività e libertà, entusiasmo, esplorazione, e una buona dose di follia che rende tutto più interessante. Los Angeles ha una scena modulare tanto giovane quanto fertile: Richard Devine e Daniel Miller si sono esibiti due settimane fa a L.A. Modular. Credo si tratti della primissima serata strutturata in un club che scaturisce da una serie di incontri che avvengono spesso in spazi pubblici, tipo parcheggi o depositi, emersi nell’ultimo paio d’anni e chiamati Modular On The Spot. Ci si è esibito anche un mio collega da tenere d’occhio, Anthony Baldino, grande sound designer e ‘sintesista’. Chiunque abbia sentito un trailer di Hollywood negli ultimi anni ha probabilmente sentito i suoi suoni, ed è uno dei più virtuosi performer di synth modulari che io abbia mai visto. È stato interessante anche incontrare alcuni dei personaggi che stanno dietro alle piccole aziende che producono moduli. Mi sono fatto grasse risate con il fondatore di Noise Engineering, che da nomi in latinorum ai suoi moduli per far arrabbiare la moglie microbiologa.
Finalmente possiamo annunciare pubblicamente che hai firmato il publishing con Just Isn’t Music. Ci racconti qualcosa in più sulla società di publishing della Ninja Tune?
Lavoro con Just Isn’t Music da circa un anno e mezzo. È un’esperienza molto bella e intensa. Mi coinvolgono in una miriade di progetti stimolanti e variegati, dandomi l’opportunità di crescere come compositore su un piano internazionale che era al di fuori della mia portata prima della nostra collaborazione. Devo affrontare sfide continue sia sul piano tecnico che sul piano estetico, il che è una grande fonte di ispirazione. In un paio d’anni scarsi ho scritto circa centoventi brani: composizioni orchestrali, rock di vari tipi, hip hop, beats, solo piano, brani epici hollywoodiani, industrial, vari stili di elettronica, noise, pop… Per progetti TV, cinema, pubblicità, video games, trailer. Mi sveglio ogni giorno sapendo che per dodici ore comporrò musica e che, ogni volta, devo imparare qualcosa di nuovo. Ogni giorno sono maestro e studente (più studente, a dire il vero). Lavoro con un team di grandissima serietà, dedizione e professionalità, distribuito tra Londra, New York, Montreal e Los Angeles. È entusiasmante, dopo dieci anni di gavetta, trovarsi in una partnership basata sul rispetto reciproco e centrata sulla qualità del lavoro. Just Isn’t Music è figlia di Ninja Tune e questo si riflette, a mio avviso, soprattutto nello spirito in cui viene gestito il lavoro, sul modo in cui veniamo trattati noi autori e sulla passione che va in ogni dettaglio. Non nascondo una certa soddisfazione nel trovarmi nel ristretto roster di JIM Bespoke (gli autori su commissione) a fianco di Amon Tobin, Flying Lotus, Cinematic Orchestra e pochi altri.
Sei compositore di colonne sonore per progetti televisivi. Stai preparando qualcosa di nuovo? Questo lavoro influenza la tua produzione come Memory9?
In questo momento mi sto concentrando sull’horror. Sono molto attratto dalla sovrapposizione tra musica e sound design del genere, dalle opportunità di commistione tra orchestra ed elettronica e dalla centralità del suono nella narrativa. Sto poi mettendo insieme piccoli progetti che seguono vari mood, uno di piano e archi, uno per le olimpiadi di Rio e altre cose. Inoltre sto cercando di mettere insieme gli elementi necessari per una seria indagine sull’incrocio tra sinfonica e sintesi live. In generale, in qualsiasi momento, sto lavorando a vari progetti contemporaneamente, e non posso mai parlarne troppo finché non escono. E sì: penso sia inevitabile che il lavoro come compositore di colonne sonore influenzi quello artistico, anche se rimangono due ambiti distinti.
Recentemente sei anche stato guest composer alla Università di Edinburgo. Come ci sei finito e cosa hai fatto da quelle parti?
La connessione originale qui è abbastanza curiosa. Ho conosciuto il Dr. Michele Ducceschi tramite Fay Milton, batterista delle Savages e mia amica di vecchia data degli anni londinesi, a un recente concerto milanese della band. Chiacchierando abbiamo scoperto un interesse comune per una specifica tecnica di sintesi sonora, il physical modelling: per me come utente (l’ho utilizzata ampiamente per il disco Red Falcon), per Michele come ricercatore nel campo. È infatti parte di un gruppo di ricerca eccezionale che risponde al nome di NESS (Next Generation Sound Synthesis), guidato dal Dr. Stefan Bilbao, e sviluppa algoritmi incredibilmente avanzati su base di modelli matematici e fisici di strumenti reali. I ricercatori di questo centro (tutti personaggi di grande statura accademica) hanno interesse ad interagire con compositori che lavorano regolarmente con tecniche di sintesi avanzate, per investigare gli ambiti di applicazione del loro lavoro. Visto che, nel mio piccolo, rispondo a quel profilo è nata una collaborazione, per me estremamente interessante e fertile, e spero per loro utile.
Sabato suonerai al Kode_1 di Putignano. Un club del quale si parla molto bene. Cosa proporrai in quella occasione?
Un bel po’ di musica e suoni mai usciti prima dal mio studio, direi. Non ho ancora deciso esattamente ma sicuramente incorporerò molti esperimenti recenti che non sono mai stati pubblicati e frammenti di collaborazioni in procinto di pubblicazione. Ho sentito molto parlare del Kode_1 e non vedo l’ora, la sua reputazione lo precede e sono davvero curioso di conoscere il pubblico e gli organizzatori.
Hai uscite discografiche in preparazione? A cosa stai lavorando in studio?
Ne ho diverse. Una è di imminente pubblicazione e altre tre in lavorazione, sotto vari nomi, tra cui nuovi progetti. Come dicevo, in studio sto lavorando a molte cose ma la mia ossessione al momento è l’interazione tra modulari e archi (un liutaio californiano mi ha appena costruito uno strumento ibrido tra la chitarra elettrica e la viola da gamba), e in futuro l’orchestra intera. Spero. Vediamo. Ci lavoro. Poi si vedrà.