Alle volte i detti sono proprio veri e le notizie più belle arrivano dai posti più inaspettati; e a volte è altrettanto vero che dei buoni featuring possono essere la svolta per un disco. Nel caso di “Gang”, scritto da Headie One e prodotto da Fred Again (o Fred again.., come vuole farsi chiamare), soprattutto la seconda affermazione ha un peso specifico notevole, perché è difficile immaginare che “Gang” sarebbe diventato un piccolo caso se non ci fossero stati di mezzo Sampha, FKA Twings, Slowthai, Octavian e Jamie XX a far da ospiti. E quando in un disco ci sono questi artisti, quanto meno una possibilità gliela si concede, soprattutto se il rapper in questione – Headie One – sembra apparentemente spuntato dal nulla.
Ora: chiaramente non è spuntato dal nulla, ma ha alle spalle un percorso fatto di dischi ed EP, che però sono sempre rimasti all’interno del circuito del rap/drill/grime/trap inglese più di nicchia. Per esempio esistono sue collaborazioni con Skepta e con Dave, due pesi massimi del rap targato Uk ma anche con una fitta schiera di mcs più undeground. Insomma, di robe in carniere ne ha. Tuttavia è solo con questo lavoro che la sua figura ha incominciato ad ottenere un riscontro al di fuori dai propri confini di genere e geografici, riuscendo a suscitare interessi internazionali.
Se è vero che i featuring possono essere un bel cavallo di troia per ottenere visibilità, è tuttavia necessario avere poi anche sostanza per dimostrare di non essere tutto fumo e niente arrosto, e in questo senso “Gang” è un lavoro che di sostanza ne ha da vendere. Intendiamoci, non si sta parlando di un liricista raffinatissimo con uno storytelling ai livelli di Kendrick, né di un rapper con la “visione” di Kanye West, ma “Gang” è un disco con tutto al posto giusto, dove ogni elemento funziona in perfetta combinazione con gli altri. Come se fosse un orologio in cui ogni ingranaggio lavora in combinazione con l’altro, infatti, qui ogni brano si incastra alla perfezione con il successivo, e va a completare un quadro di primissimo livello. L’ascolto fila dritto e non stanca mai nei suoi venticinque minuti scarsi, alternando ritmi più frenetici a momenti di vuoto, provando a costruire un dialogo tra i vari featuring (che hanno stili e modi di interpretazione sempre diversi, e per questo risulta sempre on point).
(eccolo, “Gang”; continua sotto)
La stessa struttura interna delle canzoni è un elemento che risulta molto interessante: si può infatti notare come ci siano solo tre canzoni su otto che seguono un andamento lineare con intro, alternanza strofa/ritornello, outro. Il disco si apre per esempio con un’unica strofa no hook, sono poi presenti due skit dalla struttura più libera e altre due tracce in cui i brani si reggono più sui ritornelli e sui bridge che sulle strofe: tutte scelte non standard. Questo consente già di per sé di avere un lavoro molto dinamico, in cui le varie sezioni si alternano liberamente. Di pari passo anche la scrittura del rapper assume un valore molto più mutevole e versatile, perché spesso l’artista usa poche barre – che vengono ripetute in modo ossessivo – per dare “struttura” al pezzo; altre volte ancora invece Headie One cerca di essere più attento e bilanciato nella scrittura, più descrittivo in qualche modo.
L’aspetto della scrittura, volendo, può essere l’unico limite del disco: perché è evidente come Headie One in questo album abbia voluto utilizzare come modus operandi una scrittura ruvida e grezza che si può presumere derivi dalla sua vicinanza alla scena drill, che su questo “tono” si basa. Questo però non significa che Headie One non sappia scrivere o che dica cose banali, tutt’altro; è che si esprime in un modo che ad un orecchio poco attento può sembrare “povero” e scarsi, proprio perché l’approccio alla scrittura da lui utilizzato è quello tipico di un sottogenere che di argomenti di norma non ne ha molti. Una scelta insomma che si potrebbe quasi dire “filologica”, nella sua precisione, direzione ed efficacia.
Dimostrazione perfetta sono sia “Charades” sia la traccia che va a chiudere il disco, “Soldiers”, in cui scava invece più nel profondo, e per questo risulta molto convincente. Optare per una scrittura più scarna gli ha permesso di dare maggiore immediatezza ai brani, che per questo diventano in molte occasioni veri banger. È semplicemente una questione di scelte stilistiche, insomma.
Anche perché dove non arriva lui ci pensano i featuring. Si diceva prima di “Soldiers”, per esempio: la traccia compie il definitivo salto di qualità grazie all’aiuto di un redivivo Sampha, ma poi anche la delicatezza di FKA Twings in “Judge”, o la potenza di fuoco aggiuntiva che Jamie XX conferisce a “Smoke”, oltre alle parole di Slowthai e il rap di Octavian. Contributi di qualità, che danno un valore effettivo all’insieme.
In tutto questo però il vero maestro si dimostra il produttore Fred Again, producer già noto per le collaborazioni con Ed Sheeran, Stormzy, Eminem e Charlie XCX (insomma: un peso massimo, uno che sa come funzionano le armi dell’efficacia in produzioni di un certo livello), che assieme al collega rapper chiude qui un progetto davvero di alto livello. Se “Gang” funziona in questo modo è senza dubbio merito di produzioni all’avanguardia in cui si riesce a suonare accessibili senza essere sciatti, e ricercati senza voler essere criptici, con l’attenzione giusta per un mix di sonorità (vedi per il esempio il modo in cui in cui si prova a combinare in maniera efficace techno e rap in “Know Me”). Ma c’è anche la drum’n’bass di “Smoke”, o la trap di “Gang”, o dei vaghi echi di “The Life of Pablo” in “Soldiers” – se non altro per la presenza di Sampha, che era il featuring conclusivo del disco di Kanye nella canzone “Saint Pablo”.
In buona sostanza, “Gang” è un disco forte, fresco ed efficace, che dimostra come si possa ancora fare degli ottimi dischi rap avendo idee chiare, senza rinunciare a personalità sia nelle scelte liriche che nelle produzioni per venire incontro a tendenze del momento e cercare la hit da classifica a tutti i costi: un approccio, quest’ultimo, che ha infiacchito ed impoverito molte release negli ultimi anni. Rendendole magari efficaci sul breve, ma col fiato corto su lunga durata.