Schiavi del mercato, in genere si tende sempre ad evidenziare ed esaltare i soliti “quattro” nomi, tralasciando percorsi musicali interessanti dove emergono storie di artisti che piano piano riescono ad affermarsi passo dopo passo e ad uscire allo scoperto con tutto il loro talento e la propria energia. In questo caso, però, Gavin Herlihy non ha certo bisogno di troppe presentazioni. Le sue precedenti produzioni sono entrate nei cataloghi di label del calibro di Cadenza, Cocoon, Get Physical e Leftroom, ed ora é in stretta collaborazione con la famiglia Crosstown e il gruppetto (non tanto sano di mente) dei Visionquest. Tutto questo rappresenta un bagaglio artistico e professionale niente male per il giovane irlandese (ormai trasferitosi in pianta stabile a Leeds) che però, a mio avviso, negli anni passati non ha avuto quello “sprint” finale per consacrarsi definitivamente nel mercato attuale rimanendo sempre semi-nascosto (forse volutamente) alternando buoni lavori con periodi nell’ombra più totale.
Con l’inizio di questo 2012 i buoni propositi si evidenziano ed é facile intuirli e sopratutto ascolartli. Gavin parte con il piede sull’accelleratore con una doppia uscita sulla label californiana Culprit dove si presenta nel migliore dei modi con un accattivante “Endeless Feeling EP” accompagnato da una seconda parte dedicata ad una visione alternativa di due delle tre tracce originali, sapientemente remixate dal tedesco Larse, dalla coppia ben assortita Inxec & Shaun Reeves e dall’inglesino Geddes.
Nei lavori originali fuoriscono senza esitazione tre stati d’animo ben chiari e distinti, che però a loro volta si fondono perfettamente tra loro divenendo cosi un corpo unico e compatto, Gavin parte da lontano con le sue contamintazioni, sono palesemente rivolte verso gli anni ’80/’90 cercando di amalgamare il tutto in maniera egregia con una concezione moderna o forse addirittura futuristica. “Endeless Feeling” è senza dubbio la traccia con un “mood” più carico, nella quale si evidenzia tutta la sua bravura nel utilizzare synth analogici a propulsione uniti ad una profondità sonora unica. Anche nel remix confezionato da Larse si esalta l’energia del pezzo puntando fortemente sulla bass line ed ai suoi tipici “giochi” di synth e loop vocale, oramai suo marchio di fabbrica che lo ha contraddistinto nei lavori precedenti. In realtà anche Herlihy, in “The Sequence”, punta fortemente agli effetti vocali, a volte quasi corali, che ricordano vagamente lo stile Beach Boys anni ’60, inserendo un tocco di pop con una stimolante chitarra elettrica fino ad toccare con mano linee di basso dal timbro funk anni ’70. In “Tell Me What You Need”, invece, si assapora un profondo malumore e tetraggine che si tramuta in un utilizzo sicuro e deciso di alcuni momenti di distorsione e “psicadelia”, un “mood” cosi tanto cupo ma altrettanto affascinante che non viene modifcato nel lavoro di Inxec & Shaun Reeves, reso un pò più “Visionquest’s style” e nel remix, con chiari riferimenti old school, di Geddes.
Allacciate per bene le cinture e non mi resta che augurarvi…buon viaggio!