Allora, i fatti, per chi si fosse perso la puntata precedente: Geo From Hell, uno che è diventato conosciuto con Top Dj ma che comunque non è un tizio privo di talento e personalità, mette in giro l’anteprima del suo nuovo singolo. Un plagione totale, come scrive e commenta la nostra Francesca Bortoluzzi: l’articolo, che avete letto veramente in tantissimi, lo trovate qui. Del resto le critiche non arrivano solo dalla nostra parte ma nell’ambiente, almeno tra chi segue Geo, i feedback piovono un po’ tutti nella stessa direzione. Del resto, la traccia di per sé è abbastanza indifendibile, in primis per il plagio palesissimo. Ma che succede? Succede che era tutto una grande trollata orchestrata dal medesimo Geo From Hell. Il pezzo in realtà è (un po’) diverso, non c’è il plagione infame, e tutto questo ambaradan è stata un po’ una strategia promozionale un po’ un gioco che serviva a far affiorare anche dove stava l’hating.
C’è un errore di fondo, o almeno una questione discutibile di fondo: se Geo From Hell mette in giro un pezzo che è un plagio palese e svergogato di “Day’N’Nite” reinterpretata dai Crookers, un pezzo per giunta mixato male e che pure nelle altre parti non brilla per originalità o stile, è una cosa da hater dire che questa release è inaccettabile (in primis per il plagio) o è semplicemente un doveroso diritto di critica? Che ne dite? Una critica che non è solo un giudizio sul pezzo in sé, ma è proprio una condanna a livello di pratica generale: perché non ci si può appropriare in modo così solare di un’idea altrui spacciandola per propria. Un conto è campionare, un conto è plagiare. Si potrebbe dire: verso Geo From Hell c’è un accanimento particolare, di cani rognosi che scopiazzano le idee altrui in giro il mondo è pieno, ma solo se lo fa lui allora ci degniamo di darne notizia – perché su di lui c’è un accanimento particolare. Sapete che c’è? E’ vero. Su lui c’è un accanimento particolare. Sì. Ma per un motivo ben preciso: la “scorciatoia” verso la fama l’ha voluta lui, partecipando a Top Dj. Non ci fosse stata quella esposizione lì, molte persone in meno lo conoscerebbero. Si fosse affidato solo alle sua abilità da dj (e per noi, lo ripetiamo, lui è uno che il talento potezialmente ce l’ha), avrebbe fatto molta più fatica e avrebbe impiegato molto più tempo a raggiungere l’attenzione mediatica che ha ora. E’ un dato di fatto. Però ecco, agli onori sono legati anche gli oneri: non è che puoi usare la notorietà televisiva solo quando ti fa comodo (per farti conoscere più in fretta) e disconoscerne le relative conseguenze (che ci sono e sempre ci saranno). Botte piena e moglie ubriaca, anyone?
Ma poi: se vuoi staccarti di dosso l’etichetta del paraculato, di quello che è diventato conosciuto solo grazie alla tivvù, ti sembra intelligente metterti ad usare un altro mezzuccio – il trollaggio – per far parlare di te e attirare più attenzione sulla tua release? Suggerimento: no, non lo è. Per un cazzo. E’ un grande autogol. E i discorsi del “Ci ha trollato, ha vinto lui, perché alla fine si sta parlando di lui e tutti si sono accorti della sua release” sono di una superficialità imbarazzante. In generale, l’idea del “Purché se ne parli” poteva avere senso fino agli anni ’80 e a diciamo anni ’90, quando eravamo tutti naïf nei confronti dell’advertisment e dei meccanismi pubblicitari; però ecco, arrivati al 2000 siamo diventati tutti, anche inconsciamente, abbastanza smaliziati, almeno le persone che sono al pari con la comunicazione contemporanea e non sono rimaste ancora a modelli dei decenni precedenti. Non basta che si parli di te, se vuoi avere ricadute positive: bisogna che si parli bene di te. Ancora meglio: bisogna che si parli di te nel modo giusto. Geo: vuoi passare alla storia o almeno avere esposizione per le trollate, o per la musica? La seconda, no? Insomma, cattiva strategia. Proprio cattiva strategia. Se speravi di essere apprezzato per quello che fai, ovvero la musica, senza sovrastrutture, hai fatto un notevole passo indietro. Ne valeva la pena? Solo per farsi quattro risate, e/o per individuare gli hater?
Che poi, lo ripetiamo, non c’è nulla di hating, a ben vedere. E lo diciamo anche a Lorenzo Tiezzi, da cui ci dobbiamo beccare le amichevoli rampogne in un articolo, purtroppo, un po’ fuori fuoco. Fuori fuoco nel mescolare fatti di cronaca e analisi sociologiche in due righe come pretesto iniziale per parlare di questo caso (e del Samsara), fuori fuoco nell’attribuirci una posizione che noi non abbiamo. Ovvero: secondo lui, dovevamo scrivere una nota per svelare il trollaggio in cui eravamo cascati – e la stiamo scrivendo, c’è stato il weekend di mezzo, scusateci – ma soprattutto nello scriverla secondo lui la nostra posizione sarebbe stata, o avrebbe dovuto essere, “Bravo Geo, ci hai trollati, ma secondo noi con la musica non si scherza”.
Ora: non è che perché non scriviamo di serate commerciali – la rampogna sottotraccia di Tiezzi – che noi siamo per forza dei “duri e puri”, quelli per cui “con la musica non si scherza”. Il problema è che ci sono gli scherzi fatti bene e gli scherzi fatti male; ci sono gli scherzi che sono intelligenti e mettono in luce l’intelligenza e l’ironia di chi li fa, altri meno brillanti che dimostrano invece una vis scherzosa un po’ più confusa e contraddittoria – e soprattutto una voglia malcelata di catturare ancora l’attenzione con delle scorciatoie mediatiche. Sappiamo che ai cultori del commerciale a tutti i costi le scorciatoie mediatiche piacciono proprio fisiologicamente – esposizione e numeri sono Dio, l’unica luce da seguire – ma garantiamo che anche a non seguire questa visione delle cose la musica può essere eccome pure humour, divertimento, ironia, non solo una accigliata trincea a difesa dei valori più artisticamente autentici della musica. Fidatevi.
Valori che si possono difendere anche sorridendo, ovvio. Anche trollando. Siamo cascati nella trollata di Geo: vero. Ma non siamo per nulla pentiti di esserci cascati, stop; secondo noi dovrebbe più farsi delle domande chi NON si è indignato per quella traccia lì, nella sua prima versione “trollosa”. Poi: parliamo di Geo solo quando fa delle cagate? Beh, in questo caso la cagata era (apparentemente) proprio grossa, appunto, anche al di là della figura di Geo From Hell stesso, quindi ci era sembrato giusto parlarne. Grazie a questa trollata abbiamo parlato di lui come mai abbiamo fatto in passato? Verissimo! Due articoli in pochi giorni! Wow! Ma se lui è contento così, vuol dire che ha ancora le idee confuse: settate cioè su una ideologia molto basso-televisiva, quella appunto del “Purché se ne parli”. Invece, crediamo che la sue intenzioni fossero diverse, siano diverse: farsi apprezzare come artista. Non è la trollata la via giusta. E per quanto riguarda l’hating, dovremmo essere giusto contenti che molta gente si incazza come una biscia se un artista, che già ha contato sul boost dell’esposizione mediatica via piccolo schermo, prova a rientrare nel mercato con una traccia che ruba palesemente un’idea altrui. No? Geo, avresti preferito non ci fossimo indignati?
Nei vari carteggi sui social, ad un certo punto lo stesso Geo scrive, proprio per denunciare la distorsione dei meccanismi mediatici, “I ragazzi giovani e promettenti restano al palo e la gente preferisce parlare di me”. Eh, effettivamente è così (…anche se non è che tu sia poi così famosissimo, a dirla tutta; cioè, calma). Il problema è che non è certo in questo modo che si cambiano le dinamiche distorte – semmai le si rafforzano. La gente continua a parlare di te, e continua a farlo non per la musica ma in primis per una baracconata o comunque per una questione non musicale (il trollaggio): quello che vorresti evitare, lo hai ri-alimentato tu per primo. Questa è la cosa da dirti. Poi, se vuoi che ti si faccia i complimenti perché hai fatto uno scherzo e ci siamo caduti in tanti, noi per primi, te li facciamo pure. Ma chi ti dice che hai fatto la mossa giusta o che non hai nulla di cui pentirti, non vuole il tuo bene. O ti vuole sempre far restare in quel limbo dove il “Purché se ne parli” conta più di tutto il resto. Un limbo che hai provato e che, correggici se sbagliamo, non ti è piaciuto per niente.