Nel panorama della musica elettronica George FitzGerald è ampiamente riconosciuto come l’artista in grado di portare la pace fra UK garage, dubstep e house. Generi che sembravano difficilmente conciliabili ma che il talentuoso ragazzo inglese, adesso di casa a Berlino, ha saputo mescolare come nessuno aveva fatto in precedenza. Un traguardo che acquista maggiore importanza se accostato alla sua carta d’identità: appena 28 primavere. George ha bruciato le tappe del successo grazie a produzioni che vantano il nome di etichette come Hotflush o Aus, e che in alcuni casi hanno lasciato un segno veramente importante fra la miriade di produzioni che caratterizzano il mercato discografico in quattro quarti. A tal proposito, pezzi come Child hanno dato una bella scossa alla scena internazionale, dimostrando come si può essere profondamente innovativi pur mescolando generi ormai datati. La sua fame di suoni nuovi è tenuta sempre viva dalla label di proprietà ManMakeMusic, continua fucina di esperimenti e contaminazioni musicali. Fra una delle sue tante serate e una delle sue lunghissime sessioni in studio, Soundwall è riuscito a scambiarci due chiacchiere. Per chi non volesse perdere la possibilità di ascoltarlo dal vivo, segnatevi la data del prossimo 10 settembre all’Unknown Festival in Croatia.
Ciao George, puoi raccontarci qualcosa del tuo background musicale?
Sono cresciuto dalle parti North London e quindi sono stato esposto a generi come garage e 2-step fin da giovanissimo. House e techno si sono affacciate dopo e adesso che sono un po’ più vecchio riesco a vedere il collegamento fra la musica in 4/4 che suono e la prima garage che mi piaceva. Per me è tutto connesso ma è soprattutto techno a dire il vero, anche se non voglio avere limitazioni…
Londra è stata sempre considerata un passo avanti riguardo la musica elettronica e la sua contaminazione di generi è stata fondamentale nel forgiare il tuo suono. Oggi però sembra essere sorpassata da Berlino come capitale della cultura clubbing, e anche tu ti sei trasferito lì. Cosa hai trovato nella capitale tedesca che Londra non era in grado di offrirti: ispirazione, contatti, un’audience più informata?
A dire il vero non sono d’accordo con quello che dici. La ragione per cui molta gente si trasferisce a Berlino è perché è più economica, meno affollata e ci sono meno restrizioni per organizzare feste. Sto generalizzando, ma ho l’impressione che la musica proveniente da Berlino sia diventata un po’ superata, c’è troppa attenzione nel mantenere i generi musicali fedeli al loro suono originale. Da un altro punto di vista, Londra ha sicuramente un ruolo secondario rispetto a Berlino per quanto riguarda club e feste, ma continua ad essere una delle città più prolifiche nel produrre gli artisti più innovativi. Adoro Berlino ed oramai mi sono stabilito qui, ma per me è stata una scelta dettata più dalla qualità di vita che dalla musica.
Gli EP “Let Down” e “Don’t You” sono stati un piccolo assaggio della novità che avrebbe rappresentato la tua musica, ma restano sempre ancorate a una base dubstep. “Shackled” invece è stato l’EP che ha veramente racchiuso UKG, dubstep e house in una cosa sola, rendendoti l’artista più rilevante di questo nuovo genere. C’è stato un momento decisivo che ti ha portato alla creazione di Shackled? Qual è stato il percorso che ti ha portato verso questa evoluzione musicale?
Pensavo che la dubstep fosse diventato un suono troppo inflazionato. Volevo fare qualcosa che stesse a cavallo fra la techno 4/4 e la dubstep, senza essere identificata come qualcosa di appartenente ad uno dei 2 generi. Ho creato volontariamente la traccia in maniera confusa da quel punto di vista. Per esempio Feel Like sembrerebbe essere una traccia house con vocal, ma percussioni e bassi sono garage e dubstep pura.
Con Child e Needs You hai utilizzato vecchi trucchi garage ma entrambe le traccie flirtano più pesantemente verso l’house rispetto ai tuoi lavori precedenti. Pensi che la tua musica stia andando in quella direzione?
Assolutamente. Mi sento a mio agio nel suonare con meno BPM perché è lì che riesco ad esprimere maggiormente il mio stile. Per adesso mi vedo più concentrato nel creare musica in 4/4.
Hai lavorato in un negozio di dischi, Blackmarket, per un anno. Definiresti quell’esperienza come un master nella tua educazione musicale? Come è stata influenzata la tua musica da questa esperienza?
Penso chi mi abbia obbligato a conoscere diversa musica con cui difficilmente sarei entrato in contatto, specialmente molta old school deep house. Tutto questo ha profondamente influenzato produzioni come Child.
Nelle tue co-produzioni hai per lo più collaborato con una stretta cerchia di artisti, con Scuba e Will Saul in cima alla lista. Qual è la ragione principale: difficoltà nel lavorare con estranei oppure non c’è stata la possibilità per altre collaborazioni artistiche?
Non penso di poter lavorare con nessun altro, a meno che non ci sia una reciproca intesa ed amicizia. Semplicemente non funzionerebbe. Al momento sto pianificando una collaborazione con San Soda di FCL, siamo buoni amici da qualche anno ormai e quindi adesso ha senso provarci.
Nel 2011 è nata la tua label: ManMakeMusic. Ha sempre prodotto EP molto diversi fra loro: UK garage, dubstep, deep… il trait d’union è sempre stato un suono scuro e molto sperimentale. Pensi di mantenere ManMakeMusic come una label sperimentale in cui inseguire nuove sonorità e forme di espressione, a prescindere dal loro successo commerciale? Come è andata fino adesso il passaggio da dj/producer a proprietario di una etichetta?
ManMakeMusic resterà sicuramente una label con un’impronta più sperimentale, ho sempre voluto che fosse così. In diversi modi la mia attività di A&R sulla label mi permette di dare una piattaforma a stili che non produco direttamente ma che ascolto spesso.
Come dj sei garanzia per una serata da passare ballando senza sosta e con un sorriso stampato sulla faccia, ma sei anche un produttore molto acclamato. In quale ruolo ti trovi più a tuo agio?
In entrambi alla stessa maniera, ma deve esserci un giusto bilanciamento tra le due attività. Se trascorro troppo tempo a fare serate mi manca tantissimo lo studio ma allo stesso tempo se resto in studio senza fine per settimane intere, non vedo l’ora di uscire e suonare ancora.
Quali sono i tuoi programmi dal punto di vista musicale? Qualche novità da condividere con i nostri lettori?
Al momento sto lavorando su un album per Domino Recordings che è completato per metà. Non vi dirò quando uscirà di preciso ma comunque sarà l’anno prossimo. Sono molto emozionato di aver firmato con loro, è una label davvero storica.
English Version:
The electronic music scene widely refers to George Fitzgerald as the artist who brings peace between UKG, dubstep and house. Different genres that hardly seem to talk each other but the talented english guy, now based in Berlin, succeeded at mixing them as no one did before. Quite a prestigious goal especially if compared to his ID card: just 28 years old. George rushed the way to success thanks to releases on labels such as Hotflush or Aus, and some of them have had a strong impact among the plenty of tracks’ overproduction that affects the 4/4 recording industry. Regarding this point, tracks as Child have given a strong shake to the electronic music scene, showing how it’s possible to be innovative even mixing old-fashioned genres. His hunger for new sounds is continuously whetted by his own label ManMakeMusic, an hive of musical experimentations and contaminations. Between one of his countless gigs and one of his never ending session in studio, Soundwall has had the pleasure of interviewing him. To those who wont miss the chance of hearing him live, save the date 10th of September at the Unknown Festival in Croatia.
Hi George, would you tell us more about your musical background?
I grew up/around North London so was exposed to things like garage and 2-step from a very early age. House and techno didn’t really figure until a bit later but now I’m slightly older I can see the links between the 4/4 music I play and the early garage I liked. I see it all as interlinked – it’s all just ‘techno’ really. I don’t want to limit myself…
London was largely considered a step ahead for electronic music and its cross-pollination has been fundamental at forging your sound. Nowadays, it seems to be overtaken by Berlin as capital of the clubbing culture and you moved there too. What did you find in Berlin that London wasn’t able to provide: inspirations, connections, or a more clued-up audience?
I actually disagree with what you say in this question. The reason most people move to Berlin is because it’s cheaper, less crowded, and the party scene is less regulated. It’s a generalisation but I feel the original music coming out of Berlin has been stale for a while now – there’s too much focus on preserving genres in their original states. On the other hand, whilst London’s party scene definitely now plays second-fiddle to Berlin, it continues to be about the most prolific city when it comes to producing ground-breaking artists. I love Berlin and I’m very settled here, but for me it was more a ‘quality of life’ decision to move than a musical one.
The Let Down and Don’t You EPs have been a small taste of your innovative sound, but firmly anchored on a dubstep base. I believe that Shackled has been the game-changing EP that join the dots between UKG, dubstep and house, making you the most relevant artist of this cross-genre. Was there a turning point that brought you to the creation of Shackled? What was the path that has lead you to this sound evolution?
I think dubstep as a sound became more and more tired. I just wanted to make something that could straddle 4/4 techno and dubstep without being identified as belonging to either genre. I suppose I set out to make the record confusing in that sense. For instance, “Feel Like” on the flip sounds like it should be a vocal house track, but the drums and bass are pure garage/dubstep.
The Child and Needs You EPs recovered garage tricks but they are flirting more with house than your previous records. Is there where your sound is heading?
Most definitely. I feel comfortable playing at these lower BPMs where I can move around more stylistically. I see myself making more 4/4 focused music for a while now.
You have been working in a record shop, Blackmarket, for one year. Would you define it as a “Master of Science” in your musical education? How that experience has influenced your musical path?
I think it forced me to come into contact with a lot of music that I otherwise would not have given a chance. Especially a lot of very old school deep house. That was really what informed records like ‘Child’.
You have done co-productions and it seems that your collaborations are mainly related to a close circle of trusted artists, with Scuba and Will Saul on top of the list. What’s the main reason: unease at collaborating with strangers or just there wasn’t the chance for other artistic fellowships?
I don’t think I could work with anyone unless there’s an understanding and a mutual friendship there. It just wouldn’t work. I’m planning on collaborating with San Soda from FCL at the moment – we’ve been good friends for a few years now so it makes sense now.
In 2011 you started your own label, ManMakeMusic, releasing EPs really diverse from each other. UK garage, dubstep, deep… the “trait d’union” between all them is a dark and experimental sound. Do you intend ManMakeMusic as an experimental label in which chase new sounds and expressions regardless of their commercial success? How it’s gone so far the shift from DJ/producer to label owner?
Man Make Music will definitely remain more of an experimental label. I’ve always wanted it to be like that. In a lot of ways, my A&Ring on the label allows me to give a platform to styles I don’t make myself, but which I listen to often.
On the one hand, when djing you’re a guarantee of smiling and stomping nights but on the other, you are an extremely talented and acclaimed producer. What’s the role you most like to play?
I like both equally. There has to be a balance between the two in my life. If I’m on the road DJing for too long, I miss the studio a lot. But if I’m in the studio for weeks on end, I just want to get out and play again.
What are your plans music-wise? Any news you wanna share with our readers?
I’m working on an album for Domino Recordings at the moment which is about half done. I’m not going to say when it’ll be finished but it’ll be out next year. I’m very excited about signing to them – it’s such a classic label.
Watch the video for George FitzGerald’s new single ‘I Can Tell (By The Way You Move)‘