Con Luca, prima della stima che nutro per lui a livello artistico, c’è un’amicizia che dura da anni e forse, la passione che ora ho per la musica elettronica è iniziata proprio grazie a lui. Probabilmente è merito suo se ho imparato a educare il mio orecchio, interessandomi anche a sonorità meno convenzionali come quelle che lui è solito abbracciare. Ciò che mi fa provare una grande stima nei suoi confronti è che, nonostante la personalità completamente fuori dall’ordinario, dietro ad ogni sua produzione c’è un lavoro quasi maniacale che non diresti mai conoscendolo. Dalla primissima track “She Pulses” alla più recente “Olufisun”, Aera Dub ha la capacità di mescolare il suono in maniera tale che anche un ascoltatore inesperto possa gradire e soffermarsi a una riflessione musicale che va oltre il gusto personale. La musicalità lenta, il suono dub, l’atmosfera sensuale che crea con i suoi pezzi invitano chi ascolta, prima di tutto a sentire e a trattenersi sulla musica in sé e per sé, cogliendo lo stato d’animo di chi l’ha prodotta, viaggiando al suo interno, lasciandosi trasportare dalle sue sonorità introspettive poi.
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Ritengo che sia complicato individuare proprio la prima, ma ricordo che John, una persona a me molto cara, durante la mia infanzia ascoltava spesso Tracy Chapman e il reggae di Majek Fashek. Questi due artisti mi hanno accompagnato durante i miei viaggi e da allora cerco di ritrovare quelle sonorità, ricercandole compulsivamente: questo mi permette di ascoltare una grande quantità di musica.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
Fin da piccolo, in maniera artigianale, cercavo di comprendere il funzionamento dell’hardware del computer smontandone e rimontandone i componenti, stupendomi ogni volta che riuscivo a creare qualcosa di funzionante. Durante l’adolescenza, ho coltivato e sviluppato questo mio interesse, costruendo e sistemando gli impianti audio dei miei amici e conoscenti. Parallelamente iniziai a frequentare un corso di Sax cercando un punto di unione tra il lato melodico e quello meccanico della mia passione.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
Vivo in una situazione di crisi costante: ogni volta che produco un pezzo, mi trovo a non riuscire a ricreare esattamente quello che ho in mente. Anche se può sembrare un meccanismo negativo, in realtà è quello che mi spinge a progredire e sperimentare costantemente.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
Parlare di carriera mi sembra un po’ eccessivo. In ordine sparso comunque, alcuni dei momenti più importanti possono essere: URBN, dove con alcuni amici abbiamo proposto serate Bass senza fronzoli (niente foto, niente visual) e l’incontro con Seth Yender, che posso ritenere il mio mentore e l’aver aperto serate per alcuni tra i miei producers preferiti: Scratcha, Pinch sopra a tutti.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Una delle mie più grandi passioni è lo skate e, anche se ormai ho entrambe le caviglie mal funzionanti e non posso più praticarlo con la stessa frequenza di un tempo, cerco di rimanere sulla “scena” organizzando qualche piccolo evento con amici nel nostro skatepark. Inoltre di tanto in tanto, condivido la mia passione per la musica elettronica cercando di insegnare ciò che ho appreso durante il mio percorso ad amici e conoscenti: lo trovo molto gratificante e formativo.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Nonostante la grande dedizione dimostrata dal mio Maestro si Sax nel cercare di insegnarmi a leggere uno spartito, ad oggi non ne sono ancora in grado. Nutro una forte avversione nei confronti dei CDJ, non per scelta, ma per fisica incapacità nel maneggiare cd senza romperli o perderli dopo pochi minuti: ogni volta che mi trovo in una situazione dove mi trovo a dover fare i conti con CDJ e CD, mi rammarico delle mie incapacità, soprattutto perché far cuttare un dubplate non è esattamente economico.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
In ordine sparso:
1. Burial e Four Tet – Moth (In realtà tutto Burial)
2. The Electric Prunes – I had too much to dream (Last Night)
3. Bad Religion – You (THPS2 RULEZ)
4. Area – Cometa Rossa (Tutta la discografia degli Area in realtà)
5. Led Zeppelin – III, anzi IV, va beh, facciamo tutta la discografia
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Leggo e rileggo moltissimo Stefano Benni. Mentre consiglio di correre a comprare Quitaly di Quit The Doner e Vittorino Andreoli. Un libro che tengo sempre sul comodino è This Is Your Brain On Music di Levitin. Per quanto riguarda il cinema, non essendo un cinefilo, mi limito ad apprezzare il lavoro di Vangelis nella colonna sonora di Blade Runner. Guardo anche un’ infinità di film di guerra seguendo la regola che più orrendi e trash sono, meglio è! Infine, adoro Deodato.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Mi piace l’ingenuità e l’essenzialità della mia produzione She Pulses. L’essere stato selezionato per suonare su un palco galleggiante allo Shoreditch Festival, organizzato dalla mia università, merita una menzione. Non tanto per l’evento in sé, ma perché, pur essendo una persona avversa al mettersi in gioco tramite i contest, per una volta mi lasciai andare e venni scelto.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni?
Anche se sembra un po’ banale e quasi mucciniano, io sono per un mondo senza confini. Se internet è, o sarà, il mezzo con il quale si riusciranno ad abbattere una volta per tutte certe linee immaginarie, allora ben vengano i Cloud, Facebook, Twitter, Instagram; benvengano i troll, gli spammers, gli haters e i selfies delle ragazzine con i peli sotto le ascelle. Ci tengo però a precisare, che l’eterogeneità dei contenuti propinatici dalla rete ha azzerato il nostro senso critico nei confronti delle produzioni artistiche, rendendoci una massa informe di consumatori ignari. Un horror vacui di piccolezze e moltitudini, ma d’altra parte chi sono io -o chi è chiunque- per parlare di etica del web, senza stare a pontificare oltremodo sull’argomento?
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
I miei amici, che non sto ad elencare, sono i primi con i quali mi confronto sulle mie esperienze musicali. Sono loro, infatti, i primi che valutano il mio lavoro basandosi su una scala che va da genio a merda. I miei colleghi dell’università, non necessariamente dj/producers: Seth Yenderusiak, Luca A.K.A. OmpaLompa Palomba, Ben Pelajic Sims, Doug Litious Sittner, Paul Archer, ora sparsi per il mondo, si prestano per consigli o semplicemente scambi di opinioni ad ogni ora del giorno e della notte. Da quattro anni collaboro con Marco Marastoni e Andrea Triani A.K.A. Echo:Met che si possono definire la mia antitesi per quanto riguarda il processo produttivo. A mio modesto parere, insieme ad Ayarcana, Piezo e Godblesscomputers, loro sono tra il meglio che la scena della musica elettronica italiana ha da offrire al panorama mondiale. Ultimi, ma non per questo meno importanti Sarc:o e Andrea, label managers di Yalla Records.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
Ecco questa è una domanda difficile. L’industria è un crogiolo di situazioni assurde: a volte apri per della gente che si presenta con Mac e cavo jack 3,5 a doppio RCA, che ti chiede se “cambia qualcosa se uso una scheda audio?” e poi ti svuota la pista. L’anno scorso mi sono ritrovato a far finta di suonare un premixato dentro ad un Roadhouse, durante un evento spiacevolmente conosciuto come “Mercoledì Rosa”: l’esperienza più denigrante della mia vita. Inoltre ci tengo ad inserirei anche le varie richieste che mi è capitato di sentire, come ad esempio:
“Hai un micro che faccio frista?”, “Puoi mettere qualcosa di ballabile?”, “Posso fare una foto mentre fingo di suonare?”.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più ti danno fastidio nella scena musicale italiana?
Fortunatamente produco un genere di nicchia che mi permette di bypassare gran parte di quello che mi infastidisce della scena italiana. Preferisco guardare i pregi, piuttosto che i difetti. Se devo però dirne una che proprio mi ha dato fastidio, è stata l’affermazione di Ringo che sostiene che Burial faccia “musica da negri” (min 00,47). Paradigma della situazione musicale italiana.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
A settembre tornerò a Londra per finire l’università e finalmente mi ricongiungerò con la voce di Mark Borgazzi e il talento alle percussioni di Federico Bigonzetti (Jazzy Dogs). Sono ormai 2 anni che rimando la partenza e ho un’ infinità di tracce da proporgli. Assieme ai miei soci Echo:Met sto aprendo Ibukun, la sorella bastarda di Yalla records. Abbiamo intenzione di uscire principalmente su vinile con tracce più dancefloor oriented, atmosfere più cupe, dai 120 ai 160 bpm. (Se avete tracce da proporci benvenga!). A breve inizierò a testare il mio primo live, adoro spippolare le manopole dei sintetizzatori, lanciare faders e portare la mia musica dal vivo come la suono quando sono in studio. Inoltre mi sembra un passo logico e fondamentale per la mia vita musicale.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.