Quello di oggi è un Giant Steps che parla di passione e sacrificio, della difficoltà del vivere lontani dai grandi centri del clubbing nostrano e dei sacrifici che chi ama la musica è costretto a fare pur di poter condividere ciò che più lo rende vivo. Quella di Agovino, dj cosentino con un passato tra Londra e Roma, potrebbe essere la storia di ciascuno di noi; noi che passiamo la settimana in attesa del weekend e di tutto ciò che comporta abbandonarsi alla magia dei dischi, compreso perdere un’importante partita di tennis il giorno dopo un party perché le ginocchia e le energie sono rimaste in consolle .
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Sicuramente il disco che mi ha cambiato la vita è “Aurora”, pubblicato su Subway Rec. nel 19944. Disco regalatomi da un mio amico nel lontano 1998 che custodisco come una reliquia!
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
Non mi sono mai approcciato al mondo delle produzioni, mi è sempre piaciuto fare il dj e credo che siano due cose separate e distinte. Purtroppo oggi come oggi il mercato impone questo accostamento, ma sono logiche delle label che non mi appartengono. La musica, soprattutto quella house fa parte di me dal primo giorno che ho preso un vinile in mano…sono passati più di vent’anni!
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
Attualmente per me è un momento grigio: sono tornato da Roma e Londra da qualche anno nella mia città, Cosenza, dove mi sono dovuto scontrare con la dura realtà provinciale. Andare a suonare portandoti dietro consolle e tutto il resto per pochi spicci e scontrarti con gestori dei locali che non capiscono la differenza tra un vinile ed una USB piantata su un PC ti smonta totalmente. Tutto questo è veramente frustrante perché ti riporta indietro di secoli rispetto a quando hai messo su un piatto in primo disco.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
Sicuramente la permanenza a Londra. Suonare in un locale storico come l’Egg è stato super emozionante: la gente apprezza quello che suoni, che sia un disco difficile o una hit non fa differenza.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Anche se riesco a ritagliarmi davvero pochissimo tempo per le mie passioni, cerco comunque di coltivarle. Sono un ultras della squadra della mia città; del movimento poco è rimasto e tra divieti, DASPO e repressione è sempre più difficile vivere questa mia passione. Poco conciliabile con la vita notturna è la mia seconda passione, il tennis. Sono un tennista agonista da cinque anni, ma non capisco perché, dopo il week end non vinco mai…
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Sicuramente essere tornato da Roma. Sono legato visceralmente alla città e credo di aver vissuto da clubber gli anni d’oro del movimento nella capitale. Uno su tutti il primo set di Ricardo Villalobos al Goa per il party Ultrabeat. Mi pare fosse il 2005.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Depeche Mode “Music For The Masses”
Ricardo Villalobos “Fizheuer Zieheuer”
Todd Terry “Sunday Morning”
DA Rebels “House Nation Under A Groove”
R.E.M. “Everybody Hurts”
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Le mie letture sono quasi tutte legate al mondo ultras quindi tra tutti consiglierei “Non piacciamo, non c’importa”, che racconta le gesta dei tifosi del Millwall. Per quanto riguarda i film invece consiglierei “Quadrophenia” e “The Scum” di Alan Clarke.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Sicuramente aver suonato nei party d’Oltremanica. L’energia che ti infonde la scena londinese è impressionante. È un pubblico preparato ed esigente. Mi rimase in mente una scena, suonavo per la prima volta all’Egg, in un orario improbabile, mi pare fossero le 9:00 del mattino. Misi su la prima traccia, un Perlon di Thomas Melchior, tutto ad un tratto mi si avvicina un signore di colore sulla cinquantina passata in giacca e cravatta e mi fa :“nice track”. Rimasi stupito per due ordine di motivi: il primo è che lui la traccia la conosceva e il secondo su cosa ci facesse un signore di quell’età alle 9:00 di mattina in club …
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è un’intervista che stiamo facendo per un media online…
Beh è indiscutibile il fatto che oggi il web – e i social in modo particolare – siano indispensabili per la promozione di quello che facciamo. È solo l’evoluzione dei tempi. Credo che tutto abbia avuto inizio con i primi MySpace, sembra una vita fa.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Sicuramente il mio amico Lino Pugliese, un ragazzo umile, che si è fatto da solo. Lo conosco professionalmente da più di dieci anni e anche se adesso suona e produce per una majior come Cadenza non è cambiato di una virgola. Per me è una fonte continua d’ispirazione.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
Ce ne sarebbero moltissime ma mi vergogno quasi tutte a raccontarle… comunque su tutte gli after all’EUR con il mio amico Valerio!.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più di danno fastidio nella scena musicale italiana?
Sicuramente l’ignoranza di alcuni gestori dei locali: il dj mette i dischi non porta gente. Purtroppo se non sei una star o un dj con cachet medio alto ti devi scontrare con questa dura realtà. Vorrei essere apprezzato per quello che suono e non per il seguito di gente che mi porto dietro. Paradossalmente preferirei suonare davanti a dieci persone competenti e non cinquecento scalmanati ubriachi che non sanno nemmeno quello che stanno ballando.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Per adesso nessuno. A Cosenza ho un party tutto mio, Autonomia Elettronica, che credo sia unico nel suo genere: fondiamo la nostra musica con messaggi politici legati alla quotidianità…se c’è una cosa di cui vado fiero di Cosenza è l’appartenenza politica, che è un tutt’uno con il tessuto sociale, pervade ogni angolo e attività della città.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.