Se Milano rappresenta uno degli avamposti del nostro movimento clubbing è perché al suo interno proliferano, da sempre, una miriade di realtà interessanti che fanno della loro proposta artistica una missione. I club, inutile starli ad elencare tutti, premono da settembre a maggio come forsennati, trasformando il capoluogo meneghino in uno dei “luoghi dell’elettronica” più importanti non solo d’Italia, ma di tutta Europa. Tra questi, uno dei più interessanti è il Masada, realtà che ha saputo trasformarsi in brevissimo tempo da interessante novità a contenitore di party di primissimo livello.
Oggi sulle nostre pagine vi presentiamo Riccardo (Reeke) e Fabio (Pabie), in team come Aka.so, che proprio al Masada con Soundproof Lab si stanno togliendo delle bellissime soddisfazioni. Siete pronti a conoscere alcuni dei digger più interessanti in circolazione?
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
R: Joe Smooth “Promise Land”. Era presente nel gioco GTA – San Andreas e veniva passata da radio SF-UR (San Fierro Underground Radio). Nello stesso anno io e i miei amici prendevamo la patente e cercavamo di emulare lo stesso atteggiamento da spacconi che si ha nel gioco, inoltre questa traccia era stata inserita in uno dei tanti CD pirata che ci passavamo tra di noi, carpita da un set di Luckino al Fluid.
P: La prima volta che ho ascoltato “To Be In Love” dei Masters At Work ho capito cosa rappresentasse la musica nel suo complesso: la capacità di unire le persone.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
P: Il passo non è stato immediato, e forse è stato meglio così. Sono entrato nel mondo del djing per lo più indirettamente: mio fratello che ha dieci anni più di me era un assiduo frequentatore di locali notturni e tornava a casa sempre dopo le sue serate con le cassette e i CD dei registrati delle serate, mentre la mia adolescenza è stata per lo più basata sulla musica hip-hop. Alla fine degli anni ’90 io ero ancora minorenne, ma il primo approccio al dancefloor è stato in certi versi “in remoto”: ascoltando queste cassette di feste come Fluid, Mazoom, Maffia, Peter Pan, Cocoricò…o dj delle cassette erano i più svariati, dai connazionali Massimino Lippoli, Steve Mantovani, Ralf a quelli internazionali come MAW, Ted Patterson, Morales! A mio fratello piaceva molto di più la house music e a quei tempi in Italia c’era davvero un gran fervore per quel genere. Ascoltare solo con le cuffie quella musica mi ha poi trascinato nel volere esprimere la mia voglia di selezionare musica in quel modo, ma inizialmente era solo un gran spasso.
R: Il passo più importante credo sia stato a diciannove anni, primo stipendio e di conseguenza acquisto dei primi giradischi e dei primi dischi…nessuna collezione passata dai genitori, solo tante feste in giro per il Nord Italia!
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
R: Sono sempre in conflitto con la musica, soprattutto con la musica da club. Continuo a non capire perché io sia così attratto da questa musica ripetitiva, eppure mi ritrovo come ieri notte a “diggare” alle 3:30 e a non riuscir ad addormentarmi. Penso sia dovuto al richiamo ancestrale che la musica ci trasmette, qualcosa che tu non puoi controllare.
P: Non ho mai avuto dei momenti di crisi, ma ci sono alcuni periodi per chi seleziona musica nei quali è difficile riuscire a trovare e/o selezionare qualcosa che ti rappresenti. Sembra una cazzata gigantesca se pensiamo a tutta la musica che ogni giorno esce in circolazione, ma ci sono dei momenti in cui quello che vuoi e che rappresenta il tuo stato non esce fuori. Questo penso sia la cosa che più ti sconfortante per un dj, sopratutto per chi musica non ne produce come il sottoscritto
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera
P: Da quando io e Reeke ci siamo conosciuti e abbiamo formato il collettivo Aka.so abbiamo vissuto dei momenti fantastici e sono tutti importantissimi, a parer mio, per la nostra crescita musicale. Se devo sceglierne uno, penso che il migliore sia stato il volere convogliare le nostre energie in questo nuovo progetto che si sta svolgendo da un anno a questa parte al Masada dal nome Soundproof Lab. Stiamo riuscendo a dare un messaggio ai frequentatori di quello che piace a noi musicalmente ed esportarlo sul dancefloor.
R: Abbiamo suonato a Berlino, Londra, Ibiza, Barcellona, in Ucraina e in tutta Italia, siamo stati residenti di party come Sleepers, Frames e Sorgente Sonora; abbiamo messo i dischi davanti a mille / mille e cinquecento persone, così come in club da poche centinaia ma con una storia e cultura fortissima…se poi penso che non abbiamo il supporto di booking agency o simili ciò mi rende ancor più fiero perché tutto questo vuol dire che siamo rispettati per la musica e passione che trasmettiamo.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
R: Il mio hobby primario è la lettura, a causa dei numerosi tempi morti dovuti ai tanti spostamenti che ho durante l’anno colmo la noia così. Scegliere un libro ha le stesse dinamiche che scegliere un disco: l’odore delle copertine e della carta è il medesimo, forse è un richiamo ancestrale anche questo verso la natura. Mi piace “sapere”, passo dei periodi in cui voglio sapere tutto di un qualsiasi argomento e faccio degli studi a riguardo. Attualmente sono ammaliato dalla finanza: cerco di comprendere i mercati finanziari, mentre poco tempo fa ho letto il più possibile a riguardo di Ian Curtis dei Joy Division e prima ancora ho studiato la storia del tatuaggio tradizionale…come vedete non c’è un nesso tra di loro e spazio molto come interessi!
P: Mi sento una persona noiosissima! Leggo pochissimo, non ho passioni rilevanti se non la musica e concentro un sacco di tempo nel dedicarmi alla selezione della musica da proporre ogni qualvolta suono. Non faccio sport, anche se dovrei farne e mi riprometto sempre che un giorno comincerò a fare qualcosa…per il momento la mia unica vero attività è il letto!
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
P: Non ho nessun rimpianto per quanto riguarda la musica. Ho sempre pensato che tutto il tempo che dedichi nel fare una cosa, se questa cosa rappresenta qualcosa di importante nella tua vita, non è tempo perso. Ho lasciato sempre andare tutto molto lentamente, quel tempo se usato bene e per una buona causa, verrà recuperato nel migliore dei modi in un futuro. Forse unico “mezzo rimpianto” e non aver voluto dare un contributo per la mia città anni prima.
R: Non ho rimpianti, da sempre ho fatto un patto con me stesso: questo dovrà rimanere per sempre un hobby, una valvola di sfogo, non dovrà mai creare sensazioni negative.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
R: Ecco i miei cinque:
Dan Curtin “The Silicon Dawn”
Infiniti “Skynet”
Paolo Zerletti “Mind Bleep”
Joy Division “Unknown Pleasures”
Sangue Misto “SXM”
P: Eccoli!
Luke Vibert “Bizaster”
Atom Heart “Morphogenic Fields”
Quasimoto “The Unseen”
Sacre Scuole “3 MC’s al Cubo”
Daniel Johnston “Hi, How Are You: The unfinished Album”
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
R: Tra i film scelgo “Suxbad”, “Donnie Darko”, “Back To The Future” (la trilogia), “Control”, “L’uomo senza sonno”, “Brutti sporchi e cattivi”, “30 giorni di buio” e “Juno”. Per quanto riguarda i libri, invece, “Un altro giro di giostra” di Tiziano Terzani, “Così vicino così lontano” di Deborah Curtis e “Le avventure di Sherlock Holmes” di Arthur Conan Doyle.
P: Come già detto, leggo pochissimo e guardo meno i film o le serie TV. Ma ultimamente ho letto un libro molto leggero e piacevole che vorrei consigliare: “Banksy, l’uomo oltre il muro” di Will Ellsworth-Jones.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
P: Il miglior risultato è il nostro nuovo progetto Soundproof Lab che, assieme ad un nostro amico nonché dj del milanese, Sebastian, e dei nostri fidi compagnia di avventura che seguono la parte grafica e di installazioni video, Stefano e Tony, sta avendo un discreto successo. Quest’anno vorremmo ampliare il nostro panorama musicale e proporre qualcosa che a Milano solitamente non viene proposto nei club. Sembrerebbe una cosa impossibile dato il numero di serate e club che Milano offre ma, è proprio questo il punto cardine che ci darà la forza di continuare a fare bene sempre, ieri, oggi e domani.
R: Quello che stiamo vivendo ora: Soundproof Lab è una nostra creatura, cerchiamo di rompere molti schemi. Cura audio e visual, orari diurni, programmazione con ospiti sempre diversi mai proposti a Milano, cercare di rendere il pubblico parte integrante del progetto come in una grande famiglia, insomma una cosa di cui rendersi orgogliosi…non trovate?
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è un’intervista che stiamo facendo per un media online…
R: Tutto è in continua evoluzione, chi non la segue muore. Come ho detto in precedenza sto approfondendo degli studi sulla finanza e in vari articoli si parla della crisi delle banche che non hanno seguito e capito l’evoluzione digitale, restando ancorate ai vecchi sistemi entrando in crisi strutturali. Compro e vendo dischi su internet, mi informo, leggo… anche se andare in un club a sentire un set oppure a cercare dischi in qualche basement dimenticato ha tutto un altro sapore! Detto questo, non bisogna far la guerra all’evoluzione ma capirla e renderla parte integrante, valore aggiunto a quel che si è sempre fatto, insomma con essa bisogna crescere.
P: I media online al giorno d’oggi sono indispensabili e alcuni artisti ne hanno preso atto, diventando quel che sono grazie anche al web e alla sua forza di arrivare coi suoi occhi ovunque e poterlo proporre ad un pubblico (ma anche ad addetti ai lavori) che molto spesso non frequentano locali al di fuori della penisola. Ovviamente non bisogna abusarne, poiché i media molte volte amplificano e massimizzano le notizie e propongono quello che vogliono – o in linea di massima chi propone del materiale non ha nozioni di base minime di quello che sta parlando, rischiando di fare minestroni musicali di proporzioni colossali passandoli per “buona musica”. In linea di massima però se usato accuratamente, il web potrebbe essere una vetrina importante per promuovere e scoprire le novità di qualsiasi panorama musicale.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
R: Vivo la musica in maniera introspettiva, è un rapporto Riccardo-musica e non si deve intromettere nessuno. A causa di questo rapporto non scambio molte informazioni con i miei colleghi, pensate che non scambio dischi neanche con Pabie e non perché ne sia geloso – anzi quando suono e mi chiedono i titoli son ben felice di passarli – ma perché vivo la ricerca come una sfida con me stesso e non voglio aiuti da nessuno. Oltre ai membri di Soundproof System (io, Pabie e Sebastian) nutro gran rispetto per MCMXC resident del DUDE: ha un gran gusto e ci troviamo in sintonia. Tanti altri a Milano come a Roma, passando da Genova o Verona, Bologna e Varese sono degni di nota, il livello generale per i ragazzi della nostra età penso sia molto alto e per questo con Soundproof proponiamo newcomers e giovani. Mi sento un po’ come chi proponeva per le prime volte in qualche scantinato i Sex Pistols, Bauhaus o Warsaw poi Joy Division.
P: Ho tanti amici dj con la quale condivido progetti o anche solamente parliamo di musica. Con i ragazzi di Slowlife (Laurine, Cecilio, Dj Tree) ho sempre avuto un rapporto di amicizia completo e sono delle persone magnifiche (Dj Tree è in primis un mio carissimo amico già dagli albori come partygoes, poi diventato dj ma già da allora ci si scambiava musica a vicenda con un approccio super friendly). Per quanto riguarda Milano, il nostro compagno di avventure al Soundproof Sebastian, che nonostante lo conosca da poco ha saputo trovare con noi un feeling positivo e un approccio musicale in sintonia con la mia persona. Inoltrare vorrei dare nota a dj come Daniele De Rubertis, Pietro Bernasconi e And.rea, tre residents del collettivo YAY che oltre ad essere delle persone magnifiche sono degli ottimi artisti e sopratutto dei sopraffini selezionatori nonostante la loro giovane età. Poi non posso non menzionare Saverio Celestri, un ragazzo molto giovane ma delle idee musicali già ben chiare nonché uno tra i migliori produttori nostrani che al momento abbiamo sul mercato.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
R: Mi mettete in difficoltà: chi mi conosce sa che sono un tipo assurdo e mi piace il significato della parola follia, quindi quotidianamente vivo questa “condizione”. In campo musicale ricordo i primi party che organizzavo in Brianza, la nostra terra natale, dove fondamentalmente non esiste una cultura musicale è tutto abbastanza commerciale. Ancora oggi non capisco come riuscissimo a creare party da oltre mille persone…rimane un mistero, follia!
P: Mi pare già assurdo condividere gran parte del tempo sia musicalmente che non con Riccardo, non trovate?
Passi sbagliati: quali sono le cose che più ti danno fastidio nella scena musicale italiana?
R: Stanno morendo i club, i ragazzi di diciotto anni frequentano solo i grandi festival – per intenderci io non sono mai andato ad un festival… Questo perché per anni si è puntato ai soliti grandi nomi in ripetizione, facendo affievolire il gusto della scoperta e abbandonando i club. Noi insieme a Masada rischiamo e proponiamo nomi nuovi; rimango del parere che un prodotto di nicchia e qualità è sempre vincente alla lunga.
P: In realtà cosa non mi piace della scena musicale italiana non è dettata da un certo tipo di mercato che vuole proporre, ma da che cosa un promoter vuole proporre. Purtroppo vedo sempre pochi promoter con un approccio “propositivo” e vedo sempre meno ricerca e recruitment di nuovi artisti, basando la maggior parte delle volte l’attenzione solo all’artista che produce musica e sempre meno a chi la seleziona. Il percorso del dj puro purtroppo in Italia è tra i più faticosi in assoluto. Anche nel resto d’Europa ormai si stanno “adattando” a questo tipo di approccio, sarà il maggior costo nonché rischio monetario per fare un party, ma fino a qualche anno fa potevi vedere ancora qualche buon dj che era nel dj booth solo perché aveva una selezione musicale eccelsa, ora quasi più.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Come già detto prima, la nostra creatura Soundproof Lab prende sempre più forma: è un progetto che oltre la parte musicale cura anche la parte video (per mano di Tony e Ste), sfruttando i principi della cimatica; inoltre per questo inverno stiamo chiudendo delle date importanti in giro per l’Europa, ci piacerebbe creare un pacchetto ed esportare l’esperienza Soundproof Lab, portando sia la parte musicale che l’esperienza visiva…siamo pronti a far festa!
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.
P: Ultrahigh “Primitive Love Part. 1”
R: Bauhaus “Bela Lugosi’s Dead”