Per capire veramente Alex Pastore a livello artistico, occorre conoscerlo personalmente, questo perché Alex è la musica che compone, quella che ascolta e quella che seleziona. Lo è nella vita quotidiana. Ora, dopo avere ascoltato il mixato che vi proponiamo e letto la sua intervista, potrebbe sembrare che il ragazzo sia un tantino “bizzarro” – il che non è del tutto falso – quello che voglio dire però, è che talvolta mettiamo talmente tanta passione nelle cose che facciamo e che amiamo, da arrivare al punto di manipolare anche le nostre stesse esistenze. Se questo sia sbagliato oppure no, non è un mio problema, non lo è nemmeno di Alex forse. Perché la sua musica funziona eccome e il livello di passione che mette nella ricerca musicale è enorme. E’ da premiare. Bambino prodigio negli ambienti berlinesi più sotterranei e sperimentali, rispettato e apprezzato da tutta quella fetta di “nerd dell’elettronica”, come anche dei maniaci del vinile e del suono. Più spesso del rumore. Sua, non a caso, la collaborazione con Ready Made, label di distribuzione che vi consigliamo di ricercare e studiare.
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Le note del brano Clair de lune di Debussy intonate da un carillon sono il primo ricordo della mia infanzia. Quella musica era un chiaro invito ed io ero pronto a lasciarmi trasportare verso “il mondo dei sogni”, dove tutto era possibile. L’emozione era grande e mi sentivo protetto. Ancora oggi provo incontenibile felicità e commozione riguardo a questo ricordo.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
La musica è una forma d’arte e come tale può donare, sia all’artista che all’ascoltatore, un esperienza di tensione cognitiva, come la meditazione. Oltre che stimolare in modo dirompente le emozioni. Si tratta di una delle più uniche e rare capacità della nostra specie. Creare, dare significato, scambiare e condividere con i nostri simili attraverso un linguaggio. Vi è inoltre un rapporto più profondo, spirituale, che troviamo alle origini della nostra storia. Il rituale, che è caratteristico dell’essere umano. La musica dunque, in quanto ricerca di un entità superiore (Dio). Anche questo fa parte della nostra natura. Tutto questo, ovviamente, non mi fu chiaro all’inizio, ma mi bastò osservare; le prime volte che andai a dei concerti, quando entrai per la prima volta in un club, oppure il primo disco lanciato sui Technics 1200 nella cameretta di mio cugino. In quei momenti compresi che la musica avesse un potere straordinario.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
Ci sono stati molti periodi di crisi durante il mio percorso di crescita, ma non me la sono mai presa con la musica. Forse la crisi della musica riguarda il mercato stesso. Si tratta di trovare il proprio posto all’interno di un puzzle, partecipare a una produzione fine a se stessa, più che uno sviluppo organico e collettivo. Inoltre è elogiata dalle masse un certo tipo di musica demenziale rispetto a progetti di ricerca sonora che favoriscono uno sviluppo creativo ed un arricchimento culturale.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
Il 2014 è stato in generale un anno molto importante, ho chiarito le idee. Specialmente attraverso le mie performance a Berlino: Quiet Violence in HB55 Kunstfabrik, Liber Null in Kino International, Gape in Plateau Gallery. In queste occasioni ho avuto molti feedback, stimoli e ora sono pronto ad entrare in una nuova fase più propensa alla ricerca e più libera rispetto ai progetti passati.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Compongo colonne sonore per film, video e documentari. Inolte, sono da sempre amante delle arti visive, che sono anche parte del il mio background scolastico. Mi piace quindi fare ricerche e partecipare a mostre soprattutto d’arte contemporanea e design. Ultimamente sto anche progettando dei piccoli viaggi per conoscere diverse località e culture in tutto il mondo, anche al fine di raccogliere materiale sonoro.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Ho poche conoscenze di teoria musicale, quindi credo mi dedicherò a colmare questa mancanza che spesso limita la mia creatività.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Pierre Schaeffer – Études De Bruits
Bernard Parmegiani – De Natura Sonorum
La Monte Young – Composition 1960 #7
Luigi Nono – La Lontananza Nostalgica Utopica Futura
Pan Sonic – Kesto
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Questi sono alcuni tra i miei film e libri preferiti che consigli a tutti di guardare o leggere almeno una volta:
Stalker, Baraka, 2001: A Space Odyssey, Psycho, Stereo, π – Il teorema del delirio, Eraserhead, Tetsuo: The Iron Man.
Moby Dick, Siddharta, Freedom From The Known, Brave New World, The Machine Stops, The Holographic Universe, Il Thao della Fisica, Werk Non-Lieux (Marc Augè).
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Purtroppo ho un pessimo rapporto con l’orgoglio, il che è stato anche un problema in passato. Ad ogni modo preferisco lasciare giudicare agli altri quello che faccio.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è una intervista che stiamo facendo per un media online…
Vedo il web un po’ come se fosse un nuovo strato della nostra realtà, un magma sviluppatosi attorno e dentro di noi. Un legame, sempre più forte. Credo possa essere positivo, il problema è il modo in cui utilizziamo questo strumento.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Xhin, Lower Order Etics, Shapednoise, OKO (band), sono dei cari amici e artisti che rispetto molto.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
Ce ne sarebbero da raccontare. Comunque giusto l’altra sera, mi è capitato un altro episodio singolare. Mi trovavo nei pressi di Schöneberg, un quartiere di Berlino. Tornando dalla piscina in compagna della mia compagna e dei nostri amici, optiamo per una cena in un ristorante Vietnamita. Piove a dirotto ed è il primo posto che troviamo. Mentre mi gusto la mia zuppa, i gestori iniziano a maneggiare un ramo. Questo, un classico del tipo fiore di ciliegio, doveva servire a scopo decorativo. Non faccio in tempo a chiedermi per quale assurdo motivo vogliano occuparsi delle decorazioni proprio in quel momento, che iniziano a segare il ramo nel bel mezzo della sala, con tanto di sega elettrica. Per giunta utilizzandola in modo pericoloso. Il tutto finisce con un applauso goliardico e baldoria generale.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più ti danno fastidio nella scena musicale italiana?
Sicuramente ci sono molte cose che danno fastidio a chi vorrebbe ricercare, sperimentare e coltivare la cultura. Dunque non solo tradizioni e populismi. Detto questo non mi sento di criticare la scena italiana in particolare, ma è davvero un peccato sapere che la nostra cultura, così ricca e bella, è sabotata spesso da stupidità e ignoranza.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Un nuovo live a cui sto lavorando. Principalmente molto improntato sul drone, con anche richiami alla world music. Miscelato poi da contaminazioni industrial, noise e musica concreta. Utilizzare quindi un linguaggio narrativo che si stacchi possibilmente dai modelli classici. Mi ha sempre affascinato la timbrica in ambito musicale ed il paesaggio sonoro. Quindi ricerco un risultato paragonabile a qualcosa di molto più simile ad un disegno o una scultura, che renda palpabile il suono, quasi come se fosse visibile allo stato di materia.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.