Oltre alla tanto iper-sponsorizzata club culture esiste un b-side, come quelle tracce che nei vecchi EP servivano a “riempire” lasciato dai brani più importanti. Oggi più che mai i live-set, in termini di performance e produzioni, rappresentano la vera novità: c’è indubbiamente più ricerca musicale alle spalle, l’improvvisazione poi nel momento del live è unica contestualizzata in ambienti in cui l’attenzione deve essere gioco forza piuttosto alta. Per questioni non convenzionali, alle solite ambient o IDM, ci piace pensarla come elettronica “fina”, quella che a colpi di fioretto osserva colpisce e ti spiazza, sempre. Un genere ed un periodo storico – quello attuale – ampiamente analizzato, una sorta di fuga di cervelli capace di creare una élite elettronica tutta italiana residente all’estero in pianta stabile o come una certa complessità sonora firmata Hand Signed.
Andrea Belfi è l’incarnazione della musica che più di ogni altra cosa punta a diversificarsi, una sorta di jam vissuta però in solitaria, dove alla batteria si uniscono macchine elettroniche e il risultato è piuttosto straordinario. La performance di “Lead” brano contenuto nel suo album “Ore” è un ottimo biglietto da vista che racchiude tutta la sua verve artistica. Nils Frahm dal canto suo non è stato a guardare e nel 2016 lo ha ingaggiato nel suo team come batterista per tutta la durata del tour. Qui una bella esibizione all’interno gruppo Nonkeen.
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
“Jealous Guy” di John Lennon.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
Quando vidi per caso le prove di un gruppo punk di amici poco più vecchi di me. Io avevo tredici anni. Il gruppo si chiamava Neskaya. Al tempo mi era sembrata la cosa più esaltante che avessi mai visto.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
Alla fine degli anni ’90 ho iniziato a produrre musica con elettronica (Cool Edit Pro, il mio primo Nord Modular) e field recordings, creando una cesura con la musica e la strumentazione (batterie, chitarre etc.) che avevo fatto fino a quel momento. Penso sia stato quello il momento di maggiore crisi, che poi si è rivelato anche uno dei momenti di grandi scoperte.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
In ordine cronologico (approssimativo): il mio primo gruppo punkrock Wallride. La scoperta dei Gastr del Sol.I primi esperimenti con l’elettronica e field recordings. L’esperienza con il trio rock’n’roll Rosolina Mar (2001-2008). Il primo concerto solista con un set di batteria ed elettronica (2005). Il disco solista “Between Neck and Stomach” per Hapna (2006). L’incontro e i tour con David Grubbs e Mike Watt. Il trasferimento a Berlino. Il mio disco solista “Natura Morta” su Miasmah (2004). La collaborazione con Nils Frahm ed in seguito con la mia attuale etichetta Float.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Partecipo a molti concerti e chiacchiero con molta gente diversa. Traggo molta ispirazione da questo.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Non aver studiato composizione e arrangiamento al conservatorio.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Talk Talk “Spirit of Eden”
Chico Barque e Ennio Morricone “Per Un Pugno Di Samba”
Rhythm and Sound “w/ The Artists”
AaVv. “Ngoma, Souvenir Ya L’Independance”
John Coltrane “A Love Supreme”
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Libro: Arabia Felix di Thorkild Hansen
Film: “The Clock” di Christian Marclay
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Il mio prossimo EP che uscirà l’anno prossimo per FLOAT.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è un’intervista che stiamo facendo per un media online…
Cerco di usare il web il meno possibile.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Mi trovo bene a dissezionare ascolti musicali con Emanuele Porcinai (aka WSR e UNKNOT) e adoro le produzioni di Mark Ernestus, Giuseppe Ielasi.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
Penso a quando Mary Anne Hobbs è venuta a Londra appositamente per presentare il mio live set solista alla Saint Pancras Old Church l’anno scorso, è stato abbastanza surreale.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più ti danno fastidio nella scena musicale italiana?
Onestamente non conosco la scena elettronica italiana così a fondo da poter fare questo tipo di critiche.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Un nuovo EP il prossimo anno in uscita su FLOAT, ancora concerti solisti e un paio di collaborazioni estemporanee (Jessica Ekomane, Valerio Tricoli).
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.