Di tutti i dj che seguo e ascolto, Andrea Normanno è uno dei pochissimi capace di sapersi adeguare sempre e comunque al contesto in cui è chiamato a suonare, indipendentemente dal guest che salirà in consolle dopo di lui o dal compagno di back-to-back. Con una carriera da dj ormai quasi decennale, Andrea, con l’alias 1984, ha messo dischi in alcuni tra i locali più importanti dello stivale, come il Goa di Roma e i Mercati Generali di Catania – città in cui è nato e vive tuttora – così anche in altri eventi come Absolut Night di Club To Club, NOT.fest, Mtv Brand:New:Art, Red Bull Fuoriclasse e tanti altri. Ciò gli ha permesso di ricavarsi uno spazio di tutto rispetto all’interno della scena italiana. Comunque Andrea Normanno è anche un bravissimo e capace producer: con un background da batterista per più di dieci anni in alcuni progetti come Syd, Go Back Home, Romero e Crusade, adesso dedica il tempo full time ai suoi due progetti più recenti, Kassiel e N.A.A.F.I., entrambi freschi di release su Bad Panda Records e Concrete Records. Ecco perché questo lunedì è dedicato ai suoi quindici passi da gigante: buona lettura e buon ascolto!
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Le tracce che mi hanno letteralmente segnato sono tantissime, ma quella che a conti fatti credo abbia avuto il più grande impatto su di me professionalmente parlando è stata senza dubbio “Flash” di Green Velvet. La maggior parte dei miei ascolti fino ad allora venivano dal jazz e dal funk, passavano per l’hip-hop fino ad arrivare al punk e all’hardcore; allo stesso tempo ascoltavo tantissima drum’n’bass, jungle e IDM ma quasi sconoscevo la house o la techno e quella traccia me ne fece irreversibilmente invaghire.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
Credo di essere nato e cresciuto con questa consapevolezza. Mio padre, bravissimo chitarrista a cui devo gran parte della mia cultura musicale, a neanche due anni di vita mi ha fisicamente messo sulla batteria, e da li in poi non ho mai smesso di suonare e successivamente di mettere dischi e fare musica. Sono cresciuto tra sale prove e sale di registrazioni, palchi, concerti jazz, dub, funk e fusion e a sedici anni avevo già visto dal vivo Herbie Hancock, Pat Metheny, John Scofield, Peter Erskine, Stewart Copeland dei The Police o Joe Zawinul dei Weather Report, alcuni anche più di una volta!
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
Non credo di aver avuto mai dei veri e propri momenti di crisi, ma è anche vero che quando faccio musica, sono costantemente alla ricerca di quel “suono” che possa caratterizzarmi il più possibile in quel determinato periodo e che contemporaneamente debba avere sia un minimo di continuità con quello che ho fatto precedentemente sia una certa coerenza con quello che potrei suonare in un set. Per certi versi il fatto che io ascolti tanta, forse troppa, nuova musica paradossalmente a volte diventa quasi un limite.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
I tour europei come batterista ai tempi dell’hardcore, la breve residenza al Goa e la lunghissima ai Mercati Generali, le date al Cocoricò o al Corsica Studios, ma soprattutto le innumerevoli aperture e chiusure fatte durante la mia oramai quasi decennale attività da dj. Avere la responsabilità di aprire o chiudere i set, spesso anche ad importanti festival, di gente come Dixon, Carl Craig, Shackleton, Apparat, Marcellus Pittman e tanti, tanti altri è stato e continua ad essere molto appagante.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
L’unica passione che ho avuto oltre la musica e a cui ho dedicato gran parte della mia vita è stata quella per i graffiti, che ormai non pratico quasi più ma che mi ha formato sia artisticamente che in termini relazionali e di esperienze vissute. Una vera e propria “palestra” di vita che consiglierei a chiunque.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Probabilmente quello di aver fatto uscire troppa poca roba rispetto a quella che avrei potuto.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Actress “Splazsh”
Floating Points “Shadows”
J Dilla “Welcome To Detroit”
Pino Daniele “Nero A Metà”
At The Drive In “Relationship Of Command”
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
“Autobiografia di uno Yogi” di Paramahansa Yogananda è un libro parecchio figo, ma se non ti piacciono tutti i film di Fantozzi non possiamo essere amici.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Il fatto che mi abbia contattato dal nulla Ben Westbeech aka Breach riempiendomi di complimenti perché entusiasta della mia “Snsett” traccia uscita qualche anno fa sotto nome 1984, o leggere “This is superb” su una mail inviatami da Leon Vynehall riguardo il primo EP de Il Garage. Pur essendo piccoli traguardi, per qualcuno magari insignificanti, sono stati per me motivo di grande orgoglio e soddisfazione, soprattutto in relazione al fatto di essermi approcciato alla produzione relativamente tardi.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è una intervista che stiamo facendo per un media online…
Direi molto bene, per chi fa musica il web è una benedizione.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Ho una grande sintonia con tutti i producer e i dj con cui lavoro, sia dal punto di vista artistico che personale, quindi con Federico Bisozzi, l’altra metà di Kassiel e con Cristiano Spina, altra metà di N.A.A.F.I.. Per quanto riguarda il lavoro in studio, con Alberto Costa e Dario Aiello rispettivamente nei djset e nei live.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
Non saprei da dove iniziare, mi ritrovo spesso e volentieri in situazioni assurde ma credo che le più incredibili mi siano capitate in qualche tour o in qualche avventura legata al writing.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più di danno fastidio nella scena musicale italiana?
Forse a volte un eccessiva attenzione per realtà che ne meriterebbero meno.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Siamo in attesa dell’uscita del secondo singolo di Kassiel, che come il primo, presentato qualche giorno fa da XLR8R, uscirà per Bad Panda Records. Entrambe le tracce faranno parte del primo disco omonimo che verrà stampato dopo l’estate. In data da definire uscirà anche un’altra traccia di Kassiel stavolta su Slowmotion Records e che farà parte della quinta release della serie Italian Dance Wave. Per quanto riguarda N.A.A.F.I. invece, a seguito della prima uscita su Concrete Records, suonata anche da Ben Sims su NTS Radio, ne stiamo preparando una seconda che uscirà invece su Midnight Shift, label di Singapore con base a Berlino che annovera tra le ultime e future release gente del calibro di Recondite, John Heckle, Terrence Parker, Kink e Mr G.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.