Fate una prova: trovandovi a chiacchierare con appassionati e addetti ai lavori, chiedete qual è, secondo loro, l’artista italiano pronto ad esplodere definitivamente nell’immediato futuro. Siamo pronti a scommettere che la maggior parte di loro risponderà Ayarcana, nuova promessa di quella techno dal sapore UK che finalmente si sta facendo apprezzare anche dalle nostre parti. I suoi quindici passi descrivono un personaggio interessante e tutto da scoprire, ma cosa potevamo aspettarci da un ragazzo nato a Caracas, cresciuto a Pescara e maturato musicalmente a Roma?
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Penso che sia stato il 1998 avevo sì e no dieci anni, mia cugina aveva una musicassetta di “Nevermind” dei Nirvana, ricordo che il nastro era rovinato (sai il pitch che va su e giù) ricordo che la cassetta un pomeriggio finì, continuai ad aspettare e partì la ghost track dell’album, “Endless Nameless”. Fu abbastanza inquietante e potente allo stesso tempo ma li mi innamorai del rumore generato da una chitarra.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
Quando avevo massimo dodici anni mi fu regalata una diavoletto Gibson nera. Mi ricordo che tirai fuori tutti i pezzi dei Melvins e da li per una decina d’anni non me ne separai più, suonando e componendo anche delle mie canzoni, più in là sarei entrato a suonare in delle band live e a girare l’Italia con loro.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
Diciamo che non ho mai vissuto grosse crisi con la musica in sé, piuttosto con me stesso, ma credo che ogni essere umano qualsiasi cosa faccia abbia delle sane crisi. È ovviamente capitato di pensare a volte che quello che stessi facendo non veniva capito, ma credo che sia normale da parte di un artista che propone una certa musica.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
Qualche soddisfazione me la sono tolta negli ultimi anni dal vedere una mia traccia nell’Essential Mix di Rustie e anche in vari altri podcast (Rinse.fm, Sub.fm, RBMA Radio) a condividere la consolle con molti nomi importanti della scena elettronica mondiale (Regis, Martyn, Tessela, Bambounou, Joy Orbison, AnD, solo per citarne alcuni), al vedere il mio nome nel cartellone di uno dei locali più importanti d’Europa come il Trouw di Amsterdam per il Life and Death weekender lo scorso Fabbraio.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Guardo molti film, molti, troppi forse. Prendo sicuramente ispirazione anche da essi: storia, immaginario, estetica e quant’altro.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Non ho grossi rimpianti riguardo la musica, fortunatamente non sono mai dovuto sottostare a nessun promoter e ho sempre fatto di testa mia, forse tornando indietro però avrei fatto uscire qualche produzione in meno.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Sonic youth – Daydream Nation
Isis – Panopticon
Boards Of Canada – Twoism
Godflesh – Streetcleaner
Aphex Twin – Drukqs
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Sono un amante di William Burroughs quindi consiglierei tutte le sue letture, soprattutto di “Naked Lunch” e di “La Scimmia Sulla Schiena”, ma amo anche molto lo sci-fi, vecchia scuola soprattutto Philip K. Dick. Di film ne avrei troppi da elencare ma uno sicuramente da vedere è Stalker (Сталкер) o Solaris di Andrei Tarkovskij.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Avere nelle mie prossime uscite tutti i producer che stimo ed amo di più come remixers, e ad aver raccolto feedback positivi da nomi giganti della scena techno e non solo, da Len Faki a Tessela.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è una intervista che stiamo facendo per un media on line…
La vivo come un arma a doppio taglio: da un lato è un vero bene perché tutti posso conoscere e capire bene cosa sta realmente accadendo; dall’altro è un male perché tutti posso permettersi il lusso di proporre qualcosa senza badare troppo alla qualità e di dire la loro anche da “account” molto spesso fake. È molto frustrante da questo punto di vista e a volte vorrei tornare indietro a quando c’era solo la 56k.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Sono molti gli ialiani che stanno “nascendo” e con cui sono in constante rapporto: Clockwork che oltre ad essere un amico sta facendo cose molto belle e il nostro back to back ad Amsterdam è stato molto intenso; Emmanuel che ha un suono molto personale e deciso e sta spaccando tutto con la sua label ARTS; Meze già uscito per la tedesca Hidden Hawaii; i Dylan God che si stanno facendo sentire grazie a un primo EP molto solido. Ho un bel rapporto anche con alcuni stranieri che ho conosciuto, come Tessela con cui mi sento costantemente e a cui mando sempre il mio materiale.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
Non faccio nomi, ma ci sono state due situazioni molto assurde negli ultimi due anni. Una è stata quando, dopo una gig facendo il check out in albergo, volevano farmi pagare tutto e finché la manager del party non è intervenuta avevo un bel conto d’avanti. Fortunatamente fu solo un misunderstanding. L’altra è stata andare a suonare e trovare nel club l’impianto per un live rock (sì avete capito bene: amplificatori per chitarra), cosa che non pensavo a livello logico potesse mai accadere.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più ti danno fastidio nella scena musicale italiana?
La presunzione e la mancanza di rispetto che c’è in giro. Molti dovrebbero capire che il lavoro di dj per me, come per molti altri, non si limita nel mettere i dischi ma c’è molto altro, dall’acquisto di strumentazione per produrre alla scelta delle tracce da suonare. È un lavoro che va oltre il party in sé. Mi da “fastidio”, se così si può dire, anche il fatto che molte organizzazioni e organizzatori prendano il trend del momento – che sia techno o bass music – e lo propongano al loro pubblico (senza considerare effettivamente il loro gusto e preparazione), trascurando i vari talenti locali e facendo suonare i solo propri dj resident (molto spesso organizzatori stessi).
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Ho tre uscite in calendario, la prossima su IER Records con i remix di Xhin, Emmanuel e M23 che già ha avuto molti feedback dai grandi della techno; la release su Vae Victis Records con il remix di Container e l’ultima su Parachute Records dove curerò il secondo out dopo Answer Code Request e Deadbeat con il remix di uno dei nuovi astri nascenti della scena UK: Metrist. Sto lavorando anche a materiale per ARTS, Concrete e Home Maze Zucchero e un remix per Puas Puas. Per quanto riguarda le date mi sono fermato un po’ per seguire il lavoro in studio, ma a Maggio suonerò per la chiusura stagionale del Rashomon con Boddika e Valerio! e sto aspettando anche conferma per due date in Europa molto importanti. Incrociamo le dita.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.