Una delle armi più a doppio taglio nella scena della musica elettronica è l’ansia di inseguire il suono del momento: da un lato è un’ansia positiva, perché ti spinge a cercare di capire quello che succede attorno a te, ad essere sempre iper-aggiornato, a intuire quali sono le tracce e le soluzioni sonore che stanno disegnando il gusto della contemporaneità; dall’altro invece è una faccenda pericolosissima, perché può produrre un sacco di omologazione, di “pensiero unico” musicale, di musica trattata con gli stessi meccanismi della moda. Negli ultimi anni, per fortuna, questa seconda componente ha iniziato a cadere a pezzi sotto i colpi del buon senso e della voglia di essere creativi. Ma noi non ci dimentichiamo che per tanto tempo, troppo tempo in Italia sembrava dovessi suonare solo minimal (o se eri un hipster, francesate e fidgetismi), sennò eri uno sfigato. Ecco: Carlo Mameli aka Bxp Eli era uno sfigato. Uno sfigato bravissimo e con mari di gusto, vista la sua predilezione per un certo tipo di acid “creativa” ma anche di techno ben poco minimale. Quel tipo di sfigato che, a nostro modo vedere, fa fare a tutti quanti dei Giant Steps: perché ci fa (ri)scoprire patrimoni musicali dimenticati perché non di moda. Oggi, col recupero in atto della techno e di certe suggestioni anni ’90, ciò che fa Bxp Eli non è più tanto atipico, isolato, insensato. Ma resta bello eccome. E la sua serenità nel portare avanti ciò che gli piace, senza porsi minimamente il problema se e quanto sia di moda (vanno bene le gonne lunghe o le gonne corte, in questa stagione? UK Bass o techno dub? Four Tet o Disclosure?), è un patrimonio di quelli preziosi. Di quelli che vorremmo vedere più diffusi.
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
La mia traccia zero, senza ombra di dubbio è “Digeridoo” di Aphex Twin. Andai in gita scolastica a Parigi e per caso comprai quell’ album. Ringrazio ancora quell’incontro casuale, la verità è che non scelsi neanche, presi un disco a caso giusto per portare via un souvenir dalla Francia (“Bucio de culo”, cit.). Comunque ci volle tempo per assimilare e capire quel tipo di sonorità: arrivavo dal periodo d’oro dell’ hip hop, tutti ascoltavano quello. Io ero la pecora nera. La mia unica fonte di info erano internet (56K, non proprio una goduria…) e Napster, dove potevo scaricare e ascoltare.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
Non so il momento esatto, ho sempre ascoltato molta musica. Da bambino ho studiato un po’ di teoria musicale, suonavo il clarinetto. Forse il momento esatto fu quando mia madre mi comprò il mio primo computer: da li in poi faccio fatica a trovare un giorno in cui non ho suonato.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
Sono solo all’inizio, la parola carriera guardandomi alle spalle mi spaventa. Comunque i momenti fino ad ora più significativi sono stati l’anno passato come resident della “Notte di Asterix”, dove mi sono trovato a suonare con gente forte della scena inglese. Poi, la mia prima release uscita per MusicaOltranza e ultimamente la mia prima track stampata su vinile da Sostanze Records (spero sia la prima di una lunga serie). Per quanto riguarda le performance ricordo con piacere il set fatto con South London Ordnance, sicuramente uno dei set in cui mi sono divertito di più, e il live al N3XT // CLUBSTEPPIN’.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Purtroppo lavoro molto (anzi, di ‘sti tempi: fortunatamente lavoro), non ho molto tempo da dedicare ai miei hobby. Quando non lavoro sono in studio a suonare. Quando posso vado al cinema o gioco a pallacanestro. Oppure prendo una boccia di vino e vado a cena da amici.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Non ho veri e propri rimpianti. Forse a volte penso che in alcuni momenti avrei potuto dare di più e avrei potuto fare alcune cose diversamente, ma non sono rimpianti.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
“Do_You_Know_Squarepusher” di Squarepusher
“I love Acid” di Luke Vibert
“Selected Ambient Works I e II” di Aphex
“Lfo” degli Lfo
Gli “Acid Test” da 1 a 9 di Tin Man
Mentre ai nemici consiglio: “Adult Themes For Voice Voice” di Mike Patton
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
In biblioteca ci vado poco purtroppo, se dovessi consigliare un libro consiglierei uno degli ultimi libri che ho letto: “Soffocare” di Palahniuk. Film, assolutamente “Fuga da New York” (colonna sonora da Oscar) e “Bruce Haack: The King Of Techno” (documentario da non perdere).
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
I progetti che finora mi hanno dato più soddisfazione sono stati sicuramente gli ultimi due. “Refactoring EP” fatto insieme ad Amusement (amico di lunga data e uno dei pochi con cui ho condiviso la passione per questo tipo di musica fin da quando stavo a Sassari) e “Italo Acid Ep”, progetto totalmente auto-prodotto. Soprattutto “Italo Acid” mi ha dato una marea di stimoli e lo ritengo uno dei miei progetti più concreti e maturi.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è una intervista che stiamo facendo per un media on line.
Il web è uno strumento fondamentale per qualsiasi artista, sia per quanto riguarda i contenuti disponibili sia per quanto riguarda la divulgazione del proprio materiale. E’ un vero e proprio patrimonio di informazioni accessibili a chiunque in qualsiasi luogo e momento. Il contributo dei web media è fondamentale per creare un movimento e aiutare soprattutto i giovani producer volenterosi ad emergere. Guardando fuori dall’Italia (Inghilterra e Germania su tutte), è più chiaro come questo strumento sia stato fondamentale alla creazione di una scena solida e di qualità. Anche se più lentamente, ci stiamo arrivando anche noi, i miglioramenti sono stati tanti negli ultimi anni. Detto questo, penso che la vera difficoltà a livello artistico sia quella di mantenere una propria identità con questo continuo bombardamento. Ogni tanto consiglio di tagliare il cavo di rete.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Qui a Bologna ho vari amici dj/producer con cui mi relaziono quotidianamente e con cui ho un continuo scambio di materiale. Se devessi fare dei nomi direi sicuramente Pabliz Yocka , GodBlessComputers, Alarico Mantovani, Marco Upset, Carlo M. Poi, emigrato a Torino c’è Unstable Compuond con cui sono in continuo contatto e con cui a breve butterò fuori qualcosa. A Roma sono in contatto con Ayarcana e Phooka con cui ho in ballo un progetto molto interessante in via di chiusura.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
Sicuramente la situazione più incredibile è stata suonare dopo Dj Balli all’ultimo AntiMtvDay, dopo un ora di Wanna Marchi + processo a Pacciani, perché questo lui mette, la gente mi guardava come per dire “…e mo’ che cazzo fai?”. Suonare dopo Balli non è mai banale.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più di danno fastidio nella scena musicale italiana?
Non c’è un fastidio in particolare, è più una speranza: quella che prima o poi lo spazio per chi fa qualcosa di diverso arrivi.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Ho due progetti in dirittura d’arrivo. Il primo continua il percorso intrapreso con “Italo acid”. Un progetto in cui a farla da padrone è l’hardware e quindi determinati tipi di suoni. Rispetto ai progetti passati mi sono concentrato più su quest’aspetto piuttosto che sulla complessità delle sequenze. Ho cambiato il mio set up radicalmente proprio per questo motivo. Sto cercando di limitare il più possibile l’uso del computer in post produzione. E’ un percorso che ho intrapreso per cercare di raggiungere un suono mio al 100%. Il secondo è invece un progetto techno molto sperimentale dove a farla da padrone è la cassa (haha). E’ il risultato di un anno di registrazioni tagliate, incollate e distrutte. Mi sono divertito molto nel farlo. Artisticamente ho sempre avuto questa doppia personalità, una delicata e mirata ad un certo tipo di ricerca, l’altra più rude e casinista. Penso che una alimenti l’altra, e che entrambe alimentino la mia voglia di divertirmi. Per quanto riguarda il fronte label ci sono delle novità, spero al più presto di farvi sentire un promo e darvi qualche nome.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.
Un saluto dalla Bolognina. Vi ringrazio per avermi dato la possibilità di fare due chiacchiere con voi anche se davanti ad uno schermo. Vi lascio con due link: uno è l’inizio di quest’intervista e del mio percorso, mentre l’altro è il pezzo che ultimamente non riesco a smettere di ascoltare.