Basta una lettura nemmeno troppo attenta alla loro intervista per capire che Alessandro Sensini e Carlo Battistini, in arte CALMA, non sono due artisti qualsiasi. Marchigiani di nascita, ma bolognesi di crescita artistica, i due giovani sono tra i protagonisti di alcune delle sfide più audaci che la nostra scena underground abbia mai partorito negli ultimi dieci anni: oltre ad essere resident di Harmonized, il bellissimo club di Porto Sant’Elpidio, Alessandro e Carlo sono tra i fondatori del WHP di Bologna, l’utopico contenitore artistico dove la musica non conosce buttafuori, guest e pr. A tutto questo va aggiunta una label, SorryForThis Records, capace di coniugare il talento degli astri nascenti del nostro movimento (Roberto Clementi e Grienkho su tutti) con quello di alcuni dei più autorevoli produttori elettronici del mondo. DJ Sotofett e Juju & Jordash vi dicono qualcosa?
Insomma, le ragioni per arrivare fino in fondo alle quindici domande di questo intensissimo Giant Steps sono diverse e tutte validissime. Buona lettura e buon ascolto!
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
C: Dunque, la prima traccia che mi ha cambiato la vita…a dir la verità non c’è una traccia che in particolar modo mi abbia cambiato la vita, diciamo che sono stati sicuramente i rapporti e le buone vibrazioni ad avermi fatto innamorare della musica. In particolare ricordo le mie collezioni di cassette: cominciando dai Pink Floyd, Jimi Hendrix, James Brown, Johnny Cash, Funkadelic, Frank Zappa, Buena Vista Social Club. Poi i primi CD e allora ricordo tutto il periodo hip hop con A Tribe Called Quest, Slum Village, De La Soul, Wu Tang, Kurtis Blow, Beastie Boys e DJ Shadow.
AL: Ho iniziato a suonare il violino da piccolissimo per cui non c’è stato un momento in particolare, sono cresciuto con la musica. Non ho un disco di riferimento che mi abbia iniziato alla musica, ma non ricordo giornate senza di essa. Ho ascoltato di tutto, dal punk (tappa fissa per chi si cimentava a suonare in una band di amici), all’elettronica, dal rock alla classica, che ancora ascolto volentieri. Posso però dire che i Pink Floyd (conosciuti grazie a mio fratello) e Franco Battiato (merito dei miei in questo caso) sono artisti che non ho mai smesso di ascoltare e che ogni volta mi danno grandi stimoli. Come si fa a non ascoltare musica? Di cosa godremmo oltre al cibo altrimenti!?
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
C: L’ho capito facendo skate! A quel tempo con AL giravamo parecchio in skate. Tra spot, gradini e lunghe giornate, ci confrontavamo sempre con tutto quello che era musica. Ale viene da un passato di musica, la prima volta che lo conobbi stava suonando una batteria nel garage di un nostro amico! In quel momento esatto decisi di far girare meno lo skate e di cominciare a far girare i piatti!
AL: È stato un processo naturale, negli anni ho sentito sempre più forte il desiderio di esprimermi per mezzo della produzione musicale. Dapprima da solo e ormai da diversi anni con Carlo. Creare è un lato fondamentale del mio “vivere” la musica, mi piace tutto della vita in studio, anche semplicemente mettere in ordine o cablare le macchine, scoprire e studiare il funzionamento di nuovi strumenti mi dà grande gioia. Faccio fatica a non andare almeno una volta a settimana (se non lavorassi probabilmente ci andrei tutti i giorni).
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
C: Crisi?! La crisi fortunatamente non l’abbiamo mai vissuta. Tutto sta a come hai impostato il rapporto con la musica. Dal mio punto di vista (ma sono sicuro che anche dal punto di vista di Alessandro) se la musica fa parte della tua vita e non vivi di sola musica allora tutto il percorso è in discesa…le vere crisi sono altre.
AL: Vera crisi mai, ma sicuramente il momento in cui ho vissuto il passaggio dall’università al mondo del lavoro è stato tra i più brutti. È stata dura, ero sempre stanchissimo e non avevo la possibilità di passare intere giornate in compagnia della musica, in studio o in un negozio di dischi. Ho seriamente pensato di smettere e per un po’ l’ho anche fatto. Continuavo a dirmi “…è stato bello finché è durato, ora hai altre priorità…”. La passione però non si è mai spenta e dopo circa un anno, complici un cambiamento logistico (ci siamo spostati al Kitchenstudio3 di Bologna) e il supporto di Carlo che mi ha sempre spronato a non mollare, ho ritrovato l’energia giusta e ho ricominciato. Ora vivo un bellissimo rapporto con la musica senza secondi fini. Passione pura.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
C: Senza dubbio quando abbiamo iniziato la nostra avventura “live”, cercando sempre meno il lato del dj set. Da cinque anni a questa parte (poco più) abbiamo sviluppato una sinergia unica nella conoscenza di macchine e di come utilizzarle all’interno di un live set. Continuiamo regolarmente a comprare i nostri dischi ma ultimamente le nostre finanze sono tutte impiegate in synth, drum, campionatori:
compro / vendo / sperimento / vendo / compro e così via…
AL: Parlare di carriera è sicuramente eccessivo! Un momento decisamente importante è stato quando per scherzo con Carlo abbiamo deciso di comprare la prima consolle che dire usata è un eufemismo. Da lì è partito tutto fino ad arrivare ad un altro traguardo importante nel nostro percorso musicale, ovvero la nascita della nostra label SorryForThis, ideata e realizzata con gli amici fraterni Alessio e Andrea in arte Low.e, già passati da queste parti prima di noi. Bologna ha giocato un ruolo davvero fondamentale per noi, facendo da cornice al nostro percorso musicale. Qui ci siamo formati e siamo cresciuti musicalmente parlando. Abbiamo incontrato tantissime persone che hanno contribuito alla nostra maturazione, in primis i ragazzi della Shape Ass. Sono stati davvero i primi a credere in noi e darci l’opportunità di esprimerci davanti ad un numero di persone decisamente maggiore di quello contenuto in una doppia per studenti, dove ho vissuto per tanti anni con Carlo. Con loro abbiamo vissuto gli anni d’oro del Playhouse e del roBOt Festival. Anni memorabili. In secondo luogo tutta la crew del WHP (Nudge, Mattia Trani, Matteo Fermi, The Harbour, Mike, DJ Rou). Con WHP abbiamo voluto riportare il party alle origini, all’essenziale, zero ospiti, slot lunghi, zero liste, zero PR, in completa antitesi con quanto ci stava circondando in quel momento. WHP non è soltanto una festa “tra amici” che perdura da ormai cinque anni, ma è soprattutto una seconda casa per noi e fonte di ispirazione continua. Infine non possono non citare Harmonized con cui collaboriamo da diversi anni. Che dire, un autentico miracolo che sta accadendo nella nostra magnifica terra di origine, le Marche. Una programmazione come pochi in Italia, ideata e realizzata con dedizione massima, perseveranza e professionalità in un territorio difficile e musicalmente molto ostico. Ora tutti gli appassionati in zona hanno un’occasione ricorrente per ascoltare della buona musica…quanto avrei desiderato qualcosa del genere quando abbiamo iniziato noi! Ovvio dire che senza una squadra così forte di dj resident (li conoscete bene: Low.e, Curl Menghi e Roberto Clementi) che hanno dato e continuano a dare ogni sabato un grande contributo all’identità di Harmonized, tutto questo non sarebbe potuto esistere. State sintonizzati sui loro canali perché FAT FAT FAT Festival quest’estate sarà qualcosa di memorabile.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
C: La mie più grandi forme di ispirazione e di energia sono due. In primis la pittura in ogni sua forma, dal disegnare su fogli e foglietti, a tutto il periodo trascorso nel pitturare tutti I muri della città, per poi passare alle tele. Ultimamente mi diverto molto creare stiker. Poi ci sono i viaggi: con la mia ragazza Lilo viaggiamo quanto più possiamo, modalità zaino in spalla e destinazioni off limits. Sono le uniche via di fuga che mi permettono di azzerare tutto ma nello stesso tempo trovare ispirazione. Solitamente adoro registrare quanto più possibile per riproporlo all’interno delle tracce che realizziamo…
AL: Oltre alla musica, che rappresenta la mia passione principale, sono molto incuriosito dall’arte contemporanea e dalla sua capacità di mettere chiunque nelle condizioni di esprimersi, riducendo al minimo il peso della capacità tecnica dell’artista, fattore predominante nell’arte classica. Non sono assolutamente un esperto, ma un fruitore molto curioso.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
C: Pochi rimpianti, giusto qualche chance lasciata per questioni personali più che artistiche. Ti rendi solo conto che il tempo passa in fretta e a volte bisogna sfruttare il momento più velocemente.
AL: Non ho rimpianti, posso aver commesso degli errori, ma ho sempre agito facendo ciò che ritenevo opportuno in quel momento. Sicuramente avrò commesso qualche errore…chi non ne commette? Anzi un piccolo rimpianto ce l’ho (non musicale), aver smesso di skatare, ma il tempo è sempre scarso e bisogna fare delle scelte.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
C:
Lucio Dalla “Disperato Erotico Stomp”
Herbie Hancock “Chameleon”
Miles Davis “Kind of Blue”
Bjork “Post”
Radiohead “Everything In Its Right Place”
AL: Difficile citarne soltanto cinque, ma ci provo…
Franco Battiato “Mondi Lontanissimi”. Elettronica italiana d’avanguardia dei primi anni ottanta.
Ludovic Navarre “From Detroit to St Germain”. Producer francese fenomenale che celebra la Detroit techno a modo suo.
Lucio Dalla “DallAmeriCaruso”. Live magistrale del talento bolognese, unico, ogni essere vivente dovrebbe ascoltarlo
Cobblestone Jazz ”23 Seconds”. A mio avviso una perfetta commistione tra elettronica e jazz.
Pink Floyd “The Division Bell”. Un evergreen, non mi stanco mai di ascoltarlo, una band che ha segnato la storia, non si può non averli sentiti almeno una volta
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
C: In mio amico Eddy, prima di trascorrere cinquanta giorni in India, mi consigliò di leggere “Shantaram”. Credo che sia uno dei libri che mi abbia più emozionato in assoluto. Lo consiglio vivamente!
Come film dico “L’odio” di Mathieu Kassovitz e “Qualcuno volò sul nido del cuculo” di Miloš Forman.
AL: Per quanto riguarda la lettura consiglio vivamente “Shantaram” di Gregory David Roberts, (azz…lo ha già detto Carlo!): un viaggio virtuale negli slum indiani di Bombay degli anni ’70, raccontata dall’occhio chirurgico di un latitante in fuga da un carcere di massima sicurezza australiano. Un altro libro molto interessante è “The Element” di Ken Robinson, nel quale l’educatore ed insegnante inglese descrive come ognuno di noi abbia un talento nascosto che potrebbe portarci ad avere successo nella vita facendo ciò che ci piace fare…utopia?!
Passando invece alle proiezioni, purtroppo ho un limite tecnico personale, gran parte dei film che vedo, non li ricordo se non il giorno dopo! Se avete voglia di qualcosa di strano però posso consigliare Melancholia di Lars Von Trier. Assurdo!
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
C: In primis c’è il progetto SorryForThis, la nostra label, che condividiamo insieme ai nostri fratelli Low.e. SorryForThis è il nostro fiore all’occhiello dove cerchiamo di portare avanti un progetto musicale senza tempo. La logica è quasi sempre la stessa: original di un artista italiano ed un remixer di rilievo. Nella realizzazione del disco curiamo anche tutta la parte grafica che viene sempre affidata ad artisti con la “A” maiuscola. Al momento abbiamo collaborato con Aaron und Pascal, 0101, Roberto Clementi, Grienkho e in arrivo ci sono i Nas1. I remix, invece, sono stati affidati a Ion Ludwig, Boo Williams e Glenn Underground, Juju & Jordash, Steve O’ Sullivan e DJ Sotofett. Ah ecco…in arrivo c’è anche Marcellus Pittman! Nel pentolone stiamo programmando un V.A. davvero interessante.
Subito dopo c’è il progetto WHP, il party che si tiene all’interno dello spazio occupato Laboratorio Crash. Quest’ anno siamo al quinto anno, continuiamo a lasciare il segno nel territorio bolognese. No buttafuori, no liste, no nomi di dj in line up. È sempre una sorpresa!
In fine ma non per ordine di importanza c’è Harmonized! Un po’ per attaccamento alla mia terra un po’ per tutta la crew della quale si compone Harmonized è per me il tempio della scena club marchigiana! Abbiamo avuto la possibilità di essere resident di questo club e poterci esibire di fronte ad un pubblico altamente esigente e condividere la console con artisti di fama internazionale.
AL: Ogni disco è sicuramente una grande soddisfazione, anche se spero sempre di far meglio con il prossimo. Poi la nostra label SorryForThis. Abbiamo deciso di creare una nostra piattaforma dedicata ai giovani artisti italiani ormai cinque anni fa con l’obiettivo di promuovere la musica che ci piace, senza essere vincolati ad un genere di riferimento particolare. Poche release, ovviamente in vinile, ma curate nei minimi dettagli, inoltre la copertina di ogni uscita viene realizzata da un artista emergente possibilmente locale. Gestire una label non è semplice, è croce e delizia! Ci sono tante cose da seguire che non hanno nulla a che fare con la musica, quindi è facile perdere la grinta necessaria per portare avanti il progetto. Per fortuna che siamo in quattro e ci sosteniamo sempre a vicenda perché momenti difficili non mancano e sicuramente non stiamo vivendo il periodo migliore in termini di business. C’è stato un grande ritorno al vinile, ma il mercato ormai è oltre la saturazione, l’offerta ha superato di gran lunga la domanda e si vendono sempre meno copie. A questo si aggiungono tempi di produzione lunghissimi per le piccole label che vivono sempre in coda al treno delle major. Questo rende tutto più difficile ma non molliamo!
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è un’intervista che stiamo facendo per un media online…
C: Purtroppo o per fortuna lavoro nel mondo del digital marketing e con difficoltà riesco a separare il lavoro dalla vita quotidiana. Sono sempre impegnato per conto di clienti e grandi aziende nel misurare le performance, ma nella vita di tutti I giorni cerco sempre di essere contenuto e non espormi mai troppo. Tutto sommato anche qui ritengo che sia tutta una questione di approccio.
AL: Ormai il web è un appendice del nostro corpo, ci siamo dentro fino al collo, ma ovviamente è un arma a doppio taglio. È uno strumento di diffusione mediatica estremamente potente, che facilita l’accesso all’informazione e accorcia notevolmente il processo di apprendimento. A mio avviso va vissuto con distacco e davvero come un mezzo, come uno strumento e non come un fine, ma la linea di demarcazione è sottilissima, a volte sfugge di mano. Personalmente non vivo molto i social e se Google fosse a pagamento sarei il primo a sostenerlo.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
C: Mi piacerebbe cominciare a stilare una lunga lista con tutte le persone con le quali mi trovo e mi sono trovato bene, ma non voglio essere prolisso e quindi cito solo coloro con i quali sono più in contatto. Tutti i regaz del WHP: Dumbo Beat, Dj P!sta, Lizard, Donny, Mattia Trani, Mike e Matteo Fermi. Sempre rimanendo nel territorio Bolognese non posso non citare DJ Rou e BUMBE (I ragazzi dell’Archivio 40100) negozio di dischi ricco di tante perle. I maestri del KitchenStudio3. I ragazzi di DLQ record in particolare Jimmy Apes, il collettivo Homequest e in ultimo lo Zio Edo Mazzilli. Per poi scendere nel territorio marchigiano e quindi con I Low.e, Curl Menghi, e Jacopo Nodef con il quale condividiamo un progetto molto promettente. “Futurehouse Party”. Anche se non dj, Nicoletta (mia sorella) e Chiara (mia cugina) sono ottime risorse per conoscere tanta buona musica di vario genere.
AL: Ogni progetto, ogni idea, ogni nuova traccia, viene condiviso sempre con i miei soci, Carlo, Alessio e Andrea, che oltre ad essere dei grandi amici sono grandi cultori della musica e collezionisti maniacali di vinili. In Alessio e Andrea ancora rivedo quella freschezza di spirito e ossessione per la ricerca che avevamo noi quando abbiamo iniziato. Rappresentano un grande motore motivazionale per tutto il gruppo.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
C: Di situazioni buffe ed imbarazzanti ne abbiamo viste tante. Da feste di istituto dove la commerciale faceva da padrona a baretti fetidi dove l’unica attrazione principale erano i “calzolà” (bevuta alcolica) e le slot machine, ma ricordo un “after” dove alle sei del mattino abbiamo suonato per i buttafuori e per i baristi. Neanche gli organizzatori si sono presentati. Serata epica!
AL: pensandoci un po’ mi torna in mente un episodio curioso accadutoci ormai molti anni fa. Era una delle prime serate che facevamo. Siamo stati chiamati a suonare ad una festa d’istituto (gran carriera in vista eh!..), accolti con grande professionalità, cena con gli organizzatori, hotel etc., arriviamo al locale, beviamo un drink, ci avviciniamo alla consolle poco prima del nostro slot, iniziamo a scegliere i dischi. Dopo poco ci dicono di posticipare di mezzora il nostro set, poi di un’altra mezzora, noi gentilmente ci siamo resi disponibili a suonare più tardi …alla fine non abbiamo mai suonato!
Ah ora che ci ripenso, pazzesca la situazione descritta da Carlo sopra!
Passi sbagliati: quali sono le cose che più ti danno fastidio nella scena musicale italiana?
C: La presunzione e la falsità da parte delle persone che popolano quest’ambiente. Alcune persone procedono a testa bassa e con umiltà per la propria strada, altri invece allargano i gomiti per farsi spazio non guardando in faccia a nessuno.
AL: Ce ne sono diverse e sono note agli addetti ai lavori. L’Italia purtroppo non è un paese unito da sempre e questo si ripercuote anche nella musica, a tutti i livelli: artisti, promoters, media, p… Non siamo capaci di fare squadra e di valorizzare veramente ciò che abbiamo tra le mani, siamo invece sempre in prima fila nel giudicare gli altri (e se poi “gli altri” fanno ciò che facciamo noi, allora lo fanno sicuramente peggio di noi), siamo tutti allenatori da bar bravi a far delle gran chiacchierate e a dispensare consigli in ogni settore. Unica cosa che ci viene bene è sopravvalutare ciò che proviene da oltre confine. È assurdo che all’estero si faccia di tutto per fare gruppo e contribuire a formare e crescere una scena. L’Italia è piena di talenti, ma di fatto non c’è un vero e proprio “music business”, non c’è un ecosistema capace o inteso a farli crescere (con delle eccezioni ovviamente). Tanti locali aprono e tanti chiudono, alcuni sono dei professionisti e altri degli improvvisatori, tanti propongono una programmazione davvero innovativa e altri no, ma resta il fatto che gli artisti italiani sono soli e spesso sono obbligati a cercare spazio e sostegno all’estero. Questo mi rattrista un po’. Sarebbe bello poter ripartire dal basso, piccoli eventi, raccolti, poche persone, prezzi popolari e situazioni pensate più per divertirsi che per fare soldi.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
C: I prossimi passi saranno due! Il primo passo sarà un V.A. sull’etichetta di Carola Pisaturo, Claque Musique. All’interno dell’album ci sono molti nomi interessanti.
Il secondo passo sarà un remix sulla label Dancing Like Quagmire. (Vi consiglio di seguirla, i ragazzi stanno lavorando molto bene). Altre novità sono ancora in cantiere pronte per essere tirate fuori.
AL: Abbiamo alcune uscite in programma, una su Claque Musique della mitica Carola Pisaturo e un remix su una label di amici a noi molto cara, Dancing Like Quagmire, che sta sfornando dei bellissimi dischi. Nella produzione ci sentiamo liberi, cerchiamo di fare cose diverse, di reinventarci ogni volta e di non essere etichettati con un genere preciso. Molti probabilmente pensano che non sia la strategia migliore, ma a noi piace così e se ci annoiamo cambiamo strada. Penso sia più importante avere uno stile che ti caratterizzi piuttosto che un genere. Mi piacerebbe molto portare a compimento un album che spazi veramente e che si sganci dai paradigmi della musica da ballo, possibilmente collaborando con musicisti veri. Ci stiamo lavorando, speriamo si realizzi.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.
CALMA “Raining”, uscita su SorryForThis Records.