Gli After Crash sono all’anagrafe Francesco Cassino e Nicola Nesi, bolognesi classe 1989 che, non appena raggiunta la maggiore età, decidono di trasferirsi a Londra per frequentare una scuola di musica dove studiano al fianco di nomi come Flux Pavillion e dove hanno la possibilità di perfezionare il loro stile. Fortemente influenzati dalle sonorità dei Telefon Tel Aviv e Jon Hopkins questi due ragazzi sono capaci di associare digitale e analogico con grande naturalezza, realizzando un suono elettronico mescolato a chitarre, tamburi e voci profonde. Si tratta di un progetto, il loro, nato nel 2005 che vive una sperimentazione costante priva di limitazioni o restrizioni. L’intenzione è quella di interessarsi a tutto, dalla musica acustica a quella elettronico/sperimentale arrivando a creare una colonna sonora per qualsiasi momento, trasmettendo a chi ascolta non solo un’emozione, ma la passione che il duo bolognese mette nel proprio modo di fare musica. Dalla più datata “Colloqui” alla più recente “Organic Summer” si nota senza fatica il cambiamento e la crescita che questi due ragazzi hanno avuto nel corso degli anni, crescita che li ha portati fino sul palco di roBOt07, traguardo meritatissimo e di grande valore, soprattutto per le origini felsinee dei due.
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Nicola: Insomma mi chiedi del primo grande amore? Non ho dubbi, Radiohead: “Ok Computer” e “Kid A”, per quanto riguarda i dischi. Il brano invece che a mio parere è in grado di condensare il massimo dell’emozione è “How To Disappear Completely”.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
Francesco: Può sembrare una risposta banale, ma non ho mai davvero avuto un istante preciso nel corso della mia vita dove ho acquisito questa consapevolezza. Essendo figlio d’arte, ho sempre avuto a che fare, in un modo o nell’altro, con la musica, da sempre, fin da appena nato. Non ho mai visto o vissuto la musica come un qualcosa che avrei voluto fare anche da grande, perché l’ho sempre fatta con estrema naturalezza senza quasi pensarci. Certo, ora se mi riguardo indietro, con gli occhi e la testa di adesso, mi accorgo che negli ultimi anni le cose si sono “ufficializzate”, ma non è stata mai una cosa premeditata. Ho fatto quello che più spontaneamente ho sempre amato, senza ragionamenti o piani e ne sono felice. Probabilmente solo ora, che la musica sta iniziando a diventare il mio lavoro, ci perdo un po più la testa a pensarci, ma fino a poco tempo fa era assolutamente tutto estremamente “naive”.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
Nicola: E’ un andirivieni continuo, io credo che sia una parte costitutiva di quello che per me significa la musica: il momento di crisi. E’ anche quello che consente di approfondire la ricerca interiore per ciò che riguarda la parte creativa. Alla fine, quando ci si imbatte nelle difficoltà, trovare una strada per sorpassarle significa prima di tutto interiorizzarle. Posso dire che le crisi per me sono cicliche e ogni volta mi arricchiscono.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
Francesco: Di soddisfazioni con After Crash, personali e professionali, ce ne siamo prese abbastanza. Specialmente negli ultimi anni. Non so se siano le più importanti, o perlomeno dipende da che punto di vista le si guarda, ma forse fino ad adesso, uno degli “highlight” più significativi è stato prendere parte al roBOt07 che si è tenuto a Bologna. Non solo abbiamo avuto l’occasione di suonare in uno dei luoghi più affascinanti della nostra città, ma abbiamo anche condiviso la serata con artisti che per noi sono sempre stati mostri sacri. In realtà a pensarci ancora adesso ci fa sorridere, perché quando ci pensiamo, ancora non ci sembra vero che sia successo. Ricordiamo con orgoglio anche un concerto che si tenne due anni fa ad Oslo in occasione di un festival indipendente di arti.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Nicola: La buona cucina, indubbiamente è una delle mie più grandi passioni, ma in modo trasversale, direi. Cerco di provare tutto, dall’hamburger del fast food, al ristorante stellato, alla cucina etnica; mi piace sperimentare e ogni tanto mi capita di mettermi io stesso ai fornelli. In più non posso non menzionare la grande tradizione delle cene dalla nonna. Credo che la buona tavola sia anche il risvolto della medaglia di una convivialità soddisfacente. Amo molto andare a mangiare fuori con amici e famiglia: lo trovo un momento divertente, inoltre davanti ad un buon piatto di qualcosa le persone riescono a tirare fuori il meglio di loro.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Nicola: A 16 anni avevo iniziato a frequentare il conservatorio di Bologna, poi forse per l’età, forse perché l’ambiente era molto diverso dall’idea che io avevo di musica, alla fine mi sono scoraggiato e dopo poco ho abbandonato le lezioni. Peccato, credo che avrei potuto trarne influenze interessanti.
Francesco: Ho iniziato a suonare la batteria a sei anni, e anche se negli ultimi 2 anni ho ripreso a suonarla, rimpiango di aver lasciato lo studio vero e proprio dello strumento a 18 anni, quando sono partito per Londra.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Francesco: Mi rendo conto che qui si sconfina nel campo dell’oggettivo. Quindi più che imporre il mio gusto agli altri, mi limiterò ad enunciare quali per me sono stati album fondamentali.
Radiohead – “Ok Computer”
John Coltrane – “Blue Train
Telefon Tel Aviv – “Farenheit Fair Enough”
James Blake – “James Blake”
Björk – “Homogenic”
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Nicola: John Fante è in assoluto uno dei miei scrittori preferiti, ha la capacità di lasciar trapelare da quello che scrive uno spirito umano un po’ avverso ma sincero nei confronti del mondo che lo circonda, “A Ovest di Roma” è il titolo che suggerirei, uno dei libri più importanti della mia vita. Per quanto riguarda i miei gusti cinematografici spazio molto, ma mi appassiona moltissimo Sorrentino: “Le conseguenze dell’amore” è il suo film che preferisco.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Francesco: L’ essere riuscito a conoscere persone, in luoghi e situazioni dove è stata la nostra musica a portarci.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è una intervista che stiamo facendo per un media online…
Nicola: Domanda trabocchetto! No, scherzi a parte, credo che tutto sommato sia una buona cosa, sia a livello personale che professionale. La possibilità di una comunicazione istantanea fa parte della mia quotidianità. L’informazione sul web è anche qualcosa di molto utile, ma alle volte estremamente vasta e può trarre in inganno. Diciamo che bisogna avere dei filtri. Sono interessato anche ai social network. Alla fine avvicinano le persone. Anche in questo caso però dipende sempre dall’uso che uno ne fa, ma questo è un po’ scontato.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Nicola: Beh, parto dal presupposto che confrontarsi e scambiarsi opinioni con altre persone che cercano di portare avanti un percorso simile al mio sia utilissimo e interessante a priori. Per quanto riguarda i grandi nomi mi viene da pensare a Jon Hopkins e Nils Frahm.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
Francesco: Gente che, mentre metti i dischi sale sul palco, o si avvicina troppo a dove suoni e ti chiede di mettere una traccia in particolare. I più astuti te lo scrivono sullo schermo del loro cellulare facendoti leggere il titolo, ma mi è capitato di imbattermi in quelli che mi chiedono di suonare un pezzo del quale ovviamente non si ricordano il nome e, non curanti della situazione e dei 18 mila decibel di musica che coprono qualsiasi altra cosa, ti fissano negli occhi e iniziano a intonarti la melodia del brano che vorrebbero tu suonassi e posso giurare essermi capitato. In quel momento l’unica cosa che ti può salvare è l’essere addestrati alla nobile arte della mediazione diplomatica e io, purtroppo, non lo sono.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più ti danno fastidio nella scena musicale italiana?
Nicola: Quarant’anni fa la musica “pop” era rappresentata da grandi nomi come Battisti e Dalla, o dagli esponenti della scuola genovese e romana, ora invece ciò che gira è quello che ci viene propinato da X-Factor (che ammetto di guardare anche io) o altri talent show e questa cosa mi rattrista molto. Per quanto invece riguarda la musica italiana più di nicchia, la scena indipendente elettronica, sono contento che negli ultimi anni stia pian piano crescendo perché di talenti nel nostro paese ce ne sono e non pochi.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Francesco: Al momento con After Crash siamo impegnati nella stesura e nella pre produzione del nuovo disco. Cercheremo di evitare i nostri soliti tempi biblici e fare le cose nella maniera più veloce ed efficiente possibile. E’ sempre un processo interessante quello della scrittura di un disco: si parte con idee ben precise e obbiettivi prefissati, ma che man mano che il disco prende forma, si sgretolano per poi finire da tutt’ altra parte. Non la vivo come una cosa negativa, anzi, penso sia uno dei processi più interessanti legati a quello che facciamo. Oltre al disco, siamo attualmente coinvolti in alcuni progetti che ci vedono come compositori per musica applicata (pubblicità e cortometraggi indipendenti) e produttori di un giovane cantautore nostrano in cui noi crediamo molto: al secolo Gaetano Nicoletti. Inoltre, da qualche mese accompagniamo in veste di musicisti lo spettacolo teatrale di una compagnia di attori francesi che viene prodotto da un collettivo di cui facciamo parte, la BREADKNIVES Music.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.