In un sistema in cui tutti sembrano esser cresciuti ascoltando Aphex Twin e Orbital, salvo poi (nella maggior parte dei casi) mettersi a produrre la tech-house della peggior lega, chi ammette candidamente di avere un background piuttosto distante da ciò che è universalmente considerato “giusto” riesce sempre ad incuriosirmi. Possibile che nell’attuale panorama musicale italiano siano davvero in pochi ad aver ascoltato Gigi D’Agostino o il Deejay Time di Albertino? Tra questi c’è Giuseppe Scaccia, in arte D-Leria, uno che non si vergogna di raccontare che la sua crescita artistica è passata attraverso trance, hardcore e per progetti musicale di dubbio gusto, consapevole che alla fine, una volta tirate le somme, a contare è solo ed esclusivamente l’onestà del proprio lavoro.
Onestà, appunto, qualità che farà di D-Leria uno dei più importanti artisti techno del nostro movimento. Cosa siete disposti a scommettere?
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Più che una traccia voglio citare le mie prime cassette registrate di notte dalla radio, un miscuglio tra acid, techno, trance e hardcore. Le ascoltavo ovunque con il walkman rubato a mia sorella e delle cuffie che emettevano solamente medi e alti (non a caso adesso ho seri problemi all’udito). Ricordo soprattutto che non conoscendo i titoli delle tracce, era veramente emozionante ritrovarle in qualche compilation per poi fare ricerca sull’artista in questione, ordinando tutta la sua discografia al negozio di dischi vicino casa. Alcune delle tracce che avevo in queste cassette, e che mi hanno praticamente cresciuto sono: Faithless “Insomnia”, Lunatic Asylum “The Meltdown”, Gamble 202 “Spicy Bred Of Charity, Robert Armani “Hit Hard”, Moby “Go” e The Mover “The Emperor Takes Place”. Poi ovviamente ascoltavo anche cose molto trash, ad esempio impazzivo per ”Hyper Hyper” di Scooter e ”Kernkraft 400” di Zombie Nation…quel synth legato mi faceva pensare a qualcosa di super futuristico.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
Penso di averlo capito dalla prima volta in cui ho visto un dj mettere dischi su due Technics. Ero molto piccolo, mi trovavo in una festa di diciotto anni proprio vicino casa. Fu amore a prima vista, infatti dopo alcuni anni comprai la mia prima consolle. Dopo aver bruciato non so quanti mixer “da battaglia”, decisi di comprare il primo campionatore e qualche synth, iniziando quindi a produrre le mie prime tracce.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
Nel 2013 decisi di uscire non solo dalla scena hardcore, ma dalla musica in generale. Era un mondo al quale sentivo di non appartenere più, e per di più il mio corpo iniziava a chiedere una vita più regolare. Decisi così di dedicarmi a quello che all’epoca era il mio vero lavoro. Di lì a breve vari problemi di salute mi costrinsero a letto, ricoverato per circa cinque mesi. La convalescenza ed il recupero richiedevano riposo, così lasciai il mio lavoro e ne approfittai per iniziare a produrre qualcosa che avevo sempre desiderato. Un altro periodo di crisi ebbe inizio subito dopo, durante la ricerca del mio suono. Passavano mesi e non ero mai soddisfatto delle mie produzioni, così feci una bella spesa tirando su un piccolo studio analogico, per la gioia delle mie orecchie.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
Aver suonato al Tresor di Berlino è stato per me un sogno. Anche quando non producevo techno raggiunsi molti obiettivi, suonando in grandi festival e facendone anche degli inni ufficiali per alcuni. Nel 2008 inoltre pubblicai insieme a mio fratello un disco su Mokum Records, tra le prime e più importanti label hardcore-gabber.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Purtroppo da qualche anno ho dovuto limitare le mie altre passioni come lo sport e la pittura. Prima che mi ammalassi praticavo snowboard e nuoto, ed in entrambi i casi trovavo l’ispirazione per creare qualcosa di nuovo. Inoltre amo lo stile british e soprattutto vintage!
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Non aver vissuto i primi rave a Roma, la scena VIRUS, e soprattutto non essere stato al Plus 8 nel 1991, dato che avevo solamente quattro anni.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
The Prodigy “Music For The Jilted Generation”
Sex Pistols “Never Mind The Bollocks, Here’s The Sex Pistols”
Jeff Mills “Waveform Transmission Vol. 1”
Pink Floyd “The Wall”
Regis “Delivered Into The Hands Of Indifference”
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Un libro che mi ha praticamente cambiato la vita è The Key, di Joe Vitale, mentre un film che amo in particolare è ”Blow’’.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
“The Day Before”, una mia traccia che uscirà a dicembre sul prossimo DLBM.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è un’intervista che stiamo facendo per un media online…
Per quanto riguarda il web non lo demonizzo assolutamente, anzi, penso che se usato moderatamente e con la testa, senza farlo diventare un’ossessione, sia un ottimo strumento per approfondire conoscenze. Siamo nella generazione del tutto in fretta, vogliamo tutto e subito. Adesso basta un clic per poter avere accesso in breve tempo ad un numero infinito di informazioni senza grandi sforzi.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Sicuramente con i miei soci Beat Movement! Con loro oltre la label, c’è un vero rapporto di amicizia. Voglio citare anche VSK, che è stato uno dei primi artisti techno che abbia conosciuto di persona, e che rispetto moltissimo sia per quello che produce, che come persona.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
Ricordo un aneddoto abbastanza imbarazzante, avvenuto circa sette anni fa: subito dopo una mia performance in una nota discoteca del centro Italia, una ragazza venne verso di me con un pennarello, si alzò il top e mi chiese di fare un autografo su di lei.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più di danno fastidio nella scena musicale italiana?
Le pecore, ovvero tutti coloro che seguono il genere e la moda del momento.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Al momento sto pensando solamente a far crescere la nuova label (DLBM.) in collaborazione con i Beat Movement. Ho alcuni EP pronti da molti mesi (alcuni da più di un anno) sia come D-Leria che con altri progetti. È già in stampa anche il mio nuovo disco su Gynoid Audio che uscirà a novembre 2016 con i remix di Charlton e VSK, poi nuovamente su Children Of Tomorrow e su DLBM.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.