Nello sport e nella musica, ma in generale in tutte le cose della vita, non basta un avere talento fuori da comune per avere successo: per riuscire ad imporsi ci vogliono soprattutto grandi motivazioni e spirito di sacrificio. Davide Del Vecchio, il nostro Giant Steps di questa settimana, direbbe che è necessaria pure una sana dose di “cazzimma” perché, senza un briciolo di furbizia e scaltrezza, qualsiasi strada intrapresa non può che rivelarsi più dura del preventivato. Ecco, a lui tutto questo non manca assolutamente, altrimenti il salto londinese di quattro anni fa non avrebbe pagato ben più dei dividendi sperati: resident di Paradox, party del martedì del mitico Egg London, e protagonista di una serie infinita di avventure “collaterali”, il co-fondatore di Rehab ci racconta oggi un po’ della sua vita…assolutamente senza filtri!
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Beh, senza ombra di dubbio “Jaguar” di DJ Rolando su Underground Resistance è il disco che, una volta entratoci, non è mai più uscito dalla mia valigia dei dischi. È un disco che mi emoziona sempre, dal primo all’ ultimo solco ed è proprio per questo motivo che, anche se lo suono da oltre quindici anni, non l’ho mai mixato, non l’ho mai voluto “sporcare” o lasciar confondere con qualcos’altro. È il mio modo di dimostrargli il mio rispetto ogni volta che gli poggio la puntina sopra. Ma attenzione, il fatto che lo porti sempre con me non vuol dire che lo sputtani in ogni dove: è un disco che ha bisogno di essere suonato con una determinata atmosfera attorno e un sound system che faccia bene il proprio lavoro.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
Come tutti anche io ho iniziato a suonare spendendo pomeriggi interi nella mia cameretta a provare e riprovare a mettere due dischi a tempo. Dopo aver preso un po più di dimestichezza con i giradischi ho esordito nei locali e in alcune consolle importanti, come quella degli storici Disco Zen a Sperlonga e il Giona Club a Fondi (entrambi nel basso Lazio) che in quegli anni ospitavano dj internazionali di grosso calibro. Io ero il ragazzetto che faceva l’apertura prima delle guest e la cosa mi piaceva molto: avere la responsabilità di costruire la serata e riscaldare il dancefloor è per me la parte più importante e difficile della serata, e la cosa mi iniziava a piacere e mi emozionava molto…fu quello il momento in cui ho realizzato quanto la musica fosse importante per me.
Per quanto riguarda produrla la musica, beh quello è venuto con gli anni. Essendo un tipo non bravo con le parole…ricordo quando da bambino mia sorella maggiore mi insultava sempre, suggerendomi di chiedere a Babbo Natale di portarmi un dizionario dei sinonimi e contrari, così che decisi di trasferirmi per un periodo a Milano e conseguire gli studi alla SAE: quella è stata la scelta migliore che potessi prendere, anche perché quel dizionario dei sinonimi e contrari (mai più comprato o ricevuto) oggi si chiama Ableton Live.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi nel tuo rapporto con la musica?
A dire la verità è sempre stata la musica a farmi superare i momenti di maggior crisi!
Passi importanti: quali sono stati fin ora i momenti più importanti della tua carriera?
Quale carriera? Faccio questo solo da quindici anni! Forse qualche episodio da raccontare però c’è…come quando Ryan Elliott, dopo la mia apertura al Ribbon Club di Terracina mi disse: “mi piace come suoni, facciamo back-to-back fino alla fine.”
O quando Kerri Chandler improvvisò con la sua Korg un assolo di piano sull’ultimo disco che suonai, prima di lasciargli il posto in consolle. Quel disco era il mio….
Ma soprattutto da poco trasferitomi a Londra, mi diedero la possibilità di far girare i miei dischi sulla consolle dell’Egg, uno dei locali più famosi della capitale britannica insieme a Fabric e Ministry Of Sound. Fu una serata importante per me e feci del mio meglio. Il giorno dopo il promoter mi chiamò al telefono facendomi i complimenti per il mio set della sera prima e per dirmi che molti dei suoi clienti lo stavano contattando per sapere io chi fossi, mi disse che era molto contento e che mi voleva ancora all’ Egg per la sua serata. Oggi i miei dischi girano all’Egg quasi tutti i martedì da circa tre anni, essendone poi diventato dj resident e colonna portante di un party a cui ora sono molto legato, il Paradox.
Passi per prendere un po d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Mi servirebbero giornate da quarantotto ore per fare tutto quello che vorrei fare. Passo gran parte della mia giornata tra studio e negozi di dischi ma, quando il grigiore di Londra lascia un po’ di spazio a qualche raggio di sole, cerco sempre di ritagliare un po di tempo per prendere un po d’aria e cercare ispirazione: mi piace molto passeggiare sul canale di Hackney Wick, distaccandomi per qualche ora dalla frenesia di una città che non si ferma mai e dove tutti vanno a tremilla all’ora. Mi piace farmi avvolgere dalla tranquillità e dal silenzio, e sedermi lungo fiume con le gambe penzolanti a dare il pane alle paperelle che nuotano.
Poi di base cerco sempre di comunicare qualcosa al mondo, scattando foto vecchia maniera con la mia polaroid o facendo raffigurazioni artistiche usando ritagli di giornali e questa ultima mi rilassa molto. Ma come dicevo prima il tempo a disposizione è sempre poco perché spendo troppe ore nei negozi di dischi a ricercare musica.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti musicalmente parlando?
Mah!? A dire il vero grossi rimpianti non è che ne abbia, cerco sempre di non essere frettoloso e improvvisare le cose che faccio, piuttosto lavorare sodo, dando sempre il massimo. Sicuramente però sul lato delle produzioni dovrei concretizzare un po’ di più e mandare più musica in giro piuttosto che avere milioni di progetti aperti e mai finiti sparsi nel mio Mac.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene e che stimi?
Mi risulta difficile poterne scegliere solo cinque, anyway spaziando tra i vari generi direi:
Franco Battiato “La Cura”, la sezione di archi è poesia.
The Queen “Innuendo”, disco pazzissimo di uno dei miei gruppi preferiti.
Soule Capsule “Lady Science (NYC Sunrise)”: disco da nove del mattino (…del mercoledí quando il party è però iniziato sabato sera!).
Yann Tiersen “Comptine D’un Autre Etê”, ‘o fridd’ ’n guoll’ (come direbbero a Bolzano).
Cristina D’Avena “Ti Vogio Bene Denver”, i primi venti secondi sono pura italo-disco!
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Mi piace passare in biblioteca, ma i libri che di solito compro rimangono sul comodino accanto al mio letto per secoli perché prendo puntualmente sonno alla terza riga. Sicuramente un libro che consiglierei è “L’alchimista” di Paulo Coelho e per la sezione film dico “Black” di Sanjay Leela Bhansali con Amitabh Bachchan
Passi fondamentali: qual’è il risultato artistico di cui fin ora vai più orgoglioso?
C’è un episodio particolare che risale circa a due anni fa, quando Farley Jackmaster Funk (uno dei pionieri della house di Chicago) si esibiva al Corsica Studios di Londra. Andai al party e portai con me un CD con due tracce che facevano parte di un album a cui stavo lavorando da un bel po’ di tempo; glielo diedi e mi recai al bar quando, a un tratto mentre ero in coda aspettando la mia birra, sentii la mia musica uscire da quell’impianto. Farley stava suonando la mia traccia nel bel mezzo della serata, con la pista super piena di gente che ballava, urlava e apprezzava la mia musica! Dunque ne comprai due di birre e tornai subito in consolle, una gliela diedi e lo ringraziai, a quel punto lui mi diede indietro il CD con un pennarello e mi chiese di firmarlo, io ovviamente mi sentii un po’ a disagio e quindi appuntai solo la mia email e lo ringraziai ancora una volta. Farley mi diede il suo biglietto da visita e mi disse “se hai roba così, manda pure”…Fu un momento molto emozionante per me, mi diede la motivazione per rimettermi subito al lavoro per finire l’album al più presto e mandarglielo, ma purtroppo non feci in tempo, perché in un attimo di folle gelosia (mentre io ero fuori per una gig) la mia ex fidanza decise bene di versare dell’acqua nel mio Mac per farmi un dispetto, bruciando tutto, così che persi quell’ album e tanti altri progetti che avevo, perché come un coglione non avevo uno straccio di backup.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto che tra l’altro questa è un intervista che stiamo facendo per un media online…
Sicuramente il web è una finestra che si affaccia su un mondo infinito di informazioni e per la promozione di artisti può essere molto importante, basti pensare che all’inizio registravo i miei primi dj set su cassette e CD e li davo in giro a mano ai miei amici (qualcuno ancora li conserva), mentre
oggi invece, come nel caso che ci riguarda oggi, il mio podcast e questa intervista possono raggiungere ed abbracciare un bacino di utenza maggiore, quindi in questo senso….ben venga! Ma non avendo un supporto fisico, non so dove il tutto molto presto andrà a finire!
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Dal mio umilissimo punto di vista, il mio lavoro è basato sul stima e ammirazione reciproca tra dj, quindi penso che in primis ci sia il mio socio in Rehab e Ribbon Club: Dave Manuel. Anche se a volte è un po’ testardo, penso che se non ci fosse stata affinità con lui, forse oggi niente sarebbe nato.
Poi c’è Gigi Galli, uno tra i miei dj preferiti al mondo, con una conoscenza musicale intergalattica è sempre un piacere, quelle poche volte che torno a casa in Italia, scambiare chiacchiere e pareri con lui, perché imparo sempre qualcosa in più! Poi c’è Francesco (Mr Ties), uno che la musica se la suona e se la balla nel vero senso della parola e che proprio recentemente nel suo ultimo tour londinese è passato a trovarmi a casa per un petto a petto durato tre giorni conclusosi con un nostro back-to-back all night long in un Loft nel cuore di Shoreditch…che matta la mia amica Franca!
E ancora, Gianmaria Coccoluto: amicone, personaggione, simpaticone che lavora molto bene e fa tanta buona musica. Il papà Claudio (c’è bisogno di parlarne?), l’artista italiano che nel mio campo ammiro di più!
E poi feeeeeeerrrrmateviiiii! Zee e Youngerbros con cui molto spesso e con assolutissimo piacere divido la consolle dell’Egg. Due ragazzi favolosi e dj dal gran talento. Quante risate con loro…e quante birre!
Passi incrociati: qual è la situazione musicale e non, più assurda che ti è capitata di vivere?
Aeeeeee! Da dove devo cominciare? Vabbè dai…Londra (senza fare nomi del locale), mentre sono nel pieno del mio dj set, il promoter con una certa disinvoltura, scioltezza e naturalezza viene in consolle e mi dice: “Davide, ti dispiace se prendo la cassa monitor che ci serve nell’altra sala?”. Rimasi shockato, senza parole! Poi tra me e me pensai: ma a un “promoter”, se così si può definire, che ti fa una domanda del genere, ma cosa gli vuoi rispondere? Finii di suonare, presi i soldi e promisi a me stesso che in quel club non ci avrei mai più messo piede. Andai solo un’altra volta dopo moltissimo tempo per sentire Claudio suonare.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più ti danno fastidio nella scena musicale italiana?
Abbiamo tantissimi grossi talenti in Italia, ma non li sfruttiamo o non ci puntiamo (cosa forse ancora più grave). Forse neanche ci guardiamo attorno e ce ne rendiamo conto.
Ora sono circa quattro anni che vivo a Londra e qui la situazione è un abbastanza diversa: ci sono feste sette giorni su sette, ventiquattro ore su ventiquattro e solo stando qui mi rendo conto di quanti anni luce siamo lontani dal resto della club life. E poi una cosa che non sopporto è il “rumore”: sembra che ci sia una competizione a chi fa più “rumore” a chi tira più “bombe” e chi “scassa” di più. Beh, ovviamente ognuno ha i proprio gusti personali, ma per me la musica è tutta un’altra storia.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Questo è un momento della mia vita dove sono attivissimo su tanti fronti (forse troppi), ma sono super motivato e vado sempre a dormire con la voglia di svegliarmi presto al mattino per lavorare ai miei progetti. Artisticamente ho intenzione di passare molte più ore in studio che dietro i giradischi: suonare quattro o cinque (ma a volte anche sei) giorni a settimana rallenta molto il lavoro in studio. Sto allargando lo studio e proprio di recente ho comprato altri due sintetizzatori (un Roland SH 101 e un Moog) più diverse drum machines ed effettistica varia. Per quanto riguarda i party: dopo aver avviato Rehab a Terracina otto anni fa e Rehab_Lnd da dicembre scorso a Londra, sto pensando di allargare ancora più le mie vedute con un Rehab_Bln a Berlino prima della fine dell’anno. In più, con il mio amico Andrea Ambrosio sempre su Londra, con il party Edition, porteremo un tocco di assoluta ricerca ospitando il prossimo 16 settembre all’Hoxton Basement talentuosissimi dj come gli Stump Valley.
In fine sono a lavoro con un altro mio amico, Fabrizio Marchetti, alla progettazione di un nuovo rotary mixer che suoni come Cristo comanda.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.