L’amore per la musica a tutto tondo, unita a una passione nata tra i dancefloor di mezza Europa, fa di Andrea De Filippis, in arte Dekk, uno tra i più interessanti e variopinti “nuovi resident” della scena capitolina. Dopo aver ideato e promosso No End, il party di casa al Rashomon Club (fino allo scorso maggio) che ha portato a Roma i vari Kink, Lazare Hoche, Point G, Molly, John Dimas, Adam Shelton e S.A.M., oltre alle crew londinesi Half Baked e Fuse, Dekk si appresta ad affrontare nei prossimi mesi la sfida più dura: trasmutare il concept alla base del party in nuove e vincenti declinazioni, quella musicale in primis, e proseguire la crescita “behind the decks” che ha contraddistinto il suo ultimo biennio.
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Devo ammettere che la prima vera emozione non è legata ad una singola traccia ma bensì ad una intera “cassettina”, la vecchia musicassetta. Erano i primi anni della mia adolescenza e la musica non era ancora al centro dei miei interessi principali; l’input arrivò da un mio caro amico: una sera d’estate mi fece arrivare tra le mani questa cassetta con la dicitura “Chemical Brothers”, una sorta di raccolta con il meglio dei loro primi tre album secondo i suoi gusti. All’interno trovai i loro lavori più di nicchia che naturalmente le radio non trasmettevano in quel periodo. Ecco, la prima traccia di quella cassetta era “Under The Influence”, quindi lo scettro va di diritto a lei. Esaltazione pura. Da quel momento in poi mi si aprì un nuovo mondo, dalle mille sfaccettature, che mi tiene tutt’oggi sospeso per aria.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
Il colpo di fulmine è arrivato a circa quattordici anni: mio cugino più grande mi fece toccare con mano per la prima volta un mixer e un paio di giradischi. Da li scoprii realmente tutta l’energia positiva che potevo ricevere ed accumulare nel vivere questa passione del “djing” giorno dopo giorno, in tutte le sue forme. Arrivarono le prime festicciole da dj, le prime compilation da far ascoltare ai miei amici, le prime presenze nei club della capitale, dove i miei amici si scatenavano in pista, mentre io passavo le ore immobile ad osservare il dj di turno; ma soprattutto le ore chiuso nella mia camera con la voglia irrefrenabile di conoscere ed esplorare più generi musicali possibili: artisti, release e crearmi una mia vera e propria cultura musicale. Fondamentali sono state le giornate infinite passate dentro lo storico Re-Mix in pieno centro a Roma.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
Musicalmente avendo una visione abbastanza amplia su più generi e cercando di spaziare quanto più possibile la mia ricerca, fortunatamente ho sempre trovato i giusti stimoli per bloccare sul nascere quelli che possiamo considerare “momenti di appannamento”. I momenti di crisi vera e propria, però, sono arrivati ogni qual volta mi sono trovato di fronte ai limiti della scena underground romana a cui ho dovuto sottostare per non essere tagliato fuori o per continuare il mio percorso, andando così in contrasto con le mie idee e le mie ragioni. È comunque un discorso molto ampio, ma devo ammettere che con il passare degli anni sono riuscito a conviverci abbastanza bene gestendo al meglio questi piccoli mal di pancia.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
Il primo passo veramente importante è stato sicuramente diventare resident del Rashomon Club, lo storico club di Roma dove ho avuto il mio primo approccio serio con la club culture più underground. Sono entrato “black box” da cliente praticamente appena aperto (circa dieci anni fa) e ho vissuto gli anni d’oro di quel locale: lì dentro ho ascoltato una miriade di artisti, ho acquisito nuove conoscenze, instaurato nuovi rapporti, vissuto tantissime emozioni. Per questo credo che l’aver avuto la possibilità di esibirmi in questo club, negli ultimi tre anni, proponendo il mio gusto e mettendo in mostra la mia personalità, sia stato veramente importante per me.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Sport in primis. Praticarlo mi fa stare bene e mi aiuta a placare lo stress settimanale, mentre un’altra forte passione è sicuramente il cinema. Mi sono comunque reso conto di essere una persona capace di appassionarsi, in modo anche saltuario, a tutto ciò che può soddisfare il mio lato creativo: dalla fotografia all’arte, fino alla cucina cucinare; o, come sta accadendo ultimamente, riciclare materiali in disuso e rivalorizzarli in complementi d’arredo per il mio appartamento.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
I miei due unici veri rimpianti sono stati non aver imparato da piccolo a suonare il pianoforte e non essermi concentrato sulla produzione negli anni passati, quando avevo più tempo a disposizione. Per il resto ogni singolo errore o decisione errata credo sia stata d’aiuto per andare avanti e avere una visione più matura.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Massive Attack “Blue Lines”
Air “Moon Safari”
Michael Andrews “Goldfish”
Pink Floyd “Shine On You Crazy Diamond”
Burial, sia “Burial” che “Untrue”
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Ammetto di non dedicare molto tempo alla lettura, ma consiglio vivamente uno degli ultimi libri che ho avuto tra le mani “La ragazza del treno” di Paula Hawkins. Mentre di film ne avrei a bizzeffe, l’elenco sarebbe quasi interminabile. Mi limito a suggerire uno dei miei preferiti “Enter The Void” di quel geniaccio di Gaspar Noé.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Sicuramente il progetto No End. Nato esattamente due anni fa, dove insieme al mio socio e amico Sandro Panci abbiamo investito idee, passione e fegato (e non solo) per portare avanti il concetto fresco di un party che si basasse esclusivamente sulla qualità musicale, puntando fortemente su una proposta artistica inedita per Roma; slegandoci dall’essenza dei grandi nomi e dei grandi budget e lasciando da parte le varie dinamiche che il clubbing romano dettava e detta tutt’ora. Il prodotto è stato vincente ottenendo un ottimo riscontro con il nostro pubblico, ma il risultato più grande sono stati per noi i feedback positivi giunti da altre crew importanti in Italia o direttamente dalla scena francese e inglese, che tanto seguiamo. A livello personale, poi, l’aver condiviso in questi anni la consolle con molti artisti che amo particolarmente.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è una intervista che stiamo facendo per un media online…
Il potere del web è ormai incontrastabile: ha semplificato in maniera definitiva la vita di chiunque, in qualunque campo. Oramai con una idea vincente puoi raggiungere qualsiasi obiettivo. Ma come in tutte le cose ci sono lati positivi e altri negativi e tra questi l’errore più grande che si possa fare è quello di perdere il controllo sulla vita reale diventandone schiavo senza realmente accorgersene.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Negli anni ho stretto molti rapporti, ma ho un piacere particolare confrontarmi, quando è possibile, con dj e produttori con i quali ho un legame più stretto e diretto e che reputo prima di tutto amici. Naturalmente, oltre a Sandro Panci, con il quale ho un rapporto quasi fraterno, c’è Valerio!, che seguo da anni e i cui set sono sempre interessanti e ricchi di spunti; Fabrizio Sala, che conosco anche da tempo e con il quale ultimamente sono in stretto contatto; e Dhaze, che sta raccogliendo ottimi risultati con le sue produzioni dopo anni di “lavoro sporco” in studio.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
La richiesta più bizzarra forse in un mio party, è stata quella di un dj inglese che avendo problemi nel gestire la famosa “ansia da prestazione”, ha richiesto allo staff una bacinella da avere accanto in consolle in caso di problemi urgenti di stomaco. Geniale.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più ti danno fastidio nella scena musicale italiana?
Sono molti gli aspetti che reputo negativi riguardanti il clubbing italiano, nello specifico di Roma, che vivo quotidianamente. Sinceramente odio fare polemiche inutili, ma ci sono varie dinamiche che secondo me ci tengono ancora lontani anni luce da altri paesi europei. Il discorso anche qui è molto ampio e sintetizzarlo lo rende quasi banale: partendo dai limiti di orari, per esempio, che le autorità comunali impongono ai vari club; tolte alcune eccezioni, poi, i club stessi vengono gestiti da persone spesso non all’altezza e che rimangono schiave dei vari booking, proponendo sempre gli stessi artisti triti e ritriti non educando la propria clientela con una proposta artistica adeguata. La mancata collaborazione tra le varie organizzazioni, infine, soffoca la sana concorrenza, creando guerre inutili. Insomma, si tratta di argomenti già sentiti che conosciamo tutti abbastanza bene. Nonostante tutto questo, devo ammettere che negli ultimi anni si sono formate delle crew importanti che stanno realizzando ottime situazioni con programmazioni e concept interessantissimi, sia a livello di festival che a livello di club.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Sono in arrivo diverse declinazioni del concept di No End: insieme a Sandro Panci, ho in mente di allargare le nostre vedute e da semplice party indirizzarci su più canali. Tra le nuove sfide ci sarà la nascita di una nuova label, attraverso la quale vogliamo portare avanti le nostre idee. Inoltre, oltre a continuare ad avere una stretta collaborazione con i ragazzi di Outcast di Torino, uno dei party più importanti che la scena italiana possa offrire, ci saranno ottime novità su Roma per la prossima stagione.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.
Vi lascio con uno dei dischi che amo di più in questo periodo, anche se ha quel sapore “old school” è di recente uscita. Arriva direttamente da Bologna e loro sono i Nudge. Tante belle cose, ciao!