A leggere le prime righe di questo Giant Steps potrebbe non sembrare, ma la prima volta che Daniele Becce alias DNN è entrato nei nostri personalissimi radar è stato perché raramente avevamo sentito qualcuno mettere musica black iper-contemporanea tanto elegante e di gusto. Altro che “musica incazzata” e basta, come dice lui parlando dei suoi gusti: il punto è che DNN è un vero dj, un vero appassionato, un vero esperto. Ovvero, una di quelle persone con sguardo ed entusiasmi a trecentosessanta gradi però col feroce ed inflessibile filtro della qualità: un filtro che non gli ha mai fatto seguire i trend del momento, non gli ha mai dato la tentazione di fare mosse furbette per guadagnare attenzione. Il tempo sarà galantuomo, ne siamo convinti. Questo rigore pagherà. Così come pagherà il lavoro che lui ed altri stanno facendo su Lobo: una delle poche serate in Italia che veramente supporta la scena di casa nostra, i suoi talenti meno scontati e più creativi, e lo fa non per convenienza ma per convinzione. Che è un po’ lo slogan che, a occhio, DNN potrebbe usare anche per descrivere il suo lavoro, il suo approccio. Se a tutto questo si uniscono talento e gusto, e lui ne ha a palate, quello che abbiamo è un nome che davvero vi consigliamo di tenere d’occhio. La club culture di qualità passa per persone così.
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Ridurre tutto a una traccia è difficile, ma i primi ricordi sono di una cassetta mixata da non so chi e la prima traccia era “Stati d’ansia” di Lou X, la seconda “Linoleum” dei NOFX e la terza il remix drum’n’bass di Aphrodite di “Ready Or Not” dei Fugess: diciamo che lì è scattato qualcosa e queste tre tracce/sonorità mi hanno accompagnato fino ad ora… e ancora devo capire perché mi piace solo la musica incazzata.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
Ma sai che non ne ho idea. Ad un certo punto ho sentito il bisogno di far sentire agli altri cosa ascoltavo (anche perché passavo ore a cercare musica): penso sia capitato a molti dj, ho iniziato facendo le cassette (mixate con stop/play), poi le compile su cd per i compagni di classe e appena ho visto i giradischi, i DJ che mixavano, gli impianti giganteschi mi sono rovinato la vita. Da quando avevo 14 anni stavo due sere alla settimana in Pergola, Bulk o Leoncavallo incollato alle mani del dj, mi sentivo a casa. Gli spazi occupati sono sempre stati una parte importante della mia vita, a Milano e anche in tutta italia sono sempre stati luoghi di sperimentazione e di scoperta e di tutto quello che considero “underground”. Non una parola usata e abusata come in questo periodo, certi contesti servivano realmente per scoprire ed esplorare in prima persona tutto quegli artisti che stanno nel sottosuolo della musica e dell’arte. Anche adesso, internet non basta: il dj o il produttore dal vivo servono per darti quello stimolo in più nella tua ricerca. Per me i club sono arrivati dopo, e i centri sociali sono stati una palestra fondamentale.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
Vere e proprie crisi mai avute, ma da quando la musica è diventata anche un lavoro (faccio infatti il sound designer) diciamo che si fa fatica ad essere creativi, per le tue cose magari ci metti un po’ più di tempo, dopo una giornata sul sequencer ti devi “sforzare”. Ma diciamo che anche questo vuol dire crescere, artisticamente parlando, no?
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
Da più o meno sette anni sono coinvolto attivamente in diversi progetti (Well Founded prima e Lobo dopo) e ho “imparato” a fare il promoter oltre che il dj. I momenti più importanti arrivano una volta al mese quando divido la consolle con quelli che considero dei maestri: ho la fortuna di imparare e stare vicino ad artisti che ammiro e rispetto. Dopo la parentesi melensa, quella un po’ più pragmatica: da un anno ho il mio studio. Non lo considero un momento “importante”, ma un punto di inizio per costruire qualcosa sì, musicalmente parlando.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Sono un po’ fissato con fumetti e film, diciamo che passo ore chiuso in casa tipo Otaku fino a quando diventa veramente troppo anche per uno ossessivo compulsivo come me; e allora me ne vado in montagna, passione molto semplice a cui vorrei dedicare decisamente più tempo
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Avere vissuto solo la coda di quel grande movimento che è la jungle, sia globalmente che sopratutto a Milano dove vivo. Da noi c’è stato tanto fermento culturale attorno a questo genere (e non solo, diciamo complessivamente underground per essere più generici possibile… non arrabbiatevi): gli spazi occupati, l’arte visuale, quella rinascita culturale che è arrivata fino ai primi anni del 2000 per poi fermarsi bruscamente e, per nostra fortuna, ripartire da tre o quattro anni a questa parte.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Difficilissimo ma ci provo:
Amon Tobin – Bricolage
Aphex Twin – Selected Ambient Works 85-92
Ron Size – New Forms
µ-Ziq – Lunatic Harness
Misty In Roots – Live At The Counter Eurovision 79
…e “Houdini” dei Melvins, che non posso non inserire.
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Nell’ultimo periodo mi sono innamorato di John Cheever e “Una specie di solitudine”, lo consiglio a tutti; per la serie classici che DEVI leggere, c’è “Neuromante” di Gibson. Invece per quanto riguarda i film, in ordine sparso: “Tetsuo: The Iron Man”, “Cyber City Oedo 808” e “Keeper” di Guillaume Senez.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Sto lavorando da almeno due anni per costruire un mio suono distintivo: non è una cosa banale, in un momento storico dove chiunque con un computer e conoscenze basic di musica può fare release anche su etichette importanti. Quindi diciamo che per quanto riguarda la produzione musicale, questa è la cosa che mi rende più orgoglioso: la perseveranza. Poi c’è ovviamente Lobo, il mensile di musica elettronica che assieme a tanti altri curiamo qui a Milano nei bellissimi spazi del Leoncavallo. Io ci sono entrato in corsa ma comunque è da tre anni che Lobo si è imposto come un contenitore di musica di qualità senza compromessi: è difficile da spiegare, ma mi sento al centro di qualcosa di bello e culturalmente importante che sta succedendo in questa città.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è una intervista che stiamo facendo per un media on line…
Non la vivo male. Come tutte le cose, dipende da che uso ne fai: ho sempre visto internet come uno strumento DIY per aiutarti a raggiungere tante persone. Però ammetto che mi mancano i flyer di carta…
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Mi sento molto all’interno di una vera e propria “scena”, nel mio piccolo, e diciamo che le persone che stimo sono anche quelle con cui collaboro più assiduamente. Con Gadi Sassoon (Memory9) condividiamo sia gusti musicali che il lavoro con la sua label Mnemonic Dojo; poi Turbojazz, sia socio del nostro studio di sound design che “collega” all’interno di Lobo, e spesso dividiamo la consolle con mille back to back. Poi c’è Parker Madicine e la sua Label CT-HI, Daemon Tapes e Ormeye, Pigro On Sofa, Broke One, Ltd Colours e tantissimi altri producer e dj che mi sono dimenticato di menzionare, ma con cui condivido un certo modo di fare musica.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
Ricordo solo che una delle prime volte che mettevo i dischi delle persone mi sono cadute sulla consolle, letteralmente, un mese dopo invece hanno cercato di rubarmi il giradischi, mentre suonavo… Queste sono le cose che vedi su YouTube e che pensi non ti possano mai capitare; ma puntualmente, capitano.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più di danno fastidio nella scena musicale italiana?
Da sempre non amo il piangersi addosso e la poca professionalità che molte volte dimostrano gli addetti ai lavori. Non mi piace la parola “esterofilia” usata quasi a caso per denigrare il lavoro di dj e promoter che cercano semplicemente di arricchire e supportare la scena importando cultura (per imparare bisogna vedere come lavorano gli altri). Inoltre, la poca attenzione verso il ruolo del dj: in questi anni tanti produttori hanno costruito dei live molto validi ma vedo pochi dj degni di questo nome. In generale la “scena” dovrebbe fare più attenzione attenzione a proporre contenuti di qualità, e sperimentare di più. Poi, vale la regola meno parole e più fatti/musica (sto parlando di social network). Mi piacerebbe infine che i festival avessero più attenzione per la scena “local”: con il traino dei guest riempi-pista sarebbe bello vedere sul palco i dj e le crew locali che fanno un grosso lavoro durante tutto l’anno (un lavoro che serve anche ai festival).
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Oltre alle serate Lobo che continueranno anche durante il 2016, da gennaio ci saranno belle novità con Mnemonic Dojo, la label nata due anni fa grazie a Memory9 e per cui ora stiamo lavorando, poi tante release e nuovi progetti. Qualcosa si muoverà anche sul fronte web radio, ma non posso dire nulla per ora.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri