Questa non è semplice retorica per presentare l’ultimo dei ragazzi di cui abbiamo piacere di parlare, qui su Giant Steps: Pier Alfeo, in arte Dubit, non è un artista qualunque. Te ne accorgi ascoltando la musica che ama, proposta nel set con cui ha scelto di presentarsi a tutti voi, e te ne rendi conto parlando con lui di quelli che sono i suoi interessi, musicali e non. La sua è una figura circolare, che ama toccare e lasciarsi contaminare da quanto è più attinente con quello che rappresenta il suo suono; un artista letteralmente incapace di arrestare il suo processo di scoperta e ricerca, partito dalla sua Molfetta e approdato, per forza di cose, a Berlino. Figlio del sound design e della musica geometrica, trova la sua dimensione nella capitale del clubbing europeo qualche anno fa e da lì inizia il suo processo di crescita che culmina con la nascita di Several Reasons, la piattaforma che seguiamo sin dalle sue prime release e che ci ha permesso di apprezzare il suo gusto, prima che ancora che le sue idee. Oggi su Soundwall uno degli italiani a Berlino che meno ne rappresenta lo stereotipo; al posto vostro lo ascolteremmo con molta attenzione.
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Risposta incrociata: considerando che sono stato sempre abituato in famiglia ad ascoltare tanta musica di vario tipo, dai Pink Floyd a Pino Daniele, direi che il mio è stato un percorso di consapevolezza maturata sin da piccolissimo. Devo dire, però, che il brano che mi ha aperto e introdotto a quello che sono ora è uno, anche se vi sembrerà strano ma immaginate questa scena: sei del mattino, atmosfera magica, in un club a Molfetta, 2004 e Damian Lazarus che suonava “Safari” di Andre Kraml su Crosstown Rebels a volume altissimo. Frequentavo spesso la scena club barese, ma quel brano mi illuminò, avevo capito che quella sarebbe stata la mia personalità artistica. Quello che mi colpi fu il break, un safari che ruotava nella mia testa, lì capì che volevo combinare suoni reali appartenenti alla mia quotidianità e suoni d’ambiente con suoni astratti e futuristici. Da quel momento, infatti, cominciai ad appassionarmi ad artisti portavoce di questo ibrido.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
Domanda incrociata: tutto è stato molto naturale, è come se non me ne fossi accorto. Penso però, di aver avuto la mia prima illuminazione alla mia prima lezioni di fisica del suono e dell’apparato uditivo alle scuole superiori, direi all’ età di quattordici anni. Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica? Penso siano due i momenti principali. La prima crisi è arrivata circa sei anni fa quando, pur facendo musica da un po di anni, non mi sentivo un produttore, o meglio non me lo facevano sentire. Volevo riuscire a realizzare al 100% quello che ero ma, lavorando tutto il giorno in un negozio di cui ne ero responsabile e in cui stavo molto bene, mi limitavo comunque a produrre e suonare solo di notte. Quando un giorno mi svegliai e sentii che la mia vita era diventata una perfetta routine e potevo visualizzare il mio futuro statico allora decisi di dare una svolta, o meglio il pensiero di andar via incomincio a stabilizzarsi fisso, come un innesto, e sentendomi comunque non a mio agio con la scena italiana e la sua metodologia e apertura, in seguito alla chiusura dell’attività per cui lavoravo, colsi la palla al balzo e decisi di partire per Berlino, dove vivo tutt’ora. La seconda crisi invece è molto più recente e risale a più o meno un paio di anni fa, durando fino all’inizio di quest’anno: in quel periodo mi sentivo già un artista con qualcosa da dire, ma ciò che mi affliggeva interessava, oltre all’aspetto musicale, anche quello umano. A contatto con la realtà berlinese (e a sua volta con quella mondiale) si erano messi in gioco tanti fattori, ricevendo tante informazioni si trattava probabilmente di capire quello che ero e quello che volevo diventare a livello artistico, per una maturazione completa. Questo periodo è stato un po’ solitario a dir la verità, avevo davvero bisogno di riflettere; poi piano piano grazie ai miei amici e alla mia famiglia sono arrivato a capire cosa volevo. Penso che le crisi abbiano un valore molto particolare nella vita di un artista e non solo, ci insegnano a capire chi siamo e a cosa vogliamo. Io uso la musica che produco e quella che ascolto a scopo terapeutico, dipende dai momenti che passo che siano di gioia o di tristezza.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti nella tua carriera?
Se s’intende importanti a livello di “ufficialità”, devo ammettere che è capitato poco tempo fa, a novembre scorso, quando un ragazzo del conservatorio di Cuneo ha richiesto di seguire tre mesi di Erasmus Placement presso il mio studio di produzione e mastering qui a Berlino. Non posso non citare, poi, l’uscita della mia prima release in vinile: è stato emozionante averla tra le mie mani! Tra i momenti più importanti inserisco anche quando mi è stato chiesto di realizzare venti minuti di composizione musicale da un ballerino bolognese per un suo concorso di danza contemporanea. Alla fine anche vinto, insomma è stato un altro momento di estrema gratificazione. Invece, se poi si intende importanti a livello personale e decisionale allora direi la scelta presa cinque anni fa di seguire sempre e comunque la mia passione.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Do più o meno la stessa importanza a tutte le mie attività che derivano dalle mie passioni, è come se mi fossi fatto un quadro generale di ciò che mi fa stare bene in tutti questi anni domandandomi, ricercando e capendo quello che mi trasmetteva gioia e soddisfazione, così da poterle razionare nella mia vita. Si, tutto gira intorno alla figura principale che è la musica/suono, ma comunque nella mia vita è tutto collegato, design per abbigliamento, personalizzare strumenti o oggetti, fotografia, video e tanti film, disegno, skateboard, mi appassiono di psicologia e via discorrendo. Dedico tutte le mie giornate a queste passioni, in modo randomico, decido al momento stesso. Pianifico poco, ecco.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Non aver realizzato prima tante cose, ma spesso in queste cose il tempo ha un ruolo troppo importante.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Cinque non basterebbero ma cercherò di essere abbastanza conciso:
Amon Tobin - ISAM
Autistici - Volume Objects
Nine Inch Nails - With Teeth
Bjork - Volta
Massive Attack - 100th Window
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Potrei suggerire un paio di film, leggere purtroppo non mi viene molto spontaneo. Il mio film preferito è sicuramente “Memento” o anche “Inception”, tra quelli più recenti. Invece uno dei libri che mi è piaciuto veramente tanto per i miei gusti è “Intorno alla Luna, Giro intorno alla Luna, Viaggio intorno alla Luna”.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Sicuramente la nostra etichetta discografica Several Reasons Recordings, perchè mi da serenità e libertà di rilasciare quello che sento più mio senza dover sottostare al pensiero di qualcun altro.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è una intervista che stiamo facendo per un media online…
Devo ammettere che un po’ di pressione la sento, mi rendo conto che il web sia una fonte infinita di contenuti, talvolta ben trattati ma spesso anche mal approfonditi. Internet ha sicuramente rivoluzionato il nostro approccio a tutto, grazie a questo strumento è possibile oggi informarsi bypassando i media di massa, che in un certo modo pilotano l’informazione o semplicemente avere la possibilità di ricercare autonomamente contenuti che ci interessano con la possibilità di condividere le nostre esperienze, i nostri sogni o desideri attraverso i socials. Tutto molto bello, ma per qualsiasi cosa ci sono sempre le due facce della medaglia. I social network, in particolar modo, hanno rivoluzionato il nostro modo di vivere in positivo, accorciando innanzile distanze, e in negativo, quando vengono usati senza moderazione, andando ad amplificare le lacune nei veri rapporti umani. È come se sviluppasse più personalità nell’individuo, portandolo all’alterazione della propria realtà (non generalizzare). Per quanto riguarda la mia professione, internet è sicuramente uno strumento che ha facilitato e agevolato la divulgazione della musica, un punto fondamentale per quello che facciamo, ma al giorno d’oggi mi risulta tutto molto saturo. Per assurdo oggi, mi risulta difficilissimo ricercare e trovare musica di mio gusto, pur avendo una vastissima scelta, come se fosse scesa di colpo la qualità. Vivendo in una grande città non posso non notare l’effetto collaterale della tecnologia e quindi internet sulle persone: a volte mi sembra di essere solo tra la gente, trovo occhi spenti o non li trovo per niente, tutti sono immersi nei loro schermi e schermini dimenticando ciò che è di fronte a loro in quel momento. Sulla base di quello che penso e quello che vedo cerco di dare la giusta importanza a questo strumento, utilizzandolo senza eccedere e cercando di non finirvi risucchiato.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Devo essere sincero, c’è veramente poca gente nell’ambiente musicale con cui posso sentirmi in affinità al cento per cento. I ragazzi da Londra Mynude, Julien e Chris, con cui porto avanti il progetto Several Reasons: con loro mi trovo molto in sintonia sia musicalmente che negli obbiettivi. Sicuramente anche Scalameriya, un producer serbo, con cui collaboro da tanti anni producendo per diverse release sia sulla sua label Genesa Records che sulla nostra piattaforma. Posso citare anche un ragazzo con cui lavoro spesso ultimamente in altri progetti collaterali, Simone Sims, che ha seguito lo scorso inverno i tre mesi di Erasmus presso il mio studio a Berlino. Con lui mi trovo molto alla grande.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
La parola “assurdo/a” mi affascina tantissimo, di queste situazioni me ne sono capitate spesso negli ultimi anni e una che ricordo particolarmente è legata una data in un festival a nord della Germania, in una giornata molto calda, più o meno tre anni fa. Era un openair molto importante con ospiti internazionali, quindi ci si aspettava un afflusso considerevole di persone, ma sin dai preparativi un diluvio colpì l’intera zona rendendo fango tutto ciò che ci circondava. Luogo impraticabile all’accesso anche per gli artisti ma in qualche modo trovammo una soluzione… immaginate la situazione: fango ovunque, un potentissimo Funktion One e sì e no cinquanta persone nel dancefloor che ballavano impazziti il mio live set gridando scalzi sotto l’acqua. Una scena indimenticabile, fu magico e la mia descrizione non rende giustizia a quanto accaduto.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più di danno fastidio nella scena musicale italiana?
Questo è un assist. La scena musicale Italiana ha un po’ pecche, ma comunque non mi spingerei a ritenerla singolare in tutto il mondo. Penso infatti che tanti altri paesi abbiano diversi problemi e anomalie dovute sicuramente al lavoro svoltosi in tutti gli anni precedenti, fondamentalmente ignoranza e paura di fare cultura nel vero senso della parola. Se parliamo nello specifico dell’Italia, beh, penso che il problema principale sia la monopolizzazione dell’informazione musicale di massa e la paura di rischiare (paura di proporre il nuovo) ma questo è un problema a livello culturale, un approccio un po’ troppo conservatore. Accade che le menti più fresche e rivoluzionarie vengono soppresse da un sistema sufficiente, che non punta all’evoluzione attenzione, per evoluzione intendo evoluzione intesa come crescita ma che al contrario punta a mantenere un livello di ignoranza generale e di insufficienza, così da isolare gli individui più innovativi. Però ultimamente vedo qualcosa muoversi, qualcosa se pur lentamente sta cambiando e ne sono molto felice; probabilmente grazie sia a chi rimanendo in Italia combatte contro un sistema malato e sia grazie a chi, come noi italiani in “scappati”, cerca di trasmettere ispirazione e novità. Diamo la colpa alla “crisi”, questa parola che si sono inventati per giustificare tanti sbagli compiuti…
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Questi due anni sono stati molto produttivi, quindi ci sono veramente tantissimi progetti in procinto di uscire e altri ancora in cantiere. I più importanti sono sicuramente i miei due album. Il primo è in collaborazione con Whomademylastpoetry e sarà pubblicato sull’etichetta romana Concrete Records per una release in CD: si tratta di otto tracce industrial/techno/sperimentale, un lavoro a cui sono veramente legato e orgoglioso e che prevede l’uscita di alcuni videoclip. Mentre il secondo è il mio Dubit soloalbum: doppio vinile e CD in uscita sulla mia etichetta discografica Several Reasons Recordings. La raccolta conterrà tredici tracce che raccolgono quanto mi ha influenzato durante i miei anni di ricerca in campo musicale. Quest’ultimo è quasi interamente composto da field recordings (registrazioni d’ambiente) catturate nell’ultimo inverno berlinese; il risultato è un lavoro organico, IDM, dub, sound design e ricco di beats particolari. Annesso c’è un film in produzione con un artista video molto talentuoso, Andrea Maioli (Kanaka Project), un lavoro il cui suono sarà rappresentato dall’intero album. Il concept è un giorno o una vita, quindi il rapporto tra il macro e il micro, l’oscuro e il luminoso; un viaggio tra realtà, ricordi, pensieri, sogni e incubi. La Performance live A/V e l’installazione saranno i progetti che faranno girare e vivere questo lavoro per tutto il prossimo anno 2015. Non voglio raccontarvi di più, vorrei rimanga una sorpresa…A fine Settembre, poi, usciranno tre capi d’abbigliamento che ho disegnato, due t-shirt e una felpa, quindi Dubit per Superology, con un videoclip e un brano hip-hop in collaborazione con una cantante italiana, Federica Maglioni. Inoltre ultimamente ho creato un nuovo alias UNC nato dalla mia passione ed esperienza nella techno numerica (così amo definirla). Ho deciso di scindere le due identità che caratterizzavano Dubit per tutti questi anni, ossia la mia parte piu avanguardistica e la mia parte più club e dancefloor. Tanti podcast, gigs e produzioni mi aspettano da entrambi i fronti: UNC sara per i club scuri, sporchi e rumorosi per chi ama il dancefloor duro, profondo e diretto, evolvendosi verso un suono solido e definito; mentre Dubit continuerà a raggirarsi tra mondi estremamente nuovi e inesplorati, sperimentando nuove percezioni e nuove sonorità, esplorando il mondo dell’ AudioVideo, di installazioni, documentari, cinematografia e progetti di svariata natura. La risposta al perché di questa scelta è quella di raggiungere una certa organizzazione in seguito alla consapevolezza di rappresentare diverse sonorità, così da poter approfondire separatamente le mie identità.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.
Grazie per la chiacchierata e vi saluto con questo mio brano in free download: