Niro ed Elia Perrone, in arte Easy To Remember, sono due fratelli che della musica elettronica stanno riuscendo a farne un mestiere. Non da Berlino, nemmeno da Milano, ma da Arezzo. Una storia molto italiana e, al tempo stesso molto particolare, in cui alla base c’è un pizzico di pazzia positiva e tanta testardaggine, quella buona s’intende, che ti fa credere in quello che fai, che ti spinge a proporre la propria idea comunque vada, dentro e fuori la propria piccola città: house e techno dove prima non c’era niente. Infatti se Niro a ventitré anni è stato il fondatore del Klang, il proprio concetto di club, un piccolo Robert Johnson “formato aretino” che da zero è arrivato a portare nei suoi cento metri quadri nomi impensabili in un club (vero, uno dei pochissimi in Italia), Elia ha fondato invece Unclear, l’etichetta che in cinque anni è riuscita a stampare i dischi di Rick Wade, Baby Ford, Roman Flügel e Johannes Heil.
Gli Easy To Remember sono il Giant Steps di oggi perché, oltre alla propria idea di musica, certificata dall’uscita su un’etichetta come Rebirth, in questi anni, da soli o in coppia, sono stati un esempio di quanto sia necessario credere nelle proprie idee e fare la propria “roba” senza cercare vetrine, piedistalli e hype artificiosi e artificiali.
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che vi ha cambiato la vita? La primissima. Quella che vi ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
E: Premetto una cosa fondamentale: quando avevo dieci anni ogni giorno mi sorbivo interi pomeriggi di rumore techno proveniente dalla camera di mio fratello e per diversi anni ho odiato la musica da club. Detto questo, fin da piccolo sono sempre stato affascinato dagli strumenti musicali, ma non avevo mai provato ad usarne uno fino a quando iniziai a studiare chitarra con un bravissimo insegnante. Avevo all’incirca undici anni, da quel momento in poi ho sempre ascoltato musica non esattamente “underground”, anche se ho da subito sviluppato una passione per le sonorità jazz. Una passione nata grazie a mio zio, che nel suo lido in Salento che raggiungevo per le vacanze, ospitava live di musicisti jazz bravissimi. Mi piaceva allora come oggi, adoro l’atmosfera che può creare il jazz, è qualcosa di unico. Non c’è quindi un disco in particolare ma sicuramente “Boulevard” di St. Germain mi emoziona e lo farà per sempre.
N: Il pezzo che mi ha cambiato la vita è la reinterpretazione di “My Favorite Things” di John Coltrane. Quando avevo all’incirca otto anni, un nostro vicino che era un grande collezionista di musica jazz; dopo una cena a casa sua, mi vide incuriosito davanti a questa montagna di CD e, senza pensarci due volte, mi dette una raccolta con vari mostri sacri del genere. Appena arrivai in camera misi il CD nel mio stereo portatile e il pezzo partì. Rcordo che lo sentii almeno una decina di volte prima di addormentarmi e, da quella volta, grazie a questo capolavoro, la mia mente si aprì completamente e la curiosità nello scoprire nuova musica diventò incontrollabile.
Passo numero due: quando avete capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della vostra vita?
E: Nel 2008 mio fratello creò il Klang Club, un piccolo club dove poteva portare la sua musica, dato che in città al tempo non c’erano spazi per proporre techno o house, a differenza di oggi. Affascinato da tutti gli ospiti che venivano a suonare chiesi a Niro di insegnarmi a suonare, così un giorno mi accese la consolle e mi disse “questi sono i giradischi e questo è il mixer, vai!”, senza altre spiegazioni passai interi pomeriggi a selezionare musica da suoi vecchi dischi e cominciai ad esercitarmi ogni giorno fino ad arrivare ad un livello decente e iniziai a fare qualche opening di mezz’ora appena prima che aprisse il locale. Dopo poco capii che la musica era diventata parte integrante della mia vita, decisi quindi di fare un corso di Ableton, che mi diede le basi per usare il programma. Iniziai quindi a smanettarci tutti i giorni, cercando di tirare fuori qualcosa che potessi suonare anche in un dj set, per esternare le mie emozioni.
N: Quando ascoltai per la prima volta “Nevermind” sentii subito il bisogno di metter mano alla chitarra elettrica, scongiurai perciò i miei di comprarmene una, promettendogli dei bei voti a scuola in cambio e loro, anche se loro sapevano che non avrei mantenuto gli accordi, mi comprarono un imitazione della Stratocaster – che tra l’altro ho usato anche di recente in studio. Volevo diventare un chitarrista, ma alla fine ho imparato sì e no cinque accordi! Intorno al 2000 invece frequentavo degli amici che erano fissati con la musica techno e io, da vero rocker ribelle non riuscivo a capire quella musica “da computer”. Alla fine però riuscirono a convertire anche a me, da lì cominciai a scaricare i primi software gratuiti che si trovavano in rete e, vedendo quello che era possibile creare, dissi “ok questo è quello che voglio fare da grande!”.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel vostro rapporto con la musica?
E: Per quanto mi riguarda ogni giorno sono in crisi, purtroppo quando decidi di seguire questo sogno ci sono molti ostacoli e molti sacrifici da fare giustamente, c’è chi è fortunato con le spalle coperte o chi come noi dà il sangue per questo non avendo un soldo in tasca ma con tante ambizioni e voglia di fare.
N: In realtà la domanda dovrebbe essere riformulata al presente, perché non mi vergogno ad ammettere che, a volte, non mi dispiacerebbe ricevere qualche risposta in più quando invio le mie demo. Aspetto qualche giorno, poi passa una settimana, un mese e quindi mi viene da domandarmi se quello che sto facendo sia all’altezza. Ma poi, quando ho questi momenti, arriva puntualmente l’interesse da parte di qualche label e la cosa per fortuna mi tira su di morale. Forse dovrei essere sempre in crisi, chiuderei dischi ogni settimana.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella vostra carriera?
E: Nel 2011 decisi di aprire Unclear Records. Ogni soldo che mettevo da parte andava nella produzione di un disco: cene con gli amici? Serate di baldoria? Non posso ho da produrre un vinile. Diciamo che questo è stato il passo più importante che ho fatto, ma ci sono state altre grandissime soddisfazioni suonando in molti club italiani ed esteri, come ad Ibiza e Malta.
N: Di sicuro quando all’età di ventitré anni aprii il mio locale ad Arezzo. È stata un’esperienza chiave, che mi ha fatto vedere questo mondo da un altra prospettiva rispetto a quella da clubber navigato. Grazie a questo periodo ho avuto modo di conoscere molti artisti e promoter, con cui ho stretto un forte legame e con cui mi confronto tutt’oggi a distanza di anni.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le vostre altre passioni? Come le sviluppate? Quanto tempo riuscite a dedicare loro?
E: Trovo ispirazione principalmente nella natura e nelle emozioni buone o cattive di tutti i giorni. La musica è la mia passione quindi le dedico le mie intere giornate, organizzando serate e gestendo l’etichetta. Diciamo che è quello che faccio tutti i giorni. Poi ho altre passioni come leggere fumetti o guardarmi serie tv psicopatiche.
N: Sono banale se dico che la mia unica passione è la musica? È la pura realtà. Non seguo nessuno sport, tantomeno la politica e raramente accendo la TV. La cosa che mi fa ricaricare le pile è ascoltare altra musica, di ogni genere, preferibilmente lontana da quello che produco. Non c’è modo migliore per trovare la giusta ispirazione.
Passi perduti: quali sono finora i vostri più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
E: Sinceramente non ho rimpianti, a parte non aver fatto uscire il mio primo album in vinile ma solo cd. I tempi di produzione erano lunghi quindi optai per la sola uscita in digitale, dato che ero impaziente di pubblicarlo.
N: L’unico vero rimpianto che ho è quello di non aver trovato il coraggio di buttarmi a capo fitto in studio almeno una decina di anni fa, altrimenti sono veramente contento di ogni passo che ho fatto finora… Ah sì, rimpiango di non aver avuto un’altra passione che mi alienasse meno di questa.
Passi che consigliereste: quali sono secondo voi i cinque album (o brani) che consigliereste e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui volete bene o che stimate?
E: Gigi Masin “Wind”, Lucio Battisti “Anima Latina”, Nina Simone “I Put Spell On You”, Pink Floyd “The Dark Side Of The Moon” e, per finire,q ualsiasi cosa di Herbie Hancock.
N: Wayne Shorter “Juju”, Arthur Verocai “Arthur Verocai”, Woo “Into The Heart of Love”, Arthur Russell “World of Echoes” e Panoram “Background History”.
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consigliereste?
E: Di libri purtroppo ne leggo pochi ma posso consigliare semmai i fumetti di Jiro Taniguchi, l’underground per eccellenza del fumetto giapponese dato che tratta temi seri, della vita di tutti i giorni. Per quanto riguarda i film direi tutti quelli in cui c’è lo zampino di Tarantino o i film di animazione dello Studio Ghibli.
N: Non sono mai stato un grande lettore perciò vi consiglio alcuni dei miei film preferiti: “El Mariachi”, “Un uomo da marciapiede”, “American Beauty”, “Donnie Darko” e “Sognando Manhattan”
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora andate più orgogliosi?
E: Essere entrati a far parte di Rebirth, una delle label italiane più rispettate, lo considero sicuramente un buon risultato. Come d’altronde l’aver prodotto un EP insieme al maestro e amico Gigi Masin dato che, tolto il progetto Easy To Remember, la musica che mi ha emozionato di più negli ultimi anni è stata sicuramente l’ambient – difatti il mio progetto solista sarà incentrato su questo genere musicale che mi emoziona produrre. Poi, certo, unirci insieme come fratelli in un progetto, dopo i miliardi di litigi di ogni giorno.
N: Oltre a come sta andando il progetto Easy To Remember con Elia, sono veramente orgoglioso di fare parte di Kimochi, una label di Chicago che è totalmente fuori dagli schemi dato che non fa nessun tipo di promozione, si tiene alla larga dalle cose più hype e le copie dei dischi sono a tiratura limitata con le cover fatte a mano, una ad una. Nonostante questo, è una label veramente rispettata anche per la musica che rilascia, stampando nomi come Move D, Benjamin Brunn, Brendon Moeller, Area ma anche un po’ meno conosciuti, che comunque sanno tener testa come si deve, come RDMA, Shine Grooves, Lubin. Vedere il mio nome accostato a Kimochi è il massimo per me.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer o gli artisti con cui sentite più affinità, e con cui vorreste sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
E: Ho avuto l’onore di creare un disco con il mio eroe: la musica di Gigi Masin per me è vita, mi sento davvero fortunato ad aver collaborato con lui e spero che questa intesa non finisca mai.
N: Diciamo che ho una cerchia di amici/colleghi a cui faccio sentire qualsiasi cosa produco. Il primo in assoluto è mio fratello, perché non si fa certo problemi nel dirmi “questa traccia è una merda”. Altrimenti le chat con m50, Fred P, Jus-Ed, Move D, Matteo Gatti, Renato Figoli, Claudio e Gianmaria Coccoluto sono all’ordine del giorno. Dopo aver passato ore o giorni interi su di un progetto le mie orecchie si abituano troppo a quello che sto facendo e, credetemi, che un parere esterno può fare la differenza.
Passi virtuali: come state vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è una intervista che stiamo facendo per un media on line…
E: Il web è fondamentale, grazie alla rete anche una persona dall’altra parte del mondo può ascoltare la nostra musica e per questo va ringraziato. Purtroppo, però, nella gran parte dei casi il web crea falsi miti e falsi eroi, non educando le persone e facendo passare la merda per cioccolato.
N: Non ci vedo niente di male se viene usato con criterio, ad esempio per informazione, curiosità e qualche porno. Ma purtroppo penso senza mezzi termini che questi social network abbiano fottuto le menti delle persone, i rapporti umani si stanno lentamente sgretolando, mi capita di conoscere gente che prima di tendergli la mano mi dice “ah sì ti conosco, ho visto il tuo profilo per caso”. Sono stato anche accusato di non amare abbastanza mio figlio perché non posto nessuna foto su Facebook. Siamo arrivati alla frutta non pensate? Professionalmente parlando essere presenti sul web è diventata una parte fondamentale per il tipo di lavoro che ho voluto intraprendere, anche se purtroppo alla fine viene premiato chi ha più follower rispetto alla qualità della musica che uno fa.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che vi è capitato di vivere?
E: Ogni weekend, durante le feste che organizziamo è tutto pazzo e assurdo. A parte questo, avendo girato molti club in buona parte di Europa, non riesco più a distinguere l’assurdo dal normale, c’è stato un episodio simpatico che mi ricorderò per sempre quando suonai in un after infinito in Umbria, non posso dire altro però.
N: Nove anni fa ci fu un pazzo in città che aprì un micro locale in mezzo a dei condomini, si chiamava Chiaro Scuro. A volte entravamo il venerdì sera e uscivamo la domenica mattina, non avevamo bisogno di andare al Berghain, noi avevamo il Chiaro Scuro! Inutile dirvi che il locale rimase aperto mezza stagione, ma fu veramente una rivoluzione ad Arezzo!
Passi sbagliati: quali sono le cose che più vi danno fastidio nella scena musicale italiana?
E: Personalmente mi dà fastidio la poca collaborazione che c’è tra artisti e organizzatori italiani e tutto il classico “magna magna” all’italiana. Tutti cercano sempre di infangare il prossimo invece che riconoscere la bravura in generale e creare qualcosa di bello insieme.
N: Oltre a sottolineare quanto già detto da Elia, credo manchino proprio delle basi culturali per chi va a ballare, a volte anche comportamentali. Dico questo perché all’estero ho sempre e solo visto gente ordinata, che va veramente a divertirsi perché ama la musica.
Passi che state per compiere: quali sono i vostri prossimi progetti?
E: Di progetti ce ne sono tantissimi, a breve uscirà “A Tribute To Klang Club Vol.2”, che includerà una nostra traccia, insieme ad altre di Move D, Fred P e Christopher Rau; ci sarà poi un primo album come Easy To Remember, un EP estivo su Rebirth Records, un remix per Terranova & Stereo Mcs su Connected e altre uscite su label che, per scaramanzia, non diciamo. In più vorrei pubblicare un mio secondo album personale.
N: Oltre ai progetti con Easy To Remember citati da Elia, alla fine dell’estate ci sarà il debutto della mia nuova label, PADS, un contenitore senza compromessi, dove oltre a che pubblicare il mio materiale vedrà la partecipazione di artisti promettenti cercati minuziosamente in rete; inoltre come Niro ho in arrivo vari EP. Avrò l’onore di vedere il mio nome su The Dub, storica label che l’amico Claudio Coccoluto ha fatto ripartire dopo qualche anno di pausa, poi ci sarà il secondo disco su Kimochi. Dopo l’estate sarà il turno di Dub-Ito, un’interessante etichetta italiana nata da poco, ed infine debutterò su una delle mie label preferite di sempre. Non posso dire di cosa si tratta altrimenti il boss mi taglia le gambe!
Passi sinestetici: salutateci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se vostra o di altri.