Il Giant Steps di oggi ospita Fabio Monesi, dj di origine milanese trasferitosi recentemente a Londra, fondatore della label Wilson Records, su cui escono principalmente i suoi dischi e quelli di nomi di tutto rispetto come Gene Hunt o Alex Agore. La sua storia è simile a quella di molti, i primi contatti con l’elettronica e l’house music tramite le registrazioni dei party, la scelta di comprarsi la prima consolle, i primi dischi, il credere di essere dalla parte giusta, nonostante i tempi. Segno ennesimo che la differenza la fa la costanza più che l’idea in sé. A Londra ha cominciato a raccogliere quello che già aveva cominciato a seminare a Milano, a colpi di house music, entrando in un roster di tutto rispetto come quello di Secretsundaze o facendosi ospitare su Feel My Bicep, la serie di podcast dei Bicep, che non sono certo gli ultimi della lista in Gran Bretagna. Nonostante questo traguardo, i suoi capisaldi e quelli Wilson Records, restano sempre gli stessi: house, analogico e vinile.
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Come puoi ben immaginare non c’è stata una singola traccia che mi ha cambiato la vita. C’è stato un intero movimento, portato avanti dai grandi dj nostrani, che mi avvicinò a quello che faccio oggi.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
Ho iniziato a sognare di suonarla quando ero ancora alle scuole medie, quando fare il dj non era ancora una moda tra i ragazzi della mia età. L’idea iniziò a passarmi per la testa grazie ad alcune registrazioni di party dell’epoca che mi ascoltavo assiduamente. Potevo sentire le urla provenire dal dancefloor passare attraverso il microfono dei vocalist (la cui presenza era ancora abbastanza forte, anche all’interno dei party underground) e fantasticare sul fatto che, un giorno, anche io avrei potuto metter i dischi.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
Non posso parlare di crisi, posso parlare casomai di mutamenti consapevoli. Intorno al 2003/2004, il filone house grazie al quale mi avvicinai ai piatti stava cambiando, prendendo una piega troppo dance commerciale, per i miei gusti. Allo stesso tempo l’emergere di una nuova ondata minimal stava invadendo i club underground italiani e non. A quel punto mi trovai costretto a scegliere tra la strada più facile per me in quel momento, ossia seguire il mutamento di ciò che mi appassionò agli inizi, oppure voltare pagina, seguendo il filone più scuro ed essenziale che stava arrivando. Ovviamente optai per la seconda via e fortunatamente l’ondata minimal non durò poi così a lungo.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
Sicuramente suonare al Watergate di Berlino è stata una grande soddisfazione, sopratutto perché la richiesta arrivò subito dopo il rilascio del primo Wilson, quindi fu una cosa totalmente inaspettata. Di recente invece, la mia entrata nell’agenzia di Secretsundaze è stata forse la più grande soddisfazione fino ad oggi.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
La mia prima passione in assoluto, che sviluppai fin da bambino, sono le moto. Fino a poco tempo fa dedicavo parecchio tempo a questa passione, ma il mio trasferimento a Londra mi ha costretto ad accantonarla per lasciar spazio alla musica.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Fortunatamente sono ancora abbastanza giovane da non aver rimpianti.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Cinque Wilson a scelta.
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Essendo un amante dell’hip hop non posso non consigliare “Boyz N da Hood”. Un classico della cinematografia afro-americana e un vero cult per tutti gli amanti del genere.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Rilasciare EP con un altro moniker e veder il massimo supporto di chi non ha mai supportato lavori firmati col mio nome reale! Se solo sapessero chi si cela dietro quegli EP. Certi personaggi fanno davvero sorridere! Sono anche molto soddisfatto degli EP che sono in procinto di esser rilasciati, in quanto rispecchiano appieno l’evoluzione che ho affrontato durante questi mesi e che, ovviamente, sto affrontando tutt’ora.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Se vogliamo parlare dei nostri artisti italiani, tutti quelli con cui ho avuto il piacere collaborare e con cui sto collaborando: dal mio amico Dario (Rio Padice) che da sempre è stato un grande punto di rifermento per me, alla recente new entry in casa Wilson, Steve Murphy, che con le sue tracce ha contribuito, insieme a Gene Hunt, alla realizzazione dell’ultima uscita della label. Ce ne sono parecchi di ragazzi italiani con cui mi sono sempre trovato bene, con i quali i rapporti si sono coltivati fino ad oggi: Riccio, ad esempio, oltre ad esser un grande artista è diventato un grande amico. Enrico Mantini, che rilasciai sul Wilson 05 è un altro grande amico con cui condivido musica e non. Nicholas & Simoncino, coi quali firmai la mia prima release su House Sound, Okee Ru, presente nel Wilson 02 è forse uno dei giovani italiani che merita di più e non a caso c’è una grande volontà da entrambe le parti di portare avanti la nostra collaborazione. Anche Marcello Napoletano e Francesco Mela in arte Robert Crash Sono altri due produttori italiani di cui andare molto fieri. Washerman, pilastro fondamentale per l’esordio della label, gli Analogue Cops, EMG & John Swing, artista che ammiro molto. Insomma di artisti italiani di cui andare orgogliosi ce ne sono davvero molti ed elencarli tutti sarebbe impossibile!
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è una intervista che stiamo facendo per un media on line…
Dal punto di vista promozionale penso che tutti noi dovremmo esser solo che felici di questa rivoluzione, in quanto il 90% degli artisti di oggi senza il web non avrebbe mai potuto farsi conoscere in breve tempo, me compreso. C’è anche da dire però che, per emergere nel mare del web, si utilizzano spesso stratagemmi piuttosto squallidi che puntano più sulla messa in risalto dell’immagine, lasciando perdere troppo spesso i contenuti!
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
La situazione più assurda è sicuramente veder dj, pr, vocalist arroganti ed ignoranti cavalcare le consolle di alcuni club molto importanti, le quali dovrebbero esser lasciate ai professionisti. Anche le line up con cinquanta dj per poche ore mi hanno sempre fatto sorridere.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più ti danno fastidio nella scena musicale italiana?
La continua guerra che ci si fa l’un con l’altro, la poca collaborazione e poca apertura mentale rispetto ad altre città europee.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Ho molti progetti che sto iniziando e altri che porto avanti già da tempo in modo parallelo. Come già accennavo prima, ho diversi alias e altre due label di cui non posso dire molto, ma la cosa di cui sono più eccitato è il mio live set a cui sto lavorando…ovviamente senza l’ausilio di nessun laptop!
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.