Se c’è una persona che, personalmente, credo che possa insegnarvi qualcosa, quella è Fana. Se c’è una cosa che non ho mai capito da quando lo conosco è: che cosa significa Fana? Non credo di averglielo mai chiesto e non credo glielo chiederò mai, preferisco così. Fana non è più un ragazzino e di strada ne ha fatta molta, perché ha dedicato la sua vita alla musica. Ha trasformato quelle che erano le sue necessità al fine di compensare la sua mancanza, ovvero la voglia costante di stare immerso nei suoni, per tutta la sua giornata. Alla fine ce l’ha fatta e quello che ha tirato in piedi è uno studio di registrazione con tutti i crismi, il Blau Studio. Con lui un’altra conoscenza di Soundwall, Shari DeLorian, socio e grande amico. Lo so che spessissimo, quando si parla di Giant Steps, ci buttiamo dentro la parola ‘passione’, come è giusto che sia. Lo farò una volta in più, perché è il cardine che reggerà quest’intervista, la chiave di volta, la parola dentro tutte le parole che seguiranno.
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Quadri di un’esposizione di Mussorgsky (orchestrato da Ravel). Mio padre ha molti vinili di musica classica con una predilezione per i compositori russi e quel disco mi dà ancora oggi i brividi per potenza di suono (è quasi techno) e per come è stato orchestrato.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
A ventiquattro anni, quando ho suonato live a Londra per un performer di danza contemporanea durante un festival: mi piaceva molto seguire i danzatori con il mio live (ancora acerbo all’ epoca), ma poi ho pensato che sarebbe stato riduttivo per la mia musica e ho cominciato un percorso diverso e personale. Tutto questo è maturato anche dopo aver suonato alcuni anni con la classica band di amici. Oddio, nemmeno troppo classica, visto che cercavamo di emulare i Mr. Bungle, ma in italiano.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
Due in particolare: quando mi sono accorto che era troppo tardi per studiare al conservatorio e di giorno, per quattordici anni, ho fatto anche un altro lavoro in passato con molti momenti di sconforto. Poi sicuramente tre anni fa quando ho finito i lavori nel mio studio di registrazione a Milano (Blau Studio): ero completamente perso in aspetti tecnici ed organizzativi ben lontani da quello che è la musica vera ma poi piano piano mi sono ripreso e riavvicinato al suono.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
Sicuramente la realizzazione dello studio e alcune date in cui ho sentito l’energia della gente sulla pelle; ci sono dei ricordi sparsi, quei momenti in cui capisci che ti stanno ascoltando davvero e quindi ritorna la forza per andare avanti il giorno dopo. Poi con la mia band (The Bizarre Collection), una volta abbiamo aperto per i Massimo Volume a Roma e ricevere complimenti genuini da loro dietro il palco è stato emozionante. Ultimamente le soddisfazioni che arrivano dai live elettronici sono con F-ring (progetto in duo tutto analogico con il mio amico e producer Bhonz). Recentemente abbiamo suonato dopo Wolfgang Flur dei Kraftwerk (posso dirlo? abbastanza inascoltabile) e ho capito che la gente era più dentro la musica con noi. Magra consolazione!
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Bè sembrerà banale ma ho sempre dedicato tutto il resto del mio tempo e soprattutto delle mie risorse economiche ai viaggi. Ovvio, a meno che non compro strumenti e quindi finisco i soldi. Le mie passioni sono la natura e le culture indigene del mondo. Ultimamente viaggio meno e sono sempre in studio ma ho avuto la fortuna di vedere un po’ di luoghi, soprattutto l’Africa, anche per questioni sentimentali. Ciò mi ha cambiato la vita e tutt’ora cerco di programmare qualche viaggetto in quelle zone appena mi è possibile.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Rimango sul negativo oppure faccio il simpatico? Quando ero piccolo il mio vicino di casa era un pianista dilettante, ma bravo ed eseguiva le sonate di Beethoven tutti i giorni. Io ascoltavo dall’altra parte del muro e mia madre un giorno mi propose di andare a lezione. Io però volevo giocare a basket (che sfigato) ed in più lui mi incuteva un certo timore. Se avessi capito che era quella la mia strada (mi sono messo a studiare piano da un anno circa) sicuramente sarei una persona più serena ora. Non miro a diventare un pianista, ma per il mondo elettronico in generale, le basi di armonia ed il jazz sono ancora oggi un passo fondamentale per capire la musica. Per fare un esempio: chi ha ascoltato/suonato punk o pop tutta la vita, non farà mai uscire dalla propria musica nulla di diverso dal punk o dal pop. Io la penso così, ma magari mi sbaglio. Diciamo che con me funziona.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Dunque seguendo il mio gusto personale:
Mussorgsky, Bach e Grieg (tutto)
Pierre Schaeffer – Etude Aux Objets, Etude Aux Allures ecc.
Frank Zappa – Hot Rats
Fela Kuti e l’ afrobeat/funk dell’ Africa Occidentale anni ’70
Aphex Twin e tutta la Rephlex
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Appena riesco leggo un libro, mentre coi film ho un rapporto strano e aspetto che me li consiglino amici fidati e più colti di me a riguardo. I libri che adoro, per citarne un paio, sono Il Maestro e Margherita di Bulgakov e Cuore di tenebre di Conrad. Ultimamente sto leggendo testi a metà tra la psicoacustica e la psicologia, come Allucinazioni di Sacks per esempio. Poi adoro i testi sulla vita dei compositori o inerenti alla musica e all’antropologia. Ho preso da poco “Le Percussioni” di Guido Facchin e devo dire che è il libro più esaustivo che riguarda strumenti a percussione tradizionali dal mondo.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Bella domanda. Forse il mio primo EP come Fana, dell’ anno scorso ed i live che ne sono seguiti nel 2013. Ho sempre dedicato molto tempo alle collaborazioni musicali con altri, oltre ai mix ed ai master che faccio per lavoro: riuscire a fare dieci date con un progetto tutto mio e suonare live a Berlino e Marsiglia, oltre che in un bel festival italiano, mi ha reso felice. Poi ci sono state le tournée con il teatro durante i primi anni 2000 grazie alle quali ho aperto il mio linguaggio musicale.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è una intervista che stiamo facendo per un media on line…
L’onnipresenza del web e dei media in generale la vedo simile alla dipendenza dalla droga: se riesci a dosare sopravvivi, ma nei momenti di debolezza ne sei sopraffatto e non capisci subito che stai buttando via del tempo.. Quando sono in questa situazione, magari stanco dal lavoro uso Stumbleupon e faccio filtrare a lui quello che voglio cercare veramente, scoprendo, a volte, delle figate pazzesche. L’aspetto più grave del nostro tempo penso sia la perdita del senso dell’orizzonte visivo e dell’ indipendenza, cosa che invece avevano i nostri antenati, per intenderci, ma anche mio nonno o i miei genitori. Quindi altro che 3D: sempre e solo uno schermo, per quanto può risultare illusivo, è comunque piatto! Sono uno dei fortunati che ha vissuto senza cellulare e pc, giocando a calcio al parco senza sentire il tempo che passava. Ancora oggi, nelle sessioni in studio, nascondo il cellulare, spengo il wi-fi dal computer e ritorno alla civiltà dopo ore. Questo mi permette di fare una cosa e farla bene. l’aspetto più preoccupante per me sono gli smartphone, perchè non mangi quando mangi, non parli quando parli, etc. etc. La nostra capacità di concentrazione e fruizione delle informazioni è lesinata tutti i giorni, tant’è che quando comincio una collaborazione o un lavoro che a che fare con la musica, bandisco tutto ciò che è visivo o interattivo, almeno finché non sono le mie orecchie a darmi il benestare e la musica parla per me. Per il resto penso che internet sia l’unico mezzo per uscire allo scoperto nel nostro mondo, anche se è ancora molto lontano dall’essere meritocratico oppure semplicemente democratico. Se con 50 euro compro 300 likes su Facebook capisci che è un po’ come l’alta finanza e lo spread. Chi è hype? Chi perde? Forse bisognerebbe chiedersi solamente: ma fa musica di merda o no? Adesso puoi ascoltare tutto e da artista, regalare tutto, mettere quello che vuoi in free download. Io regalo gli scarti o quei pezzi che non so incanalare nei dischi. E’ un flusso continuo con di base un metodo per ogni fase di lavorazione, quindi il web è solo la fine o l’inizio di qualcosa che esiste, sempre.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Dunque il già citato Bhonz nel duo F-ring con il quale stiamo facendo grandi cose, Marco Motta (Sax di Roy Paci, Corleone, Mamud Band) con il nuovo progetto elettronica + fiati (Setter Pointing) in uscita presto ed Antiteq che ha fatto uscire il mio primo disco e con il quale si discute di tutto lo scibile musicale oltre che dividere serate ed uscite varie. Poi c’è il mio socio in studio e fratello minore Shari DeLorian (abbiamo lo stesso cognome all’anagrafe) che sta andando molto bene con il suo progetto. Comunque prediligo in generale l’aspetto live e quindi non collaboro con dj o producer generalmente, ma con musicisti veri, compositori o performer. Questo mi accresce molto dal punto di vista artistico e soprattutto mi piace.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
Dunque a livello musicale una marea, facendo il dj soprattutto, perchè la consolle non è come il palco o il teatro: chiunque ti può parlare o toccare. Una volta parlando con un ragazzo che mi chiedeva il nome di un pezzo, ho rovesciato un bicchiere intero di spumante sulla consolle e ho continuato a suonare per altre 2 ore, con gli zuccheri del brut che solidificavano nei circuiti… il giorno dopo ho smontato e pulito tutto: li uso ancora oggi. Oppure l’anziana al matrimonio che ti dice: bravo, metti ancora i dischi in Vimini! Allora capisci tante cose.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più ti danno fastidio nella scena musicale italiana?
La mediocrità e la pochezza di scambio culturale per poter creare delle situazioni durature e diverse dallo strapotere del pop italiano e non o delle radio main stream. Chiamalo indie o come vuoi, per me non fa differenza, giudico la costruzione armonica, la scelta dei suoni e l’arrangiamento. Se devo trovare una cantante per un progetto “diverso” non ci riesco. Nessuno parla inglese senza avere l’accento abruzzese oppure se al batterista chiedi di pestare un po’ meno, ma fare un ritmo più moderno ed efficace, non c’è verso che tu ci riesca. Certo, i “super” ci sono in giro, ma sono pochi, troppo pochi. Non abbiamo scambio con altri paesi a livello didattico se non riguardo alla lirica e purtroppo non mi è mai piaciuta neanche la musica cantautorale (tranne De Andrè ovviamente) e quella che da noi chiamano Musica d’Autore. Alcuni di noi si sentono esiliati proprio a livello culturale. Per il resto si mangia bene no?
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Dunque, a giorni esce il mio nuovo EP su SafeSexx Music con il video di Xdorfg, alias di Anna Varfolomeeva. Lei accompagna i miei progetti a livello visuale da due anni e lavora in real time con la mia musica. L’EP si chiama Collusion ed i pezzi Obolo, Dout Des e Trust. Un chiaro accenno al nostro paese ed alla corruzione dilagante, portata avanti sistematicamente dalla chiesa e da molti appartenenti alle istituzioni. Si, perchè il potere criminale e finanziario senza l’appoggio dello Stato non andrebbe da nessuna parte, no? Meno male che non sono nato negli anni ’70 va. Sempre a Giugno esce il primo EP di F-ring per Magmatiq Records, a cui seguiranno alcuni live. Ho parecchio materiale in Studio anche con Jungen Trinken Milch (duo di cui sentirete parlare) con la mia band The Bizarre Collection e con Setter Pointing (duo con Marco Motta, elettronica e fiati). In generale, ora che lo studio è avviato, ho in cantiere la mia label e quattro release già pronte da mixare e masterizzare. Non posso ancora svelare molto. L’unica certezza è che stamperò in vinile ed il primo disco sarà il terzo EP di Fana.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.