Per questo nuovo episodio di Giant Steps abbiamo il piacere di ospitare i passi di (Andrea) Ferrari, DJ e produttore forgiato nella provincia Alto Milanese, non nuovo ai palchi internazionali, ma intenzionato a rompere con il passato e a rinascere delle proprie ceneri. Gli abbiamo posto qualche domanda in occasione della sua ultima release: un EP per Rollover Records Milano in uscita oggi, frutto di una ricerca musicale matta e disperatissima e che si è già fatto notare da maestri della scena come Tim Sweeney e Juan Maclean. L’anteprima del disco la trovate direttamente qui sotto e quale miglior colonna sonora per addentrarsi in questa intervista se non gli echi cosmici del nuovo EP di Ferrari?
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre
I primi dischi in assoluto ad aver catturato la mia attenzione furono Master of Reality dei Black Sabbath e 101 Live Proof dei Pantera. Avevo circa 11-12 anni e cambiarono totalmente la percezione che avevo della musica fino ad allora. I groove di batteria di entrambi gli album mi spinsero a voler suonare quello strumento a tutti i costi, cosa che poi ho fatto fino ai 20 anni circa.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
Non credo di aver avuto un momento rivelatore, piuttosto credo sia stato un susseguirsi di sensazioni. La prima volta in sala prove, il primo concerto, il primo dj set. Il djing nella mia vita è arrivato in contemporanea al primo anno di superiori, ogni volta che avevo davanti anche solo una decina di persone mi sentivo a mio agio, realizzato. Qualche anno dopo, insieme ad amici, ho dato vita ad un party abbastanza grande per gli standard di provincia, allestivamo club improvvisati (tipo ex ristoranti, pizzerie, balere, ecc), facevamo le nostre serate con 1000-2000 persone. Era il periodo electro, spingevamo quelle robe lì e la gente andava davvero fuori di testa. Finivo i set e venivano a farmi complimenti, mi sembrava tutto assurdo. Forse lì ho realizzato di poter prendere per mano il pubblico e portarlo nel mio mondo per qualche ora con la musica che più mi rappresentava. Non ho più smesso di volerlo fare.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
Ho avuto tanti momenti di crisi nel mio rapporto con la musica, tanti quanti le soddisfazioni che ho ricevuto. Devo ammettere che viviamo in una società che ti lascia poco margine di errore, in qualsiasi ambito purtroppo. La musica (così come tutte le forme d’arte) dovrebbe essere estranea a questo tipo di dinamiche, ma purtroppo ci è dentro a piè pari, dal punto di vista di un artista è un disastro. I maggiori momenti di crisi li ho avuti quando mi sono sentito sotto pressione. Per esempio, anni fa dovevo chiudere un EP per un’etichetta molto importante, sarebbe stato un turning point fondamentale per la mia carriera. Niente, blocco completo. Il nulla. Per mesi non sono riuscito a comporre. Disco saltato e carriera da ricominciare da capo, di nuovo.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
come dicevo nella risposta precedente, sono riuscito a togliermi parecchie soddisfazioni. I primi dj set all’estero nel 2013 sono sicuramente da menzionare, rapportarmi per la prima volta con dancefloor diversi da quelli italiani è stato fondamentale per la mia crescita. Idem le serate a Roma al Vicious, PWP a Milano, in club piccoli e affollati che hanno saputo trasmettermi tanto. In tempi più recenti direi il set a Nameless nel 2018, Lisbona l’anno scorso e l’esordio a Rollover durante questa (sfortunatissima) stagione, da cliente mai e poi mai avrei pensato un giorno di essere inserito in line-up. Una particolare menzione vorrei anche farla ai ragazzi di Mystic Visions con cui ho collaborato recentemente nell’organizzazione di serate in un “noto basement’’ in Porta Venezia a Milano, party riuscitissimi con un’atmosfera super.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Amo viaggiare o comunque visitare luoghi sempre nuovi. Appena ho l’occasione cerco di farlo, magari in compagnia. Oltre che a distendermi e rilassarmi, aiuta ad accrescere il mio bagaglio culturale, anche dal punto di vista musicale. Mi piacerebbe in futuro dedicare interi EP a luoghi ai quali ho fatto visita. Un’altra mia passione sono le sub-culture, di qualsiasi tipo. Dalla scena hardcore punk degli anni 80 fino alle terraces e gli ultras. Modi di parlare, di vestire, di agire del passato che hanno condizionato le generazioni del passato. Altra passione che non posso trascurare è quella per la moda, in particolare per streetwear e sneaker culture.
Ogni tanto mi diletto pure nello sport, soprattutto basket e bici. Con scarsi risultati.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Forse non aver preso seriamente la produzione per un sacco di tempo, all’inizio non ci ho sbattuto la testa come avrei dovuto, un po’ l’ho pagata, salvo redimermi in tempi recenti. Un altro rimpianto è quello di aver buttato via tempo in alcuni progetti fallimentari, sia in provincia che altrove, anche se alla fine è servito. Il rimpianto più grande rimane però l’aver buttato al vento l’opportunità di rilasciare un EP su un’etichetta molto importante, ormai 5 anni fa.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Ognuno ha i propri gusti, però sarei felice se ascoltassi questi album:
Galactic Melt di Com Truise
Computer World dei Kraftwerk
The Infamous dei Mobb Deep
Neu! dei Neu! (1972)
Welcome To Sky Valley dei Kyuss
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Recentemente ho apprezzato Uncut Gems, fa riflettere molto sul declino della società moderna (in particolare quella americana). Per quanto riguarda i libri devo ammettere di non essere un gran lettore ma mi sento di consigliare “Ibiza Dj’s 1976-1988” edito dalla Test Pressing Publishing di Apiento, una raccolta di interviste ed aneddoti raccontati da alcuni dj storici della Isla, da Alfredo a Leo Mas. Sostanzialmente la storia del clubbing “mediterraneo’’.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Per quanto riguarda la musica prodotta beh, direi che quella su Rollover Milano Records è al momento la mia soddisfazione più grande. Ho sempre ammirato il lavoro svolto da Rocco e Tiberio, poter dare il mio contributo alla loro etichetta è sicuramente uno step importante per la mia carriera. Ho dovuto lavorare sodo per creare un sound che non fosse banale e sono contento sia stato apprezzato anche da altri addetti ai lavori, tra cui Juan MacLean, che ha deciso di fare il remix, e Tim Sweeney che mi ha inserito in un suo show Beats In Space. Mi ha gratificato molto e mi ha spinto continuare con questa ricerca.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è un’intervista che stiamo facendo per un media online…
La vivo come un’arma a doppio taglio. Ammetto che il web è sicuramente servito ad accrescere la mia cultura e a mettermi in contatto con persone che difficilmente avrei conosciuto. Dall’altro lato, mi rendo conto che Internet è anche un far-west deregolamentato in cui chiunque può sparare e mettere in discussione qualsiasi cosa, causando un impoverimento culturale imbarazzante che ci porteremo dietro negli anni a venire. Un altro problema, secondo me, è l’elevazione a status di “idolo” o “beniamino” di personaggi totalmente privi di contenuti: non voglio demonizzare la figura dell’influencer, ma alcuni di loro li trovo davvero fuori luogo e di cattivo gusto.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Sono fortunato nel potermi interfacciare con persone che sanno sempre dispensare ottimi consigli, negli ultimi anni in particolare ho condiviso molta musica con Black Pomade e Steal Tapes, un ragazzo giovane delle mie zone che sa il fatto suo. In studio gli aiuti più grandi sono sicuramente arrivati da Joao (Ceser) e Simone (Waxlife). Nel corso della mia carriera ho avuto la fortuna di rapportarmi con un sacco di artisti, italiani e non, mi vengono in mente Simone De Kunovich, che stimo molto e che sta raccogliendo i frutti del lavoro di ricerca fatto negli anni, Uabos, i “cavalli della ginto” Eternal Love, instancabili digger che girano il mondo alla ricerca di musica di ogni tipo, Leme e Simone dei Dirty Channels, Sondrio, Tamati, Ascot di Mystic Visions e altri.
Ci sono però due ragazzi con cui ho davvero condiviso ogni singola traccia della mia carriera musicale, Goodboi (aka Jeremy Meeks) e Hardmani (aka Dj AB). Senza le loro critiche ed i loro consigli non avrei concluso praticamente nulla.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
Un aneddoto divertente riguarda la mia seconda data all’estero, nel 2013 a Monaco di Baviera. Ero con 4 amici e decidemmo di andare in macchina. Viaggio della speranza ma arrivammo sani e salvi. Il giorno dopo la serata decidemmo di andare a mangiare un gelato in centro e lasciammo la macchina in un parcheggio nel quartiere arabo. Al nostro ritorno la macchina era sparita ed eravamo letteralmente in mezzo a una strada. Dopo mille peripezie scoprimmo che il mezzo fu sequestrato dalla polizia tedesca poiché in divieto di sosta e si trovava dalla parte opposta della città. Erano le 18:30 circa ed il deposito chiudeva alle 19:30. Recuperammo la macchina intorno alle 19:20, solamente dopo aver pagato una multa salatissima. Cachet dimezzato e imprecazioni varie, ma è stato comunque divertente.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più ti danno fastidio nella scena musicale italiana?
La cosa che mi dà più fastidio forse è proprio la mancanza di una vera ”scena”. Questo, col passare del tempo, ha portato gli artisti ad essere considerati sempre meno dalle istituzioni, spesso a non essere considerati proprio. Certo, l’atteggiamento di molti (me compreso) a volte non aiuta, c’è la tendenza italica a guardare e criticare sempre chi fa meglio ed è oggettivamente sbagliato. Ho visto smuoversi qualcosa a Milano negli ultimi anni ma non basta, ci vorrebbe più coesione da parte di tutti. Un’altra cosa che può dar fastidio è sicuramente la scelta scontata e paracula di alcuni promoter nel bookare i “big names” stranieri a discapito di artisti locali molto validi. ”Big names” che molto spesso sono “un bicchiere di capacità diluito in un mare di marketing’’ (cit). Ci può stare nell’immediato, ma secondo me non è una scelta che paga nel lungo termine. Spero che con l’imminente crisi si ritorni a dar valore alla figura dei resident djs e dei bistrattati talenti locali. Non è nazionalismo, è che ci meritiamo di più.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
A Luglio uscirà un remix in una compilation benefica per un’importante etichetta europea, per la quale sto anche chiudendo un Ep con sonorità techno e italo disco. In generale sto ultimando parecchie tracce che spero di poter pubblicare il prima possibile. Mi piacerebbe collaborare con parecchi artisti, we’ll see. La pandemia e l’instabilità attuale non aiutano a far progetti a lungo termine ma mi auguro di poter tornare a suonare a breve.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.