Grand River è l’alias di Aimée Portioli, nata in Olanda, ma cittadina milanese da molto tempo. Nella città meneghina, infatti, si è fatta le ossa, costruendosi un personaggio affascinante, polistrumentista e sound engineer. Da poco sotto l’ala di MagmatiQ Records, fondata da uno dei nostri primi Giant Steps, AntiteQ, è uscita da giusto qualche settimana con un nuovo LP intitolato “Wers”, dopo la prima pubblicazione datata 2013, per Idra Records.
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Non credo sia stato un solo brano o disco in particolare. Ho ascoltato sempre cose molte diverse tra loro, ma i brani che hanno decisamente lasciato il segno dagli undici/dodici anni circa sono stati “Silent All These Years”, “Crucify” e “Yes, Anastasia” di Tori Amos, “Bruise Pristine” e “Without You I’m Nothing” dei Placebo, “Dream Brother” e “So Real” di Jeff Buckley, “Blew” dei Nirvana, ma anche “Angel” dei Massive Attack e “Carmina Burana” di Carl Orff. Ogni sabato pomeriggio andavo a spendere la mia paghetta settimanale nel negozio di dischi del paese dove abitavo. La sensazione che provavo nell’ascoltare questi brani era la stessa che ancora oggi provo quando ascolto un brano che mi emoziona e che mi comunica qualcosa di intimo. È un misto di gioia ed emozione che mi fa venire le lacrime agli occhi.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
Credo di averlo capito inconsciamente a cinque anni mentre suonavo la mia tastiera giocattolo. I miei nonni olandesi erano molto religiosi e tenevano una liturgia in casa. Questa liturgia di canti conteneva, per ogni canto, lo spartito della partitura vocale della prima strofa. Così mia nonna cantava ed io la seguivo con la tastierina. In questo modo ho capito come si leggessero le note e da quel momento in poi non ho mai più smesso di suonare. Il giorno dopo ho supplicato mia nonna di iscrivermi nel coro della sua parrocchia, ma per potervi partecipare si dovevano attendere i sei anni. In qualche modo lei ha convinto la direttrice e sono entrata subito. Pochi anni dopo ho iniziato a suonare la chitarra che è stato il mio primo strumento vero e proprio.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
Istintivamente mi viene da dire che qualche piccolo momento di crisi l’ho avuto quando da piccola non mi riuscivano gli esercizi al pianoforte o quando mi faceva troppo male la mano sinistra nel suonare la chitarra o il violoncello nei primi periodi di studio dello strumento. Mi veniva da piangere perché volevo di più da me stessa e non accettavo di non riuscirci. Se penso più a fondo a questa domanda probabilmente riguarda la tristezza che ogni tanto provo nel vedere i meccanismi delle industrie musicali o nel vedere messi in luce sempre gli stessi artisti quando ci sono invece tantissimi bravi musicisti e compositori che nessuno mai avrà la possibilità di poter ascoltare. Ma nulla di personale, niente è mai riuscito a mettere in dubbio la mia relazione con la musica, anzi è sempre la musica a farmi stare meglio anche in momenti di difficoltà.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
Il momento più importante per me è stato lasciare il lavoro da interprete per fare post-produzione e composizione per alcune trasmissioni di Radio24 all’età di 24 anni. Per me è stata l’occasione per riempire finalmente le mie giornate solo di musica e audio. Altre soddisfazioni sono state comporre ed interpretare un brano per la serie Romanzo Criminale, aprire la mia agenzia audio, comporre la musica e prestare la mia voce per degli spot.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Non ho altre passioni così forti come la musica. Amo follemente il mio cane Spencer e passeggiare nella natura con lui è uno dei miei momenti preferiti. Ad altre arti dedico soltanto l’attenzione da spettatrice. Per me è fondamentale trovare del tempo per rilassarmi per ricaricarmi, ma anche per trovare nuovi stimoli ed ispirazione. Sembra banale da dire, ma direi che è proprio passeggiare o andare al cinema senza interagire con altre persone quello che mi serve per mantenere un certo equilibrio.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Credo di non averne. Forse di non aver fatto il conservatorio, ma nemmeno così tanto perché gli studi che ho fatto mi hanno lasciato molto altro che altrimenti non farebbe parte di me oggi.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Cinque sono davvero molto pochi! Consiglierò allora qualcosa di contemporaneo:
Hauschka – Salons Des Amateurs
Efterklang – Piramida
The Field – From Here We Go Sublime
Cinematic Orchestra – Live At Royal Albert Hall + The Crimson Swing (OST)
My Brightest Diamond – Bring Me The Workhorse
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Non sono una grande esperta di cinema e letteratura nel senso che assimilo in maniera abbastanza passiva. Ci sono anche alcune serie TV che mi piacciono parecchio come Mad Men o Black Mirror, perché riescono a spegnere la mia mente in una maniera incredibile, cosa molto utile la sera, prima di andare a dormire:
La Casa Del Sonno – Jonathan Coe (libro)
Alta Fedeltà – Nick Hornby (libro)
Up (film)
The Tree Of Life (film)
Weekend (film)
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Direi in questo momento il fatto di aver chiuso il mio primo disco intitolato “Wers”. Il disco dura più di cinquanta minuti e sono contenta del risultato perché ho dato libero sfogo alle mie voglie musicali senza impormi nessun limite. E poi suonare davanti a una folla che balla sulla mia musica è una sensazione che mi riempie di orgoglio e gioia ogni volta.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è una intervista che stiamo facendo per un media on line…
Onestamente non ho nulla in contrario nei confronti del web, anzi credo sia stato un passo quasi necessario. Sono una persona che guarda avanti, non mi piace molto rimuginare o pensare troppo al passato piuttosto amo concentrarmi sul presente. Posso dire però che sono contenta di essere cresciuta quando ancora certe tecnologie non c’erano e mi sono molto divertita a fare giochi a vecchio stampo da piccola e non su qualche iPad. Ma non ci vedo nulla in contrario, anzi i bambini di oggi un giorno, essendo cresciuti diversamente, avranno una mente diversa che li porterà a fare cose nuove e ad una evoluzione continua.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
The Field, io amo Alex! L’ho contattato per chiedere di poter fare un remix di un suo brano, ma non mi ha ancora risposto. (ride) Che dire, trovo meraviglioso Apparat, deve avere una mente splendida e mi ritrovo molto nella sua versatilità. Sarebbe un sogno lavorarci insieme. Oppure con Shara Worden o Natasha Khan. Chissà.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
A sedici anni ho vinto un premio che mi avrebbe permesso di suonare al MEI. Il brano che avevo scritto includeva una chitarra acustica, un mandolino e voce. Due giorni prima di andare a Bologna per l’esibizione, il mandolinista mi ha tirato un bidone clamoroso. Così un mio amico chitarrista si è offerto di accompagnarmi e abbiamo provato i brani sul treno lo stesso giorno del live suonando con due chitarre acustiche. La situazione più assurda in assoluto credo sia stato fare l’autostop in Capadocia (Turchia) in mezzo al deserto con una mia amica (e sempre da minorenne!). E‘ stata un’avventura quasi surreale e incredibile.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più ti danno fastidio nella scena musicale italiana?
Due cose soltanto: la scarsissima qualità di brani commerciali sfornati e la ridondanza di svariati artisti che continuano a perseverare con brani uno più inascoltabile dell’altro, senza che abbiano la minima intenzione di lasciare spazio a nuove generazioni.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Lavorare al secondo disco, che in qualche modo voglio sia una evoluzione di “Wers”. Voglio continuare a sperimentare e cercare sempre nuove combinazioni di sonorità. Inoltre vorrei fare qualche featuring interessante. E last but not least è anche tra le mie priorità continuare a lavorare e far crescere la mia azienda audio TapTempo Studio che ho aperto con il mio socio Luca Sammartin nel 2013.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.