Gianmarco Nitti è Harptical, e Harptical è Gianmarco Nitti. Uno di quegli artisti che, nonostante siano in giro da relativamente poco, sono riusciti ad ottenere un posto in platea nel teatro della nuova elettronica italiana. Atmosfere bipolari tra bassi scuri e melodie oniriche. Il tutto scandito da ritmiche dritte e inesorabili, in un effetto che è consigliabile gustare live. Barese d’origine e artisticamente sbocciato a Milano, Harptical vive ora in Scozia, ad Aberdeen. Senza staccarsi però troppo dal capoluogo lombardo che gli ha fatto muovere i primi passi nella produzione musicale, così come dalla Puglia del Kode_1 che ne ha alimentato il talento. Con la nuova release appena uscita, quindici passi da gigante per raccontarsi a noi dalle origini al futuro.
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
“The Everlasting Gaze” degli Smashing Pumpkins. Riverberi infiniti e atmosfera eterea nel ritornello. Aveva un suono completamente diverso da tutto ciò che avevo ascoltato fino ad allora, che banalmente era musica da radio, musichette dei videogame, i cori dello stadio….
Da allora diventai completamente ossessionato dalla ricerca di suoni simili. Quindi mi mossi verso i Deftones e via dicendo. Giusto per dare un’idea di come passi il tempo, quindici anni dopo, l’ultima musica che ho ascoltato su un palco è stata quella di Tessela, ad Audiovisiva a Milano, dove ho anche suonato. Tra i migliori dj set che abbia sentito ultimamente direi.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
Avevo sette o otto anni, non ricordo bene. Suonavo delle melodie con una piccola tastiera giocattolo. Chiedevo a mia madre se le piacessero, e i suoi commenti erano del tipo: “non riesco a capire tanto, mi spiace”. Provai con i miei amici coetanei alle scuole elementari, e le reazioni furono le stesse. Non mi arresi affatto e continuai a suonicchiare con la mia tastierina, finché un mio zio disse a mia madre che avrebbe dovuto mandarmi ad un corso di pianoforte, perché intravedeva in me del talento. Non ho poi fatto quel corso, continuando da autodidatta fino a oggi. Forse, se lo avessi iniziato, a quest’ora sarei migliore tecnicamente parlando, ma non posso lamentarmi affatto per come sono andate le cose.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggiore crisi, nel tuo rapporto con la musica?
Non ho mai avuto crisi nella mia vita, tantomeno nel mio rapporto con la musica. Andrei in crisi se mi tagliassero le mani per non farmi più comporre nuovi suoni. Ugualmente, se mi tappassero le orecchie. Non passa giorno senza che ascolti qualcosa di nuovo. Spesso quando non riesco a trovare qualcosa di appena uscito, stresso la gente su Facebook chiedendo loro di consigliarmi qualche bella traccia. Direi che andrei in crisi, se la musica in generale venisse eliminata dalla mia vita.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
Penso che ogni episodio sia stato vitale. Da quando ho imparato ad utilizzare Ableton Live (uno dei software per produrre e suonare live musica elettronica), alla prima uscita “Flytande”, fino a quando ho iniziato a suonare nei club dove avrei voluto portare il mio sound, come ad esempio l’ex Cobianchi con organizzazione di Elita Milano, il Kode_1 di Putignano e il KN Klub di Konstanz, in Germania. Impianti sonori pazzeschi, prima condizione per me per valutare la riuscita di un live. In generale, non sto a elencare tutte le date, ma mi piacerebbe ricordare una delle prime. I ragazzi di un collettivo, Timmerman, mi invitarono a suonare in un appartamento privato a Milano, completamente rimesso “a nuovo”. Avevano creato dei giochi di luce eccezionali, sculture di carta, insomma bellissimo. Ho suonato in una cameretta da letto davanti a trenta persone tutte impacchettate. Atmosfera perfetta, gente presa molto bene. È stato stupendo, fino a quando abbiamo dovuto smettere perché il pavimento tremava e i vicini non l’hanno presa affatto bene.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Pratico sport, parkour. Estenuante, ma libera la mente e mi sfoga in maniera completa. Non c’è competizione ed è tutto basato sull’aiutarsi e migliorarsi a vicenda. Dedico a questa attività due giorni a settimana, qui in Scozia, e penso faccia addirittura meglio alla mente che al fisico. Poi ovviamente includerei il clubbing, per ascoltare in armonia musica di qualità estrema, e soprattutto per migliorarmi e assimilare nuovi elementi sonori. Mi è sempre piaciuto girare per club, sale da concerto e venue in generale, principalmente per ascoltare. In passato, una volta tornato a casa, se non avevo bevuto tanto, scrivevo su un piccolo taccuino le cose che mi erano piaciute e gli elementi sonori su cui avrei potuto lavorare un giorno. In generale, oggi come ieri, mi piace rilassarmi e passeggiare in giro per bar e bere del buon gin tonic.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Direi assolutamente nulla, a parte il fatto di non aver cominciato prima a comporre musica elettronica, per anticipare i miei miglioramenti. Fino a qualche anno fa, sottovalutavo molto questo tipo di musica, e mi dedicavo agli strumenti “tradizionali”. Poi col tempo, si sa, le opinioni cambiano, e per fortuna.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Tiro fuori cinque album:
Burial “Untrue”
Blut Aus Nord “Cosmosophy”
Autechre “Cichli”
Mount Kimbie “Crooks & Lovers”
Altar of Plagues “Teethed Glory And Injury”
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Non leggo moltissimo, quindi mi astengo dal dare consigli. Posso dirvi l’ultimo libro che ho letto, però. Si chiama “Rivolta contro il mondo moderno”, di Evola. Anche per quanto riguarda i film non sono un cinefilo, però se mi chiedete qual è il mio film preferito vi rispondo: “Scemo + Scemo”. Sì lo so, suona abbastanza ridicolo, però che ci posso fare? È un film che mi fa stare bene. Ogni volta che vedo Jim Carrey, mi parte immediatamente il sorriso.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Suonare poco prima e sullo stesso palco con i Mount Kimbie e Throwing Snow, due tra i miei artisti preferiti di sempre. È successo la scorsa estate al TimeKode Festival. Ho suonato dal tramonto al calare della notte… bellissimo. In generale poi, sono estremamente felice quando chi mi ascolta capisce che la mia musica è il risultato di qualcosa di estremamente intimo e personale.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è un’intervista che stiamo facendo per un media online…
Penso sia una cosa estremamente positiva. Sono relativamente giovane, senza il web non sarei mai riuscito a fare ciò che faccio, e non avrei mai potuto ascoltare la miriade di musica dalla quale prendo ispirazione tutti i giorni. Sugli impatti negativi dei social e della digitalizzazione delle nostre viste, ci sarebbe da fare un discorso estremamente lungo ed articolato. Tuttavia, non penso di essere la persona più adatta ad intavolare questa discussione. In linea di massima posso dire che, per quanto riguardo me, i vantaggi siano superiori agli svantaggi. Ormai non vivo più in Italia, ma in Scozia. Uso Facebook per tenermi stretti i miei vecchi amici a casa, coi quali non voglio perdere affatto i contatti (anche perché una buona cena in Italia dopo mesi di Scozia può sempre far piacere, e salvarti lo stomaco). Ritornando al discorso musica, tramite il web leggo migliaia di interviste, recensioni, news. Diciamo che non riuscirei a immaginarmici senza.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Ce ne sarebbero molti, ma uno su tutti, dai. Si chiama Jacky-0, è di Milano e compone musica elettronica assolutamente profonda. È stato il mio maestro di Ableton Live. Ho imparato le basi di questo software da lui, insieme ad interessati trucchetti che utilizzo ancora oggi nel mio lavoro. È una gran persona, riservata ma estremamente efficiente, certe volte mi rivedo in lui. Mi piacerebbe collaborarci un sacco. Il mio sogno poi sarebbe fare un pezzo con gli Autechre, ma qui divaghiamo.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti sia capitato di vivere?
Di sicuro a Pisa, quando in una data live un ragazzo si è letteralmente arrampicato sul palco per chiedermi di mettere un pezzo “tech-house”, in un fortissimo accento toscano. Peccato stessi facendo un live, e non un dj set. E anche nel secondo caso non penso avrei mai passato un pezzo tech-house. Quando faccio dj set comunque, penso di essere uno tra i pochi ad ascoltare consigli o richieste (sensate) del pubblico, penso aiuti molto lo scambio reciproco che avviene tra le parti. Durante un live però sarebbe meglio evitare richieste in generale.
Per quanto riguarda un’esperienza assurda, fuori dal mondo della musica: una notte di qualche anno fa, tornavo a casa con un’amica in auto, passando per una zona completamente isolata. C’era una donna sul ciglio della strada che piangeva, anche se non vistosamente, e aveva tutto il make-up che le colava sul viso. Le chiesi se volesse un passaggio per tornare in città, ma nulla: non mi rispondeva, dicendo che aspettava “qualcuno”. La mia amica mi fece cenno di andare via all’istante. Lo feci, ma poi tornai indietro dopo nemmeno un minuto. Bé, dopo quel minuto la donna non c’era più. E non capisco ancora dove possa essersi cacciata, dato che in quel posto c’era il nulla più assoluto. Spaventoso eh, e giuro che non avevo bevuto!
Passi sbagliati: quali sono le cose che più ti danno fastidio nella scena musicale italiana?
Non penso di conoscerla a sufficienza per darvi un giudizio. Anche se in Italia ho suonato molto nell’ultimo anno e mezzo, non sono mai stato molto “collegato”, e un po’ mi dispiace. In generale penso sia bello e auspicabile parlarsi e confrontarsi di più sulla musica. Del tipo: “Come hai ottenuto quel suono?”, “Che synth utilizzi?”, “Che ne pensi di questa mia ultima traccia, pensi ci siano difetti?”. Con alcuni mi capita di intraprendere discorsi del genere o di passarci a vicenda delle bozze di traccia per esprimere pareri (spesso apprezzo le critiche molto più dei complimenti). Tutto ciò, quando avviene, mi fa un piacere immenso. Alla fine siamo musicisti, o semplici appassionati, quindi comunicare e “solidarizzare” penso siano passi fondamentali per creare una scena solida, robusta e che possa essere tra le migliori in Europa e nel mondo. Nel caso poi non raggiungiamo questo obiettivo, beh almeno avremo tentato di vivere più in armonia e rispetto tra musicisti, o producer che dir si voglia.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Il 29 settembre è uscito il mio secondo EP per Arroyo. Si chiama “Gata”, che significa “Strada” in svedese. Raccoglie cinque brani che ho sempre suonato nei miei live, ora completamente riadattati e trasferiti in un’altra forma. Ovviamente seguiranno date live curate da “Opus”, agenzia booking, a cui ho deciso di dare il massimo della mia fiducia. Sto già lavorando a nuove tracce, completamente diverse da quelle che potrete ascoltare su “Gata”, che già suona differente dal primo lavoro “Flytande”. Tuttavia, sarà sempre presente quel contrasto tra atmosfere eteree e bassi profondissimi, con una tinta di attenzione verso l’aspetto dancefloor.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.
Frankie Knuckles “Your Love”. Poco correlata con il tipo di music che suono, ma la prima traccia con vibrazioni positive che mi viene in mente.
[Pic By Simona De Vincenzo]