Techno delicata senza obbligo di drittismi e talora senza nemmeno cassa in quattro, per questa coppia di amici dalla provincia romagnola. Tra un buon debutto l’anno scorso (“Dreaming About You”) e idee chiare, tra passaggi segnanti e grandi progetti, Roberto Rossi (Rob) e Claudia Broccoli (Chloé) aka Le Chateau Rouge sono i protagonisti del nostro Giant Steps di oggi: risposte piene di idee e di spessore, per un progetto che potrebbe davvero spiccare il volo.
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che vi ha cambiato la vita? La primissima. Quella che vi ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Claudia: Sembrerà banale, ma “The Piano Sonata N.14 – Quasi Una Fantasia – Opus 27 N.2, Mov.1, 2, 3 (Moonlight Sonata)” di Beethoven sconvolse la mia esistenza di bambina. Mentre quando ascoltai per la prima volta “Plastic Dreams” di Jaydee e “The Man with the Red Face” di Laurent Garnier, sentii una gioia tale che faccio fatica a dimenticare.
Roberto: Faccio un bel salto indietro nel tempo, quando avevo all’incirca 7 anni, introducendo un aneddoto. Era il 1987 e tramite Tele San Marino (emittente TV ormai defunta, che all’epoca trasmetteva a due passi da Rimini) riuscivo a vedere i primi videoclip di MTV Europe – che in quel periodo era visibile in Italia soltanto tramite alcune piccole tv locali – per alcune ore al giorno e assieme a mia sorella più grande. Quei video hanno influenzato non poco il mio interesse per la musica. Un brano che mi colpì particolarmente in quel periodo fu “Sign of Times” di Prince, sia per le sonorità (era tutto nuovo a 7 anni, ma quel brano mi suonava più innovativo di altri) sia per quell’incredibile videoclip realizzato con un’animazione grafica spettacolare, un vero “segno dei tempi”, una sorta di manifesto per quello che sarebbe venuto successivamente. Per individuare un disco che mi ha cambiato la vita bisogna invece andare un po’ più avanti nel tempo, al 1995 e a “Dummy” dei Portishead. Avevo 15 anni quando un mio amico me lo fece ascoltare… Mi sono detto: che roba è questa??. Ero rimasto letteralmente folgorato.
Passo numero due: quando avete capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della vostra vita?
Claudia: A 9 anni, quando toccai per la prima volta un pianoforte.
Roberto: Nel 1992. Assieme ad un mio amico d’infanzia, iniziai a “giocare” a fare dei rudimentali “campionamenti” e dell’“overdubbing” con dei mangianastri a doppia piastra e microfono, perché volevo emulare le produzioni dance che passava Albertino a Radio Deejay! In contemporanea, sognavo di diventare un dj, influenzato dalle cassettine del Cocorico’ con i mixati di Cirillo e Ricci DJ che mi passava mia cugina. Del resto, nascendo a Rimini nel boom della club culture non poteva andare diversamente. Il bello è che non avevo benché la minima conoscenza tecnica né altri mezzi da quelli descritti, a parte una grande collezione di TDK 90 con svariate registrazioni dei programmi notturni di Radio Italia Network e Radio Deejay, tanta passione e voglia di sperimentare.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel vostro rapporto con la musica?
Claudia: Il primo momento di crisi vera è stato quando circa dieci anni fa mi è stata diagnosticata la sclerosi multipla e per quel motivo ho dovuto riconsiderare e mettere in discussione tutta la mia vita, tra cui la musica. Ma negli anni ho scoperto che anche altri musicisti, produttori e dj hanno questa o altre malattie (come ad esempio: DeFeKT, Paul Johnson, Ezio Bosso, Lady Gaga, Viktoria Modesta, ecc), per cui non mi sono più sentita sola. Il secondo momento di crisi è stato quando ho dovuto scegliere tra la carriera di ricercatrice in psicologia e quella di produttrice di musica elettronica e dj. Il terzo momento di crisi è avvenuto quando un musicista abbastanza noto della mia zona, che frequentavo quasi quotidianamente e che consideravo un amico, mi disse che secondo lui: << le donne non sono portate per la musica; affermazione che mi fece soffrire ma anche capire quanta ignoranza c’è pure tra i musicisti e quanto per me la strada sarebbe stata ancora più dura e tortuosa di altri, solamente perché femmina… Tuttavia, lo spirito di reazione a questi eventi è stato quello di impegnarmi ancora di più nel fare musica, con la fortuna di avere accanto a me una sorella maggiore che non ha mai smesso di motivarmi nel continuare a perseguire questo sogno.
Roberto: Ricordo in maniera particolare che nel 2010 decisi di dare un taglio netto a certe sonorità electro/fidget, che per un paio di anni ho proposto nei miei dj set (ritenendole in principio come una ventata di aria fresca) perché mi sembrava che avessero preso una direzione troppo commerciale e volgare, non le sentivo più mie. Nei mesi successivi a quella decisione ascoltai quasi esclusivamente alternative folk ed indie. Questo percorso mi servii per ricaricare metaforicamente le batterie, per poi tornare a dedicarmi alla musica che amo, più vicina alle mie radici house e techno.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella vostra carriera?
Claudia: I momenti più importanti della mia carriera sono stati quelli di essere riuscita a pubblicare l’ep di debutto su un’etichetta straniera indipendente con un’ottima reputazione nel panorama techno internazionale come Systolic, che da sempre pubblica musica di alto livello puntando su artisti di qualità, che tra l’altro ascolto, il supporto (non scontato) ed i feedback positivi da parte di produttori del calibro di DJ Deep e Blazej Malinowski, essere stati invitati da Stephan P della Lowless (etichetta francese di una qualità straordinaria) a fare la premiere del nostro primo singolo “Lullaby” sul loro canale di streaming “Hadal Resonance”, la richiesta di collaborazioni da produttori, musicisti e cantanti che seguo e a cui non avrei mai pensato di poter far balenare l’idea di poter collaborare con me, aver suscitato l’interesse artistico e il sostegno di un maestro come il mitico Max Monti, che non smetterò mai di ringraziare (e con lui, tutta la Music Academy di Rimini e il mio editore Stefano Savoretti).
Roberto: Dopo tanti anni di gavetta, ricevere feedback positivi da grandi artisti internazionali – tra cui DJ Deep, che stimo tantissimo – per il nostro EP di debutto su Systolic, penso che sia stata una soddisfazione enorme. Parlando della mia carriera da dj invece, è stato molto importante ricevere i complimenti da un’artista fondamentale come Daddy G dei Massive Attack.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le vostre altre passioni? Come le sviluppate? Quanto tempo riuscite a dedicare loro?
Claudia: Uno dei miei passatempi preferiti continua a rimanere quello di ascoltare la musica di altri, di tanti generi differenti e in formati diversi. Mi serve anche come forma di studio, a parte il fatto che appena posso vado a ballare, poiché sono amante del ballo. Poi, ho sempre avuto una predisposizione per la scrittura creativa, la poesia e il teatro non convenzionali. Mi piace molto leggere e scrivere, ma purtroppo ho sempre meno tempo per dedicarmici. Mi piace anche creare desktop e phone wallpapers, utilizzando le fotografie che scatto col cellulare quando sono via. Amo fare lunghe passeggiate – meglio se al mare e soprattutto in inverno – i gatti e le piante grasse. Mi piace sfogliare riviste di design d’arredamento e bio-edilizia. E sono una grandissima appassionata di commedie e cinema d’essai.
Roberto: Abito a due passi dal mare, per cui… Spesso e volentieri vado a fare una passeggiata in spiaggia, a fare un po’ di foto e a respirare una boccata d’aria fresca. Mi piace andare a visitare mostre di fotografia o arte contemporanea e sporcarmi le dita in qualche negozio di dischi usati, da buon “cratedigger”. Il massimo per ritrovare ispirazione ed energia per me è però viaggiare, dove posso svolgere anche le mie attività ricreative in luoghi differenti, evitando così la routine, che è una delle principali nemiche della creatività. Sono anche un appassionato di film d’essai, vado spesso al cinema, mi rilassa. Mi piacciono molto anche i documentari: musicali, scientifici, naturalistici o di avvenimenti storici.
Passi perduti: quali sono finora i vostri più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Claudia: Non ne ho.
Roberto: Grossi rimpianti non ne ho, forse non aver intrapreso anni fa degli studi musicali che ora mi sarebbero serviti, ma niente è perduto.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo voi i cinque album (o brani) che consigliereste e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui volete bene o che stimate?
Claudia:
TRACCE:
I want to see you di Alice Coltrane
Da qui a… dei Matia Bazar
Galaxy Bar dei Violet Eves
What’s New di St Germain
Suguri B2 di Varhat
ALBUM:
Grace Jones – Slave to the Rhythm
Bobby McFerrin – Spontaneous Inventions
Sade – Stronger than Pride
Ani Di Franco – Puddle Dive
The Other People Place – Lifestyles of the Laptop Café
Roberto:
ALBUM:
Aphex Twin – Selected Ambient Works 85-92
The KLF – Chill Out
The Other People Place – Lifestyles of the Laptop Café
A Guy Called Gerald – Black Secret Technology
Bobby Konders feat. Massive Sounds – A Lost Era in NYC 1987-1992
BRANI:
Kenny Larkin – Q
Davina – Don’t You Want It
Schizophrenia – Schizophrenia
The KLF – What Time is Love (Pure Trance 1)
Global Communication – 8 07
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consigliereste?
Claudia:
LIBRI:
Le pioniere della musica elettronica di Johann Merrich (nuova edizione)
Vinile. Istruzioni per l’uso di Antonio Saluzzi
Tutta la bibliografia di Virginia Woolf
Kitchen di Banana Yoshimoto (versione integrale)
A Coney Island of the mind di Lawrence Ferlinghetti (con testo originale a lato)
FILM:
Peggy Guggenheim: Art Addict di Lisa Immordino Vreeland
Quando cala la notte di Patricia Rozema
Don’t Worry di Gus Van Sant
Giovani carini e disoccupati di Ben Stiller
Aquarius di Kleber Mendonça Filho
Roberto:
LIBRI:
Irène Némirovsky – Suite Francese
Massimo Zamboni – Il mio primo dopoguerra
Banana Yoshimoto – Un viaggio chiamato vita
Marco Mancassola – Last Love Parade
John Higgs – The KLF: Chaos, Magic and the band who burned a million pounds
FILM:
Blade Runner (R. Scott)
2001: Odissea nello spazio (S. Kubrick)
Metropolis (F. Lang)
Maestro (J. Ramos)
High Tech Soul: le origini della Techno Music (G. Bredow)
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora andate più orgogliosi?
Claudia: Da un punto di vista tecnico-compositivo, sono orgogliosa di aver provato a fondere l’ambient techno con alcuni elementi trap e noise, in “Dreaming about you”, l’aver usato una struttura che potrebbe ricordare quasi una forma sonata o sinfonica per le melodie di “Caress”, che è un brano che fonde atmosfere idm con ritmi downtempo, l’aver creato un brano ritmico come “Lullaby” senza utilizzare elementi ritmici, l’essere riusciti a rendere omaggio alla scuola Basic Channel ed ad aver introdotto nello stesso brano dei lievi fraseggi house, in “Morning Desire” e attraverso un linguaggio meraviglioso come quello musicale, l’essere riuscita ad esprimere e a trasmettere un desiderio di tranquillità, dolcezza e amore, in un’epoca in cui spesso prevalgono l’egoismo-egocentrismo, l’indifferenza e la mancanza di empatia. Infine, l’aver spinto per l’utilizzo di un’identità visiva ricca di colori in una scena techno che spesso veicola messaggi estremamente oscuri e negativi e un’immaginario conformista all black.
Roberto: Sono molto orgoglioso di aver lavorato sodo per imparare ad utilizzare al meglio le mie macchine, migliorando il livello qualitativo della produzione, permettendo così di trasmettere delle emozioni molto forti a chi ascolta i nostri brani.
Passi virtuali: come state vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è un’intervista che stiamo facendo per un media online…
Claudia: Sto ancora cercando di abituarmici… Però ci sono anche degli aspetti positivi e rivoluzionari in internet, che è bene non dimenticare.
Roberto: All’inizio di tutto, nei primi 2000, vedevo internet come una novità esaltante, dove avevo la possibilità di conoscere persone con le mie stesse passioni, provenienti da tutte le parti del mondo e che mi avrebbe permesso di scoprire tantissime cose nuove e sorprendenti, che difficilmente avrei trovato nella mia realtà locale. Ora, lo sviluppo tecnologico ha in qualche modo invertito la percezione della realtà. Penso che ognuno di noi dovrebbe migliorare il proprio utilizzo del web, per amor proprio e per riprendere contatto con la vita reale, che non necessariamente deve essere qualcosa di negativo o brutale (come certi media vogliono farci credere), ma grazie a situazioni positive, più vicine alla natura dell’essere umano, come l’amicizia vera, gli affetti, gli hobby, la noia (!), passeggiare in montagna o al mare, ecc. A parte questa considerazione, leggo abitualmente i media online, sia che siano di news di cronaca internazionale, di musica o di arte, ma continuo spesso a preferire la carta stampata, sento che mi resta maggiormente impressa nella memoria e nella mente, a differenza di “salva tra i preferiti” che si perde nei meandri del browser. Ho avuto la tentazione di passare all’iPad, da geek tecnologico quale sono, ma ho preferito “dosare” le quantità tra analogico e digitale.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui sentite più affinità, e con cui vorreste sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Claudia: Sicuramente DJ Deep e tutte le altre persone citate nel punto 4, con cui spero di continuare a potermi confrontare. In questa lista comprendo anche Gianvito Tripolis, fondatore e label manager della Overdraw, che mi ha sempre dato degli ottimi consigli e con cui ho un rapporto di amicizia davvero speciale. Un sogno sarebbe quello di poter condividere parole, progetti e obiettivi con il collettivo della Nous’Klaer Audio, Mira Calix, Kerri Chandler, Cinthie, Traumer, Yo Su, Kapote, Alessia Obino, Ben Buitendijk, Molly, Marc Cotterell, Bjarki, Soichi Terada e Jorge Caiado. Ma potrei andare avanti all’infinito..!
Roberto: Negli anni, ho avuto la fortuna di conoscere persone molto interessanti, di grande talento e anche con una grande umiltà. Uno di questi è Miles Whittaker dei Demdike Stare, che conosco da qualche anno e che, tra le tante cose, condivide con me la stessa passione per la jungle. In futuro, mi piacerebbe produrre qualcosa insieme a lui, perché mi affascina il modo in cui produce e attraverso il quale riesce a creare un proprio suono, caratteristico, ruvido ed elegante allo stesso tempo. Mi piacerebbe collaborare anche con Caterina Barbieri, che ho conosciuto nel 2014, perché suonammo nello stesso locale di Bologna, la sera del suo primo live e che secondo me ha un modo di produrre musica elettronica che, seppur personale, sento in qualche modo vicino al nostro modo di comporre (secondo me, “Ecstatic Computation” è il miglior disco del 2019). Ed infine con Nuel, che a mio parere è uno dei producer ambient techno più bravi degli ultimi anni. Ogni suo disco è diverso e con uno stile unico, autentico e non convenzionale.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che vi è capitato di vivere?
Claudia: Al momento non me ne vengono in mente di così eclatanti.
Roberto: La prima situazione assurda che mi viene in mente risale al 2002, quando andai a suonare all’estero per la prima volta. Dovevo fare un dj set in un locale in Svizzera, di supporto agli Aereodynamic, storica band pesarese da dove sono nati poi i Camillas e con noi c’erano anche Rolf & Fonky (Rolf, negli anni ’80, era stato il batterista della prima band punk marchigiana: Cani). Tutti ancora galvanizzati dal passaggio all’euro, siamo partiti tranquilli con 2 auto ma senza cambiare i soldi. Risultato: ci siamo accorti appena arrivati in Svizzera che lì non avevano adottato l’euro e che era giorno di festa nazionale e quindi tutti i money change erano chiusi. Però è stato veramente divertente! Oppure quando andai a Sarajevo a suonare ad un festival internazionale di teatro per supportare il progetto della visual artist Viola Conti e trovai al soundcheck un solo cdj (senza mixer!) con il tecnico del locale che ha dovuto chiamare mezza Bosnia per rimediare la consolle che avevo richiesto nella scheda tecnica.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più vi danno fastidio nella scena musicale italiana?
Claudia: Mi dà fastidio che si faccia fatica a creare quel networking e spirito di cooperazione-collaborazione, sana e necessaria, che ad esempio si è riuscito a creare nel jazz italiano. Mi dà fastidio che si faccia fatica a trovare persone genuinamente curiose e disinteressate, che prima di essere musicisti siano dei veri amici che non si rivelino poi dei competitor o dei semplici opportunisti. Mi dà fastidio che manchino persone che abbiano il coraggio di dirti veramente ciò che pensano di quello che stai facendo, nel bene e nel male o che sappiano gioire dei tuoi traguardi e della realizzazione dei tuoi sogni in maniera spontanea e non strategica. Infine, quei pseudo giornalisti musicali, che prima ti chiedono l’intervista e subito dopo se vuoi andare a letto con loro…
Roberto: Il problema principale è che non esiste una vera scena. Mi spiego meglio… La Francia ha una grande scena elettronica, anzi, ne ha più di una, se penso al french touch e al french core… Scene molto differenti e con una grande storia alle spalle! Stessa cosa vale per il Regno Unito, con le scene: bass, grime, UK garage e techno. Anche l’Olanda, con la trance, l’electro… Senza parlare di Germania, Svezia, Islanda, Portogallo (ad esempio, adoro le release della Principe Records di Lisbona). In Italia ci sono artisti molto validi e di grande talento, che però non vengono sufficientemente valorizzati e/o supportati, mentre da anni suonano sempre e si parla troppo spesso dei soliti noti. Mi sono stancato anche di vedere poca valorizzazione nei riguardi di artiste donne, che spesso devono combattere in un mondo composto prevalentemente da uomini, che non sempre hanno idee progressiste. Penso non ci sia ancora sufficiente supporto tra artisti che cooperino tra loro senza che non si pretenda qualcosa in cambio, in questo modo è molto difficile che si crei una vera scena, unita e solida, che si percepisca un senso di comunità, per intenderci… Questo non significa che non esista una scena in Italia, ma è troppo frammentaria e poco supportata da promoter, giornalisti di settore e dal pubblico, che spesso, purtroppo, si muove soltanto con il grande nome. E’ vero che tutto il mondo è paese, che anche all’estero capita che si ripetino le stesse dinamiche, però se fai un confronto tra le varie realtà europee, vedi una differenza abissale rispetto a quella italiana, anche se qualcosa si sta tentando di cambiare e il fatto che si inizi a parlare di cosa si dovrebbe fare per migliorarla, fa ben sperare. Ad esempio, negli anni ’80/’90 la scena indipendente italiana era molto solida e ci ha regalato dei capolavori senza tempo, provenienti dal mondo indie rock, punk, wave e hip hop, che hanno segnato indelebilmente la storia della musica italiana contemporanea, spero possa succedere qualcosa di analogo, però serve lo sforzo di tutti/e. Soprattutto, se vogliamo aumentare il nostro peso nel panorama europeo.
Infine, un altro fattore che penalizza la scena italiana è quello di seguire troppo le mode (che passano) e la mancanza di originalità, anche se per fortuna ci sono delle eccezioni.
Passi che state per compiere: quali sono i vostri prossimi progetti?
Claudia: Col progetto Le Chateau Rouge stiamo lavorando al nuovo materiale (dove ci sarà spazio sia per la ricerca che per il dancefloor), alla collaborazione con Alexander Scardavian (seminale poli-strumentista dall’esperienza trentennale in ambito Doom), nonché alla creazione di un vero e proprio live. Contemporaneamente, sto lavorando ad un mio progetto personale: Mikage, in cui esploro il mio amore per le sonorità house e di cui mi uscirà il primo singolo su Akasha Sounds, la nuova etichetta di Andrea Schianini (in arte DJ Thor, membro fondatore dei seminali Otierre), corredato di un suo speciale remix.
Roberto: Con il nostro progetto Le Chateau Rouge ci sono diverse cose in cantiere, con del nuovo materiale, interessanti collaborazioni e stiamo anche progettando un nostro live. Parlando di me, invece, presto ultimerò una mia raccolta inedita di brani ambient registrati tra fine anni ’90 e primi 2000 ed infine una serie di ep più club oriented.
Passi sinestetici: salutateci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se vostra o di altri.